Dubbi su psicoterapia

Buon giorno gentilissimi dottori.
Come ho scritto nei post precedenti, sono in psicoterapia per un disturbo d'ansia.
Bene dopo numerose sedute, la mia situazione è nettamente migliorata.
A dire il vero e circa un mese e anche di più che ho un umore decisamente buono, e l'ansia che gia era notevolmente attenuata e ora del tutto scomparsa. L'ultimo leggero episodio se cosi si può chiamare risale a dieci giorni fa.
Il punto è questo.. ho intrapreso una psicoterapia "privata" cioe senza rivolgermi alla asl.. e chiaramente questo mi costa 50 € a seduta...
Bhe da alcune sedute, essendo passata la fase di sofferenza, non riscontro piu grandissimi benefici, e tutto si riduce ad una serie di consigli perlopiù sullo studio..consigli anche buoni per carità, ma che sinceramente me li da anche mia mamma, e gratis!.. Ora io faccio lo studente, e sinceramente mi scoccia chiedere ogni settimana i soldi ai miei per questa cosa. Cosi ho chiesto di vederci una volta ogni due settimane.. La mia terapeuta mi ha risposto che è meglio continuare una volta a settimana, perchè secondo lei ho ancora una personalità narcisistica e tendo a vivere molte situazioni in maniera competitva e rischio per tanto di ricadere nell'ansia. Secondo é una grandissima stupidaggine.. e neanche lo vedo come un problema, oltre a ritenere che lei enfatizzi un po alcuni tratti della mia personalità. Insomma comincio a dubitare della correttezza della mia terapeuta.. voi cosa ne pensate? Le ragioni per cui ritiene dobbiamo vederci assolutamente una volta a settimana sono valide? o faccio bene ad essere un pò malizioso??
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Gentile utente,

se fosse possibile autodiagnosticarsi un disturbo di personalità (ma anche altri disturbi) gli specialisti non servirebbero.
Visto che la diagnosi che la sua terapeuta ha posto è Disturbo Narcisistico di Personalità, e lei ha cercato informazioni e riscontri al riguardo, avrà anche trovato l'informazione relativa al fatto che i disturbi di personalità sono "egosintonici". Cerchi cosa vuol dire e forse troverà la spiegazione del fatto che non vede altri problemi oltre a quelli che le sembra di aver risolto finora.
Chi soffre di un Disturbo di Personalità di solito chiede aiuto quando sperimenta ansia e/o depressione, che sono secondarie all'altro disturbo, e questo può essere accaduto anche nel suo caso.
Ovviamente per seguire una terapia occorre motivazione, e se lei non ne ha più - ora che ha risolto quei disturbi - non ha senso continuare.

L'aspetto economico ha sicuramente un peso, ma penso che se lei riconoscesse fino in fondo la difficoltà, la preparazione necessaria, la responsabilità e la delicatezza del lavoro che la sua psicologa svolge forse troverebbe più di una giustificazione alle tariffe che pratica.

Parli con lei del fatto che non ritiene di avere più problemi, secondo me non ha senso diradare le sedute: o lei si fida e accetta la proposta di un incontro a settimana, o fa meglio a chiudere del tutto.
Se non ritiene di avere più nessun problema non ha senso continuare le sedute.

Cordialmente,
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Gentile ragazzo, la sua domanda è legittima, ma non tutti gli approcci terapeutici sono flessibili sulla frequenza delle sedute. Se così fosse anche per la psicologa da cui sta andando, le opzioni credo si ridurrebbero a due soltanto: o si attiene a quanto le dice di fare la terapeuta, o decide d'interrompere la terapia, eventualmente cambiando.

Questo però non necessariamente ha a che vedere con la correttezza della terapeuta, che dobbiamo dare per scontata.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Dr.ssa Sara Pezzoni Psicologo, Psicoterapeuta 51 1
Gentile utente,
probabilmente la sua terapeuta avrà i suoi motivi per chiederle di andare in seduta una volta a settimana, magari ritiene che sia necessario altro lavoro utile al suo benessere senza che ci sia alcuna malizia.
Rifletta bene sulle motivazioni che la sua terapeuta ha addotto per vederla una volta a settimana e cerchi di capire in modo realistico cosa sarbbe bene per lei.
A quel punto,qualora non sentisse più la necessità di una frequenza così assidua non penso debba sentirsi obbligato ad essecondare la terapeuta, piuttosto le esterni la questione senza alcun timore.
Per quanto riguarda la questione economica, ne parli con i suoi familiari e valuti con loro questo aspetto che giustamente è da prendere in considerazione.
Ci pensi bene!

cordialmente,

Dr.ssa Sara Pezzoni
www.psicologiaeserenita.com
sarapezzoni@libero.it

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Utente
Utente
Dr. Flavia Massaro. Credo lei abbia frainteso alcuni punti del mio post. Io non contesto il lavoro degli psicologi (a cui sono invece grato, e voi prima di tutti visto che il minimo d'aiuto che offrite via internet, lo offrite gratis)
e nemmeno le tariffe in sè, è solo che sono arrivato ad un punto in cui procurarmi il denaro mi causa più problemi di quelli che mi risolve. Abbiate pazienza, sono tempi grami per tutti, (o quasi).
In anzitutto bisogna precisare che io non ho ricevuto una diagnosi di disturbo narcisistico di personalità (tra l'altro contestatissimo)ma un disturbo d'ansia generalizzata (fatta da uno psichiatra).
Dopo numerose sedute è emerso che tra le cause, ma non l'unica, ci sarebbe secondo lei una personalità narcisistà, non un disturbo. E vero ho cercato riscontri sul disturbo narcisistico di p. ed è per questo che mi sembra assurdo etichettarmi cosi.
Come tutte le persone umili, sono consapevole che ci sono tanti aspetti della mia personalità e del mio carattere che possano essere migliorati per essere in futuro più sereni. Cio che contesto, o che meglio mi insospettisce, è la validità degli argomenti da lei addotti e sopra elencati sulla necessità di vedersi una volta a settimana..i miei famigliari sono assolutamente contrari... per loro non dovrei proprio andarci.


