Mal di vivere

Gentile dottore,
innanzitutto la ringrazio anticipatamente per la disponibilità e la pazienza che avrà nel leggermi.
Sono un uomo di 47 anni (di già?!), sono un musicista e compositore, laureato in lingue, ma dove vivo, un piccolo paese del sud, tali attività sono solo un’utopia, quindi per vivere sono costretto a fare l’impiegato di una cooperativa nell’ultimo posto in cui avrei voluto essere: un cimitero!
Sono sempre stata una persona un po’ introversa e timida, anche se con l’età ho acquisito un po’ di sicurezza.
Purtroppo però negli ultimi anni percepisco una sorta di involuzione del mio carattere e del mio atteggiamento nei confronti della vita e degli altri.
La mia propensione alla solitudine si è accentuata in modo preoccupante, non amo la gente, né la loro compagnia (tranne pochi, tra cui mia moglie ed i miei figli) e quando sono solo provo un piacere sottile che non so spiegare.
In particolare non riesco a sopportare le persone di sesso maschile, non so perché, ma spesso mi mettono a disagio, mentre amo molto la compagnia delle donne (non mi fraintenda), che trovo molto più interessanti e profonde.
Il fatto di vedere ogni giorno bare, gente che piange e tombe, ha forse modificato la mia prospettiva nei confronti della vita e della morte. Oramai è come se le mie giornate fossero accompagnate da una nota bassa e continua, che porta giù qualsiasi anelito alla gioia o semplicemente al buon umore (non ricordo più cosa sia), vedo tutto come in un film in bianco e nero, anche se l’azzurro del cielo ed i colori dei fiori mi affascinano ancora, non riesco a goderne, c’è qualcosa che blocca il formarsi di una sensazione positiva, è come una cappa.
Non sopporto il posto dove vivo, né la gente che lo abita, gretta e provinciale, né il loro dialetto, e la cosa mi porta a non voler uscire se non per andare a lavoro. Sogno da una vita di scapparne via (sono cresciuto a Roma), ma il destino pare voglia trattenermi ancora qui.
Eppure dentro mi sento come se volessi ancora fare tante cose, “ho voglia di cose belle” dico spesso, ed infondo mi sento ancora giovane, aiutato anche dal mio aspetto.
Infine la somatizzazione, reflusso gastrico che mi brucia le corde vocali e mi da problemi col canto, dispnea, palpitazioni ed un po’ di ipocondria.
Un’ultima cosa, molte cose, relative a me o agli altri, mi trasmettono una tristezza infinita, come le domeniche pomeriggio, una strada vuota, un anziano che passa, l’erbaccia che cresce sul marciapiedi, ecc. E’ una sorta di male di vivere che si insinua freddo come una lama, dentro di me, subdolo e strisciante.
Tutto questo ha abbassato notevolmente la qualità della mia vita (oltre al fatto che non guadagno molto) e sinceramente non so cosa fare. Non dispongo di risorse economiche per permettermi delle sedute di psicanalisi, quindi mi rivolgo a lei, sperando che faccia luce su questa mia vita buia.
Grazie ancora

[#1]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86 75
Gent.le utente,
quello che descrive è uno scenario nel quale la demotivazione e la frustrazione sembra essersi insinuata in quasi tutte le aree della sua vita.
Dalle sue parole emerge un elevato livello di autoconsapevolezza e una buona capacità di introspezione, tuttavia è come se la situazione che descrive sia impermeabile al cambiamento e refrattaria a qualsiasi stimolo. Lei parla di destino con romantica rassegnazione come se fosse si fosse scavato una "nicchia" nella sua autocommiserazione e ora vivesse completamente "immerso" in questo senso di fallimento umiliante.
L'idea che un percorso di psicoterapia debba necessariamente durare anni e anni è solo una leggenda metropolitana, la psicoanalisi non è l'unico orientamento disponibile e per quanto possibile c'è anche la possibilità di rivolgersi al Consultorio familiare chiedendo un colloquio con uno psicologo.
Nel frattempo le consiglio di leggere "Il codice dell'anima" di James Hillman, sono certa che la troverà un lettura molto stimolante.

