Amicizia e solutidine

Salve,
sono un ragazzo di 32 anni. Vi scrivo per chiedervi un aiuto. Da un paio d'anni esco con un gruppo di amici della mia zona. Premetto che prima di loro vere e proprie amicizie non è ho mai avuto, vuoi perchè non mi trovavo bene con le persone che incotravo, vuoi perchè non ne sentivo il bisogno (stavo bene da solo con la mia famiglia e soprattutto con i miei hobby)
Tutto è cambiato quando circa 2 anni fa conobbi una ragazza (la prima!) con cui ebbi una brevissima relazione (4 mesi appena...) che in un certo senso mi cambiò la vita.
La lasciai perchè non ero davvero innamorato e inoltre si era lasciata troppo in fretta col suo ex con cui conviveva, e questo mi ha lasciato nel dubbio fino a prendere la decisione di lasciarla (ovviamente c'era un insieme di fattori che mi hanno spinto a questa decisione).
Ad esempio mi ero accorto che voleva "plasmarmi" secondo un suo ideale di uomo rendendomi presto conto che stavo perdendo me stesso (di questo comunque non gliene faccio una colpa perchè probabilmente lo faceva senza malizia...)
Prima di questa relazione vivevo tranquillo,non avevo un vero e proprio giro di amicizie e sia i miei hobby che la mia famiglia mi bastavano.
Invece tutto cambiò, caddi nelle depressione da cui ancora non riesco ad uscirne del tutto.
Lasciata questa ragazza mi sentii quasi un "cretino", un uomo solo senza la minima esperienza di vita, incapace di avere una semplice relazione affettiva con una ragazza!
Spinto da questo senso di solitudine trovai presto un gruppo di amici della zona con cui uscire.
All'inizio uscivo volentieri seppur con qualche fatica legata alla novità e alla depressione che mi portavo dietro.
Dopo circa un anno sembrava tutto risolto, o almeno credevo!Mi resi conto ben presto che non avevamo molto in comune con loro. Hobby e interessi diversi mi hanno reso nuovamente insoddisfatto e lontano dal mio modo di essere.
Da un po' di tempo sto uscendo sempre di meno col gruppo. Non ho più motivazioni. Tra l'altro ho avuto anche un altra breve relazione con una ragazza che usciva con noi (finita presto perchè trovò un altro!). Non immaginate il mio sconforto! Mi sono sentito preso in giro e svuotato della mia dignità!
Quindi se prima avevo qualche scopo per uscire ora non ce l'ho proprio più.
Adesso sono un paio di sabati che non esco e devo dire che sto meglio. Si, forse come non stavo più da 2 anni.
Purtroppo in questo momento sto meglio a casa, lo ammetto.
Ma posso andare avanti così? Non lo so.
Ho letto che alcuni individui prediligono la solitudine. Questo vuol dire essere egocentrici? Asociali? E un tipo di carattere? Forse devo trovare altre persone?
E poi alla mia età, in un mondo che corre sempre più velocemente non si trovano tante persone con cui uscire. Molti sono già sposati o conviventi!
Datemi un consiglio dato che temo di chiudermi troppo alla vita sociale col risultato di rimanere solo.
Grazie!
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, nella sua richiesta di consulto distinguerei due aspetti tra loro connessi.

In primo luogo, il conflitto tra il desiderio di stare con gli altri, di uscire, di avere delle amicizie e la tendenza a stare da solo. Ipotizzo che, insieme agli altri, lei possa sperimentare a volte dei vissuti di disagio che quando è solo non vive. Non so se la mia ipotesi sia da lei confermata, solo lei potrà valutarlo.

In seconda battuta, la sua tendenza a fornire interpretazioni molto negative di sè e di quello che le succede. Ad esempio, alla fine di una relazione, seppur di breve durata, con la prima ragazza, lei pensa:

>>Lasciata questa ragazza mi sentii quasi un "cretino", un uomo solo senza la minima esperienza di vita, incapace di avere una semplice relazione affettiva con una ragazza!

