Mancanza di stimoli, insicurezza

Salve, preciso che chiedo un consulto per capire me stesso il meglio possibile.
Una cosa che noto in aumento è la svogliatezza in tanti amici/amiche della mia età (ho ancora 17 anni); non sono in effetti l' unico che abbandona la scuola senza aver nemmeno cominciato le superiori, in cerca magari di un lavoro con il quale poter guadagnare senza sforzarsi troppo.
Devo premettere che sicuramente le capacità di comprensione necessarie per lo studio le ho sempre avute: ho una discreta intelligenza e una grande immaginazione, non ho mai avuto bisogno di aiuti per apprendere le materie scolastiche e se mi metto d' impegno imparo molto in fretta.
Fin qui c'è ben poco di medico in questo problema, ciò nonostante da ormai più di 4 anni la mia già scarsa voglia di studiare viene facilmente vinta, e mi ritrovo al computer il più delle volte per giornate intere.
Sono sempre stato prevenuto verso lo studio e le scuole in sé, ma ormai credo di essere convinto ancora prima di cominciare di non poter capire, e così non mi metto nemmeno più a studiare.
Parlo al presente, ma è già un anno che ho abbandonato la scuola ripiegando verso un bel lavoretto semplice, e ora mi accorgo che le conoscenze di cultura generale le sto pian piano perdendo: spesso, quando affronto discorsi di una certa importanza o lunghezza, mi ritrovo a non ricordarmi alcune parole, a ripetere le stesse frasi o addirittura a balbettare prima che mi venga in mente un preciso pensiero (ai tempi della scuola vincevo sempre qualsiasi gioco di parole come scarabeo, e non ho mai preso meno di 9 nei temi di italiano... perfino per scrivervi questa domanda devo rubare le parole ad una domanda simile posta da un altro utente).
Ho sempre letto tantissimo, ma da quando ho iniziato il lavoro dico a me stesso che non ho tempo per leggere; mi è anche sempre piaciuto scrivere, avevo infatti inventato una serie di fumetti e racconti che leggevamo in classe; ora non impugno una penna da mesi.
Cosa spinge me (e molti altri ragazzi) ad accettare questa vita senza stimoli culturali? è del tutto una nostra decisione o siamo solo in cerca di una tranquillità mentale data dalla lontananza degli stimoli emotivi e sociali che permeano l’ ambiente scolastico?
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Dr. Massimo D'Alessandro Psicologo, Psicoterapeuta 93 4
Gentile ragazzo,
nelle sue parole emergono, due "regole" sulle quali lei sembra avere concretizzato parte della sua vita presente. Le riassumo brevemente con parole mie: "Non sarò in grado di capire e pertanto è inutile provare" e "Ho bisogno di un lavoro che non mi richieda grandi sforzi". Tutte e due le regole potrebbero fare pensare (questa è un'ipotesi) che lei in fondo in fondo non si senta capace di fare grandi cose e per questo si stia accontentando.

L'attuale descrizione che lei ha fatto di Sé sembra essere discrepante con l'immagine di Sè che lei aveva prima: "... le capacità di comprensione necessarie per lo studio le ho sempre avute: ho una discreta intelligenza e una grande immaginazione, non ho mai avuto bisogno di aiuti per apprendere le materie scolastiche e se mi metto d' impegno imparo molto in fretta."

L'attuale immagine di Sé sembra averla portata ad accettare una vita per lei poco soddisfacente e povera di stimoli culturali, ma che al contempo sente in grado di poter gestire.

La precedente immagine di Sé lo aveva reso un amante della lettura e della scrittura anche in modi francamente creativi.

Potrei essere d'accordo con lei quando dice che la lontanza da alcuni stimoli come quelli che permeano un ambiente scolastico possa influire negativamente sulla nostra motivazione allo studio e alla curiosità intellettuale, ma credo, in considerazione del disagio che lei stesso prova ad avere abbandonato la scuola, che questa spiegazione non sia sufficiente.


Cordialmente.

Dr. Massimo DAlessandro
Psicologo-Psicoterapeuta
www.massimo-dalessandro.com