Scelta psicoterapeuta
Gentili medici,
ho scritto già due volte e finalmente ho deciso di rivolgermi personalmente ad uno psicoterapeuta. La domanda che vi pongo in questo caso è di tipo "etico".
Tramite un sito che permette di trovare psicoterapeuti nel Paese in cui vivo sono cosi' risalita a dei nominativi.
Ho telefonato prima ad una terapeuta che pratica psicoterapia cognitivo-comportamentale (la stessa che facevo in Italia) ma a ripetute telefonate non ha risposto; ho quindi telefonato ad un'altra che fa terapia di tipo psicanalitico e ho preso appuntamento.
Circa mezz'ora dopo ho ricevuto una telefonata della prima con la quale, a "pelle", mi sono trovata molto meglio che con la seconda, e ho preso appuntamento anche con lei, che mi è sembrata molto piu' "sorridente" (anche perchè conosco l'approccio e so per certo che mi piace).
Cosa fare con la seconda adesso?
Telefonare e annullare la seduta (che è prevista in data successiva a quella presa con la seconda) o tentare con entrambe una prima conoscenza e valutare quindi in un secondo momento?
Ringrazio moltissimo per il servizio fornito.
ho scritto già due volte e finalmente ho deciso di rivolgermi personalmente ad uno psicoterapeuta. La domanda che vi pongo in questo caso è di tipo "etico".
Tramite un sito che permette di trovare psicoterapeuti nel Paese in cui vivo sono cosi' risalita a dei nominativi.
Ho telefonato prima ad una terapeuta che pratica psicoterapia cognitivo-comportamentale (la stessa che facevo in Italia) ma a ripetute telefonate non ha risposto; ho quindi telefonato ad un'altra che fa terapia di tipo psicanalitico e ho preso appuntamento.
Circa mezz'ora dopo ho ricevuto una telefonata della prima con la quale, a "pelle", mi sono trovata molto meglio che con la seconda, e ho preso appuntamento anche con lei, che mi è sembrata molto piu' "sorridente" (anche perchè conosco l'approccio e so per certo che mi piace).
Cosa fare con la seconda adesso?
Telefonare e annullare la seduta (che è prevista in data successiva a quella presa con la seconda) o tentare con entrambe una prima conoscenza e valutare quindi in un secondo momento?
Ringrazio moltissimo per il servizio fornito.
[#1]
Gentilissima,
molto spesso le impressioni cosiddette "di pancia" o "a pelle" sono quelle che poi possono rivelarsi le migliori...
tentare una prima conoscenza e valutare quindi in un secondo momento potrebbe essere una buona possibilità per capire con chi delle due c'è maggior sintonia.
Cari saluti
molto spesso le impressioni cosiddette "di pancia" o "a pelle" sono quelle che poi possono rivelarsi le migliori...
tentare una prima conoscenza e valutare quindi in un secondo momento potrebbe essere una buona possibilità per capire con chi delle due c'è maggior sintonia.
Cari saluti
Dr.ssa LARA PUGLISI
[#2]
Gentile Amica,
leggendo le sue precedenti richieste di consulto mi sembra di capire che lei sta vivendo un periodo di crisi e disorientamento, anche a seguito di un lutto importante, e che la depressione che l'ha colpita 10 anni fa non si è mai risolta (e forse è riemersa in questi mesi).
Le 2 terapie fra le quali si trova a scegliere sono molto diverse, e personalmente le consiglierei quella di tipo psicoanalitico (per quanto anche la cognitivo-comportamentale non sia certo controindicata).
In terapia è però molto importante anche il rapporto che si instaura con lo psicologo, al di là del suo orientamento teorico.
Se ne ha la possibilità le consiglierei di vedere entrambe e farsi spiegare in cosa consiste il lavoro che potreste fare assieme. Se invece vuole scegliere già ora le direi di recarsi dalla psicoterapeuta che le ha fatto una migliore impressione.
