Aiuto - persona di famiglia che non vuole incontrare psicoterapeuta
Scrivo queste righe per chiederVi un aiuto poiche' abbiamo in famiglia una situazione di diffcolta' e siamo un po spaventati ( penso sia normale ).
Staro sul generico perche' non vorrei mai che la persona che potrebbe avere necessita' di aiuto capisca un domani anche guardando in questo sito che ho scritto queste righe per non farla sentire "male".
Questa persona tutto ad un tratto a perso interesse verso le cose che gli piacevano fare, o meglio a preso interesse a fare attivita' ludiche con amici e altro che a volte la portano a stare fuori fino a tarda ora, aha perso interesse per la scuola ( anche se di fatto non riesce + a concentrarsi - a detta sua ), ha un forte odio verso le persone di famiglia che cercano di aiutrala ( odio anche intenso esprimendo piacere se stiamo male e cattiveria se costretta a non poter fare alcune cose strane, tipo uscire improvvisamente di casa ).
Consultati piu' dottori ai quali si è riferita la situazione, quasi tutti concoradno sul fatto di dover vedere la persona per capire come poterla aiutare.
Provando a convincere questa persona alle buone e piu' volte ad incontrare un dottore essa si rifiuta ombrandosi e avendo anche reazioni forti.
Ora vi chiedo come possiamo fare per aiutare questa persona alla quale tutti noi di famiglia vogliamo bene ma non riusciamo piu' a riconoscere e a capire?
Quali sono le possibilita' che ci si prospettano?
Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra attenzione.
Saluti.
Staro sul generico perche' non vorrei mai che la persona che potrebbe avere necessita' di aiuto capisca un domani anche guardando in questo sito che ho scritto queste righe per non farla sentire "male".
Questa persona tutto ad un tratto a perso interesse verso le cose che gli piacevano fare, o meglio a preso interesse a fare attivita' ludiche con amici e altro che a volte la portano a stare fuori fino a tarda ora, aha perso interesse per la scuola ( anche se di fatto non riesce + a concentrarsi - a detta sua ), ha un forte odio verso le persone di famiglia che cercano di aiutrala ( odio anche intenso esprimendo piacere se stiamo male e cattiveria se costretta a non poter fare alcune cose strane, tipo uscire improvvisamente di casa ).
Consultati piu' dottori ai quali si è riferita la situazione, quasi tutti concoradno sul fatto di dover vedere la persona per capire come poterla aiutare.
Provando a convincere questa persona alle buone e piu' volte ad incontrare un dottore essa si rifiuta ombrandosi e avendo anche reazioni forti.
Ora vi chiedo come possiamo fare per aiutare questa persona alla quale tutti noi di famiglia vogliamo bene ma non riusciamo piu' a riconoscere e a capire?
Quali sono le possibilita' che ci si prospettano?
Vi ringrazio anticipatamente per la Vostra attenzione.
Saluti.
[#1]
Gent.le utente,
la situazione che descrive è riassumibile nella parola "sfida" mi sembra evidente che il suo familiare vi stia sfidando ma il punto è: che significa questo comportamento?
Forse questa persona attraverso tali comportamenti sta esprimendo un disagio che non emerge direttamente perché nascosto dietro alla rabbia e al risentimento che esprime attraverso il compiacimento per il malessere dei suoi familiari.
La possibilità che si prospetta è un'escalation delle conflittualità, a meno che non sia disposto a mettersi in discussione rivolgendosi ad uno psicoterapeuta per sperimentare una modalità relazionale alternativa e funzionale ad un'efficace comunicazione con il suo familiare.
In altre parole, il cambiamento che ci aspettiamo dagli altri possiamo provare a facilitarlo dimostrando la nostra flessibilità anziché irrigidirci sulle nostre posizioni cronicizzando la conflittualità.
la situazione che descrive è riassumibile nella parola "sfida" mi sembra evidente che il suo familiare vi stia sfidando ma il punto è: che significa questo comportamento?
Forse questa persona attraverso tali comportamenti sta esprimendo un disagio che non emerge direttamente perché nascosto dietro alla rabbia e al risentimento che esprime attraverso il compiacimento per il malessere dei suoi familiari.
