Gestione separazione

Egregi Dottori,
Mi sono da meno di un anno separata (separazione giudiziale da me voluta) perché mio marito, dopo l’ennesimo litigio dovuto alla sua “dipendenza morbosa da mamma” (persona gretta, invadente e prepotente) ha arbitrariamente lasciato la casa coniugale con mio figlio di 5 anni per trasferirsi dalla mamma asserendo senza prova alcuna che io soffrissi di patologie psichiatriche. Dopo ben cinque mesi di inferno (CTU psicologiche e psichiatriche) gli esiti a mio favore hanno fatto sì che mi fosse reso il bambino. Cinque mesi senza mio figlio, con marito, suocera e cognata che non me lo facevano vedere sono stati devastanti. Attualmente sto seguendo un percorso psicoterapico perché ogni notte rivivo la scena del “rapimento” del mio bambino a carico di mio marito coadiuvato da un parente. (loro sono un branco e mio marito è incapace di agire da solo, infatti quando per caso ci si incontra da soli scappa correndo). Mi sveglio terrorizzata e con un senso di sporco addosso al pensiero di essere stata sposata con quell’uomo che devo immediatamente farmi una doccia. Questa persona non si rassegna, il figlio per lui è un trofeo (concepito in provetta dati i suoi gravi problemi spermatici) e rappresenta la sua virilità. Durante il periodo matrimoniale i rapporti erano pochissimi (3 all’anno max) e mentre credeva dormissi si masturbava. Immediatamente fuori casa frequentava già altre donne (bizzarro per un uomo che fino a pochi istanti prima diceva di amarmi).Non so come gestire questa persona, vive in un mondo parallelo di bugie su bugie. Ogni giorno c’è una cattiveria e io mi ritrovo sempre a dover lottare per vie legali e sono stanca. Sto andando avanti con le unghie e con i denti per il mio bambino ma è dura e spesso ho la sensazione di essere inadeguata e che questo incubo non avrà mai fine. Dall’inizio della psicoterapia sono molto migliorata nelle relazioni (prima non potevo fare nulla se non uscire con i suoi parenti – da me detestati –ed ero impossibilitata a relazionarmi con il resto del mondo) ma alterno momenti di up a momenti di down. Mi sono costruita una rete di amicizie, ho ritrovato in parte la voglia di fare ma ho sempre l’angoscia di non essere all’altezza. Per anni mi hanno detto che non valevo niente e io ho sempre cercato di compiacere, ho sempre cercato di dimostrare che ero una brava persona. Ecco, non riesco ad uscire da questo loop. La psicologa mi ha detto che sarà un lavoro lungo, io mi sento ancora dipendente da mio marito. Gli psichiatri che mi hanno analizzato hanno escluso patologie. Mi chiedo se riusciro’ mai a vivere in pace, se mai riusciro’ a fermare quest’uomo o per lo meno a cercare di comunicare con lui sul bambino (ha anche cercato di ricusare i CTU perché non gli hanno dato ragione). Mi ripeto, ma come posso gestire quest’uomo che non ha capacità empatiche, ha manie ossessive di controllo, e fondamentalmente è un bugiardo. Grazie per l'aiuto.
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Dr. Leonardo Fricano Psicologo, Psicoterapeuta 232 12
Gentile signora, potrebbe aiutarmi a capire meglio cosa intende dire per gestire quell'uomo? Vorrebbe forse sapere come farlo comportare come lei desidera? O vorrebbe sapere in che modo lei potrebbe ridurre il disagio che prova quando suo marito si comporta male?

Nell'attesa porgo cordiali saluti

Dr. Leonardo Fricano Psicologo e Psicoterapeuta
Palermo,Bagheria
tel 091 7721646 cell 393 4271998
www.leonardofricano.com

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Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Egregio Dr. Fricano,
innanzitutto grazie per la sua replica.
Vorrei cercare di capire come posso farlo ragionare, soprattutto fargli capire che il bambino non è un trofeo e che il suo comportamento lo danneggia. Il piccolo è come ben puo' immaginare estremamente confuso. Vedere il padre che mi provoca in ogni modo, che ci aggredisce a male parole per strada, spaventandolo e spaventandomi, non è certo positivo per lui(e pare sia troppo poco per una denuncia per stalking). Ha solo 5 anni.
Io ho provato sia a reagire - ma mai in presenza del piccolo - che a cercare almeno apparentemente di mostrare indifferenza: risultato pari a zero in entrambi i casi. Ciò ovviamente mi fa stare male e mi trascino la cosa per giorni. Appena credo di aver superato il singolo episodio, lui riparte con un nuovo attacco e sono da capo.
Quell'uomo vuole con la sua personale legge da far west indurmi ad una reazione tale da poter dire "ecco, ve lo avevo detto che era pazza!" Non so come fare per cercare di limitare il continuo disagio che mi provoca.
Grazie ancora e nell'attesa invio un cordiale saluto.
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Dr. Leonardo Fricano Psicologo, Psicoterapeuta 232 12
Gentilissima signora la richiesta che ci rivolge e' quella di consigliarle dei comportamenti su come fare ragionare il suo ex. Mi ricresce informarla che il rivedere i propri ragionamenti appartiene alla persona, pertanto questo potrebbe essere possibile se fosse suo marito a sentire il bisogno di mettersi in discussione. Lei inoltre e' un attore molto importante della storia e per questo emotivamente molto coinvolta e fortemente risentita. Proprio per tale motivo lei e' la persona meno indicata per fare rivedere a suo marito l'inapropriatezza di alcuni suoi comportamenti. L'alternatva che rimane e ' che facendo leva sull'amore che entrambi nutrite per il bambino, dovreste chiedere una consulenza su come sviluppare una relazione che non ricada negativamente nel figlio. Per fare ciò dovreste essere capaci di accantonare l'orgoglio ed il rancore che ognuno di voi nutre nei confronti dell'altro, e so a priori che inizialmente non Sara facile. Lei da come ha descritto questa storia e fortemente provata e capirei le eventuali sue resistenze a ritrovarsi con il suo ex, ma sinceramente non vedo nessuna altra alternativa ragionevole. Con la speranza di esserne stato utile, rimango a sua disposizione e cordialmente la saluto
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Attivo dal 2011 al 2011
Ex utente
Grazie ancora Dott. Fricano.
Ho già tentato tramite i miei avvocati a proporre un percorso con un esperto ma la mia proposta è stata respinta. Purtroppo ho ha che fare con una persona "particolare". Proverò a far rivalutare tale proposta.
Grazie ancora dell'aiuto.