Psicologo, bergamo,autostima
Buongiorno,
sto cercando un buono psicologo dalle parti di Bergamo o, ancor meglio,uno che possa cominciare a seguirmi a distanza in qualche modo per poi eventualmente iniziare una terapia di persona (mi trovo all'estero ancora per qualche mese).
Purtroppo le mie disponibilità economiche non sono per nulla elevate, quindi se mi suggeriste una struttura pubblica di buon livello lo preferirei.
Vi spiego brevemente il mio problema, anche se non mi risulta facile data la grande confusione che ho in testa: mi sento come nel mezzo di un viluppo di situazioni, in parte reali in parte opera della mia testa, in parte createsi a causa mia in parte dovute alle circostanze della mia vita, e sento che tutti questi problemi si intrecciano sempre più.
Un evento di questi giorni, l'abbandono da parte della persona con cui sono stato per otto anni e con cui immaginavo un futuro, mi ha dato una spinta, ma meditavo da tempo di rivolgermi a uno specialista.
Mi sembra che mi manchi l'autostima, penso di avere stati altalenanti di lieve depressione (meno frequenti che in passato: ho acquisito un atteggiamento quasi stoico, e non so se sia bene o male) e ho pure qualche problema nel relazionarmi con la mia famiglia e con le persone che mi circondano (anche se in questo periodo ho molto migliorato questo aspetto del mio carattere). Inoltre non riesco a raggiungere degli obiettivi anche minimi, mi fermo sempre prima di riuscire a far qualcosa di buono. Forse è paura di fallire, forse non voglio crescere. Il fatto poi che mi sia fatto prendere in giro da una persona che probabilmente ha problemi psicologici simili o più grandi dei miei e che non mi ha sostenuto nè cercava probabilmente un rapporto maturo, mi ha dato un colpo fortissimo che sto cercando di attutire con l'aiuto di chi mi sta vicino.
In ogni caso sento la necessità di risolvere i miei problemi, di guardarmi dentro, di capire chi sono e provare ad andare avanti. Vorrei riuscire a trovare qualcuno che mi tiri fuori questa matassa di pensieri e trovi il nodo da sciogliere, se c'è. Vi ringrazio per eventuali suggerimenti.
sto cercando un buono psicologo dalle parti di Bergamo o, ancor meglio,uno che possa cominciare a seguirmi a distanza in qualche modo per poi eventualmente iniziare una terapia di persona (mi trovo all'estero ancora per qualche mese).
Purtroppo le mie disponibilità economiche non sono per nulla elevate, quindi se mi suggeriste una struttura pubblica di buon livello lo preferirei.
Vi spiego brevemente il mio problema, anche se non mi risulta facile data la grande confusione che ho in testa: mi sento come nel mezzo di un viluppo di situazioni, in parte reali in parte opera della mia testa, in parte createsi a causa mia in parte dovute alle circostanze della mia vita, e sento che tutti questi problemi si intrecciano sempre più.
Un evento di questi giorni, l'abbandono da parte della persona con cui sono stato per otto anni e con cui immaginavo un futuro, mi ha dato una spinta, ma meditavo da tempo di rivolgermi a uno specialista.
Mi sembra che mi manchi l'autostima, penso di avere stati altalenanti di lieve depressione (meno frequenti che in passato: ho acquisito un atteggiamento quasi stoico, e non so se sia bene o male) e ho pure qualche problema nel relazionarmi con la mia famiglia e con le persone che mi circondano (anche se in questo periodo ho molto migliorato questo aspetto del mio carattere). Inoltre non riesco a raggiungere degli obiettivi anche minimi, mi fermo sempre prima di riuscire a far qualcosa di buono. Forse è paura di fallire, forse non voglio crescere. Il fatto poi che mi sia fatto prendere in giro da una persona che probabilmente ha problemi psicologici simili o più grandi dei miei e che non mi ha sostenuto nè cercava probabilmente un rapporto maturo, mi ha dato un colpo fortissimo che sto cercando di attutire con l'aiuto di chi mi sta vicino.
In ogni caso sento la necessità di risolvere i miei problemi, di guardarmi dentro, di capire chi sono e provare ad andare avanti. Vorrei riuscire a trovare qualcuno che mi tiri fuori questa matassa di pensieri e trovi il nodo da sciogliere, se c'è. Vi ringrazio per eventuali suggerimenti.
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Gentilissimo Utente riguardo a professionisti operanti a Bergamo in questo sito può trovare quelli più vicini alla sua città.
Inoltre presso i consultori o ospedali vengono offerti consulti e terapie o gratuite o pagando semplicemente un tiket agevolato.
Con la speranza di esserle stato utile cordialmente la saluto.
Inoltre presso i consultori o ospedali vengono offerti consulti e terapie o gratuite o pagando semplicemente un tiket agevolato.
Con la speranza di esserle stato utile cordialmente la saluto.
Dr. Leonardo Fricano Psicologo e Psicoterapeuta
Palermo,Bagheria
tel 091 7721646 cell 393 4271998
www.leonardofricano.com
[#2]
Utente
Grazie mille, dott. Fricano.
Vorrei chiedere a Lei e ai suoi colleghi anche un primo indirizzo sul tipo di terapia da seguire: meglio sedute ravvicinate e continuative? Meglio un "trattamento d'urto" mirato?
