Riabilitazione dopo una lunga "degenza". aiutatemi
Non è la prima volta che scrivo su questo sito e spesso ho ricevuto utili consigli. Vengo subito al dunque.
Premessa--
Sono già alcuni anni che soffro di una grave forma di depressione (avevano diagnosticato un disturbo bipolare). Ho seguito molte terapie per lungo tempo, esclusivamente a sfondo farmacologico, con risultati molto modesti per non dire nulli. Numerosi antidepressivi, stabilizzatori, ansiolitici e tutto ciò che di solito uno specialista, credo, prescriva in situazioni come queste.
Ho anche affrontato un autoricovero presso un centro specializzato, senza risultati.
Attualmente mi ritrovo in queste condizioni: sono un ragazzo di 27 anni, buona salute, piccoli contrasti in famiglia ma credo rientri nella normalità, non mi pesano.
Tuttavia, dopo questi 3-4 anni che mi hanno profondamente debilitato, a livello psicologico e sociale, mi ritrovo con molta terra bruciata intorno. In sostanza, devo ricostruire tutto quanto da capo. I farmaci sono stati interrotti, con consenso del medico, perché effettivamente non era più necessario il loro ausilio, se non in modo molto blando.
Il punto è che non so come né da dove ricominciare, trovandomi perennemente a casa, solo e isolato, senza sapere che strada imboccare e senza alcun tipo di rapporto sociale. Vita universitaria e lavorativa azzerate.
La mia domanda è: esistono a Roma dei centri, non so una specie di comunità di riabilitazione, qualcosa che possa darmi una mano a reintrodurmi? In questo momento non ho la più pallida idea di come muovermi, dovendo ricostruire l'intero "tessuto" sociale/affettivo da capo. E conseguentemente anche lavorativo. Non voglio ricadere in quegli stati d'animo che mi hanno accompagnato e tenuto in schiavitù per anni.
Una piccola indicazione di qualsiasi tipo, mi potrebbe aiutare infinitamente visto che non so più a chi rivolgermi.
Vi ringrazio molto sentitamente in anticipo,
L.
Uno psicologo di orientamento strategico/comportamentale potrebbe fare al caso suo.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
Lei ha avuto una storia complicata, ma la Sua mail denota una voglia di ripartire non comune, soprattutto dopo un disturbo dell'umore complesso.
Io le consiglio di:
1) contattare un CPS della zona: il Suo curante saprà indirizzarla
2) attraverso il CPS (che dovrà valutare la situazione) contattare una cooperativa sociale, che si occupi di lavoro protetto, reinserimento, ecc.
3) infine contattare uno psicoterapeuta: reinserirsi socialmente non è solo una questione di opportunità o di fortuna. Lei dovrebbe essere aiutato in questo percorso.
La Sua storia ci dice che Lei ha le risorse per uscire da situazioni molto complicate, per cui sono certo che anche questa volta riuscirà a costruirsi una vita migliore. Non molli mi raccomando.
Se ha seguito solo cure in regime privatistico, si rivolga al centro di salute mentale della sua zona di residenza: vivendo a Roma avranno certamente una serie di iniziative gruppali tramite le quali proporle un reinserimento sociale progressivo.
Se invece si sente pronto a rientrare nel circuito produttivo, si informi presso le agenzie formative locali e scelga un corso di qualificazione professionale che le sia consono, cosicchè la frequenza possa farle fare nuove conoscenze e, magari, farle trovare un lavoro, al termine.
Molti auguri.
Dr.ssa Emanuela Carosso
Psicologa - Psicoterapeuta, Psicologa Forense
www.studiocarossopsicologia.com
Permettetemi di chiarire alcune questioni e di porvi alcune domande.
Per il Dr. De Vincentiis:
Effettivamente il problema è una sorta di "sfiducia", come se le varie opzioni possibili che mi si presentano le valutassi poco valide o inefficaci. Il desiderio di ripartire è fortissimo ma mi blocco all'inizio di qualsiasi iniziativa.
Come trovo un terapeuta con l'orientamento che Lei suggerisce? Ho cercato molto, ma ho la convinzione di non aver cercato bene. Inizialmente, sono stato in terapia con uno psicologo di orientamento freudiano (così diceva) ma onestamente anche dopo mesi non trovavo efficace una terapia incentrata così fortemente sulla sessualità, con la quale non ho problemi.
