Fantasie, paura, blocco

Gentili dottori,
vorrei chiedere un vostro parere su un momento di insicurezza appena trascorso, ma che mi ha fatto soffrire molto e ancora adesso fatica ad andarsene.

Sono sempre stato attratto, sin da piccolo, solo ed esclusivamente dal sesso femminile, a livello tanto emotivo quanto fisico. Dopo il primo amore a 18 anni (innamorato, attrazione a 1000, ma mai sesso, non ce ne è stato il tempo) che mi fa soffrire molto (lei lascia me al tel) per un paio d'anni, ho molte ragazze, ma mai vado oltre i preliminari (timidezza + nessuna mi interessa davvero + quelle che mi interessano mi mollano prima). Negli anni si genera in me una sorta di "blocco" da prestazione, non mi ritengo in grado, una certa insicurezza si insedia. Sono molto sensibile, ne soffro, negli anni questa maledetta prima volta diventa "un peso da togliermi" e una 'prova'. Compenso i momenti di "solitudine" con internet, che diventa quasi un'abitudine, per alleviare lo stress e/o la "voglia".

Sei mesi fa incontro una ragazza più grande, espertissima, che mi "risolve il problema", ma la cosa non si rivela molto piacevole: mi fa i complimenti, ma non sono coinvolto + non mi attrae molto (fisico mascolino) e mi preoccupano i suoi problemi psicologici (che mi confessa solo dopo) di depressione, autolesionismo ecc. + è innamorata di me. Ci lasciamo. MA: non mi sembra degna di fiducia + primo rapporto non protetto = 3 mesi di panico e ansia per malattie e per eventuale gravidanza ( nonostante sue rassicurazioni ).
Seguono test hiv negativo, no rischi gravidanze. Tiro un sospiro di sollievo.

Però mi trovo spossato mentalmente (esami, stress app passato, esco poco, sono un po' solo) e con una politica diversa: prima era "ci vado a letto per innamorarmi", ora "mi innamoro per andarci a letto".
Però mi deludono anche le ultime che incontro. Decido per una pausa.
Il colpo di grazia arriva però il fatidico mese fa: una notte sono particolarmente agitato e stressato e decido di guardare internet, "cerchiamo qualcosa di strano, insolito" mi dico.
E mi trovo a cercare immagini omo (solo penetrazione, il resto mi disgusta).
Me ne rendo conto e mi dico "ma cosa stai facendo?!", mi spavento a morte e spengo il pc.
Per tre settimane ansia e preoccupazione: "sto cambiando gusti?!" => paura a uscir di casa per "paura che mi possa piacere uno" + inibizione verso donne. = AIUTO!
Da un 10 gg a ora, però, la cosa migliora:
- cura ricostituente (sono più in salute e più riposato);
- sto tornando a uscire senza (troppe) paure;
- consapevolezza che non starei mai con un uomo, la cosa mi disgusta, non fa per me (gli uomini non mi hanno mai attratto e così è ora);
- desiderio per le donne è tornato (affettivo e fisico);
Però:
- è tornato anche il blocco, come se la prima volta dovessi ancora averla;
- quando fantastico su una donna, si insinuano immagini omo (ho paura arrivino => arrivano)

Mia ipotesi: fantasie compensative (sono specifiche) + grande spavento (stanchezza + fragilità).

Ha senso?
Grazie!
[#1]
Dr. Carlo Conti Psicologo, Psicoterapeuta 122 5
Gentile Utente,
quello che lei scrive è tutto a livello mentale, dove sono andate a finire le emozioni e i sensi?
A me sembra esserci un dominio di questa parte razionale, che spegne le altre, la domanda da porsi, e con la quale lavorare con un terapeuta è, PERCHE'? Cosa c'è dietro a questo blocco fisico, che è anche un blocco emotivo?
Io le consiglio un percorso di analisi per capire e conoscere meglio se stesso, potrebbe esserle molto molto utile; non credo ci sia il rischio di omosessualità, ma faccia attenzione dalla dipendenza da internet, non va sottovalutata.

SALUTI
Dr. Carlo Conti

SALUTI
Dr. Carlo Conti
www.spiritoepsiche.it

[#2]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottore,
anzitutto La ringrazio per il parere offertomi, concordo con quanto Lei ha detto e aggiungo dicendole che dovendo sintetizzare in 3000 caratteri, non mi è stato possibile inserire anche questo particolare.