Il problema che ho al momento è che non posso frequentare uno studio di persona: secondo Lei è possibile fare delle sedute a distanza? Immagino non sia pratica consueta, ma trovare qualcuno che operi utilizzando skype o altri mezzi simili è possibile trovarlo, oppure è sconsigliato questo tipo di pratica?
Sento davvero la necessità di intervenire in fretta: non voglio perdere lo slancio che gli ultimi eventi mi stanno dando, e ho bisogno di tirarmi fuori dal guado il prima possibile. Per questo sto ipotizzando anche soluzioni alternative vista la mia assenza dall'Italia per i prossimi 4-5 mesi.
Vorrei chiedere a Lei e ai suoi colleghi anche un primo indirizzo sul tipo di terapia da seguire: meglio sedute ravvicinate e continuative? Meglio un "trattamento d'urto" mirato?
Il problema che ho al momento è che non posso frequentare uno studio di persona: secondo Lei è possibile fare delle sedute a distanza? Immagino non sia pratica consueta, ma trovare qualcuno che operi utilizzando skype o altri mezzi simili è possibile trovarlo, oppure è sconsigliato questo tipo di pratica?
Sento davvero la necessità di intervenire in fretta: non voglio perdere lo slancio che gli ultimi eventi mi stanno dando, e ho bisogno di tirarmi fuori dal guado il prima possibile. Per questo sto ipotizzando anche soluzioni alternative vista la mia assenza dall'Italia per i prossimi 4-5 mesi.
[#3]
Gentile utente,
la terapia via internet è vietata dal nostro codice deontologico. Tramite questo mezzo si può solamamente usufruire di una consulenza psicologica, peraltro, di tipo generale. Sono "tollerate" eccezioni(con riserva), nel caso un paziente sia già stato seguito di persona da un professionista e sia seriamente impossibilitato ad andarci personalmente.
Per quanto riguarda l'orientamento psicoterapeutico, le consiglio la lettura di un articolo che la potrebbe aiutare su questo sito al link:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html.
Molti auguri
la terapia via internet è vietata dal nostro codice deontologico. Tramite questo mezzo si può solamamente usufruire di una consulenza psicologica, peraltro, di tipo generale. Sono "tollerate" eccezioni(con riserva), nel caso un paziente sia già stato seguito di persona da un professionista e sia seriamente impossibilitato ad andarci personalmente.
Per quanto riguarda l'orientamento psicoterapeutico, le consiglio la lettura di un articolo che la potrebbe aiutare su questo sito al link:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html.
Molti auguri
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Utente
Grazie mille, dott.ssa Rinella, anche per gli auguri.
Vorrei davvero cominciare quanto prima a vedere uno specialista, ma posso comprendere le ragioni di questa prescrizione del vostro codice e perciò temo di dover avere pazienza e resistere.
Mi saprebbe suggerire qualche alternativa, qualche luogo dove possa raccontare la mia esperienza (anche solo quella dell'ultimo periodo e dell'abbandono da parte della donna con cui stavo), che mi sento di dover condividere per sfogarmi un po'?
Ci sono tante cose che vorrei raccontare, e posso chiedere il sostegno dei miei amici ma non sempre mi sento in grado di dire tutto con chiarezza a chi conosce entrambi e ha un'opinione netta delle cose. Vorrei un parere esterno, in poche parole.
Vorrei davvero cominciare quanto prima a vedere uno specialista, ma posso comprendere le ragioni di questa prescrizione del vostro codice e perciò temo di dover avere pazienza e resistere.
Mi saprebbe suggerire qualche alternativa, qualche luogo dove possa raccontare la mia esperienza (anche solo quella dell'ultimo periodo e dell'abbandono da parte della donna con cui stavo), che mi sento di dover condividere per sfogarmi un po'?
Ci sono tante cose che vorrei raccontare, e posso chiedere il sostegno dei miei amici ma non sempre mi sento in grado di dire tutto con chiarezza a chi conosce entrambi e ha un'opinione netta delle cose. Vorrei un parere esterno, in poche parole.
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Gentilisso ragazzo se in questo momento sente in maniera forte il bisogno di condividere e dare sfogo a quello che sente dentro di lei, le suggerisco di preferire il professionista che dopo potrebbe seguirla a Bergamo per la psicoterapia. Se invece in questo momento per lei potrebbe andare anche bene un qualsiasi altro professionista anche su altre città, mi contatti privatamente per suggerire alcuni nominativi, fermo restando che online non si svolge nessuna psicoterapia. Cordiali saluti
[#6]
Utente
Buonasera,
scrivo una nuova risposta dopo molto tempo, e spero di avere ulteriori riscontri.
Sta per finire il mio periodo all'estero, un periodo che forse mi serviva davvero per mettere ordine in tante cose. Ora tornerò a casa ma voglio provare ad essere una persona diversa, anche se mi rendo conto che al mio ritorno molte delle cose che ho lasciato non le ritroverò più. Mi sento molto povero, e che devo ricominciare daccapo di nuovo. So che avrò i miei familiari vicini, che mi sono rafforzato con questa esperienza che mi ha permesso di confrontarmi con me stesso e con i miei momenti di crisi, in una città in cui non conoscevo nessuno, non avevo casa nè lavoro: il fatto di essermela cavata mi ha dato forza, ma ho grandissima paura nei confronti del futuro. E' difficile rendersi conto di non aver costruito nulla in trent'anni di vita.
