Vita a rilento
Salve,ragazza di 20 anni e ho trascorso periodi di stress post traumatico all'età di 16 anni, a causa di un incidente. Mi sono attivata per far passare quel periodo con dei specialisti. Pero' adesso, nel mio stato attuale, non riesco a gestire niente, mi faccio scivolare la vita facilmente, delle volte penso al suicidio o spero che mi capiti qualcosa di brutto. E' orrenda come cosa, ma ci sono momenti che la desidero. Adesso faccio un'attività fisica intensa, pratico sport agonistico e mi impegna molto. Inoltre, frequento l'università con obbligo di frequenza e mi impegna molto anche questo. Appena rimango indietro o accade qualcosa di spiacevole, inizio ad oziare, periodi vuoti e spenti ed entro in apatia pura. Poi impiego il doppio del tempo per capire le cose o per farle. Delle volte le percepisco subito, altre volte ci impiego parecchio tempo. Da questi casi così depressi, ci sono stati in cui sono iperattiva e contenta come non lo sono mai stata, direi euforica, anche per piccole cose. Non riesco a capire cosa mi stia succedendo, a mala a pena so fare un dialogo di senso compiuto. E poi soffro molto d'insonnia. Non riesco a dormire tanto neppure se vado a letto presto. L'anno scorso ho dormito non piu' di tre ore a notte. Quest'anno se arrivo a sei e pure tanto. Alimentazione corretta e bilanciata, prendo al massimo due caffe' al giorno e non sempre. La mia vita sentimentale: a 14 anni fino ai 18 sono stata fidanzata con un ragazzo, sembrava dovessimo sposarci. Poi l'ho lasciato perche' crescendo sono cambiata e mi sentivo in prigione. Attualmente fidanzata con un ragazzo di 28 anni, molto maturo e che non e' geloso o possessivo come il precedente. Unica mia sofferenza e' la lontanza. Viviamo a 1300 km di distanza e ci vediamo piu' o meno ogni 4 mesi. La mia famiglia: siamo una famiglia di quattro persone. Mio padre affettuoso e compresivo al massimo, molto disponibile e per niente violento, tende a viziarmi parecchio. Mia madre, piu' aggressiva e che vuole comandare sualla mia vita, invadente, cerca sempre di spiarmi, una volta l'ho colta in fragrante che mi leggeva una mia conversazione personale su internet nei programmi di messaggistica tra amici. Mia sorella, di 24 anni molto estroversa, sempre solare e delle volte un po' troppo miracolosa. Si suggestiona facilmente. Produttiva al massimo al livello scolastico, in procinto di una seconda laurea. I miei genitori rispettivamente mio padre di 56 anni e mia madre di 46 anni, 10 anni di differenza. Ultima parentesi. Con il mio ex ragazzo non ci siamo lasciati bene, anzi non abbiamo neppure piu' contatti, ci siamo lasciati bruscamente, e credo sia questo il motivo che e' da due giorni che mi perseguita nei miei sogni. Piu' che altro non proprio persecuzione, ma che siamo felici, che lui e' cambiato ci baciamo e siamo una coppia felice. Ma non e' questo che voglio nella realta'. Altre notti ho sognato che mi baciavo con ragazzi in cui mi sono incontrata, conoscenti vaghi.