Cordialmente,
leggendo le sue precedenti richieste di consulto mi sembra di capire che lei sta vivendo un periodo di crisi e disorientamento, anche a seguito di un lutto importante, e che la depressione che l'ha colpita 10 anni fa non si è mai risolta (e forse è riemersa in questi mesi).
Le 2 terapie fra le quali si trova a scegliere sono molto diverse, e personalmente le consiglierei quella di tipo psicoanalitico (per quanto anche la cognitivo-comportamentale non sia certo controindicata).
In terapia è però molto importante anche il rapporto che si instaura con lo psicologo, al di là del suo orientamento teorico.
Se ne ha la possibilità le consiglierei di vedere entrambe e farsi spiegare in cosa consiste il lavoro che potreste fare assieme. Se invece vuole scegliere già ora le direi di recarsi dalla psicoterapeuta che le ha fatto una migliore impressione.
Cordialmente,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Ex utente
Ringrazio entrambe per la risposta.
Dottoressa Massaro, ho posto questo interrogativo in questa sede perchè se da un certo punto di vista anche solo il fatto di aver preso questa decisione mi ha fatto sentire meglio, sono molto spaventata.
Con la mia terapeuta italiana avevo (e ho tuttora, quando torno a casa vado sempre a trovarla) un rapporto meraviglioso: ogni qual volta sono in crisi le sue parole mi tornano alla mente, e ho la sensazione che avrei potuto "risolvermi" se solo avessi avuto modo di continuare con lei.
La seconda terapeuta (approccio cognitivo-comportamentale, per intenderci), me l'ha molto ricordata come approccio: tante risate al telefono, mi sono sentita decisamente piu' a mio agio.
So l'importanza della terapeuta anche perchè in Italia, in prima battuta, mi ero recata da una terapeuta che ha iniziato a parlarmi di farmaci solo dopo un colloquio e la compilazione di un test (cosa che la seconda terapeuta, dopo 5 mesi di terapia, non ha accennato a fare).
Sono quindi molto spaventata, in un momento delicato come questo (specie perchè qui sono completamente da sola) ho paura di tutto quello che una persona esperta (e nella quale quindi ripongo istintivamente massima fiducia) possa dirmi.
Grazie ancora per l'aiuto.
Dottoressa Massaro, ho posto questo interrogativo in questa sede perchè se da un certo punto di vista anche solo il fatto di aver preso questa decisione mi ha fatto sentire meglio, sono molto spaventata.
Con la mia terapeuta italiana avevo (e ho tuttora, quando torno a casa vado sempre a trovarla) un rapporto meraviglioso: ogni qual volta sono in crisi le sue parole mi tornano alla mente, e ho la sensazione che avrei potuto "risolvermi" se solo avessi avuto modo di continuare con lei.
La seconda terapeuta (approccio cognitivo-comportamentale, per intenderci), me l'ha molto ricordata come approccio: tante risate al telefono, mi sono sentita decisamente piu' a mio agio.
So l'importanza della terapeuta anche perchè in Italia, in prima battuta, mi ero recata da una terapeuta che ha iniziato a parlarmi di farmaci solo dopo un colloquio e la compilazione di un test (cosa che la seconda terapeuta, dopo 5 mesi di terapia, non ha accennato a fare).
Sono quindi molto spaventata, in un momento delicato come questo (specie perchè qui sono completamente da sola) ho paura di tutto quello che una persona esperta (e nella quale quindi ripongo istintivamente massima fiducia) possa dirmi.
Grazie ancora per l'aiuto.
[#4]
Capisco il senso di solitudine e i problemi che nascono con la lonatananza da casa, ma può stare tranquilla: non ha motivo sentirsi spaventata nello scegliere da chi farsi seguire, anche se dovesse incontrare una terapeuta con la quale non riesce a trovarsi bene avrà sempre modo di chiudere il rapporto e cambiare.
Nessuno potrà poi obbligarla a prendere farmaci, quindi anche da questo punto di vista può stare serena.
Se una delle 2 psicoterapeute che ha sentito le ha ricordato la sua terapeuta italiana inizi ad andare da lei, e ci faccia poi sapere come si è trovata!