La possibilità che si prospetta è un'escalation delle conflittualità, a meno che non sia disposto a mettersi in discussione rivolgendosi ad uno psicoterapeuta per sperimentare una modalità relazionale alternativa e funzionale ad un'efficace comunicazione con il suo familiare.
In altre parole, il cambiamento che ci aspettiamo dagli altri possiamo provare a facilitarlo dimostrando la nostra flessibilità anziché irrigidirci sulle nostre posizioni cronicizzando la conflittualità.
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#3]
Gentile utente,
la questione è di difficile risoluzione poiché come ha potuto sperimentare deve essere la persona stessa a decidere di rivolgersi ad uno specialista, a nulla vale cercare di convincerla se non ha motivazioni proprie.
" Consultati piu' dottori ai quali si è riferita la situazione, quasi tutti concoradno sul fatto di dover vedere la persona per capire come poterla aiutare", non posso che confermare quanto le è già stato detto.
Dalla sua prudentissima descrizione sembrerebbe trattarsi di un adolescente o di un giovane adulto, ma lei non ne rivela l'età. Una domanda come mai ha chiesto lei il consulto - o forse è il genitore? E se non lo fosse i genitori come la pensano? Hanno le sue stesse preoccupazioni? Se così fosse potrebbero allora chiedere loro stessi un consulto in presenza ad un terapeuta familiare anche per riuscire a comprendere come dare risposte efficaci ad una situazione che pare coinvolgere l'intera famiglia e rischia di irrigidirsi ancora di più.
Cordiali saluti
la questione è di difficile risoluzione poiché come ha potuto sperimentare deve essere la persona stessa a decidere di rivolgersi ad uno specialista, a nulla vale cercare di convincerla se non ha motivazioni proprie.
" Consultati piu' dottori ai quali si è riferita la situazione, quasi tutti concoradno sul fatto di dover vedere la persona per capire come poterla aiutare", non posso che confermare quanto le è già stato detto.
Dalla sua prudentissima descrizione sembrerebbe trattarsi di un adolescente o di un giovane adulto, ma lei non ne rivela l'età. Una domanda come mai ha chiesto lei il consulto - o forse è il genitore? E se non lo fosse i genitori come la pensano? Hanno le sue stesse preoccupazioni? Se così fosse potrebbero allora chiedere loro stessi un consulto in presenza ad un terapeuta familiare anche per riuscire a comprendere come dare risposte efficaci ad una situazione che pare coinvolgere l'intera famiglia e rischia di irrigidirsi ancora di più.
Cordiali saluti
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Ex utente
Io sono lo zio ( per me è come se fosse un figlio forse di piu' ), i genitori la pensano allo stesso modo, oltre ad essere molto preoccupati.
Cosa intende per " UN CONSULTO IN PRESENZA ".
In effetti trattasi di diciottenne ( compiuti da poco ).
Grazie tante.
Siete gentilissimi e offrite un servizio eccezzionale.
Complimenti.
Cosa intende per " UN CONSULTO IN PRESENZA ".
In effetti trattasi di diciottenne ( compiuti da poco ).
Grazie tante.
Siete gentilissimi e offrite un servizio eccezzionale.
Complimenti.
[#5]
Forse non mi sono spiegata chiaramente: solitamente quando si consiglia ad un familiare di rivolgersi ad uno psicoterapeuta, quest'ultimo viene identificato come un potenziale alleato del familiare che ha dato il consiglio, di conseguenza si ottiene una risposta negativa così comè + accaduto anche nel suo caso.
Per questo motivo, quando non c'è la motivazione da parte della persona in questione, a chiedere aiuto ad uno specialista ci sono due possibilità:
-rivolgersi direttamente ad uno psicoterapeuta;
- provare a proporre un colloquio nel quale siano coinvolti gli altri familiari oltre alla persona in questione in modi che quest'ultimo possa esprimere le sue ragioni e ci sia uno spazio protetto nel quale imparare a confrontarsi in modo efficace.
Cordialmente
Per questo motivo, quando non c'è la motivazione da parte della persona in questione, a chiedere aiuto ad uno specialista ci sono due possibilità:
-rivolgersi direttamente ad uno psicoterapeuta;
- provare a proporre un colloquio nel quale siano coinvolti gli altri familiari oltre alla persona in questione in modi che quest'ultimo possa esprimere le sue ragioni e ci sia uno spazio protetto nel quale imparare a confrontarsi in modo efficace.
