Anedonia in un soggetto non depresso

Cari dottori
sono un uomo di 41 anni, senza lavoro e che si sta attivamente impegnando per cercarne uno (riuscirci!) Il mio problema è che anche dovessi trovarlo, qualunque fosse, so già che lo odierei, perchè nessuna attività mi crea veramente piacere e cercherei solo l'occasione di finirla al più presto possibile. Nel passato ho cambiato 7 impieghi, senza mai giungere alla fine di un contratto, e ho trovato una certa stabilità solo durante il periodo in cui mi sono adattato ad accudire mia madre invalida e malata di Alzheimer, che è morta l'anno scorso. Gli altri ammiravano il mio spirito di sacrificio, ma io lo facevo anzitutto... per non essere costretto a lavorare. Oltre ai vari lavori ho provato moltissimi hobby, dalla letteratura alla musica, e alla fine li ho interrotti tutti, perchè dopo un tempo variabile da sei mesi a due anni mi davano solo disgusto. Non mi sono laureato perchè non sapevo cosa studiare, niente mi interessava veramente, in senso viscerale, vocazionale, e così è tuttora. Alle superiori riuscivo, ma più per la memoria e l'intelligenza (livello Mensa secondo i test online) che per l'impegno. Durante tutta l'adolescenza non mi sono mai posto il problema di cosa fare nella vita, perchè nessuna carriera mi attraeva. Insomma per 40 anni ho sempre navigato a vista, cercando di distrarmi giorno dopo giorno e di evitare le seccature - ora che però i miei non possono più aiutarmi e devo darmi da fare sul serio avverto tutto il peso di questo problema della scarsa motivazione. Riguardo al mio tipo di personalità, i test online la qualificano come schizoide, in senso molto spiccato: in effetti non ho mai avuto amici né ho sentito il bisogno di averne, e da solo, lontano dalla vita sociale sto benissimo. Ma pare appunto che un tratto tipico di questa personalità sia l'anedonia: ovvero l'incapacità di trovare soddisfazione in qualsiasi attività. Premetto che non sono depresso, nel senso che il mio umore è generalmente sereno, e non provo astio o pensieri negativi nei confronti di nessuno, purchè mi si lasci in pace. E so di cosa sto parlando, perchè a 23 anni ho avuto un serio episodio depressivo, e ricordo benissimo cosa si prova in quei momenti. Un'altra cosa che va detta è che ho un'attività sessuale normale e pienamente soddisfacente, anche se cerco sempre di evitare il coinvolgimento emotivo (non mi è mai passato per il capo di fidanzarmi). E devo anche confessare che il sesso è l'unica cosa che mi piaccia veramente e riesca a darmi lo stimolo a uscire dal mio immobilismo e fare qualcosa. In complesso, se da giovane potevo pensare che il mio fosse un misto di introversione, narcisismo e pigrizia e un bel giorno avrei trovato le motivazioni per rimboccarmi le maniche e aprirmi una strada nella vita, ora devo ammettere che non è così, e il mio problema è qualcosa di più e di peggio: ma cosa esattamente? E cosa dovrei fare per rimediare? Sono quasi un fallito, e so di dovermi dare una mossa, ma come, se non mi importa di niente?
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile utente innanzitutto lascerei perdere i test on line e se ritiene che il problema sia in qualcosa che non vada nella sua personalità farebbe bene a confrontarsi con un terapeuta con il quale discutere di strategie necessarie che potrebbero aiutarla ad uscire da questa situazione.
Un approccio focalizzato e attivo (strategico-comportamentale) potrebbe essere una strada da seguire.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