Nessuno potrà poi obbligarla a prendere farmaci, quindi anche da questo punto di vista può stare serena.
Se una delle 2 psicoterapeute che ha sentito le ha ricordato la sua terapeuta italiana inizi ad andare da lei, e ci faccia poi sapere come si è trovata!
[#7]
Ex utente
Gentili medici,
scrivo oggi, dopo aver incontrato entrambe le terapeute.
Ieri ho incontrato la terapeuta che segue l'approccio cognitivo-comportamentale (che mi ha detto di avere anche una specializzazione in terapia sistemica): al di là della strana sensazione di dover ricominciare da capo, e di dover ordinare in fila mille pensieri che per me sono logici e concatenati da sempre, devo dire che mi ci sono trovata abbastanza bene. Mi ha assegnato un "compitino", cioè fare una lista dei miei motivi di angoscia in questo momento (durante la seduta avevo le lacrime senza sapere perchè) e devo dire che appena uscita di li' mi sono sentita "leggera": durante la terapia infatti sono state due le frasi che mi ha detto che mi hanno fatto sentire meglio, ovvero mi ha detto di non occuparmi ora dell'idea di lasciare il mio ragazzo (cosa che mi ha fatto sentire molto meglio, tanto che appena uscita di li' ho chiamato il mio ragazzo per raccontargli ed ero veramente felice di sentirlo), e che il fatto che il mettere in crisi la mia relazione sia ogni volta il dubbio "detonatore", non significa che sia il dubbio piu' vero.
Inoltre mi è piaciuta tanto una cosa che ha detto, che mi rispecchia tanto: ovvero che sono come una bambina che si allontana dalla mamma per fare esperienze ma che si guarda sempre indietro per sentirsi sicura che la mamma c'è nonostante sia molto attratta da quello verso cui va.
Oggi sono poi andata dall'altra terapeuta (per intenderci, orientamento psicoanalitico), ed è stato un incontro di tipo diverso. Lei mi ha fatto una buona impressione, ma ha parlato molto molto di meno, e non mi sento "leggera" come mi sentivo ieri appena uscita dall'altra.
Ho pero' la sensazione che in questo caso la terapia sarebbe piu' "profonda".
Credo che scegliero' la prima, ma volevo un consiglio da voi che sicuramente ne sapete tanto di piu' di me.
Non fosse altro per fugarmi i dubbi sulla presunta "non profondità" della prima terapia.
Sono veramente alla ricerca di soluzioni e di aiuto, per cui non vorrei perdere altro tempo.
Grazie ancora per l'umanità e per il servizio offerto.
scrivo oggi, dopo aver incontrato entrambe le terapeute.
Ieri ho incontrato la terapeuta che segue l'approccio cognitivo-comportamentale (che mi ha detto di avere anche una specializzazione in terapia sistemica): al di là della strana sensazione di dover ricominciare da capo, e di dover ordinare in fila mille pensieri che per me sono logici e concatenati da sempre, devo dire che mi ci sono trovata abbastanza bene. Mi ha assegnato un "compitino", cioè fare una lista dei miei motivi di angoscia in questo momento (durante la seduta avevo le lacrime senza sapere perchè) e devo dire che appena uscita di li' mi sono sentita "leggera": durante la terapia infatti sono state due le frasi che mi ha detto che mi hanno fatto sentire meglio, ovvero mi ha detto di non occuparmi ora dell'idea di lasciare il mio ragazzo (cosa che mi ha fatto sentire molto meglio, tanto che appena uscita di li' ho chiamato il mio ragazzo per raccontargli ed ero veramente felice di sentirlo), e che il fatto che il mettere in crisi la mia relazione sia ogni volta il dubbio "detonatore", non significa che sia il dubbio piu' vero.
Inoltre mi è piaciuta tanto una cosa che ha detto, che mi rispecchia tanto: ovvero che sono come una bambina che si allontana dalla mamma per fare esperienze ma che si guarda sempre indietro per sentirsi sicura che la mamma c'è nonostante sia molto attratta da quello verso cui va.