Il tarlo più grande che ho in questi giorni riguarda la mia situazione sentimentale: alcune delle esperienze che ho fatto in quest'ultimo periodo mi fanno pensare che non sono pronto per avere una nuova relazione, e che sfuggo ancora un rapporto sereno con una donna perchè in qualche modo mi sento inadeguato a viverlo. Ho visto di recente la mia ex, e questo mi ha davvero scombussolato: mi ha detto, con un certo senso di colpa, che lei ha un nuovo rapporto, che sta facendo tante cose per la sua vita. Mi rendo conto che senza di me sta meglio, e non riesco ad accettarlo. Oltre a non poter accettare il fatto che non abbia bisogno di sapere come sto, di voler stare con me nonostante pensavo che la nostra storia fosse quella della vita. Mi sento in qualche modo inferiore a lei per non essere riuscito a uscire dalla situazione, a fare i passi necessari per dimenticarla. E forse la amo ancora, o forse la paura di trovarmi solo e di non avere più possibilità di stare con una persona mi fa sragionare. A volte penso che l'unica cosa positiva che ero riuscito a creare in questi anni, la nostra relazione, mi sia sfuggita dalle mani per la mia necessità di andarmene e non affrontare la realtà come lei mi aveva chiesto più volte di fare. A volte penso che lei avrebbe dovuto aiutarmi, e che non mi amava davvero se in così poco tempo è riuscita a dimenticarmi.
Penso troppo a come mi sono comportato con lei, al perchè l'ho scelta e mi ci sono attaccato, alle persone che mi sono piaciute in questi mesi (una in particolare, considerata a distanza di tempo, le assomiglia molto: una ragazza che aveva quasi soggezione di me, che mi riteneva molto brillante e colto. Queste sono le cose che piacevano di me alla mia ex, ma se oltre a questo non c'è altro... Come si può amare una persona per la sua cultura? Possibile che io non abbia nient'altro di buono? E tra l'altro era una persona insicura, che prendevo in giro come facevo con la mia ex che ora invece mi sembra sia diventata una persona matura, molto migliore di me).
In certi momenti ho paura per me stesso, non riesco a pensare lucidamente e passo ore in uno stato quasi catatonico in cui non ricordo bene quel che ho fatto (anche se questo è successo solamente alcuni giorni dopo il nostro incontro, e poi non più). Sono convinto che il mio ritorno sia l'occasione buona per iniziare un percorso psicologico, finalmente. Anche se certamente questo da solo non potrà risolvere i miei problemi. Voi cosa mi consigliate di fare per trovare un po' di calma e affrontare i tanti problemi che mi si pareranno di fronte con serenità, senza vederli sempre come insormontabili? E' normale che io pensi sempre a queste cose, e che il mio umore sia così altalenante e mi porti ad alternare stati di profonda sofferenza a una calma che mi pare diventi sempre più un'atonia della mente, una sorta di parentesi ovattata in cui chiudo le comunicazioni con la realtà e fingo che le cose siano a posto?
scrivo una nuova risposta dopo molto tempo, e spero di avere ulteriori riscontri.
Sta per finire il mio periodo all'estero, un periodo che forse mi serviva davvero per mettere ordine in tante cose. Ora tornerò a casa ma voglio provare ad essere una persona diversa, anche se mi rendo conto che al mio ritorno molte delle cose che ho lasciato non le ritroverò più. Mi sento molto povero, e che devo ricominciare daccapo di nuovo. So che avrò i miei familiari vicini, che mi sono rafforzato con questa esperienza che mi ha permesso di confrontarmi con me stesso e con i miei momenti di crisi, in una città in cui non conoscevo nessuno, non avevo casa nè lavoro: il fatto di essermela cavata mi ha dato forza, ma ho grandissima paura nei confronti del futuro. E' difficile rendersi conto di non aver costruito nulla in trent'anni di vita.
Il tarlo più grande che ho in questi giorni riguarda la mia situazione sentimentale: alcune delle esperienze che ho fatto in quest'ultimo periodo mi fanno pensare che non sono pronto per avere una nuova relazione, e che sfuggo ancora un rapporto sereno con una donna perchè in qualche modo mi sento inadeguato a viverlo. Ho visto di recente la mia ex, e questo mi ha davvero scombussolato: mi ha detto, con un certo senso di colpa, che lei ha un nuovo rapporto, che sta facendo tante cose per la sua vita. Mi rendo conto che senza di me sta meglio, e non riesco ad accettarlo. Oltre a non poter accettare il fatto che non abbia bisogno di sapere come sto, di voler stare con me nonostante pensavo che la nostra storia fosse quella della vita. Mi sento in qualche modo inferiore a lei per non essere riuscito a uscire dalla situazione, a fare i passi necessari per dimenticarla. E forse la amo ancora, o forse la paura di trovarmi solo e di non avere più possibilità di stare con una persona mi fa sragionare. A volte penso che l'unica cosa positiva che ero riuscito a creare in questi anni, la nostra relazione, mi sia sfuggita dalle mani per la mia necessità di andarmene e non affrontare la realtà come lei mi aveva chiesto più volte di fare. A volte penso che lei avrebbe dovuto aiutarmi, e che non mi amava davvero se in così poco tempo è riuscita a dimenticarmi.