Ciò che volevo aggiungere è che io sono consapevole di questo predominio della mia parte razionale, che io imputo alla difesa da una certa insicurezza di fondo, che però (crescendo è diminuita e ho risolto in parte) è sempre stata estremamente selettiva (perchè per il resto mi ritengo molto intelligente e una brava persona, e uno che si impegna per raggiungere i suoi obiettivi, ho una ottima opinione di me):

- mio fisico: sin da piccolo: magro -> esile -> indifeso -> debole; (da un anno invece cambiato il metabolismo e con la palestra ho messo peso e mi sento più sicuro)

- donne, affetto, relazioni, trovare "quella giusta";

Le spiego il secondo punto: a 18 anni quella relazione è stata per me un cambiamento totale: venivo da 8 anni (elementari+medie) di "brutto anatroccolo", bambino/ragazzo molto sensibile, creativo, la mia fantasia rendeva più interessante il mondo in cui vivevo. Sono sempre stato così. Vivo malissimo le medie e i primi due anni di liceo. Ridotto all'esaurimento, cambio scuola e contingentemente cambia tutto: scuola (peso -> piacere), amici (4 noiosi -> gente interessante), AUTOSTIMA (brutto anatroccolo -> piaccio un sacco). In questo punto si colloca la relazione di cui sopra.

Dopo 9 mesi di "autostima a 1000" vengo lasciato in malo modo e vengo inoltre a sapere che questa ha avuto la sua prima esperienza con uno a caso, e non con me che l'amavo sinceramente.

Crollo autostima (una così non mi ricapiterà mai più).

Ora le spiego dove sono finiti i sentimenti e i sensi: due anni dopo la rottura, la reincontro e finiamo a casa sua (mille ricordi ecc.), lei mi trascina sul letto dei suoi per farlo (io ancora ero inesperto) e mi rendo conto che non voglio, sono ancora cotto di lei, ma non è così che deve andare, non la amo più. Insomma, prima cilecca della mia vita. e da qui inizio del blocco "fisico".

Parte il loop mentale che mi accompagnerà gli anni seguenti, quando non sto uscendo con una ragazza o non ce ne sono all'orizzonte:

=> credo di non piacere più + "non sono capace" + rivoglio una storia come quella che pur mi ha fatto soffrire dopo ma era meravigliosa.

Intanto internet è consolatoria, è piacere a disposizione, senza coinvolgimento. Ma alla lunga stufa.

Io credo che forse la mia testa mantenga il controllo per evitarmi sofferenze ulteriori. Ciò che non dipende dalla mia testa non è soggetto al mio controllo. L'infatuazione per lei era incontrollabile. E mi ha fatto male.

Lei che ne pensa?
Non voglio farLe ripetere quanto mi ha già detto, ma secondo Lei questo potrebbe costituire una spiegazione?

Di nuovo La ringrazio.


[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazzo, quando qualcosa va storto con l'altro sesso alla tua età, se si ha una certa tendenza all'ossessività si può iniziare a chiedersi: "Oh perbacco, forse allora sono gay?" Il ragionamento inconsapevole (ma sbagliato) è: con le donne non riesco a ottenere ciò che voglio, quindi forse è perché mi piacciono gli uomini.

A ciò oggi si aggiunge internet, che facilitando la ricerca di situazioni eccitanti può generare ancora più confusione.

Se il tuo disagio ti fa soffrire troppo non esitare a chiedere aiuto allo psicologo psicoterapeuta.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottor Santonocito,

anzitutto La ringrazio molto per la sua rassicurazione.

È vero, la tendenza all'ossessività c'è, nel senso che sono abituato a ragionare molto, motivo per cui l'università va alla grande o se ho un problema lo risolvo sempre in pochissimo tempo.

Stavolta però, trattandosi di me, è come se mi fossi avvitato in un ragionamento che di per sè non porta da nessuna parte.

Ho trovato molto sollievo e comprensione nel parlarne in famiglia, tutti mi sono stati molto vicini e mi hanno aiutato a capire la non sussistenza di questa preoccupazione, e devo dire che grazie anche al ristabilirsi della salute fisica mi è passata l'ansia e ora questa cosa è solo un pensiero, fastidioso, ma che non interferisce più con la mia quotidianità.

Mi rassereno quando penso all'impossibilità di una relazione che non sia con una donna, e quando mi ripeto che questa cosa non è successa nel mondo reale.

Inoltre cerco di contestualizzare la cosa in un periodo di generale tensione, dovuto alla fine prossima dell'università e a decisioni importanti sul mio futuro, oltre che alla recente fine di stress emotivi molto forti.