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Ex utente
Sono andata in cura da uno psicologo, in cui mi ha fatto tutti i dovuti accertamenti, test e anche le lunghe sedute. Non credo che abbia ancora dei traumi, ne parlo tranquillamente. Credo che sia stato piu' traumatico cosa e' avvenuto dopo, e non di certo per l'incidente. Sono partita, ho fatto 4 mesi fuori da casa, per la mia attività fisica, e ho dovuto affrontare all'età di 18 anni la sfida piu' grande. Una categoria piu' elevata, in cui io ancora, se pur fisicamente pronta, mentalmente non ero preparata allo stress intenso. Tutti i giorni allenamento, questo non mi pesava, ma era la persona a farmelo pesare. Il mio allenatore, ero un instigatore, e all'epoca lui mi ha molestato verbalmente, mi insultava sempre, e delle volte senza motivo, mi usata per far imparare agli altri, perche' io dovevo subire gli errori degli altri, ho passato notti con incubi, tremavo nel sonno, piangevo molto, ed ero stata così condizionata che all'epoca mi e' stato detto di essere una fallita che adesso lo credo ancora. Poi ho perso anche le amicizie, una delle mia migliori amiche, per superarmi, perche' credeva che lui poteva dargli la possibilità di emergere, si e' venduta l'anima al diavolo. Lei adesso non gioca piu', pero' crede di essersi presa la sua rivincita. Chiusa questa parentesi sono tornataa casa, cambiata, piu' severa con me stessa, e con gli altri, ero brutale e cruda, avevo imparato il disprezzo della vita. Ero cosi' cambiata, che cercavo sempre di fare cose estreme, e poi e' iniziato il lungo periodo di notti in bianco passate al computer, a fare giochini stupidi per far passare il tempo. Se prima erano notti da incubo, adesso e' una vita da incubo. Nonostante non sia triste, ma la mia vvita e' svuotata di senso, tendo ad andare avanti per inerzia. Mi preoccupa il fatto che delle volte ho proprio la sensazione di non avere certezze, forse e' per questo che penso alla morte, perche' e' la mia unica certezza, non voglio scivolare, ma lo sto facendo e non so come impedirlo.
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Gentilissima amica da quello che lei scrive si evidenzia un grande senso di sfiducia riguardo il suo futuro e questo potrebbe giustificare il suo ripetersi la parola suicidio come l'unica soluzione. Quello che desidero farle presente e' che quando il nostro stato d'animo e' alterato in senso negativo, anche il modo di valutare le cose diventa miope, ristretto e poco attendibile. Per tale motivo le suggerisco di mettere quanto meno in dubbio che il modo di valutare la sua vita quando e' giù non e' l'unico per tale motivo dovrebbe sforzarsi di prenderne le distanze ma capisco quanto questo all'inizio possa essere per lei molto difficile. A tale proposito le suggerisco di prendere contatto con uno psicoterapeuta con esperienza.
Con la speranza di esserne stato utile cordialmente la saluto
Con la speranza di esserne stato utile cordialmente la saluto
Dr. Leonardo Fricano Psicologo e Psicoterapeuta
Palermo,Bagheria
tel 091 7721646 cell 393 4271998
www.leonardofricano.com
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Ex utente
"Per tale motivo le suggerisco di mettere quanto meno in dubbio che il modo di valutare la sua vita quando e' giù non e' l'unico per tale motivo dovrebbe sforzarsi di prenderne le distanze ma capisco quanto questo all'inizio possa essere per lei molto difficile."
Gentilissimo dottore, non riesco a interpretare cioì che mi ha consigliato, potrebbe chiarirmi cosa vorrebbe dire prendere le distanze?
La ringrazio cordialmente.
Gentilissimo dottore, non riesco a interpretare cioì che mi ha consigliato, potrebbe chiarirmi cosa vorrebbe dire prendere le distanze?
La ringrazio cordialmente.
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Ex utente
Concordo pienamente con quello che ha affermato, e' vero, come le ho già detto in me c'e' il duplice aspetto di una parte che mi vuole trascinare in basso, e un altra in cui sono arrabbiata, perche' aspetto la mia rivincita, cioe' quello scossone che mi faccia riprendere in mano la mia vita, che mi dia quell'emozione di vivere e di svegliarmi la mattina felice di iniziare un nuovo giorno e non come oggi, che mi giro e rigiro nel letto e adesso mi son svegliata con un mal di testa atroce perche' non so quale sogno assurdo mi abbia accompagnato. L'unici mio problema, senza ovviamente screditare nessuno, vorrei uno psicologo in gamba, sarei disposta a viaggiare, purche' mi riuscisse ad entrare nel mio io piu' interiore. Perche' ho difficolta' comunicative, quello che sto scrivendo non sarei in grado ad esprimerlo a parole. Sono timida, e con la timidezza, che mi offusca la mente, non riesco a esprimermi liberamente. Nello stesso tempo non voglio perdere il mio tempo inutilmente, perche' non mi piace stare seduta aspettando che la timidezza svanisca. la voglio sconfiggere e voglio riuscire a comunicare serenamente.