Penso troppo a come mi sono comportato con lei, al perchè l'ho scelta e mi ci sono attaccato, alle persone che mi sono piaciute in questi mesi (una in particolare, considerata a distanza di tempo, le assomiglia molto: una ragazza che aveva quasi soggezione di me, che mi riteneva molto brillante e colto. Queste sono le cose che piacevano di me alla mia ex, ma se oltre a questo non c'è altro... Come si può amare una persona per la sua cultura? Possibile che io non abbia nient'altro di buono? E tra l'altro era una persona insicura, che prendevo in giro come facevo con la mia ex che ora invece mi sembra sia diventata una persona matura, molto migliore di me).
In certi momenti ho paura per me stesso, non riesco a pensare lucidamente e passo ore in uno stato quasi catatonico in cui non ricordo bene quel che ho fatto (anche se questo è successo solamente alcuni giorni dopo il nostro incontro, e poi non più). Sono convinto che il mio ritorno sia l'occasione buona per iniziare un percorso psicologico, finalmente. Anche se certamente questo da solo non potrà risolvere i miei problemi. Voi cosa mi consigliate di fare per trovare un po' di calma e affrontare i tanti problemi che mi si pareranno di fronte con serenità, senza vederli sempre come insormontabili? E' normale che io pensi sempre a queste cose, e che il mio umore sia così altalenante e mi porti ad alternare stati di profonda sofferenza a una calma che mi pare diventi sempre più un'atonia della mente, una sorta di parentesi ovattata in cui chiudo le comunicazioni con la realtà e fingo che le cose siano a posto?
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<<Sono convinto che il mio ritorno sia l'occasione buona per iniziare un percorso psicologico, finalmente.>>
Gentile Utente,
non si lasci sfuggire questo slancio, questo desiderio di dare una svolta alla sua vita, lavorando su di sé con l'aiuto di un terapeuta. Per la buona riuscita di una psicoterapia la motivazione è infatti essenziale, insieme ad una positiva alleanza tra paziente e terapeuta.
Sarebbe riduttivo e poco professionale affrontare qui le profonde questioni intrapersonali ed interpersonali che pone: tutto ciò va portato nel setting adeguato di una serie di colloqui di persona con un Collega, che insieme a Lei valuterà poi la strada migliore da percorrere.
Come già le è stato indicato, nelle strutture pubbliche potrà trovare ottimi professionisti a fronte del pagamento di un ticket modesto.
Cordiali saluti.
Gentile Utente,
non si lasci sfuggire questo slancio, questo desiderio di dare una svolta alla sua vita, lavorando su di sé con l'aiuto di un terapeuta. Per la buona riuscita di una psicoterapia la motivazione è infatti essenziale, insieme ad una positiva alleanza tra paziente e terapeuta.
Sarebbe riduttivo e poco professionale affrontare qui le profonde questioni intrapersonali ed interpersonali che pone: tutto ciò va portato nel setting adeguato di una serie di colloqui di persona con un Collega, che insieme a Lei valuterà poi la strada migliore da percorrere.
Come già le è stato indicato, nelle strutture pubbliche potrà trovare ottimi professionisti a fronte del pagamento di un ticket modesto.
Cordiali saluti.
Dr.ssa Paola Scalco, Psicoterapia Cognitiva e Sessuologia Clinica
ASTI - Cell. 331 5246947
https://whatsapp.com/channel/0029Va982SIIN9ipi00hwO2i
[#8]
Utente
Gentile dott.ssa Scalco,
grazie per la cortese risposta.
Già da qualche giorno sto cercando di capire a chi rivolgermi per una serie di incontri. Purtroppo o per fortuna le alternative per una terapia sono molte, e non so bene quale possa fare al caso mio. Mi piacerebbe che la terapia fosse piuttosto breve e rivolta ad ottenere dei risultati in tempi rapidi. Inoltre non so fino a che punto sia positivo per me continuare a scavare nella mia testa, sezionando i pensieri: sono una persona molto riflessiva, e a volte ragiono davvero troppo.
L'intenzione di avere un approccio pratico e razionale mi farebbe propendere per la terapia breve strategica, per la terapia cognitivo-comportamentale o per quella gestaltica, ma non voglio scegliere nel modo sbagliato e un consiglio mi sarebbe molto utile.
Avendo la necessità di rivolgermi a un centro pubblico (a meno che la terapia sia breve e mirata) non so quante possibilità di scelta ho, ma conoscendo almeno dai cenni precedenti la mia storia, che cosa mi potreste consigliare?
grazie per la cortese risposta.
Già da qualche giorno sto cercando di capire a chi rivolgermi per una serie di incontri. Purtroppo o per fortuna le alternative per una terapia sono molte, e non so bene quale possa fare al caso mio. Mi piacerebbe che la terapia fosse piuttosto breve e rivolta ad ottenere dei risultati in tempi rapidi. Inoltre non so fino a che punto sia positivo per me continuare a scavare nella mia testa, sezionando i pensieri: sono una persona molto riflessiva, e a volte ragiono davvero troppo.
