Situazione familiare complicata

Gentili dottori,
approfitto della vostra gentilezza per esporvi un’altra situazione complicata, per la quale non chiedo una soluzione ma almeno un suggerimento. Il 22 giugno 2003 è venuta al mondo una bellissima bambina di nome Chiara (è mia cugina): la madre si è accorta troppo tardi della gravidanza e non ha potuto abortire, lo ha sempre detto che figli non ne voleva avere, che i bambini non le sono mai piaciuti ma non pensavo si potesse arrivare a dei livelli esagerati. Comunque si sposano i primi di giugno al settimo mese di gravidanza, ma lo stile di vita della gestante è stato così frenetico ( fumo, corse con il suo adorato cane, nottate in giro, posizioni si seduta non adatto al suo stato etc.) da provocare un infarto amniotico con la conseguenza di un cesareo prematuro. E di lì il rifiuto della bambina affidata una settimana ai nonni materni, una settimana alla nonna materna (mia zia, il figlio è mio cugino carnale, per capirci). La piccola viene sballottata e la madre passa le sue giornate con il cane a dipingere, il padre (mio cugino) lavoricchia di qua e di là). Arriva il giorno che mia zia perde il lavoro e così le viene affidata totalmente la bambina, e possiamo ben capire il legame che la bambina ha sviluppato nei confronti della nonna, la quale ha sempre chiesto ai genitori della figlia che almeno dovevano far dormire con loro la piccola, ma che? I signori dovevano uscire, non potevano dedicarsi alla loro figlia. E così il tempo passa, mia zia compra i giochi, compra i vestiti, porta lei la piccola ogni mattina all’asilo( con grande sacrificio, perché di salute non è messa bene, e poi per i pianti disperati della piccola). Ma nella storia non potevano mancare gli orchi cattivi: i nonni materni i quali accusano mia zia di essersi appropriata della piccola!!!quindi scatta un meccanismo di odio che porta i nonni materni a dire alla piccola le poche volte che esce con loro e che ad un certo punto chiede della nonna ( e non della mamma) che la nonna è morta!!. La bambina ha sviluppato un’angoscia tale che se non vede la nonna sta male, è nervosa, aggressiva, piange senza motivo, urla alza le mani e le sue frasi sono: “nonna io voglio crescere con te, io non voglio bene ai miei genitori, nonna me ne vuoi bene?” . ma non è finita qui sempre per pressioni da parte dei nonni materni la madre ha deciso di non far vedere più la bimba alla nonna, dicendo di voler fare la mamma ( la bimba ha 4 anni ma è intelligentissima, autonoma, e “vive” in pieno la situazione), e le ripeteva che la nonna era una strega e le streghe devono essere bruciate, che la nonna era morta e via dicendo. Ha assistito la povera piccola ad una lite furibonda dei genitori che hanno peggiorato la situazione, solo che la piccola non vuol parlare di quello che prova, lo esprime in questa angoscia tremenda. Ora è di nuovo dalla nonna e della mamma è come se avesse il terrore, sta attaccata ma nel senso letterale del termine alla nonna chiedendole sempre se le vuole bene, la notte non dorme se non ha “la manina della nonna” e si sveglia durante la notte. Io penso che adesso sia troppo tardi che la piccola torni a vivere dalla madre ( il padre adesso è fuori per lavoro) visto che percepisce il pericolo che questa non le faccia vedere più la nonna. Che si deve fare? Mia zia è veramente buttata giù perché lei pensa solo al bene di Chiara, ma Chiara non sta bene.
Chiedo scusa per essermi dilungata ma di cose ancora ce ne sarebbero da dire ma penso che il problema sia abbastanza chiaro. Grazie in anticipo.

[#1]
Psicoterapeuta, Medico di medicina generale attivo dal 2006 al 2008
Psicoterapeuta, Medico di medicina generale
In questo momento bisogna preoccuparsi ed agire solo per il bene della piccola Chiara, non desiderata, trattata come un giocattolo senza vita,spostata come un pacco postale dalla nonna ai genitori.
Non mi meraviglia che Chiara sia terrorizzata ,angosciata,e abbia un enorme bisogno di rassicurazione e di affetto.
Al di la' delle circostanze, delle eventuali colpe o meno e di chi ,importante agire per il bene della minore,rivolgendosi se è il caso ad un'assistente sociale, ad un giudice che tuteli la sua integrità psicofisica.
Frequneta la scuola materna??Le educatrici si son rese conto del malessere di Chiara?Hanno segnalato tutto questo?
Sono stata drastica , ma credo nell'intervento immediato e drastico dopo quattro anni.Aggiungo che Chiara sicuramente ha bisogno di un supporto Psicologico,e che i genitori in primis sono responsabili del suo benessere psicofisico.
distinti saluti
Di Sipio Incoronata
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Dr.ssa Chiara Cimbro Psicologo, Psicoterapeuta 124 3
Gentile utente,
il parere espresso dalla collega precedentemente sta a darle il senso di urgenza di intervento, per il bene della bambina in primis e per riequilibrare un quadro davvero molto delicato e difficile.