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#2]
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gent.ma dottoessa, La ringrazio infinitamente per la rispostacortese, esaustiva e immediata.
In effetti l'autocommiserazione è frammista alla rabbia della consapevolezza, ad un fatalismo devastante ed a un romanticismo gotico che sembra autocompiacersi nella mestizia di una vita monotona.
D'altro canto la mia voglia di cambiare è ancora forte dentro di me, e forse si materializza in questo desiderio di evasione fisica da un luogo che oramai ho identificsto negativamente in maniera irrevocabile.
Forse fare musica altrove, magari senza uno stipendio fisso potrebbe riportarmi alla scoperta di me stesso.
Riguardo il consultorio familiare non ho mai pensato di andarci, forse perché non mi ispira molta fiducia, è un po' come i medici della mutua, che a volte sono molto superficiali, ma sicuramente sbaglierò.
La ringrazio molto per il consiglio bibliografico, io sono un profondo amante dei libri, quindi penso proprio che quella sarà la mia prossima lettura.
[#3]
Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile signore,

lei non ha "già" 47 anni, ma "solo" 47 anni.
La sua voglia di cambiamento è molto positiva, e gli anni che ha alle spalle non devono essere una zavorra che la trattiene dal prendere una strada che le permetta di realizzarsi.

Il lavoro che sta svolgendo non è davvero il più adatto per una persona sensibile e dall'animo artistico come lei sembra essere: penso che chiunque si deprimerebbe nell'assistere quotidianamente al dolore delle famiglie dei defunti, tanto più chi ha le sue caratteristiche.
Non le è possibile iniziare a cercare un altro lavoro?
Forse la sua laurea in lingue e la sua preparazione musicale possono permetterle di cercare un'altra occupazione - e anche se non trovasse subito un lavoro particolarmente appagante sarà sempre meglio di quello che sta facendo adesso.

Sua moglie cosa dice di questa situazione?
Come mai non le è possibile trasferirsi altrove con la famiglia?

Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it

[#4]
Attivo dal 2010 al 2011
Ex utente
Gent.ma dott.ssa Massaro,
è bello sentirsi compresi fino in fondo.
Riguardo la mia età, uso l’avverbio “già” per una questione di pessimismo proiettato verso il mondo del lavoro, che troppo spesso limita le ricerche ai max trentenni. Ciononostante è un pezzo che mando curricula un po’ in giro, ma la cosa non sortisce alcun effetto (il periodo è quello che è).
Mia moglie la pensa esattamente come me in tutto, lei è per natura più vivace ed ottimista, anche se spesso si lascia prendere dallo sconforto anche lei. Mi seguirebbe fino in capo al mondo.
In realtà abbiamo provato ad operare il Grande Cambiamento a novembre, quando abbiamo accompagnato i nostri 2 figli a Londra, visto che volevano trasferirsi là. Ci siamo rimasti quasi un mese per aspettare che si sistemassero, ma anche per osservare quella città e capire se faceva per noi.
Ebbene, nel momento in cui dovevamo tornare in Sicilia, i ragazzi, nonostante avessero già il lavoro, non se la sono sentita di restare soli e son voluti venire con noi, vanificando il tutto, compresa una spesa non indifferente, risultata, a questo punto, assolutamente inutile. Il bello è che io e mia moglie a Londra ci eravamo trovati più che bene ed in breve tempo avremmo potuto andar su anche noi!
Solo dopo mi sono reso conto che avevo commesso un grave errore, cioè quello di essermi basato sui fugaci desideri di 2 ventenni invece di investire quei pochi risparmi puntando su di me!
E’ forse anche questo che ha dato il colpo di grazia al mio umore.
Adesso mia figlia è a Roma per un corso di hostess all’Alitalia, il maschio aspetta la chiamata per l’Aeronautica.
Non abbiamo limiti riguardo dove andare, Roma innanzitutto, o l’Italia centrale, ma anche il nostro Paese in realtà ci ha un po’ stancato con la sua corruzione e l’immoralità delle istituzioni che peggiorano un quadro già drammatico, quindi anche Londra o Barcellona (città che amiamo particolarmente).
Per riassumere, probabilmente è la poca disponibilità economica che ci vieta di spostarci, e la mia paura è non riuscire più a raggranellare di nuovo qualcosa che funga da trampolino di lancio.
A meno che … non mi venda le poche cose che ho …
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