L'intenzione di avere un approccio pratico e razionale mi farebbe propendere per la terapia breve strategica, per la terapia cognitivo-comportamentale o per quella gestaltica, ma non voglio scegliere nel modo sbagliato e un consiglio mi sarebbe molto utile.
Avendo la necessità di rivolgermi a un centro pubblico (a meno che la terapia sia breve e mirata) non so quante possibilità di scelta ho, ma conoscendo almeno dai cenni precedenti la mia storia, che cosa mi potreste consigliare?
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Gentilissmo utente il miglior modo per iniziare è quello di prendere la decisione e farlo. Di certo ogni professionista promuoverà il suo modello, pertanto la invito a fidarsi di più se stesso. Lei ha menzionato tre modelli efficaci, inoltre ha una guida sugli approcci che potrebbero darle altre informazioni. Si fidi di lei rispetto a quel modello che sente più adatto e quindi scelga tra i vari specialisti. Se durante l'incontro percepirà fiducia e senso di competenza continui, altrimenti lo cambi.
Mi scusi la sintesi, ma l'azione è ciò che riduce l'indecisionismo.
Con la speranza di esserle stato utile, rimango a disposizione e cordialmente la saluto.
Mi scusi la sintesi, ma l'azione è ciò che riduce l'indecisionismo.
Con la speranza di esserle stato utile, rimango a disposizione e cordialmente la saluto.
[#10]
Utente
La ringrazio, dottor Fricano. Ha certamente ragione lei e non appena sarò in Italia mi attiverò per trovare il supporto migliore. Spero di riuscire a capire quello che fa per me, e di associare alla speranza anche la forza necessaria per fare i passi che mi tirino fuori da questa situazione. Per ora sono propositi, come ne ho fatti tanti in passato, e non voglio illudermi troppo.
Purtroppo tutto questo non risolverà la situazione con la mia ex, che - devo essere sincero - mi pare la cosa più difficile da accettare perchè è l'unica cosa veramente irreversibile che mi sia capitata finora.
Ho letto altri consulti presenti in questo sito, e in particolare questo mi sembra ricalchi in parte gli eventi che abbiamo vissuto: https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/231786-troppo-tardi.html.
Il mio disturbo non è grave come quello raccontato, ma ho comunque la sensazione che le mie menzogne, il mio stato di depressione, il mio chiudermi in me stesso per non affrontare la realtà assieme a lei siano imperdonabili. Mi sento in colpa, mi sento proprio dalla parte opposta della barricata da cui parla la ragazza del consulto che ho linkato.
Non riesco ad accettare che la mia ex si sia sentita così nei miei confronti, che per salvare se stessa abbia deciso di lasciare andare alla deriva me. Lei stessa mi ha confessato che va periodicamente in consultorio a parlare con uno psicologo (anche se è stata molto vaga), e il pensiero che pensi male di me, che non mi voglia più e che le importi solo di se stessa mi distrugge. Come dicevo prima vorrei che tutto questo non fosse successo, o quanto meno che lei tornasse con me, anche se in un modo diverso. Invece la prospettiva è completamente diversa: sta con un altro, sta bene. E non vedo più l'amore nei suoi occhi.
Che fosse solo dipendenza o paura di abbandonarmi e che questo mi facesse troppo male? Non riesco a crederci.
Purtroppo tutto questo non risolverà la situazione con la mia ex, che - devo essere sincero - mi pare la cosa più difficile da accettare perchè è l'unica cosa veramente irreversibile che mi sia capitata finora.
Ho letto altri consulti presenti in questo sito, e in particolare questo mi sembra ricalchi in parte gli eventi che abbiamo vissuto: https://www.medicitalia.it/consulti/psicologia/231786-troppo-tardi.html.
Il mio disturbo non è grave come quello raccontato, ma ho comunque la sensazione che le mie menzogne, il mio stato di depressione, il mio chiudermi in me stesso per non affrontare la realtà assieme a lei siano imperdonabili. Mi sento in colpa, mi sento proprio dalla parte opposta della barricata da cui parla la ragazza del consulto che ho linkato.
Non riesco ad accettare che la mia ex si sia sentita così nei miei confronti, che per salvare se stessa abbia deciso di lasciare andare alla deriva me. Lei stessa mi ha confessato che va periodicamente in consultorio a parlare con uno psicologo (anche se è stata molto vaga), e il pensiero che pensi male di me, che non mi voglia più e che le importi solo di se stessa mi distrugge. Come dicevo prima vorrei che tutto questo non fosse successo, o quanto meno che lei tornasse con me, anche se in un modo diverso. Invece la prospettiva è completamente diversa: sta con un altro, sta bene. E non vedo più l'amore nei suoi occhi.
Che fosse solo dipendenza o paura di abbandonarmi e che questo mi facesse troppo male? Non riesco a crederci.
[#11]
Utente
Buongiorno, eccomi di nuovo qui con una domanda più pratica.
Ieri ho fatto la prima seduta da uno psicologo, e sono rimasto un po' interdetto dalle modalità con cui si è svolta. Forse avevo aspettative troppo precise, ma il fatto è che non sono in grado di giudicare se questo terapeuta possa aiutarmi.
Abbiamo fatto in sostanza una breve chiacchierata sui miei problemi, ma mi pare che lui non sia andato troppo in profondità, anzi per nulla, e immagino che questo sia il suo approccio.
