Pulsioni contrastanti e instabilità
Gentili medici,
ho già scritto per un consulto ricevendo la gentile e tempestiva risposta di due di voi.
Vivo una relazione a distanza (io abito all'estero, dove ho vinto un dottorato un anno e mezzo fa), ed è stato l'anno e mezzo piu' difficile della mia vita: trasferimento, la morte di mio padre, ed un pretrasferimento tutt'altro che facile in cui sono anche finita in terapia (purtroppo non conclusa a causa del mio trasferimento qui), causa un periodo di depressione mai completamente risolto avuto intorno ai 18 anni.
Non ho mai capito in tutto questo se la mia storia con questo ragazzo, mai troppo soddisfacente sessualmente (e la distanza non ha ahimè aiutato anzi), fosse causa o effetto dei miei alti e bassi e ora, ritornata dopo le vacanze, mi ritrovo combattuta come al solito fra il mio desiderio di spiccare il volo e il calore di casa che il mio ragazzo, con tutti i suoi limiti, rappresenta (complice anche una famiglia decisamente problematica, al di là del decesso di mio papà che certamente non aiuta).
Mi sembra che lui sia l'ultimo legame con la mia "vita precedente", e spezzare questo legame mi pesa. Inoltre, quando con lui va male, tutto il resto sembra ininfluente. Ho avuto prima delle vacanze un rapporto sessuale con un altro ragazzo che sta qui; lui mi piace ma per tutta una serie di motivi non voglio una storia con lui, ed inoltre senza il mio ragazzo (perchè cosi' mi sento in questo momento, molto molto sola) tutto sembra completamente sbiadito.
Mi sembra di riuscire a vivere tranquilla solo sapendo che lui c'è, e vivendo la mia vita qui tranquilla di lui quando ritorno a casa. Ma non mi piace, mi sembra un atteggiamento di vigliaccheria da parte mia: mi sono sempre rimproverata una certa mancanza di indipendenza, e mi chiedo se l'atteggiamento giusto non sarebbe rompere, assumermi la responsabilità delle mie azioni e ricominciare a vivere da capo.
Non aiuta neanche il fatto, pero', che io veda questa città come assolutamente transitoria.... e mi ritrovo con i soliti pensieri ingarbugliati da cui non riesco ad uscire.
La domanda è: cosa è giusto in questo momento?
E sapendo la risposta (evviva la terapia: la risposta è "è giusto quello che senti giusto per te"), la domanda diventa: cosa posso fare per sentirmi piu' tranquilla? Ho costanti dolori alle ginocchia (ho sempre somatizzato la tensione cosi') e dormo molto male.
Vi ringrazio per l'aiuto
ho già scritto per un consulto ricevendo la gentile e tempestiva risposta di due di voi.
Vivo una relazione a distanza (io abito all'estero, dove ho vinto un dottorato un anno e mezzo fa), ed è stato l'anno e mezzo piu' difficile della mia vita: trasferimento, la morte di mio padre, ed un pretrasferimento tutt'altro che facile in cui sono anche finita in terapia (purtroppo non conclusa a causa del mio trasferimento qui), causa un periodo di depressione mai completamente risolto avuto intorno ai 18 anni.
Non ho mai capito in tutto questo se la mia storia con questo ragazzo, mai troppo soddisfacente sessualmente (e la distanza non ha ahimè aiutato anzi), fosse causa o effetto dei miei alti e bassi e ora, ritornata dopo le vacanze, mi ritrovo combattuta come al solito fra il mio desiderio di spiccare il volo e il calore di casa che il mio ragazzo, con tutti i suoi limiti, rappresenta (complice anche una famiglia decisamente problematica, al di là del decesso di mio papà che certamente non aiuta).
Mi sembra che lui sia l'ultimo legame con la mia "vita precedente", e spezzare questo legame mi pesa. Inoltre, quando con lui va male, tutto il resto sembra ininfluente. Ho avuto prima delle vacanze un rapporto sessuale con un altro ragazzo che sta qui; lui mi piace ma per tutta una serie di motivi non voglio una storia con lui, ed inoltre senza il mio ragazzo (perchè cosi' mi sento in questo momento, molto molto sola) tutto sembra completamente sbiadito.
Mi sembra di riuscire a vivere tranquilla solo sapendo che lui c'è, e vivendo la mia vita qui tranquilla di lui quando ritorno a casa. Ma non mi piace, mi sembra un atteggiamento di vigliaccheria da parte mia: mi sono sempre rimproverata una certa mancanza di indipendenza, e mi chiedo se l'atteggiamento giusto non sarebbe rompere, assumermi la responsabilità delle mie azioni e ricominciare a vivere da capo.