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372 182
Qualsiasi rapporto professionale si basa sul rapporto costi/benefici: se lei ritiene che i benefici che sta ottenendo ora dalla sua terapia sono inferiori ai sacrifici che deve fare per andarci, questa considerazione da sola potrebbe bastare a tagliare la testa al toro.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Come le ho detto, se non ha fiducia nella sua terapeuta e ritiene che non le serva più farsi seguire da lei può semplicemente chiudere il rapporto.
Non può pensare che le possiamo dare un'opinione sull'andamento della sua terapia perchè non la conosciamo e non possiamo ovviamente pronunciarci nè sulla necessità che lei continui, nè tantomeno sulla correttezza della dottoressa.

Quello che mi interessa farle capire è che probabilmente avete 2 visioni diverse della situazione, e che di solito uno sguardo esterno coglie i punti critici molto meglio rispetto al diretto interessato.

La decisione è solo sua, in ogni caso le faccio tanti auguri
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Utente
Utente
Vi ringrazio della vostra disponibilità..
In effetti sto sbagliando a pensare di chiedere parere a chi come voi non conosce bene la questione..Quindi capisco quello che dite.
E una decisione difficile però.. io da una parte alla mia terapeuta sono anche grato per il lavoro svolto fin ora, dall'altro ho i dubbi e i problemi che vi ho esposto.
Sinceramente penso che la cosa migliore, appunto per ottimizzare il rapporto costi/benefici.. sia proprio quello di ridurre un pò la frequenza, piuttosto che azzardare a chiuderla del tutto. Magari cercherò di farglielo capire di nuovo..
Infine avrei una ultima domanda sull'etica professionale di uno psicologo, (vi prego non pensate male..)
Se uno in terapia parla con il suo dottore di un reato che a commesso, il professionista lo dovrebbe denunciare? o è comunque tenuto al segreto?
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Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
La domanda che pone è molto delicata, e non ha una risposta semplice.

In linea di massima il segreto professionale è sempre valido, anche in caso di reato, tranne nelle situazioni in cui il reato sia di gravità tale ("reato perseguibile d'ufficio", ad es. stupri, lesioni personali di una certa gravità) da porre la necessità, da parte dello psicologo, di tutelare con urgenza la vittima evitando pericoli gravi e imminenti per la sua vita o la sua salute psicofisica.
Lo psicologo, comunque, ogni volta in cui è possibile, ne discuterebbe prima col paziente.

In ogni caso, bisogna conoscere a fondo ogni singola situazione prima di prendere decisioni inerenti le deroghe al segreto professionale; quelli cui ho accennato sono solo principi orientativi.

Possiamo chiederle il motivo di questa domanda?

Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro
www.psicologicamente.altervista.org

[#9]
Utente
Utente
Neanche lei mi pone una domanda semplice... dallo psicologo, per avere una terapia efficace bisognerebbe confessare ciò che si combina, poichè come lei ben sà molte volte quello che ci turba deriva dalle nostre azioni.
La domanda per cui mi viene spontanea..
Ma senza prenderci in giro:
Immagino che lei conosca la differenza tra azioni legali e azioni morali..
Bhe la mia, morale lo era di sicuro.. legale un pò meno..
Ma nn era nulla di grave.. non era un reato violento.. si trattava di un imbroglio.. Forse potrei anche raccontarvelo.
[#10]
Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro Psicologo 221 6
Stando alle sue parole, è preferibile che lo racconti alla sua psicologa. Da quanto accenna, credo che la situazione non ponga problemi alla conservazione del segreto professionale.

Cordiali saluti,
[#11]
Utente
Utente
Infatti gia glie ne ho parlato, lo sa da prima che lo facessi..è stata l'unica cosa su cui fin ora non ho voluto ascoltarla.. A lei non passa neanche per l'anticamera del cervello di violare il segreto. Non ci guadagnerebbe nulla..
La mia era solo una curiosità..
Cordialmente!
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Dr.ssa Flavia Massaro Psicologo 12.5k 233 114
Il segreto è generalmente inviolabile, a meno che la persona non riveli seri propositi di far del male a sè stessa o ad altri. In quel caso la situazione deve essere attentamente valutata, agendo prima di tutto all'interno della relazione terapeutica per dissuadere il paziente dai suoi propositi.
Solo se la minaccia è reale e grave il segreto può essere violato, perchè la salvaguardia della vita viene prima di tutto il resto.
Se un paziente racconta di aver già commesso un reato di natura violenta il segreto dev'essere conservato, e anche in questo caso è opportuno accompagnarlo nella rielaborazione di quanto ha commesso per portarlo a riparare (la "riparazione" è molto importante dal punto di vista terapeutico).
Il suo caso non ha quindi a che fare con i reati ai quali mi riferisco, che sono di ben altra natura.
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