Mi sembra che non voglia eliminare alla radice i problemi individuandone le cause, ma partire piuttosto dall'altro lato, prendendo gli effetti e i miei comportamenti. Ieri mi ha chiesto di individuare tre piccole cose da fare per sentirmi meglio e di farle per il prossimo incontro, e mi ha chiesto di ricordare qualcosa che mi abbia fatto pensare nel recente passato "sto cambiando".
La mia sensazione è che in questo modo i problemi e i miei pensieri negativi rimarranno lì, e possano ripresentarsi in futuro in caso di difficoltà.
La domanda che vi faccio è: in che modo posso valutare l'operato di questo psicologo?
Ieri ho fatto la prima seduta da uno psicologo, e sono rimasto un po' interdetto dalle modalità con cui si è svolta. Forse avevo aspettative troppo precise, ma il fatto è che non sono in grado di giudicare se questo terapeuta possa aiutarmi.
Abbiamo fatto in sostanza una breve chiacchierata sui miei problemi, ma mi pare che lui non sia andato troppo in profondità, anzi per nulla, e immagino che questo sia il suo approccio.
Mi sembra che non voglia eliminare alla radice i problemi individuandone le cause, ma partire piuttosto dall'altro lato, prendendo gli effetti e i miei comportamenti. Ieri mi ha chiesto di individuare tre piccole cose da fare per sentirmi meglio e di farle per il prossimo incontro, e mi ha chiesto di ricordare qualcosa che mi abbia fatto pensare nel recente passato "sto cambiando".
La mia sensazione è che in questo modo i problemi e i miei pensieri negativi rimarranno lì, e possano ripresentarsi in futuro in caso di difficoltà.
La domanda che vi faccio è: in che modo posso valutare l'operato di questo psicologo?
[#12]
<<in che modo posso valutare l'operato di questo psicologo?>>
Intanto dandogli un po' di tempo per consentirgli di poter "operare" in qualche modo!
Mi pare che i giudizi da parte sua siano un po' troppi e un po' troppo duri per una sola seduta: non abbiamo sfere di cristallo né bacchette magiche e le parole sono indispensabili (insieme ad altri indicatori) per comprendere il disagio di chi ci sta di fronte.
Quella che a lei è sembrata una semplice chiacchierata, avrà invece fornito allo psicologo iniziali spunti per ipotesi disgnostiche e di lavoro con Lei.
Il lavoro terapeutico, pur se in previsione piuttosto breve, ha i suoi tempi: come è possibile trarre tutte quelle conclusioni sul Collega da un'ora (magari scarsa) di colloquio?
Quali erano le "aspettative troppo precise" con cui ha iniziato la seduta?
Tralasciando l'aspetto professionale (su cui non posso di certo esprimere giudizi a distanza), come si è trovato dal punto di vista personale con questo psicologo?
Intanto dandogli un po' di tempo per consentirgli di poter "operare" in qualche modo!
Mi pare che i giudizi da parte sua siano un po' troppi e un po' troppo duri per una sola seduta: non abbiamo sfere di cristallo né bacchette magiche e le parole sono indispensabili (insieme ad altri indicatori) per comprendere il disagio di chi ci sta di fronte.
Quella che a lei è sembrata una semplice chiacchierata, avrà invece fornito allo psicologo iniziali spunti per ipotesi disgnostiche e di lavoro con Lei.
Il lavoro terapeutico, pur se in previsione piuttosto breve, ha i suoi tempi: come è possibile trarre tutte quelle conclusioni sul Collega da un'ora (magari scarsa) di colloquio?
Quali erano le "aspettative troppo precise" con cui ha iniziato la seduta?
Tralasciando l'aspetto professionale (su cui non posso di certo esprimere giudizi a distanza), come si è trovato dal punto di vista personale con questo psicologo?
[#13]
Utente
Gentile dott.ssa Scalco,
grazie per la risposta.
Non sto dando un giudizio negativo sulla seduta, ma mi chiedo quale sia il metodo che sta usando lo psicologo e se vada bene per me. Forse gli stereotipi sugli psicologi sono difficili da dimenticare, ma io immaginavo che avrei parlato e che lui mi avrebbe dato degli spunti per leggere le mie azioni in modo diverso, o che mi facesse scavare più in profondità nelle situazioni.
Certo, era la prima seduta e devo dare più tempo a questa persona, ma se il metodo fosse di eliminare gli effetti e non comprendere le cause, non so quanto faccia per me... Il fatto è che mi sembra di aver fatto una chiacchierata con una persona di buon senso che mi ha proposto delle frasi più o meno fatte, ridimensionando i miei problemi che mi paiono piuttosto radicati in me. Forse è la cosa migliore per una persona come me che pensa e si analizza molto, ma non so fino a che punto.
Per il resto mi è parso di avere a che fare con una persona disponibile e comprensiva, e non mi sono sentito a disagio a parlarci.
grazie per la risposta.
Non sto dando un giudizio negativo sulla seduta, ma mi chiedo quale sia il metodo che sta usando lo psicologo e se vada bene per me. Forse gli stereotipi sugli psicologi sono difficili da dimenticare, ma io immaginavo che avrei parlato e che lui mi avrebbe dato degli spunti per leggere le mie azioni in modo diverso, o che mi facesse scavare più in profondità nelle situazioni.