Mi sono però anche interrogato sulla necessità o meno di parlarne con uno psicologo o psicoterapeuta...

Considerando però che la cosa sta migliorando, lasciare che la cosa si risolva da sè potrebbe essere un'opzione?

Parlarne in famiglia mi ha aiutato e mi ha dato sostegno nei momenti peggiori, potrebbe risolvere la cosa?

Scusi la raffica di domande, ma vorrei risolvere la cosa.
La ringrazio nuovamente.
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Quando si ha tendenza all'ansia, parlarne sul momento rassicura, ma più se ne parla e più si sta confermando a se stessi di avere un problema. Quindi occhio a non diventare dipendente dal bisogno di rassicurazioni, altrimenti alimenta l'ossessività.

Solo lei può sapere se ha bisogno di rivolgersi allo specialista o meno. Se il problema si attenua spontaneamente, bene, altrimenti non aspetti troppo perché i sintomi potrebbero rafforzarsi e cronicizzarsi.

Cordiali saluti
[#6]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottore,

La ringrazio nuovamente per il parere offertomi.

Solo un ultimo appunto: questo weekend ho avuto una conversazione interessante con un mio familiare, che mi ha suggerito quanto segue:

da sempre, quando sono stressato o stanco, mi vengono dei tic (occhi, sopracciglia, muscoli del viso, naso, raramente altre parti del corpo) che non sono involontari, ma che a volte mi riesce molto difficile controllare, che tuttavia non si presentano quando sono rilassato e riposato... è una sorta di somatizzazione della stanchezza, e questo penso sia normale.

questa persona ha notato tuttavia la loro totale scomparsa durante questo mese di pensieri, nonostante questo continuo 'avvitamento' mentale mi stancasse moltissimo.

ci sono stati dei giorni, che mi hanno confortato facendomi intravedere il miglioramento in atto, in cui al contrario sparivano i pensieri ma tornavano i tic.

L'anno scorso ho vissuto 8 mesi all'estero per motivi di studio, con i miei orari, il mio lavoro, 'la mia vita': insomma, niente pensieri ricorsivi nè tic!
Da un lato ero troppo occupato, dall'altro avevo totale indipendenza (per la prima volta nella mia vita). Tornare a casa cinque mesi fa è stato un po' opprimente, nonostante la felicità di rivedere la mia famigli'.. Ma non avevo più il mio stipendio, i miei orari, la mia indipendenza.

Insomma, mi è stato suggerito che in realtà tutto ciò non sia altro che un 'tic mentale' per scaricare lo stress (inconsapevole) che mi provoca vivere in famiglia, per il dovermi adeguare ad orari e ritmi che non sono miei.

E il fatto che io adori i miei familiari e abbia un ottimo rapporto con loro forse non me lo fa ammettere.

Lei pensa che questa possa essere una spiegazione?

E quadrerebbe con lo stato attuale delle cose, mi torna (leggera, ma torna) l'ansia quando "me la faccio tornare" -> se fantastico su una donna, si intrufolano altri pensieri; quando ho paura succeda, succede, ecc...

Da un mese comunque, ho tagliato quasi totalmente i ponti con internet, e devo dire che nonostante alcuni momenti di vera e propria 'astinenza' mi sta facendo vivere un po' meglio, più 'nella realtà'.

Nel frattempo, ho deciso che concederò alla cosa un altro paio di settimane per risolversi, ma se non succederà valuterò l'opzione di contattare uno specialista (ps. c'è un "approccio" specialistico che crede sia più adeguato in merito?)

Di nuovo La ringrazio per il Suo aiuto.
[#7]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Ogni valutazione ricevuta da qui - o di persona da un non specialista - non è quello che le serve, perché può solo essere incompleta, approssimata o erronea.

Quello che le serve è la valutazione specialistica di persona. Legga qui per farsi un'idea su alcuni degli approcci psicoterapeutici più diffusi:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

e qui per capire cos'è una psicoterapia:

http://www.giuseppesantonocito.it/art_psicoterapia.htm

Cordiali saluti
[#8]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentili Dottori,

alla fine mi sono deciso e a fine settimana consulterò per la prima volta uno specialista, optando per l'approccio psicodinamico.

Già dopo il contatto telefonico per prenotare l'appuntamento, mi sono sentito meglio, in qualche modo rassicurato e sollevato.
Quindi forse è la scelta giusta..

Non ho idea di cosa mi aspetta e confesso che sono un po' agitato all'idea.
Però sta cosa va risolta.