In casi di rapporti civili ed educati è possibile travare degli accordi interni tra i familiari, che vadano a tutelare il minore, preferendo non coinvilgere terzi esterni.
Ma questa situazione sembra andare oltre e richiedere la mediazione di personale professionale.

Una ipotesi potrebbe essere quella di contattare un assistente sociale, per richiedergli un parere in merito e semmai successivamente un intervento vero e proprio.

Non è da esclure nemmeno la possibilità di una terapia per la piccola e i familiari più emotivamente coinvolti.

Cordialmente,
dr. Chiara Cimbro.

Dott.ssa Chiara Cimbro
Psicologa Psicoterapeuta

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Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23

Gent.ma signorina,

Lei descrive una situazione che possiamo dire "criminosa" e tale da rovinare in modo profondo la crescita e lo sviluppo emotivo ed affettivo della bambina, e forse con successive ripercussioni anche sulla sfera cognitiva.
I primi anni di vita del bambino/a sono importantissimi per lo sviluppo psicofisico e per il suo futuro. In particolare è importantissimo il primo anno di vita che viene definito periodo di vita uterino-sociale in quanto lo sviluppo uterino sembra che si concluda dopo la nascita, nel primo anno di vita. Vanno letti almeno questi due libri, di René Spitz: "Il primo anno di vita del bambino", edito da Armando Armando editore di Roma. E poi, per quanto riguarda il ruolo della madre si legga il Volume di J. Bowlby "Attaccamento alla Madre" in Attaccamento e Perdita, vol. I. Boringhieri, Torino 1976.
Con la madre il bambino/a vive una vita unitiva, di "partecipation mistique", come dicono gli psicologi francesi. E le fasi dello sviluppo hanno scadenze ben precise. Se il primo anno di vita il bambino/a non ha avuto un rapporto di attaccamento con la madre, è difficile recuperarlo più tardi.
C'è una ferita aperta nella psiche del bambino/a trascurato dalla madre. E l'attaccamento è quello sia dell'allattamento al seno, sia delle cure e della presenza della madre.

Speriamo che gli anticorpi psichici di cui un soggetto è dotato, riescano in parte a ricollegare la bambina con la madre, ma non le assicuro niente. Anche se glielo auguro.

Se fossi con la madre, andrei da un psicologo- psicoterapeuta e mi sottoporrei ad un percorso terapeutico, di tipo analitico, per capire il distacco che la madre ha sentito sinora dalla sua bambina. C'è qualcosa in quella madre che ci sfugge , ma che in qualche modo ha determinato questo abbandono per i primi anni di vita che sono, ripeto, importantissimi per lo sviluppo futuro della sua bambina.

Adesso c'è da recuperare il tempo trascorso lontano dalla piccola, soprattutto da parte della madre e poi da parte anche del padre.

Adesso tutto è molto più difficile. E occorre a sua cugina la guida di una psicologa/o e di una pedagogista che la guidi nel percorso del recupero.
Noi psicoterapeuti, quando viene in terapia una ragazza di 17-20 anni con una barca di problemi, andiamo a scandagliare i fondali della sua prima infanzia, e vi troviamo delle lacerazioni che sono insanabili dovute ad uno scarso interesse della madre per la figlia. Qui non si tratta di scarso interesse, ma di assenza totale.
Perchè si è comportata così la giovane madre? Perché questo rifiuto? E' stata a sua volta rifiutata lei da piccola?
Vanno chiarite queste dinamiche psichiche.

Glielo faccia capire alla madre che deve imparare il suo ruolo materno e deve esaminare con qualche specialista questo rifiuto che ha avuto origine prima che la bambina nascesse.
Amare un bambino è una cosa meravigliosa, ed essere madre è la cosa più bella che possa capitare ad una donna.