Certo, era la prima seduta e devo dare più tempo a questa persona, ma se il metodo fosse di eliminare gli effetti e non comprendere le cause, non so quanto faccia per me... Il fatto è che mi sembra di aver fatto una chiacchierata con una persona di buon senso che mi ha proposto delle frasi più o meno fatte, ridimensionando i miei problemi che mi paiono piuttosto radicati in me. Forse è la cosa migliore per una persona come me che pensa e si analizza molto, ma non so fino a che punto.
Per il resto mi è parso di avere a che fare con una persona disponibile e comprensiva, e non mi sono sentito a disagio a parlarci.
[#14]
<Per il resto mi è parso di avere a che fare con una persona disponibile e comprensiva, e non mi sono sentito a disagio a parlarci.>
Bene, questo è già un buon punto di partenza.
per il resto, come ha detto la Collega, una seduta e' veramente troppo poco per valutare.
Piuttosto non esiti a fare domande e ad esporre il suo punto di vista così come ha fatto qui con noi, gli esponga le sue perplessità, i suoi eventuali dubbi e non esiti a chiedere spiegazioni, è di aiuto ad entrambi per il lavoro terapeutico.
Molti auguri
Bene, questo è già un buon punto di partenza.
per il resto, come ha detto la Collega, una seduta e' veramente troppo poco per valutare.
Piuttosto non esiti a fare domande e ad esporre il suo punto di vista così come ha fatto qui con noi, gli esponga le sue perplessità, i suoi eventuali dubbi e non esiti a chiedere spiegazioni, è di aiuto ad entrambi per il lavoro terapeutico.
Molti auguri
[#15]
<Mi sembra che non voglia eliminare alla radice i problemi individuandone le cause, ma partire piuttosto dall'altro lato, prendendo gli effetti e i miei comportamenti.>
La sua sensazione è in parte vera: se si è orientato verso gli indirizzi che ci ha elencato e con tempistiche brevi, il lavoro viene svolto soprattutto su aspetti attuali della sua vita, sui comportamenti che non sono funzionali al benessere.
Questo non vuol dire che non voglia eliminare i problemi, ma che lavora per eliminarli attraverso i loro effetti invece che sulle cuse. E' un metodo. (Non so spiegarglielo meglio, perchè non lo utilizzo).
Quello a cui lei fa riferimento come "pregiudizio" è l'approccio psicodinamico che discende dalla psicoanalisi freudiana, modificatosi alla luce delle moderne acquisizioni scientifiche.
Questo metodo mira alla risoluzione dei problemi lavorando sulle dinamiche interne (in particolare io mi riferisco alla Psicologia Individuale adleriana: meccanismi di salvaguardia, mete finzionali, relazioni interpersonali e emozioni) che sostengono lo stile di vita disfunzionale.
La scelta dell'indirizzo di solito viene effettuata sulla base di una sensazione personale: c'è chi si trova meglio con uno stile terapeutico più direttivo e "diretto", chi si sente più a proprio agio con uno stile più "accogliente" nel quale ci sono riferimenti al passato e interpretazioni.
La sua sensazione è in parte vera: se si è orientato verso gli indirizzi che ci ha elencato e con tempistiche brevi, il lavoro viene svolto soprattutto su aspetti attuali della sua vita, sui comportamenti che non sono funzionali al benessere.
Questo non vuol dire che non voglia eliminare i problemi, ma che lavora per eliminarli attraverso i loro effetti invece che sulle cuse. E' un metodo. (Non so spiegarglielo meglio, perchè non lo utilizzo).
Quello a cui lei fa riferimento come "pregiudizio" è l'approccio psicodinamico che discende dalla psicoanalisi freudiana, modificatosi alla luce delle moderne acquisizioni scientifiche.
Questo metodo mira alla risoluzione dei problemi lavorando sulle dinamiche interne (in particolare io mi riferisco alla Psicologia Individuale adleriana: meccanismi di salvaguardia, mete finzionali, relazioni interpersonali e emozioni) che sostengono lo stile di vita disfunzionale.
La scelta dell'indirizzo di solito viene effettuata sulla base di una sensazione personale: c'è chi si trova meglio con uno stile terapeutico più direttivo e "diretto", chi si sente più a proprio agio con uno stile più "accogliente" nel quale ci sono riferimenti al passato e interpretazioni.
Dr.ssa Paola Cattelan
psicologa psicoterapeuta
pg.cattelan@hotmail.it
[#16]
Utente
Gentile dott.ssa Cattelan,
penso di avere compreso la differenza nel tipo di approccio cambiando psicologo: ora mi pare che la terapia che sto seguendo - anche se ho avuto solo due incontri - sia più rispondente alle mie aspettative. Ho la sensazione che il percorso sarà ancora lungo, e che per ora si stia vagando un po' al buio in cerca di una chiave di interpretazione (spero sia il modo di procedere corretto, e che queste sensazioni siano normali).