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La sua richiesta di cosa voglio affermarle riguardo al prendere le distanze, dimostra il suo reale interesse a comprendere seriamente quello che le accade. Quando lei parla del suo stato di timidezza che le offusca la mente e del suo non riuscirsi a svegliarsi la mattina felice come desidererebbe, mette in evidenza la presenza di uno stato emotivo negativo che non le consente di esprimere pienamente le sue risorse positive e le capacità solutive che lei ha dentro di lei. Il suggerirle di prendere le distanze si riferisce al fatto di non considerare la sua apatia, l'umore basso e la confusione mentale come la stessa cosa di quella che è realmente lei come persona. Gli effetti che lei rifesisce sono secondari e specifici di uno stato negativo e per tale motivo sono presenti in ogni persona quando si trova immersoa in uno stato negativo. Pertanto prendere le distanze dallo stato negativo vuol dire porre un grande dubbio riguardo a come in certi momenti si valutano gli accadimentine. Una persona quando è triste ha difficoltà a vedere cose positive, allo stesso modo quando una persona è arrabbiata difficilmente riuscirà a vedere aspetti che dovrebbero farla calmare. Riguardo al suo caso e rispetto a quello che ha scritto Io ho rilevato grande disagio e nel contempo un persona che al momento sta incontrando una certa difficoltà ad accedere alle sue risorse positive interne. Il suggerire di prendere la distanza dal suo stato d'animo negativo è un modo per invitarla a rivolgersi ad un professionista psicoterapeuta e con competenza, affinchè lei possa essere maggiormente stimolata all'accesso delle sue risorse positive personali e con queste otere soluzioni utili che adesso ha difficoltà a inquadrare.
Qualora non sia riuscito nemmeno questa volta a spiegarmi chiaramente, la prego di avere pazienza, avvisandola che sono sempre pronto a rispiegarmi.
Cordiali saluti e buona giornata
Qualora non sia riuscito nemmeno questa volta a spiegarmi chiaramente, la prego di avere pazienza, avvisandola che sono sempre pronto a rispiegarmi.
Cordiali saluti e buona giornata
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Gentile Utente,
Lei ha fatto un quadro molto dettagliato della sua vita, dei suoi vissuti. Ma sono solo fatti, la realtà della sua psiche vi appare, ma non è sufficientemente descritta. Colpa della scrittura, dell’anonimato e del fatto che gli eventi psichici vanno raccontati, vis à vis, allo psicoterapeuta. E qui abbiamo dei limiti insormontabili, non soltanto quelli dettati dai nostri codici e norme di comportamento professionale, ma soprattutto dal fatto che lei cerca di trasmettere quello che sente e sulla carta non vi arriva non per sua incapacità, ma perché è il limite a cui tutti vanno incontro. Giuseppe Berto, uno scrittore degli anni sessanta scrisse il MALE OSCURO, raccontando una sua nevrosi, ma riuscì a farlo soltanto una volta che aveva raggiunto uno stato di guarigione, perché nel frattempo aveva fatto una terapia di molti anni, se ben ricordo. E così successe a Marie Cardinal, una scrittrice francese che scrisse un libro eccezionale dal titolo LE PAROLE PER DIRLO, le parole per esprimere i suoi stati d’animo che aveva usato per raccontare al suo analista tutti i suoi mali per un periodo di 7 anni. E dedicò il suo libro al suo analista. Un ometto insignificante con un paio di occhiali antichi su un volto buffo e d’età avanzata. E gli scrisse al dott. ………... "colui che mi ha fatto nascere una seconda volta". Grosso modo. Comprende cosa voglio dirle?
Lei deve fare un cammino psicoterapeutico, non per 7 anni, ma per un periodo congruo, possibile e necessario per combattere e per eliminare da sé i suoi malesseri.
Si nota in lei una mancanza d’amore, ed una grande necessità, desiderio e voglia di vivere una vita d’amore, una storia d’amore. Con un ragazzo che le stia vicino e le voglia bene. E che a lei piaccia. E che la comprenda, e che sia tenero e desideroso di lei. E che la faccia sentire donna.