Oggi sono poi andata dall'altra terapeuta (per intenderci, orientamento psicoanalitico), ed è stato un incontro di tipo diverso. Lei mi ha fatto una buona impressione, ma ha parlato molto molto di meno, e non mi sento "leggera" come mi sentivo ieri appena uscita dall'altra.
Ho pero' la sensazione che in questo caso la terapia sarebbe piu' "profonda".
Credo che scegliero' la prima, ma volevo un consiglio da voi che sicuramente ne sapete tanto di piu' di me.
Non fosse altro per fugarmi i dubbi sulla presunta "non profondità" della prima terapia.
Sono veramente alla ricerca di soluzioni e di aiuto, per cui non vorrei perdere altro tempo.
Grazie ancora per l'umanità e per il servizio offerto.
[#8]
(..)Sono veramente alla ricerca di soluzioni e di aiuto (..)
gentile ragazza le consiglierei di continuare con la terapeuta che le ha dato la possibilità, in prima battuta, di sentirsi più leggera e verso la quale ha l'aspettativa che possa aiutarla a risolvere, nell'immediato, alcuni momenti di stallo. Senza nulla togliere all'orientamento analitico, sembra che lei abbia bisogno di un supporto nel "qui ed ora" nell'elaborare le situazioni man mano che le si presentano. ogni problema può avere un intervento di elezione, tutti non vanno bene per tutto e, per ora, sembra che un intervento più focalizzato sulle problematiche attuali sia quello che potrebbe fare al caso suo.
sulla profondità o meno di una terapia le cosiglio questo articolo.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
saluti
gentile ragazza le consiglierei di continuare con la terapeuta che le ha dato la possibilità, in prima battuta, di sentirsi più leggera e verso la quale ha l'aspettativa che possa aiutarla a risolvere, nell'immediato, alcuni momenti di stallo. Senza nulla togliere all'orientamento analitico, sembra che lei abbia bisogno di un supporto nel "qui ed ora" nell'elaborare le situazioni man mano che le si presentano. ogni problema può avere un intervento di elezione, tutti non vanno bene per tutto e, per ora, sembra che un intervento più focalizzato sulle problematiche attuali sia quello che potrebbe fare al caso suo.
sulla profondità o meno di una terapia le cosiglio questo articolo.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#9]
Penso anch'io che può affidarsi con serenità alla prima terapeuta: se un domani le interessasse svolgere un lavoro di approfondimento di determinate tematiche a prescindere dalla presenza di qualche disagio potrà sempre rivolgersi ad uno psicoterapeuta di formazione psicoanalitica.
Tanti cari auguri,
Tanti cari auguri,
[#12]
Ex utente
Gentili medici,
vi scrivo per aggiornarvi sulla mia situazione e per porvi una domanda.
Ho iniziato la terapia, e con la mia terapeuta mi trovo benone: mi sembra di fare tanti passi avanti, mi sento le idee decisamente piu' ordinate.
Mi ha detto che c'erano due tipi di terapia percorribili (ovviamente correlati): l'affermazione di sè e un discorso piu' ampio a livello familiare.
Lei ha paragonato ogni famiglia ad un ballo: ognuno in un ballo ha il suo ruolo e secondo lei bisogna capire come definire il mio; io le ho risposto che vorrei semplicemente uscire dalla discoteca, lei mi ha detto che anche quello è un ruolo, ma al che le ho detto che avrei preferito la prima strada (e forse me ne sono pentita).
Veniamo al problema: ieri in famiglia c'è stato l'ennesimo litigio (io sono in Svizzera, fortunatamente) fortissimo, che mi è stato puntualmente raccontato da mia madre. E pare che stavolta sia stato superato il segno. In un momento di panico post-telefonata di mia madre, ho scritto un sms alla mia terapeuta per anticipare l'appuntamento (era venerdi' prossimo), e abbiamo fissato per martedi'.