Questo non è un "fatto": è una sua interpretazione negativa. Ad esempio, potrebbe chiedersi se tutti i ragazzi che vivono una storia che finisce si reputino dei "cretini", se l'esperienza di vita consista nell'avere tante ragazze o se il fatto che questa relazione sia finita implichi che lei sia incapace di averne.

A questo, aggiunge delle interpretazioni negative anche del comportamento degli altri:

>>Tra l'altro ho avuto anche un altra breve relazione con una ragazza che usciva con noi (finita presto perchè trovò un altro!). Non immaginate il mio sconforto! Mi sono sentito preso in giro e svuotato della mia dignità!

In cosa essere lasciato per un altro sminuisce la sua dignità? Non può capitare che due persone siano più compatibili di altre due? La sua dignità può davvero essere compromessa da questo evento?

Come vede, ci sono molti aspetti su cui varrebbe la pena riflettere in modo più approfondito.

Valuti l'opportunità di una consulenza professionale, meglio se con uno psicoterapeuta esperto nella messa in discussione di modi di pensare che le fanno male. A volte, il modo stesso in cui "ci diciamo le cose" è più doloroso delle "cose" in sè.

Cordiali saluti
[#2]
Dr.ssa Federica Meriggioli Psicologo, Psicoterapeuta 354 3
Gentile utente,
dal breve escursus che ha fatto della sua storia sembra che quello che la spaventa sia il confronto con gli altri; questi ci mettono di fronte a modi diversi di relazionarci, ma anche ai nostri punti deboli e, talvolta, a quelli che riteniamo essere i nostri difetti e le nostre paure.
Il confronto all'interno dell'ambiente familiare è invece rassicurante, lo spazio per eventuali critiche o osservazioni è minimo e, soprattutto, sempre investito di una forte carica e di un forte legame affettivo.
Mi viene spontaneo chiederle come si trova nel suo ambiente familiare e che rapporti ha con i suoi genitori.

La sua sembra una reazione di fuga di fronte alle difficoltà relazionali a cui lei reagisce con svalutazioni di sè stesso.
Mi chiedo anche se lei lavora e quali rapporti ha con i colleghi, come si trova con loro. E, volendo spingerci più indietro nel suo passato, come ha trascorso il periodo della frequenza scolastica.

Le suggerisco di intraprendere un percorso psicoterapeutico per cercare di capire cosa la porta ad essere così in difficoltà nell'instaurare relazioni con il mondo esterno e a reagire svalutando sè stesso.

Cordiali saluti

Dr.ssa Federica Meriggioli - Psicologa Psicoterapeuta
Via Roma 131, Spinea Ve
Tel. 3498534295 www.federicameriggioli.com

[#3]
Dr.ssa Paola Cattelan Psicologo, Psicoterapeuta 536 10
Gentile Utente,
ho dato una lettura anche alla sua precedenta richiesta di consulto nella quale vi sono alcuni dati molto significativi rispetto alla relazione con la sua famiglia e al suo stile di vita. Sono emerse delle preoccupazioni per la sua salute che l'hanno accompagnata nel corso della vita e delle modalità della sua famiglia di "plasmarla" (dice "mi stanno facendo un lento lavaggio del cervello"). La paura di essere "plasmato" ritorna nella relazione con questa ragazza.
Anche questo può essere uno spunto di riflessione su cui lavorare in psicoterapia: per quale motivo lei si sente in balia degli altri?
Un saluto.

Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it

[#4]
Attivo dal 2009 al 2011
Ex utente
Grazie a tutti per le vostre risposte.
Per maggior chiarezza tengo a precisare che lavoro presso una grande azienda e sono abbastanza contento di quello che faccio (anche se non è il lavoro per cui mi sono laureato e questo mi dispiace un po'. Ma questo passa il convento!). Il rapporto con i miei nuovi colleghi (si, perchè ho cambiato ufficio da qualche mese) è più che buono, anzi ottimo! Con quelli di prima no, ma non ero l'unico a starci male...
I rapporti con i miei gentori sono buoni ma ovviamente sento il bisogno di maggiore indipendenza (infatti sto cercando una casa vicino al luogo di lavoro).
Quindi non è del tutto vero che cerco protezione a oltranza nella mia famiglia anche perchè ultimamente non riesco più a trovarmi totalmente a mio agio in casa (maggiore privacy). Infatti ho solo detto che sto meglio in casa che con i miei amici, ma non ho detto che sto perfettamente bene dentro le mura domestiche!
Quello che volevo chiarirvi è che non so perchè in questo momento sento il bisogno di stare da solo. Attenzione però, per solo intendo anche senza i miei famigliari! Pur avendo buoni rapporti con loro ho bisogno di maggiore spazio, di libertà.
Con i miei amici (che comunque definirei di più come conoscenti) non trovo più eccitante e diverytente uscire con loro.
Se un anno fa non uscivo ad esempio un sabato sera per me era un dramma, ora no.
Forse ho scoperto che siamo troppo diversi e non voglio assolutamente farmi trascinare in hobby o cose che non mi interessano.
Se avete intuito sono una persona molto orgogliosa ma anche molto permalosa (ahimè!) e basta che qualcuno o qualcosa mi faccia un torto e mi chiudo a riccio mandando a stendere in malo modo la persona interessata.
Da giovanissimo non ero così. Subivo parecchio da parte degli altri e non reagivo più di tanto.
Ora invece sono diventato molto categorico e pragmatico.
Perchè mi sono sentito preso in giro dalla mia ultima ex? Perchè senza nemmeno consocermi mi riempiva di complimenti su cose che nemmeno sapeva solo per tenermi buono e come "amichetto del cuore"! In più ho scoperto che diceva, non so perchè, un sacco di bugie. Nulla di grave ci mancherebbe, ma sono cose che danno fastidio. Senza contare che sapeva che stavo male per lei e invece organizzava uscite anche con quello che sarebbe diventato il suo nuovo compagno, e io a fare da amichetto (buono e cuccia lì nell'angolino senza rompere...)! Insomma ero buono solo per dare consigli...voi come vi sareste sentiti? Alla fine l'ho mandata a stendere in malo modo, e non ne sono pentito.
Spero di aver spiegato più o meno le cose come stanno.
Adesso vorrei cercare dei nuovi amici che magari abbiano gli stessi interessi e le stesse passioni. Ma non è facile...e se adesso sto bene da solo magari tra un po' non sarà così! Mi conosco molto bene...
[#5]
Dr.ssa Emanuela Carosso Psicologo, Psicoterapeuta 50
Da due anni a questa parte ha cominciato a mettersi in discussione, ma a tutt'ora non è ancora uscito dal guado. Mi sembra che abbia qualche problema nel fidarsi e nell'affidarsi, nel costruire una relazione intima che regga ai dubbi che il passare del tempo introduce. Sta lavorando da solo su se stesso, ma il rapporto con uno psicoterapeuta, se ben impostato e sufficientemente empatico, potrebbe giovarle e offrirle nuovi spunti. La solitudine pare tranquillizzarla, ma nel contempo non la soddisfa del tutto:l'incontro con lo psicoterapeuta costituisce un unicum relazionale, dove le regole dell'interazione sono definite esplicitamente entro il setting, e nella psicoterapia si passa dal piano comunicativo a quello metacomunicativo, di discussione sulla relazione, costitutivamente, come in nessun alto ambito. Se il ritiro a cui si accinge le lascia dei dubbi, prenda in considerazione anche questa opzione.

Dr.ssa Emanuela Carosso
Psicologa - Psicoterapeuta, Psicologa Forense
www.studiocarossopsicologia.com

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