Questo io leggo nelle sue parole. Ma da qui, non so se poi è giusto quello che sinceramente le dico.
Non mi rimane che salutarla vivamente augurandole ogni bene.
Lei ha fatto un quadro molto dettagliato della sua vita, dei suoi vissuti. Ma sono solo fatti, la realtà della sua psiche vi appare, ma non è sufficientemente descritta. Colpa della scrittura, dell’anonimato e del fatto che gli eventi psichici vanno raccontati, vis à vis, allo psicoterapeuta. E qui abbiamo dei limiti insormontabili, non soltanto quelli dettati dai nostri codici e norme di comportamento professionale, ma soprattutto dal fatto che lei cerca di trasmettere quello che sente e sulla carta non vi arriva non per sua incapacità, ma perché è il limite a cui tutti vanno incontro. Giuseppe Berto, uno scrittore degli anni sessanta scrisse il MALE OSCURO, raccontando una sua nevrosi, ma riuscì a farlo soltanto una volta che aveva raggiunto uno stato di guarigione, perché nel frattempo aveva fatto una terapia di molti anni, se ben ricordo. E così successe a Marie Cardinal, una scrittrice francese che scrisse un libro eccezionale dal titolo LE PAROLE PER DIRLO, le parole per esprimere i suoi stati d’animo che aveva usato per raccontare al suo analista tutti i suoi mali per un periodo di 7 anni. E dedicò il suo libro al suo analista. Un ometto insignificante con un paio di occhiali antichi su un volto buffo e d’età avanzata. E gli scrisse al dott. ………... "colui che mi ha fatto nascere una seconda volta". Grosso modo. Comprende cosa voglio dirle?
Lei deve fare un cammino psicoterapeutico, non per 7 anni, ma per un periodo congruo, possibile e necessario per combattere e per eliminare da sé i suoi malesseri.
Si nota in lei una mancanza d’amore, ed una grande necessità, desiderio e voglia di vivere una vita d’amore, una storia d’amore. Con un ragazzo che le stia vicino e le voglia bene. E che a lei piaccia. E che la comprenda, e che sia tenero e desideroso di lei. E che la faccia sentire donna.
Questo io leggo nelle sue parole. Ma da qui, non so se poi è giusto quello che sinceramente le dico.
Non mi rimane che salutarla vivamente augurandole ogni bene.
[#7]
Ex utente
Quello che avete fatto per me in questi due giorni, se anche nell'anonimato, mi siete arrivati al cuore. E' vero e verissimo, sono un inguaribile sentimentale. Mi piace vivere l'amore in maniera intensa, delle volte credo che quello che voglio vivere nella realta' non esista, perche' e' una cosa che ti entra dentro, e non parlo delle storielle d'amore ridicole. Un'amore che ti guarda solo gli occhi e non il corpo, che riesce a captare ogni tuo gesto. Per questo motivo, e altri, sento i miei coetanei così bambini e adolescenti. Forse sono presuntuosa, ma mi sento piu' vicina agli uomini piu' grandi che ai miei coetanei. Delle volte mi sento attratta da queste persone, che almeno sanno cosa dicono perche' ci l'hanno provato sulla loro pelle. Grazie per i chiarimenti, e per i consigli e in particolar modo al dottor Antonio Vita, mi ha fatto riflettere e meditare su cose messe da parte e che forse sono proprio quelli che mi ostacolano ad essere felice. Per i due libri che ha citato, non manchero' a leggerli, credo che siano degni di attenzione. Oggi stesso mi attivero' a trovare uno specialista nella mia città, che cerchero' di scegliere con cura, dato che dovremmo stare a stretto contatto. Pero' sarei felice di farvi sapere le mie evoluzioni ed eventualmente, e tenervi aggiornati sul tipo di terapia mi faccia intraprendere il mio psicologo. Di nuovo grazie ancora, per lo sforzo e per la comprensione che sapete dimostrare, se pur in maniera molto limitata.
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 1.7k visite dal 17/12/2010.
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