Cordialmente
[#6]
Consulto in presenza significa faccia a faccia cioè di persona, prendendo un appuntamento e recandosi dallo specialista, in questo caso psicologo/psicoterapeuta familiare (molto indicato l'orientamento sistemico-relazionale).
La ringraziamo anche noi per il cortese riscontro.
Molti auguri
La ringraziamo anche noi per il cortese riscontro.
Molti auguri
[#8]
Sarebbe il modo migliore per far sentire suo nipote "solo contro tutti" e poi l'assistenza domiciliare psicologica si fa solo in caso di patologie invalidanti e non è questo il caso.
Dato che è stato già esplicitamente consigliato al ragazzo di rivolgersi ad uno psicologo compromettendo così la possibilità di un intervento diretto, l'alternativa è, come le avevo già anticipato, che siano i suoi genitori a fare un colloquio con uno psicoterapeuta per individuare strategie comunicative efficaci con il figlio.
Cordialmente
Dato che è stato già esplicitamente consigliato al ragazzo di rivolgersi ad uno psicologo compromettendo così la possibilità di un intervento diretto, l'alternativa è, come le avevo già anticipato, che siano i suoi genitori a fare un colloquio con uno psicoterapeuta per individuare strategie comunicative efficaci con il figlio.
Cordialmente
[#9]
Fare trovare il ragazzo sul fatto compiuto, se è questo che intende, con un professionista dentro casa a sua insaputa, sarebbe un tragico errore. Né mai uno specialista si presterebbe ad una simile soluzione.
Come le ho espresso in un post precedente, un terapeuta familiare sarebbe la soluzione più opportuna. Contattandolo direttamente potreste avere preziose indicazioni anche in merito al primo appuntamento, come eventualmente coinvolgere il ragazzo o se sia il caso di vedere in prima istanza solo i genitori.
Spero di esserle stata di aiuto.
Buonanotte anche a lei.
Come le ho espresso in un post precedente, un terapeuta familiare sarebbe la soluzione più opportuna. Contattandolo direttamente potreste avere preziose indicazioni anche in merito al primo appuntamento, come eventualmente coinvolgere il ragazzo o se sia il caso di vedere in prima istanza solo i genitori.
Spero di esserle stata di aiuto.
Buonanotte anche a lei.
[#10]
Gentile signore, oltre alle opportune raccomandazioni delle colleghe le suggerisco anche questa breve nota:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html
Tenete presente che l'aiuto forzato rischia facilmente di trasformarsi in braccio di ferro e, di conseguenza, di peggiorare la situazione anziché migliorarla.
Cordiali saluti
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/328-aiuto-a-tutti-i-costi-come-posso-convincere-mio-marito-moglie-amico-fidanzato-a-farsi-visitare.html
Tenete presente che l'aiuto forzato rischia facilmente di trasformarsi in braccio di ferro e, di conseguenza, di peggiorare la situazione anziché migliorarla.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#11]
Ex utente
Intanto ringrazio nuovamente per le Vosrte risposte e consigli.
Chiedo, comunque, fino a che punto è giusto aspettare - provare con l' opera di convincimento?
Se questa, anche consultandosi con psicoterapeuti ( cosa tra l' altro in corso ) non porta da nessuna parte come si puo' risolvere la situazione?
E poi leggendo la nota di cui sopra sembra che sia cmq possibile arrivare a portare a casa una persona specializzata - ma si diceva che non sarebbe giusto?
Non si potrebbe pensare di prendere un appuntmento e mettere la persona che ha bisogno di aiuto davanti ad un fatto compiuto?
Vi ringrazio ancora per la disponibilita'.
Chiedo, comunque, fino a che punto è giusto aspettare - provare con l' opera di convincimento?
Se questa, anche consultandosi con psicoterapeuti ( cosa tra l' altro in corso ) non porta da nessuna parte come si puo' risolvere la situazione?
E poi leggendo la nota di cui sopra sembra che sia cmq possibile arrivare a portare a casa una persona specializzata - ma si diceva che non sarebbe giusto?