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Attivo dal 2010 al 2016
Ex utente
Gentile Dr. De Vincentiis
Grazie per aver risposto. Neanch'io credo molto nei test online, ma basta leggere cosa dice il DSM sulla personalità schizoide per capire che il risultato era corretto (presento 4 caratteristiche su 7). L'idea di un percorso terapeutico mi lascia perplesso, perchè non mi ritengo malato, e il problema riguarda solo la difficoltà di adattarmi al mondo esterno, e non i miei stati emotivi interiori. La mancanza di genuini interessi, il fastidio di approfondire qualsiasi cosa e svolgere un'attività in modo continuativo disturbano in quanto comportano gravi problemi pratici ma non in sè, se uno ha imparato a compensarli con la varietà e il mutamento continuo delle attività quotidiane, come nel mio caso. Non è che provi gioia in questo perpetuo "cazzeggiare" alla maniera di Paperino, che dura da quando ero adolescente! Anzi la "gioia di vivere" non ho mai saputo cosa sia; ma non posso nemmeno dire di soffrire. Mi sento sereno e tranquillo, filosoficamente distaccato da tutto, e mi va bene così. Forse se mi convincessi che questa è una malattia, mi muoverei: ma questo "disturbo schizoide" lo è davvero? O è solo un modo di essere innato, che non si può cambiare? E se si può cambiare, la cosa è di competenza di psicologi o psichiatri? Un dettaglio che potrebbe interessarle è questo: quando ho avuto il mio episodio depressivo con attacchi di panico, 17 anni fa, lo psichiatra a cui mi sono rivolto mi ha sottoposto al test di Rorschach, per accertare che non si trattasse di uno stato psicotico, e lo ha escluso nettamente. Ha prescritto fluvoxamina (che non ho mai preso) e Frontal. La cosa si è risolta da sè in 3 mesi, senza lasciare strascichi. Quanto alle influenze familiari, mia madre (figura dominante, molto protettiva) era un tipo ansioso-ossessivo, a livelli altissimi, con una storia familiare di orfanilità e carenze affettive, mio padre un uomo molto savio ed equilibrato ma relativamente assente. Verso di loro mi sono comportato fin da piccolissimo con distacco, cercando di difendere il mio spazio privato (che sia presente una componente semi-autistica?) Mi domando anche se c'entri il fatto di aver avuto un paio di vicende sentimentali importanti finite male: forse poteva cambiare tutto se si fossero approfondite, ma visto il mio carattere credo che in quel caso avrei finito con l'interromperle io, per non dovermi assumere impegni eccessivi...
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Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile utente, il DSM va letto in bae al contesto della persona ed alla sua storia e deve essere uno specialista a fare la diagnosi. NON basta trovare alcuni punti che combaciano per inquadrarsi in un determinato disturbo. La psicoterapia ha la funzione di aiutarla a sbloccare determinate situaziuoni indipendentemente dal fatto che lei possa essere malato o meno.
Il suo errore è quello di cercare di capire da solo, e di risolvere sempre da solo partendo da supposizioni che fa su di sè arbitrariamente.
uno psicologo potrebbe aiutarla.
saluti
[#4]
Attivo dal 2010 al 2016
Ex utente
La ringrazio ancora per la sua cortesia. Esatto, la mia norma di vita è sempre stata cercare di sbrogliarmela da solo, a costo anche di combinare pasticci. Tra l'altro mi secca enormemente importunare gli altri per quelli che in fondo sono pseudoproblemi. Ma sto scoprendo che non mi riesce più di cavarmela nei soliti modi, e che a forma di rimuginare senza costrutto mi sono cacciato in una sorta di palude da cui è impossibile uscire. Dunque non si tratta di un problema psichiatrico ma esclusivamente psicologico? Potrebbe essere indicata una terapia di gruppo?
[#5]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
gentile utente , sta ricadendo nello stesso errore

(..)Potrebbe essere indicata una terapia di gruppo? (..)
lo lasci decidere allo specialista che la visiterà.
cerchi uno psicologo/psicoterapeuta.

legga questo articolo che potrebbe aiutarla nella scelta.

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

saluti
[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> L'idea di un percorso terapeutico mi lascia perplesso, perchè non mi ritengo malato, e il problema riguarda solo la difficoltà di adattarmi al mondo esterno, e non i miei stati emotivi interiori
>>>

Gentile utente, i problemi di adattamento sono anch'essi compresi nel novero dei problemi psichici. Guardi a fondo il DSM.

>>> la mia norma di vita è sempre stata cercare di sbrogliarmela da solo, a costo anche di combinare pasticci.
>>>

Questo è più un sintomo di tendenza ossessiva che di qualsiasi altra cosa.

>>> Tra l'altro mi secca enormemente importunare gli altri per quelli che in fondo sono pseudoproblemi.
>>>

Se c'è una cosa che non può essere lo specialista a dirle, è quanto sia grave il suo problema. Il professionista è esperto del funzionamento del disturbo, ma il paziente è il maggior esperto della sua percezione.

