Abusi sessuali e rimorso
Buongiorno, sono una ragazza e durante la mia infanzia, ho subito un abuso sessuale da parte di un conoscente; episodio che ho dimenticato per anni e che è riaffiorato durante l'adolescenza, quando ad abusare di me una seconda volta, è stato un famigliare. Ho raccontato del secondo trauma subito ai miei genitori: loro hanno chiuso la questione semplicemnte facendo finta di nulla e dopo un breve periodo in cui hanno escluso il famigliare che mi ha abusata, hanno riallacciato in modo ancora più intenso i rapporti con lui, dimenticandosi di quello che ho subito. Oggi vivo con mia madre gravemente malata e il mio problema è che la odio profondamente per non avermi aiutato quando le ho chiesto aiuto. Al tempo stesso mi sento in dovere di non abbandonarla fino a quando avrà vita, poichè penso che la "famiglia", quella come la intendo io, sia sacra, e che non potrei mai crearne una mia, in un futuro, abbandondo mia madre ora... sarebbe come "iniziare con un passo falso". Sono dilaniata da questo dilemma, oltre che da tutta una serie di problematiche legate a quello che ho subito durante l'adolescenza e l'infanzia. Quello che voglio chiedere è se sia giusto occuparmi di una madre che sento ostile ormai da molto tempo, o se invece sarebbe meglio lasciarla a se stessa e iniziare a pensare un po' a me. Ho il timore che un giorno, se abbandonassi mia madre ora, vivrei nel rimorso, aggiungendo altro dolore a quello che già provo.
Grazie per l'attenzione.
Grazie per l'attenzione.
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Gent.le utente
sembra che la sua storia sia stata segnata da eventi dolorosi, non solo dall'abuso ma anche dal senso di tradimento percepito nei confronti dei suoi genitori.
Come se non bastasse quello oggi si sente fortemente ambivalente nei confronti di sua madre per quel tradimento.
Sembra infatti che da un lato, teme che non prendendosi cura di sua madre sia poi dilaniata dai rimorsi e che possa compromettere la possibilità di farsi una sua famiglia, dall'altro lato sente rabbia nei suoi confronti perchè le sembra che nel prendersi cura di sua madre, non si stia prendendo cura di se.
Le consiglio di farsi aiutare nel dipanare questa ambivalenza interna, anche per tutte le altre problematiche che segnano la sua vita a partire da quello che le è successo. Cerchi un professionista psicoterapeuta della sua zona che possa aiutarla in questo dilemma e nelle cura delle sue ferite.
Cordiali saluti
sembra che la sua storia sia stata segnata da eventi dolorosi, non solo dall'abuso ma anche dal senso di tradimento percepito nei confronti dei suoi genitori.
Come se non bastasse quello oggi si sente fortemente ambivalente nei confronti di sua madre per quel tradimento.
Sembra infatti che da un lato, teme che non prendendosi cura di sua madre sia poi dilaniata dai rimorsi e che possa compromettere la possibilità di farsi una sua famiglia, dall'altro lato sente rabbia nei suoi confronti perchè le sembra che nel prendersi cura di sua madre, non si stia prendendo cura di se.
Le consiglio di farsi aiutare nel dipanare questa ambivalenza interna, anche per tutte le altre problematiche che segnano la sua vita a partire da quello che le è successo. Cerchi un professionista psicoterapeuta della sua zona che possa aiutarla in questo dilemma e nelle cura delle sue ferite.
Cordiali saluti
Dott.ssa Maria Cristina Bivona
Psicoterapeuta e Sessuologa
Roma- Tivoli 347 0550866
www.psicologotivoli.com
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Carissima, come ha scritto lei l'abbandono di sua madre sarebbe un fatto che probabilmente vivrebbe in modo doloroso (senso di colpa?), questo non vuol dire che pensare a se stessi equivalga ad abbandonare sua madre, forse esistono misure intermedie per questa cosa.
Dovrebbe farsi aiutare da qualcuno, uno psicologo psicoterapeuta, che l'aiuti nell'affrontare queste esperienze e questa situazione attuale caratterizzata da queste forti emozioni contrastanti.
Può rivolgersi sia alla ASL che a dei centri antiviolenza (sono molte le associazioni in italia) che da un professionista privato esperto.
Le posso dire con ragionevole certezza che un'equilibrio è possibile, ed a volte è possibile persino "fare pace" con se stessi.
Dovrebbe farsi aiutare da qualcuno, uno psicologo psicoterapeuta, che l'aiuti nell'affrontare queste esperienze e questa situazione attuale caratterizzata da queste forti emozioni contrastanti.
Può rivolgersi sia alla ASL che a dei centri antiviolenza (sono molte le associazioni in italia) che da un professionista privato esperto.
Le posso dire con ragionevole certezza che un'equilibrio è possibile, ed a volte è possibile persino "fare pace" con se stessi.
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 2.2k visite dal 20/01/2011.
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