Non aiuta neanche il fatto, pero', che io veda questa città come assolutamente transitoria.... e mi ritrovo con i soliti pensieri ingarbugliati da cui non riesco ad uscire.
La domanda è: cosa è giusto in questo momento?
E sapendo la risposta (evviva la terapia: la risposta è "è giusto quello che senti giusto per te"), la domanda diventa: cosa posso fare per sentirmi piu' tranquilla? Ho costanti dolori alle ginocchia (ho sempre somatizzato la tensione cosi') e dormo molto male.
Vi ringrazio per l'aiuto
[#1]
Gentile ragazza, non è possibile darle una risposta che risolva i suoi dubbi in questa sede. I rapporti di coppia, specie se complicati da questioni personali, devono essere affrontati di persona. O fra gli interessati, o di fronte a uno psicologo che conoscendo entrambi possa esprimere giudizi sensati. La sua domanda: "Cosa è giusto in questo momento?" è troppo carica d'aspettative perché le si possa dare una risposta attraverso questo mezzo, dati i limiti del caso. Per cui devo rinviarla a una consulenza psicologica, tenendo conto anche delle sue possibilità (distanza da casa, dal suo ragazzo ecc.).
Cordiali saluti
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
In un anno e mezzo dovrebbe aver almeno imparato i rudimenti della lingua. Spiegando allo psicologo locale la sua situazione, lui dovrebbe riuscire a condurre le sedute in modo tale da facilitare la comunicazione fra voi. Dopotutto lo psicologo è - o si presume che sia - anche un esperto di comunicazione.
Cordiali saluti
Cordiali saluti
[#4]
Gent.le ragazza,
per fare psicoterapia non bisogna rivolgersi ad uno medico ma ad uno psicologo-psicoterapeuta,dovrebbe cercare uno specialista che anche se non italiano lo comprenda almeno in parte oppure provare a fare un colloquio in lingua straniera e poi valutare se è il caso di proseguire un percorso.
"Non aiuta neanche il fatto, pero', che io veda questa città come assolutamente transitoria.... e mi ritrovo con i soliti pensieri ingarbugliati da cui non riesco ad uscire."
La psicoterapia non ha necessariamente dei tempi lunghi e se è efficace è in grado di stimolare il processo di cambiamento fin dal primo colloquio.
Se ci dicesse in quale paese risiede attualmente forse potremmo darle qualche indicazione in più.
Cordialmente
per fare psicoterapia non bisogna rivolgersi ad uno medico ma ad uno psicologo-psicoterapeuta,dovrebbe cercare uno specialista che anche se non italiano lo comprenda almeno in parte oppure provare a fare un colloquio in lingua straniera e poi valutare se è il caso di proseguire un percorso.
"Non aiuta neanche il fatto, pero', che io veda questa città come assolutamente transitoria.... e mi ritrovo con i soliti pensieri ingarbugliati da cui non riesco ad uscire."
La psicoterapia non ha necessariamente dei tempi lunghi e se è efficace è in grado di stimolare il processo di cambiamento fin dal primo colloquio.
Se ci dicesse in quale paese risiede attualmente forse potremmo darle qualche indicazione in più.
Cordialmente
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#5]
Ex utente
Grazie dottoressa per la risposta.... per quello che riguarda la parola "medico", perdoni l'imprecisione. Comunque intendevo esattamente uno psicologo psicoterapeuta; inoltre la terapeuta che mi seguiva in Italia faceva terapia di tipo cognitivo-comportamentale, dunque conosco l'esistenza di terapie brevi.
La transitorietà nel posto non era intesa come impedimento di un percorso di psicoterapia, ma l'avevo citata per far capire quanto poco stabile (anche logisticamente.... con la relativa instabilità affettiva) mi senta in questo momento.
In ogni caso, vivo in Svizzera (parte francofona).
Con la mia terapeuta italiana avevamo parlato di proseguire la terapia in Italia, ed entrambe eravamo d'accordo sul fatto che una terapia in lingua straniera (che parlo, ma nella quale ovviamente non ho una proprietà di linguaggio come nella mia) era sconsigliabile.
In ogni modo, grazie per l'attenzione
La transitorietà nel posto non era intesa come impedimento di un percorso di psicoterapia, ma l'avevo citata per far capire quanto poco stabile (anche logisticamente.... con la relativa instabilità affettiva) mi senta in questo momento.
In ogni caso, vivo in Svizzera (parte francofona).
Con la mia terapeuta italiana avevamo parlato di proseguire la terapia in Italia, ed entrambe eravamo d'accordo sul fatto che una terapia in lingua straniera (che parlo, ma nella quale ovviamente non ho una proprietà di linguaggio come nella mia) era sconsigliabile.
In ogni modo, grazie per l'attenzione
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.6k visite dal 14/01/2011.
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