Piuttosto, volersela cavare da soli a ogni costo e questo suo oscillare fra "forse ho un problema" e "forse non ho un problema" sono altri due sintomi ossessivi.

>>> a forma di rimuginare senza costrutto mi sono cacciato in una sorta di palude da cui è impossibile uscire.
>>>

E anche questo è un sintomo ossessivo, ancora più chiaro degli altri.

>>> Dunque non si tratta di un problema psichiatrico ma esclusivamente psicologico?
>>>

>>> Potrebbe essere indicata una terapia di gruppo?
>>>

Indipendentemente dalle risposte a queste domande, che come le dice il collega devono esserle date da uno specialista dopo averla vista di persona, il solo fatto che lei se le ponga depone ulteriormente per l'ipotesi di un quadro ossessivo.

Quando sentirà di aver oltrepassato il limite di disagio sopportabile, si faccia vedere da uno psicologo/psicoterapeuta e cerchi là tutte le risposte.

Ultimo commento, negli ossessivi una certa anedonia può essere presente per la difficoltà a lasciarsi andare (cioè a perdere il controllo), in altri termini è una conseguenza del problema, non un problema a se stante.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#7]
Attivo dal 2010 al 2016
Ex utente
Ringrazio in particolare il dr. Santonocito per la sua puntuale risposta, che mi sembra modifichi i termini del problema. Se non si tratta di un quadro schizoide ma ossessivo tutto cambia, e ho preso un grosso abbaglio (con l'autoanalisi, si sa, è facile). Ammetto di essere scrupoloso in modo quasi maniacale, e che è proprio questo "non poter essere mai soddisfatto del risultato" a rovinarmi il piacere di fare le cose. Ma non pensavo potesse trattarsi di un atteggiamento improprio: dopotutto in qualunque ambito si valutano la meticolosità, il perfezionismo e la precisione in modo positivo. (Gli scienziati, gli artisti, qualsiasi persona di valore, se non sono perfezionisti significa che valgono poco). Semplicemente, me la prendevo con me stesso perchè non riuscivo come avrei voluto, e questo mi ha indotto ogni volta a abbandonare ogni progetto impegnativo avessi intrapreso. Questa fissazione del perfetto, l'intolleranza e il disprezzo per la mediocrità, ha in me ha dimensioni addirittura mostruose, al punto da farmi distruggere interi romanzi di migliaia di pagine in quanto non riusciti come avrei voluto, e abbandonare un hobby come la musica, in cui ero molto dotato, solo perchè non ce la facevo a creare cose che fossero assolutamente professionali. "Meglio morto che mediocre" è il mio motto. Forse tutta la magagna sta qui? Non credo, perchè ci sarebbe molto altro da spiegare, ma lo spazio è poco, e con dei semplici consulti via web non ci si intende come si dovrebbe. Dopo aver letto le varie opzioni presentate dal dr. De Vincentiis mi sembra che la più appropriata sia la terapia breve strategica: dopotutto mi basterebbe avere l'indicazione di un percorso chiaro, e saprei seguirlo senza debolezze e senza errori. Esistono a Milano degli specialisti che pratichino questo metodo? Ringrazio sentitamente per l'attenzione che mi state dedicando.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Ma non pensavo potesse trattarsi di un atteggiamento improprio: dopotutto in qualunque ambito si valutano la meticolosità, il perfezionismo e la precisione in modo positivo.
>>>

La patologia è sempre una questione di abnormità, di quantità che cambia la qualità. Nulla è patologico di per sé, solo ciò che è esagerato o portato all'estremo. Come si fa a capire se una tendenza è arrivata all'estremo?

Due dei segnali sono il senso di disagio personale, che diventa limitante, e il mancato o incompleto adattamento con l'ambiente esterno.

>>> dopotutto mi basterebbe avere l'indicazione di un percorso chiaro, e saprei seguirlo senza debolezze e senza errori.
>>>

Questo è effettivamente un punto di forza dell'ossessivo: saper seguire fedelmente le istruzioni.

>>> Esistono a Milano degli specialisti che pratichino questo metodo?
>>>

Sì, ne esistono, può consultare questa lista:

http://www.centroditerapiastrategica.org/ita/affiliati%20prof%20ita.htm

Cordiali saluti
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