Auguri. Fate comunque qualcosa.

Cordialmente.

Dr. A. Vita
[#4]
Utente
Utente
Grazie tante per le immediate risposte. Sono laureata in filosofia e ho avuto modo di studiare il libro di Bowlby, e altri libri, ora sto studiando per diventare OSA per l'infanzia. io amo molto i bambini, e particolarmente mia cugina Chiara, praticamente dopo la nonna ci sono io, ora non lo fa più ma quando era più piccolina mi chiamava "mamma". io non riesco a capire come la sua vera madre possa essere così indifferente a questo gioello di bambina, grande e nello stesso piccola. abbiamo tentato l'anno scorso di portarla da uno psicoterapeuta ma lei (la madre non è voluta venire), il padre prima dà ragione a noi poi cambia bandiera e difende la moglie. chiara quest'anno è in una scuola materna statale, ma non si sente a suo agio, c'è solo una maestra che si è accorta della sua insofferenza ma purtroppo è una supplente e tra pochi giorni andrà via. si può portare la piccola da uno psicologo senza avere "l'autorizzazione" e l'interesse dei suoi genitori?
[#5]
Dr. Antonio Vita Psicologo, Psicoterapeuta 708 23
No, non si può. Solo chi esercita la patria potestà può decidere per il minore e quindi farlo sottoporre a visita medica o psicologica.
In caso di separazione dei genitori, siccome oggi l'affido è congiunto, per portare a vista un minore da uno psicologo o da un medico occorre anche l'autorizzazione dell'altro genitore.
Si veda il codice deontologico dell'ordine degli Psicologi.
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Dr. Gianni Savron Psicoterapeuta, Psichiatra, Perfezionato in medicine non convenzionali 8
Gent.ma utente,
Non è facile suggerire o trovare soluzioni, in particolare in casi complessi come il suo.
Penso che prima di assumere delle iniziative sia bene pensare, come le è già stato suggerito, il modo per tutelare il benessere della bambina.
La madre vuole veramente dedicarsi alla bambina?(è sua figlia)In quale modo? E' consapevole del suo ruolo di madre e di quanto è avvenuto o sta avvenendo? La solitudine dovuta alla lontananza del marito ha qualche relazione con la decisione presa? Vi sono altre conflittualità? E il padre? cosa pensa? E così via.
Potrebbe esserci una collaborazione fra madre e nonna per avvicinare gradevolmente Chiara alla propria madre per poi giungere nel tempo ad una ri-unione?
Ovviamente facendo capire anche ai nonni materni l'importanza di una collaborazione e disponibilità globale.
Certo è difficile recuperare quanto perduto, ma è possibile ri-costruire.
Quali difficoltà, caratteristiche, obiettivi hanno i genitori di Chiara? Che ruolo hanno altri parenti?
E' ovvio che la bambina non ha nulla a che fare con le mancanze, errori, gelosie dei familiari e parenti.
E' comunque importante che almeno qualcuno assolva il ruolo di genitore/i, nel senso più completo.
Se Chiara si è angosciata ciò è avvenuto perchè ha sentito e capito le pressioni dei vari componenti del nucleo familiare sentendo minacciato il legame affettivo esistente.
Per cui, suggerirei alla famiglia, se possibile, alcuni colloqui con un professionista che dall'esterno possa comprendere bene la situazione per poi comunicare ai genitori, nonni,altri, come agire per il bene della bambina e l'importanza di una azione corale che persegua gli stessi obiettivi.
Se poi, la madre e il padre volessero, indipendentemente da altri parenti, appoggiarsi a qualcuno per farsi seguire e decidere il da farsi sarebbe comunque una scelta possibile.
Infine, se tutto ciò non fosse attuabile si potrebbe chiedere aiuto, supporto o l'intervento della struttura pubblica per cercare di raggiungere lo stesso obiettivo oppure agire di fatto per la tutela del minore.
Con l'augurio di una serena soluzione le porgo i miei cordiali saluti.
Gianni Savron

Gianni Savron
Via Bassa 31
48124 Ravenna
Tel. 0544-463501

[#7]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
intanto grazie per averci scritto e per aver parlato della storia della piccola Chiara.