Non si potrebbe pensare di prendere un appuntmento e mettere la persona che ha bisogno di aiuto davanti ad un fatto compiuto?
Vi ringrazio ancora per la disponibilita'.
[#12]
>>> Non si potrebbe pensare di prendere un appuntmento e mettere la persona che ha bisogno di aiuto davanti ad un fatto compiuto?
>>>
Questo va visto caso per caso, dovrebbe essere lo specialista a valutarlo direttamente. A volte può essere l'unica soluzione mentre in altri, come le veniva fatto notare dai colleghi, si può rischiare di colludere con i comportamenti disfunzionali della persona. Quindi la valutazione dev'essere fatta conoscendo nei dettagli la situazione.
Nell'insieme sembra che in questa famiglia ci si stia dando un gran da fare per aiutare questa ragazza ma che, visti i risultati, sarebbe forse il momento di rivedere la strategia. Ho l'impressione che l'intervento dovrà comprendere in varia misura anche i familiari che vivono con la ragazza, per arrivare ad agire su di lei attraverso loro.
Vi suggerisco quindi di chiedere un parere a uno psicologo/psicoterapeuta a indirizzo strategico o familiare/relazionale. Spesso nelle famiglie per aiutarne uno bisogna agire sugli altri. Nel caso dei ragazzi, poi, è quasi la norma.
Cordiali saluti
>>>
Questo va visto caso per caso, dovrebbe essere lo specialista a valutarlo direttamente. A volte può essere l'unica soluzione mentre in altri, come le veniva fatto notare dai colleghi, si può rischiare di colludere con i comportamenti disfunzionali della persona. Quindi la valutazione dev'essere fatta conoscendo nei dettagli la situazione.
Nell'insieme sembra che in questa famiglia ci si stia dando un gran da fare per aiutare questa ragazza ma che, visti i risultati, sarebbe forse il momento di rivedere la strategia. Ho l'impressione che l'intervento dovrà comprendere in varia misura anche i familiari che vivono con la ragazza, per arrivare ad agire su di lei attraverso loro.
Vi suggerisco quindi di chiedere un parere a uno psicologo/psicoterapeuta a indirizzo strategico o familiare/relazionale. Spesso nelle famiglie per aiutarne uno bisogna agire sugli altri. Nel caso dei ragazzi, poi, è quasi la norma.
Cordiali saluti
[#13]
Ex utente
Intanto ringrazio nuovamente per le Vosrte risposte e consigli.
Chiedo, comunque, fino a che punto è giusto aspettare - provare con l' opera di convincimento?
Se questa, anche consultandosi con psicoterapeuti ( cosa tra l' altro in corso ) non porta da nessuna parte come si puo' risolvere la situazione?
E poi leggendo la nota di cui sopra sembra che sia cmq possibile arrivare a portare a casa una persona specializzata - ma si diceva che non sarebbe giusto?
Non si potrebbe pensare di prendere un appuntmento e mettere la persona che ha bisogno di aiuto davanti ad un fatto compiuto?
Vi ringrazio ancora per la disponibilita'.
Chiedo, comunque, fino a che punto è giusto aspettare - provare con l' opera di convincimento?
Se questa, anche consultandosi con psicoterapeuti ( cosa tra l' altro in corso ) non porta da nessuna parte come si puo' risolvere la situazione?
E poi leggendo la nota di cui sopra sembra che sia cmq possibile arrivare a portare a casa una persona specializzata - ma si diceva che non sarebbe giusto?
Non si potrebbe pensare di prendere un appuntmento e mettere la persona che ha bisogno di aiuto davanti ad un fatto compiuto?
Vi ringrazio ancora per la disponibilita'.
[#14]
Gent.le utente,
non si tratta nè di aspettare nè di convincere ma di mettersi in discussione e come le ha detto il dr.Santonocito
iniziare a prendere in considerazione che il cambiamento per essere efficace deve riguardare tutti i componenti del nucleo familiare.
Caordialmente
non si tratta nè di aspettare nè di convincere ma di mettersi in discussione e come le ha detto il dr.Santonocito
iniziare a prendere in considerazione che il cambiamento per essere efficace deve riguardare tutti i componenti del nucleo familiare.
Caordialmente
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 2.1k visite dal 13/01/2011.
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