Per il Dr. Bulla:
Cos'è un CPS? Temo che questa sigla mi sfugga. Devo chiedere lumi al medico del CSM che mi ha seguito fino ad oggi?
Per la Dr.ssa Carosso:
Cosa intende per centro diurno?
In ogni caso, lo specialista del CSM che mi ha seguito, e mi segue, da anni mi ha fatto molte proposte volte a questo "reinserimento" e le ho provate. Nel mio CSM di zona però gli psicoterapeuti sono quasi sempre impegnati (così mi dice) quindi dovrò rivolgermi a un privato. Riguardo alle altre iniziative, molte di queste erano gruppi rivolti al reinserimento di persone con problemi di tossicodipendenza, cosa che fortunatamente non mi riguarda, oppure gruppi di reinserimento nei quali non riuscivo ad ambientarmi perché frequentati da persone molto più grandi di me. Se aggiungessi dettagli in merito a tutti questi gruppi non finirei più..
Alla luce di ciò comunque, il medico, visti anche i netti miglioramenti degli ultimi mesi, ha optato per questa terapia minima di mantenimento. Senza ulteriori indicazioni però...
In sostanza oggi ho un umore abbastanza stabile, forse un po' triste sì, ma per nulla depresso anzi positivo. Speravo di poter alimentare questa sorta di "positività nascente", per così dire, ricostruendo pian piano tutto ciò che ho perso in questi anni molto difficili. Successivamente terminare gli studi e/o inserirmi nel mondo del lavoro come suggerisce il medico ma, realisticamente, questa è un'altra storia.
Grazie ancora
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
mi sembra che dopo tanto aver sofferto in questo momento della sua vita, non sta più mettendo al primo posto solo la sofferenza ma anche la voglia di riprendersi la sua vita e sopratutto la voglia di viverla.
Lei ci chiede di un centro riabilitativo per raggiungere ciò, il mio parere è che forse un percorso psicterapeutico la può aiutare a riacquisire quelle sue risorse che ha sempre avuto ma che sente di aver perso.
Da li magari può fare chiarezza dentro di sè per capire cosa le serve, magari un orientamento professionale, magari partecipare a iniziative di centri diurni (che non la portano alla residenzialità ossia a uscire totalmente dal suo contesto sociale).
Capisco che nel suo CSM di zona i tempi di attesa sono lunghi e forse si vuole orientare sul privato. In questo caso ricordi che è difficle dire a priori chi è il professionista adatto per lei, l'importante è provare fare un colloquio e vedere se si sente a suo agio, aldilà dell'approccio.
In boca al lupo per la voglia che sente di risprendere il "potere della sua vita"
Dott.ssa Maria Cristina Bivona
Psicoterapeuta e Sessuologa
Roma- Tivoli 347 0550866
www.psicologotivoli.com
un percorso psicoterapeutico la potrebbe molto aiutare a riprendere in mano i fili della sua esistenza e il suo stato di "positività nascente" ne sarebbe un buon alleato.
Anche un bilancio di competenze, magari in un secondo tempo, può esserle utile per orientarsi in merito alla costruzione di un possibile percorso professionale.
Al link sottostante può trovare alcune specifiche in merito a questo strumento
http://www.psicologia-benessere.it/Consulenzapsicologica/TornarealavorareBilanciodicompetenze/tabid/91/Default.aspx
Auguri per un sereno futuro
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Sto iniziando a leggere i vari articoli che mi avete suggerito per questo orientamento e li trovo veramente interessanti, soprattutto per una persona che si è fatta suo malgrado una "pseudocultura" incredibile su molti medicinali ma nessun medico (eccellenti dal punto di vista professionale, temo un po' meno dal punto di vista umano) si è mai preoccupato di indirizzarmi in modo efficace verso una terapia che metta la *persona* e il contesto in cui vive al centro della discussione, e non solo l'aspetto farmacologico. Aspetto sicuramente necessario, ma evidentemente non sufficiente.
I link suggeriti dal dr. De Vincentiis, dal dr. Santonocito e dalla dr.ssa Rinelli li ho trovati incredibilmente utili, essendo, difficile forse da credere, la prima volta che inizio a fare chiarezza in questo campo.
Spero di poter contare su qualche altro vostro suggerimento, qualora si presenti la necessità.
Per il momento, grazie mille a tutti.
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