Io mi sento di sottoscrivere in toto le risposte delle colleghe DI SIPIO e CIMBRO sulla necessità di segnalare a personale qualificato questa situazione estremamente delicata ed urgente. Se lei vuole vi sono molti modi per farlo: assistenti sociali, asl, consultorio familiare, carabinieri, polizia, ecc

Magari inizierei dalla strada un po' più soft, ovvero il consultorio familiare di competenza

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

[#8]
Utente
Utente
il problema è che i genitori di Chiara non vogliono sentire parlarte di terapie psicologiche. i rapporti tra mia zia e la mamma di Chiara sono spezzati ma non certo per colpa di mia zia che l'ha resa e la rende partecipe in tutto e per tutto , è lei che ha questo rancore nei confronti di mia zia e il fatto che la piccola Chiara sia legata quasi morbosamente alla nonna le dà ancora più fastidio a tal punto da prenderela con chiara in primis e poi con gli altri e con il marito stesso. le sue giornate sono fatte di ricamo e di pittura, non si preoccupa della sua casa, non prepara da mangiare per il marito che torna stanco morto dal lavoro e sofferente del morbo di Chron, e quindi mangiare determinbatwe cose, è costretta mia zia a stirare i vestiti del figlio e della nipote. un'altra questione mi preme sapere. per il bene della bambina è giusto che rimanga dalla nonna o deve stare con la mamma? nel secondo caso c'è il rischio che la bambina non veda più la nonna o che la possa vedere il fine settimana quando il marito e quindi il figlio di mia zia torna da Napoli. però questa è una situazione temporanea, nel senso che ora torna ognoi fine settimana poi nomn si sa. è comunque il padre una sorta di mediazione, perchè il padre a differenza della madre dà un pò più di confidenza alla figlia ma poi finisce lì. ieri sera ad esempio la piccola voleva stare con i genitori ma sono stati loro a dire che erano stanchi fisicamente e che la sarebbero andata a prendere il giorno dopo. la piccola si è messa sulle scale di casa della nonna e ha detto : "mamma io ti voglio bene posso dormire con te?". i genitori si sono guardarti e hanno risposto un pò seccati di si! nello stesso tempo la piccola ha guardato la nonna dispiaciuta di doversene andare o come se avesse un sentimento di colpa, e la nonna l'ha subito rincuorata dicendole che si sarebbero riviste il giorno dopo. ma la bambina vuole andare a casa sua solo se c'è il padre, quando questi non c'è la piccola è terrorizzata dalla madre e cerca la nonna. che si deve fare? io penso che se la piccola sta bene dalla nonna è giusto che sia così, perchè purtoppo è la madre che non capisce la situazione in cui vive chiara e non cerca di collaborare con la suocera. non c'è una via di mezzo purtroppo e a rimetterci è soprattutto Chiara.
grazie per l'ascolto siete gentilissimi e ringrazia anche mia zia per i consigli che "ci" state dando.
[#9]
Dr.ssa Flavia Ilaria Passoni Psicologo, Psicoterapeuta 163 1
Gentile utente,
direi che il titolo dellla richiesta rispecchia bene le dinamiche affettive e familiari contorte che sono venute a crearsi in una situazione del genere.
Comprendo il disorientamento e la sensazione di impotenza, di chi, cone lei, "da fuori" assiste alla vicenda.
L'impressione che se ne ricava tuttavia è quello di uno stravolgimento e confusione dei ruoli genitoriali, con dinamiche quasi perverse e una situazione che assume i contorni di un'ansia da separazione da parte della bambina, continuamente disconfermata circa la sua identità di figlia e dei ruoli di chi le sta intorno.
La bambina potrebbe avere bisogno presto di un supporto esetrno e sicuramente i genitori dovrebbero rimettersi in discussione in un percorso almeno di inziale consultazione di coppia.
Se la situazione dovesse degenerare può considerare anche l'opportunità di una segnalazione ai Servizi Sociali.

Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiiopsicologia@hotmail.it

F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica

studiopsicologia@hotmail.it

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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicoterapeuta, Psicologo 648 21
Gentile Utente,
anche io come il Dr. Vita ritengo che questa sia una situazione ai limiti della legalità, se voi famigliari ritenete che l'equilibrio della bambina sia in pericolo potete/dovete fare una segnalazione dopo la quale sarà qualcun'altro a decidere se è il caso di sottoporre C. ad un trattamento psicoterapeutico.
Se la situazione è come Lei la descrive credo che sia necessario prendere posizione.
Cordiali saluti
Ilenia Sussarellu
i.sussarellu@libero.it

Dr.ssa Ilenia Sussarellu, i.sussarellu@libero.it
Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale, Psicologo Cilinico-Forense

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