Qualora avessi ancora dei dubbi, posso rifarmi vivo in questo post o devo aprirne un'altro?

Grazie ancora per il vostro aiuto.
[#9]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Può rifarsi vivo in questo stesso thread, ma aspetti ad aver fatto almeno 4-5 sedute prima di aggiornarci.

Cordiali saluti
[#10]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottore,


sono stato martedì da uno Psichiatra, il quale mi ha diagnosticato un Disturbo Ossessivo Compulsivo in Personalità ansiosa, prescrivendomi 5 gocce di EN 1mg prima di dormire e mezza pastiglia di Cipralex 10mg ogni mattina (sono al terzo giorno di cura).

Dopo due mesi che questi pensieri mi assillano ogni giorno (e vengono attivati da quasi qualsiasi cosa), l'ansia è diminuita, un po' spontaneamente (perchè forse mi curo meno di essi), un po' per i farmaci... però ora è molto più difficile distinguerli da quelli miei spontanei, perchè spesso non c'è l'ansia a segnalarli, ma una situazione di malessere...

Sono arrivato oramai a 7 sedute di psicoterapia psicodinamica, ma non posso dire di aver ricevuto particolari miglioramenti, stiamo andando avanti a tirare fuori il mio passato e le mie relazioni in famiglia, ma di fatto stiamo ignorando la risoluzione di questi pensieri...
la terapeuta mi dice di avere pazienza, ma quanto dovrei aspettare??

Documentandomi su internet ho visto che per questo tipo di disturbo la terapia più efficace è la cognitivo-comportamentale...che invece si concentrerebbe proprio su questi pensieri...

Non so che fare, nel senso che: se questi pensieri sono fasulli e generati dal DOC, andarli a indagare con la psicodinamica a cosa servirebbe?

Lo psichiatra (che ha grande esperienza) mi ha detto di continuare su questa strada, ma allo stato attuale delle cose se ho fatto dei progressi è perchè mi ci sto impegnando io, leggendo qua e là tecniche di TCC...

Che faccio?
Grazie per il vostro aiuto..
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Approcci come la TCC o la terapia strategica si focalizzano sul disturbo senza però tentare d'interpretarlo troppo, per lo meno all'inizio. In questo senso sono più efficienti: occorre meno tempo per vedere risultati.

Tuttavia è indispensabile la fase successiva, che alcuni di noi chiamano consolidamento, che serve per stabilizzare e rendere permaneneti i risultati e che non può essere svolta da soli con facilità. Ecco perché non dovrebbe leggere qua e là e mettere in atto tecniche senza sapere cosa sta facendo. Se ritiene che la sua attuale terapia non la sta portando da nessuna parte può cambiarla, ma eviti il fai-da-te perché facilmente non potrà ottenere il pieno potenziale dalle tecniche che sta tentando di applicare, rischiando così di deludersi a riguardo della psicoterapia in generale. Si affidi sempre a uno specialista.

Se dovesse operarsi di urgenza alla testa non le passerebbe certo per la testa di operarsi da solo. È la stessa cosa.

Cordiali saluti
[#12]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottore,

comprendo ciò che mi dice e sono d'accordo.
Dico solo che mi sono dovuto "ingegnare" da solo per SOPRAVVIVERE tra una seduta e l'altra, dato che di tutto si parlava fuorchè di una risoluzione del problema che mi affligge, che continua a cambiare forma, tanto da rendermi molto difficile distinguere i pensieri e le reazioni fasulle dettate dall'ansia dai pensieri veri miei autentici. E questo mi manda in crisi.

Le giro la domanda: se Lei dovesse operarsi di urgenza alla testa, e dopo 7 visite di controllo (e fior di soldi spesi) Le fa non solo ancora male, ma in modo diverso e inpunti diversi, cosa penserebbe? Che è più importante guarire o continuare a cercare di capire il perchè si è fatto male alla testa?

Se è questione di pazienza, ok, mi posso impegnare a mettermi comodo e guardare il paesaggio dal finestrino, ma voglio sapere se sono sull'autobus giusto.
[#13]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Guardi, la capisco perfettamente. Lei sa già che esistono molti indirizzi psicoterapeutici diversi e anche in questo sito siamo in molti, ognuno con la propria specializzazione. Io, ad esempio, sono un terapeuta strategico ed è chiaro che se qualcuno chiede a me qual è l'approccio migliore ai problemi psichici in generale e per ansia e ossessioni in particolare, la risposta è scontata. Altri colleghi di altri approcci farebbero la stessa cosa.