Il problema principale che riscontro in questo periodo, a parte le normali questioni della mia vita quotidiana che mi fanno stare poco sereno e di cui parlavo nei precedenti interventi, è un andamento dell'umore ciclico: molto spesso mi sveglio la mattina provando una sensazione di estrema prostrazione, che nel corso della giornata si attenua fino a portarmi a una grande fiducia in me stesso. Non vorrei dover ricorrere alla terapia farmacologica (mio padre assume paroxetina e gli effetti collaterali li conosco, almeno un po'), ma potrebbe essere il caso?
penso di avere compreso la differenza nel tipo di approccio cambiando psicologo: ora mi pare che la terapia che sto seguendo - anche se ho avuto solo due incontri - sia più rispondente alle mie aspettative. Ho la sensazione che il percorso sarà ancora lungo, e che per ora si stia vagando un po' al buio in cerca di una chiave di interpretazione (spero sia il modo di procedere corretto, e che queste sensazioni siano normali).
Il problema principale che riscontro in questo periodo, a parte le normali questioni della mia vita quotidiana che mi fanno stare poco sereno e di cui parlavo nei precedenti interventi, è un andamento dell'umore ciclico: molto spesso mi sveglio la mattina provando una sensazione di estrema prostrazione, che nel corso della giornata si attenua fino a portarmi a una grande fiducia in me stesso. Non vorrei dover ricorrere alla terapia farmacologica (mio padre assume paroxetina e gli effetti collaterali li conosco, almeno un po'), ma potrebbe essere il caso?
[#17]
>>> Non vorrei dover ricorrere alla terapia farmacologica [...] ma potrebbe essere il caso?
>>>
Anche di questo può parlare con lo psicologo. Lo psicologo può suggerire una visita psichiatrica quando lo reputi necessario. Oppure può rivolgersi allo psichiatra direttamente lei, se crede. L'umore abbattuto al mattino che migliora durante la giornata è un sintomo depressivo. Troppo poco, da solo, per dire che si tratti di depressione, ma comunque da tener presente.
>>> Ho la sensazione che il percorso sarà ancora lungo, e che per ora si stia vagando un po' al buio in cerca di una chiave di interpretazione
>>>
Dipende dal tipo di approccio utilizzato dal collega. Una terapia ben riuscita può essere anche breve, se è previsto fin dall'inizio che ciò possa accadere. Le sensazioni che sta provando (fiducia altalenante nella terapia, sensazione di ricerca, navigare a vista) sono tutte normali e la cosa più importante è che non si sia sentito a disagio con il suo terapeuta.
La chiave d'interpretazione non sarà probabilmente una sola, potrà scoprirne più di una, soprattutto alla fine. Dal punto di vista della terapia che uso io, la breve strategica, è la soluzione che spiega il problema, non viceversa.
Cordiali saluti
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Anche di questo può parlare con lo psicologo. Lo psicologo può suggerire una visita psichiatrica quando lo reputi necessario. Oppure può rivolgersi allo psichiatra direttamente lei, se crede. L'umore abbattuto al mattino che migliora durante la giornata è un sintomo depressivo. Troppo poco, da solo, per dire che si tratti di depressione, ma comunque da tener presente.
>>> Ho la sensazione che il percorso sarà ancora lungo, e che per ora si stia vagando un po' al buio in cerca di una chiave di interpretazione
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Dipende dal tipo di approccio utilizzato dal collega. Una terapia ben riuscita può essere anche breve, se è previsto fin dall'inizio che ciò possa accadere. Le sensazioni che sta provando (fiducia altalenante nella terapia, sensazione di ricerca, navigare a vista) sono tutte normali e la cosa più importante è che non si sia sentito a disagio con il suo terapeuta.
La chiave d'interpretazione non sarà probabilmente una sola, potrà scoprirne più di una, soprattutto alla fine. Dal punto di vista della terapia che uso io, la breve strategica, è la soluzione che spiega il problema, non viceversa.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#18]
Anche all'inizio di una terapia non si sta mai "vagando al buio": il terapeuta certamente nei primi incontri ha bisogno di conoscere la situazione (di solito si effettuano alcuni incontri di valutazione prima di procedere alla vera e propria psicoterapia, eventualmente con dei test), ma ha chiaro in mente un percorso.
L'obiettivo che avete in comune è ciò che vi guida, la strada viene costruita insieme.
Il senso di smarrimento è dovuto ad una situazione del tutto nuova, il setting terapeutico, che però è la cornice e la sicurezza all'interno della quale avviene il cambiamento.
Veda ad esempio:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1056-la-relazione-psicoterapeutica.html
Per la terapia farmacologica ne parli con il suo terapeuta, innanzitutto; perchè anche se non sarà lui a prescriverlo (ma un medico psichiatra), è comunque un argomento da trattare in psicoterapia.
Potrà eventualmente valutare di effettuare una visita psichiatrica.
Un saluto.
L'obiettivo che avete in comune è ciò che vi guida, la strada viene costruita insieme.
Il senso di smarrimento è dovuto ad una situazione del tutto nuova, il setting terapeutico, che però è la cornice e la sicurezza all'interno della quale avviene il cambiamento.
Veda ad esempio:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/1056-la-relazione-psicoterapeutica.html
Per la terapia farmacologica ne parli con il suo terapeuta, innanzitutto; perchè anche se non sarà lui a prescriverlo (ma un medico psichiatra), è comunque un argomento da trattare in psicoterapia.
Potrà eventualmente valutare di effettuare una visita psichiatrica.
Un saluto.
Questo consulto ha ricevuto 18 risposte e 5.4k visite dal 03/01/2011.
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