Ora mi viene in mente che potrebbe essere stato scorretto nei suoi confronti, per cui chiedo consiglio a voi: è stato un errore?
Vi ringrazio ancora per il servizio offerto e per la vostra umanità.
vi scrivo per aggiornarvi sulla mia situazione e per porvi una domanda.
Ho iniziato la terapia, e con la mia terapeuta mi trovo benone: mi sembra di fare tanti passi avanti, mi sento le idee decisamente piu' ordinate.
Mi ha detto che c'erano due tipi di terapia percorribili (ovviamente correlati): l'affermazione di sè e un discorso piu' ampio a livello familiare.
Lei ha paragonato ogni famiglia ad un ballo: ognuno in un ballo ha il suo ruolo e secondo lei bisogna capire come definire il mio; io le ho risposto che vorrei semplicemente uscire dalla discoteca, lei mi ha detto che anche quello è un ruolo, ma al che le ho detto che avrei preferito la prima strada (e forse me ne sono pentita).
Veniamo al problema: ieri in famiglia c'è stato l'ennesimo litigio (io sono in Svizzera, fortunatamente) fortissimo, che mi è stato puntualmente raccontato da mia madre. E pare che stavolta sia stato superato il segno. In un momento di panico post-telefonata di mia madre, ho scritto un sms alla mia terapeuta per anticipare l'appuntamento (era venerdi' prossimo), e abbiamo fissato per martedi'.
Ora mi viene in mente che potrebbe essere stato scorretto nei suoi confronti, per cui chiedo consiglio a voi: è stato un errore?
Vi ringrazio ancora per il servizio offerto e per la vostra umanità.
[#13]
Non si preoccupi, non è stato un errore se la dottoressa le ha fissato un altro appuntamento senza problemi.
Immagino che sentirsi raccontare i litigi che avvengono lontano da lei sia qualcosa che vorrebbe evitare, e penso che dovrebbe discutere con la sua terapeuta di quale strategia adottare per arginare la presenza ingombrante della sua famiglia, che la segue anche così lontano da casa.
Immagino che sentirsi raccontare i litigi che avvengono lontano da lei sia qualcosa che vorrebbe evitare, e penso che dovrebbe discutere con la sua terapeuta di quale strategia adottare per arginare la presenza ingombrante della sua famiglia, che la segue anche così lontano da casa.
[#14]
Ex utente
Dottoressa Massaro,
innanzitutto grazie ancora.
Poi, non sarebbe un problema sentirsi raccontare un litigio, se non fosse che in esso mia madre mette tutto il suo rancore verso la categoria "figli" e quindi di conseguenza anche verso di me, e se io non venissi usata da mio fratello come una delle mille prove che i miei genitori non hanno mai saputo farli, i genitori.
In questo momento mi sembra tutto enorme, e ho veramente l'istinto di mandare un messaggio ad entrambi (mamma e fratello) e scrivere che non li voglio piu' sentire, nè vedere.
Spero tanto che esista un modo per difendermi da tutta questo veleno senza tagliare i contatti e soprattutto, facendo in modo che questo non influisca su di me.
Io non voglio diventare cosi' cattiva.
Grazie ancora.
innanzitutto grazie ancora.
Poi, non sarebbe un problema sentirsi raccontare un litigio, se non fosse che in esso mia madre mette tutto il suo rancore verso la categoria "figli" e quindi di conseguenza anche verso di me, e se io non venissi usata da mio fratello come una delle mille prove che i miei genitori non hanno mai saputo farli, i genitori.
In questo momento mi sembra tutto enorme, e ho veramente l'istinto di mandare un messaggio ad entrambi (mamma e fratello) e scrivere che non li voglio piu' sentire, nè vedere.
Spero tanto che esista un modo per difendermi da tutta questo veleno senza tagliare i contatti e soprattutto, facendo in modo che questo non influisca su di me.
Io non voglio diventare cosi' cattiva.
Grazie ancora.
Questo consulto ha ricevuto 17 risposte e 2k visite dal 27/01/2011.
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