Purtroppo la psicoterapia non ha ancora raggiunto un accordo su quale approccio sia il migliore in assoluto per il tal disturbo. Inoltre la cosa è complicata dal fatto che terapeuti formatisi in approcci diversi possono utilizzare tecniche simili durante le sedute.

>>> è più importante guarire o continuare a cercare di capire il perchè si è fatto male alla testa?
>>>

Il mio parere sulla ricerca delle cause in psicoterapia può leggerlo qui:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/376-che-cos-e-la-psicoterapia-breve-strategica.html

Glielo riassumo così: quando la casa brucia, prima si spegne l'incendio e poi si vanno a indagare le cause per cui è scoppiato (se serve).

Cordiali saluti
[#14]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
"Se è questione di pazienza, ok, mi posso impegnare a mettermi comodo e guardare il paesaggio dal finestrino, ma voglio sapere se sono sull'autobus giusto."

Gent.le ragazzo,
premesso che la sua insofferenza potrebbe derivare dall'ansia, lei dovrebbe sentirsi attivamente coinvolto nel processo di cambiamento promosso dalla psicoterapia.
Come mai non si sente libero di condividere il suo vissuto con il terapeuta?
Si sente ascolta, non giudicato e compreso a fondo dal suo terapeuta? Sente che è aumentato il livello di autoconsapevolezza? Questi sono alcuni dei criteri che dovrebbero aiutarla a capire se si è "salito sull'autobus giusto".
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#15]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottoressa,

il punto non è questo.
Le ho parlato di cose che non ho mai neanche raccontato a me stesso.

Il problema è che mi è stato diagnosticato un Disturbo Ossessivo e una componente depressiva ansiosa (soltanto perchè io mi sono deciso autonomamente a chiedere un consulto psichiatrico, mentre quando lo chiedevo a lei, mi veniva detto "una diagnosi ora sarebbe mettere un paletto", o "beh si sembrerebbe che si sia fissato su questo pensiero" - tante grazie fin lì c'ero anche io), e la psicoterapeuta non mi giudica, ci mancherebbe, e cerca di capire anche lei.

Sto cercando di non pensarci, ma quando siamo là mi vengono fatti discorsi ambigui, su "identità sessuale che si costruisce" (come se 24 anni senza il minimo dubbio non contassero nulla), momento di crisi, lasciarsi andare, che hanno il solo effetto di terrorizzarmi, continuando a scavare sul contenuto di queste ossessioni, sulle sensazioni (sempre più spiacevoli) che esse provocano ecc. Ed è dolorosissimo, ma soprattutto non mi sembra di stare andando da nessuna parte.

Esco ogni volta dallo studio sentendomi peggio di quando ci sono entrato.

I miei pensieri ossessivi mi fanno soffrire molto, devo ancora aspettare 10 giorni prima di vedere gli effetti del Cipralex (5mg al giorno) e sono molto giù e ho paura a uscire di casa e sta cosa mi sta bloccando università, sport e vita sociale.

In quanto ai progressi, posso soltanto ringraziare i farmaci e l'autoconsapevolezza innata che ho, ma non certo la terapia.

Per riprendere la metafora del Dott. Santonocito, con la Psicodinamica stiamo ancora cercando di capire il perchè la casa ha preso fuoco (e quanti anni prima avevo comprato i fiammiferi), mentre intanto non mi sembra stiamo facendo niente per spegnere il fuoco.

(e nel frattempo le ossessioni cambiano forma, mi attaccano su fronti diversi, non riesco spesso più a riconoscerle, l'ansia non c'è più ma è sostituita da umore a terra e da uno stato quasi costante di paura)..

Sono arrabbiato e stanco.

La ringrazio per il Suo parere.
[#16]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Gent.le ragazzo,
dalle sue parole traspare un certo risentimento nei confronti della sua terapeuta che forse sta "inquinando" il vostro rapporto, sarebbe opportuno che lei ne parli ed esprima le sue perplessità. Un singolo colloquio di psicoterapia non sempre è sufficiente a fornire un benessere immediato come ad es. può accadere con un farmaco.
Alcuni studi scientifici hanno dimostrato che le modificazioni cerebrali prodotte dai farmaci antidepressivi sono simili a quelle prodotte dalla psicoterapia, solo che quelli prodotti da quest'ultima si sono rivelati a lungo termine a differenza di quelli prodotti dai farmaci.
Il fatto che lei stia condividendo la sua sofferenza è fondamentale in un processo di cambiamento, non è una passeggiata ma alla fine si renderà conto che era un percorso obbligato per innescare un processo di crescita personale non solo di cura della patologia,
perchè lei prima di essere un ossessivo è una PERSONA, ciò significa che il suo mondo interiore non è fatto solo di ossessioni anche se ora le sembra che sia così.
[#17]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottoressa,

la ringrazio per le Sue parole di conforto.
So che dovrei avere pazienza, e ce la sto mettendo tutta.
Ma non sono mai stato in terapia in tutta la mia vita, e ora vedo messa in dubbio la mia identità da una cosa che sì mi è stata diagnosticata come un Disturbo Ossessivo, ma che mi fa soffrire davvero tanto.

Inoltre questo è un anno cruciale per la mia vita, sto per finire l'università, forse dovrò proseguire la mia vita all'estero, insomma... ho molta fretta di risolvere questa situazione... e non ho molto tempo :(

Inoltre, essendo in questo stato di paura continuo, che mi accompagna anche nei sogni, a volte la notte (o al risveglio) mi sembra di avere conferme, a volte smentite alle mie paure...

Ho fiducia nella mia psicoterapeuta, ma mi sto soltanto interrogando su quante sedute siano necessarie prima che uno avverta dei benefici...
Io ho pensato di attendere che il Cipralex inizi a fare il suo effetto, quindi almeno altri 10 giorni, e poi sentire lo Psichiatra e avere consiglio da lui, ma nel frattempo contituanre sulla strada già intrapresa...

Lei che ne pensa?

La ringrazio molto.
[#18]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Gent.le ragazzo,
comprendo la sua angoscia e quanto possa essere difficile conviverci giorno e notte ma lei ce la sta mettendo tutta e la sua voglia di vivere l'aiuterà ma nessuno può dirle in anticipo quante sedute saranno necessarie perché dipende da molti fattori e in primis da lei, dalla progressiva conquista di un atteggiamento più tollerante e meno colpevolizzante nei suoi confronti.
E' possibile che conoscere la sua diagnosi abbia contribuito a rinforzare i sintomi e ad alimentare la paura di non farcela.
In ogni caso non dovrebbe permettere a questa diagnosi di sminuire la sua autostima, quello che conta è che lei si stia impegnando in un percorso terapeutico ma il primo a crederci deve essere proprio lei.
Per quanto riguarda la terapia farmacologica lo specialista le avrà dato un appuntamento per la visita di controllo e se non ci sono altre complicazioni provi a rispettare i tempi prestabiliti, tempestarlo di telefonate servirà solo a rinforzare la sua ansia.
[#19]
Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Gentile Dottoressa,

la diagnosi in realtà mi è di conforto in alcuni momenti, perchè so che non sono pensieri genuini, ma viziati da questo problema.
Però, dato il problema stesso che mette in dubbio tutto, a volte tendo a considerarlo esso stesso una conseguenza di un cambiamento realmente avvenuto o in atto, quindi giù ansia, paura e agitazione e sono daccapo.

Sono al 4° giorno di Cipralex ed EN e sto più che altro affrontando gli effetti collaterali (libido a zero, sonnolenza, stordimento, picchi di ansia), quindi so che non devo interpretare queste cose come un "cambiamento", ma come effetti collaterali. Ma a volte me ne dimentico ed è dura...

La prego di non interpretare il mio nervosismo e la mia esasperazione come una sfiducia nei confronti degli psicoterapeuti, ma davvero questa cosa mi ha tolto non la voglia, ci mancherebbe altro, ma il piacere di vivere, di affrontare i miei impegni, la mia vita.

Ho 24 anni e questo mi sembra un problema più grande di me, anche se lo sto affrontando a muso duro...ma quanto fa male...

Stringerò i denti e vedrò di seguire il Suo consiglio, ma ho veramente tanta paura. Ma penso anche che quando ne sarò fuori, sarò più forte e più sicuro di me stesso.

La ringrazio nuovamente delle Sue parole, e spero di poterLa aggiornare sugli sviluppi di questo percorso.

Grazie ancora.
[#20]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 86
Gent.le ragazzo,
concordo con lei quando si volterà indietro e guarderà "l'inferno" che si è lasciato alle spalle sarà fiero di sé,
nel frattempo si ricordi che non sta affrontando da solo tutto questo ci sono due specialisti e anche se a distanza ci siamo noi, torni pure a scriverci se lo desidera.
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