Ansia, depressione, ipocondria
Salve,
sono un ragazzo di 21 anni, all'apparenza normale e a cui non manca nulla. Di bell'aspetto, buon studente, famiglia benestante, amici e una bella fidanzata.
Da quando ho 17 anni soffro di ansia cronica e di ipocondria. Tutto è cominciato un'estate, all'improvviso. Per mesi sono stato paralizzato dal terrore di ictus e infarti. Ho sofferto anche di attacchi di panico.
A questa fasi di ipocondria acuta (e, mi si creda, pressocche' invalidante)si alternavano fasi di depressione profonda.
A tutto cio' si aggiunga che sono un bugiardo patologico (a livello molto grave purtroppo).
Ero arrivato, nell ultimo periodo, a crearmi un identita' completamente falsa e a circondarmi di persone che mi conoscevano solo tramite quella (sono uno studente fuori sede, avevo, diciamo, la possibilita' di farlo).
Dopo anni di solitudine, da qualche mese e' arrivata lei, un angelo dal cielo (almeno cosi pensavo). Bella,intelligente, gentile e innamorata (davvero) di me. Credevo di avere finalmente trovato la soluzione a tutti i miei problemi.
Mi sbagliavo.
Con il nuovo rapporto si sono riaffacciate alcune fobie che si sono, semplicemente, "reinventate" adattandosi al contesto. Mi spiego: l'ipocondria è adesso paura fobica dell'aids o altre MST (abbiamo sempre rapporti protetti ma al minimo inconveniente vado in panico e corro a fare test su test), l'ansia diventa ansia di essere lasciati o traditi, ansia di mettere incinta la ragazza ecc.
Sono allo stremo ormai. Con la mia fidanzata ne ho parlato ma ho paura di spaventarla perche' sa gia' della mia condizione di bugiardo patologico (e' grazie a lei che ne sto lentamente uscendo). Temo insomma di allontanarla da me, dando l'idea di essere un paranoico.
Lei e' il mio unico rifugio. Ho perso quasi tutti gli amici. Quando non sto per giorni a casa sua 24 ore su 24, sto chiuso nella casa dei miei genitori a guardare film o a piangere.
Questa ragazza e' il mio rifugio ma al contempo la mia dannazione, dal momento che allo stato attuale e' lei la fonte di ogni mia ansia (Hiv, gravidanze, fine del rapporto).
Vivo insomma un paradosso. Quando ero solo stavo male e cercavo l'amore come unica soluzione. Ora che ce l'ho nulla e' cambiato , anzi la situazione sembra peggiorata.
Ho avuto due casi di malattie molto gravi in famiglia da bambino (mamma e fratello) che hanno purtroppo segnato la mia vita famigliare. Ho un buon padre, ma piuttosto all'antica e autoritario, che bolla il mio stato come semplici "paturnie". Non so che fare. Chiedero certamente un consulto psicologico (mai chiesto/avuto prima d'ora). Ma volevo avere qualche parere.
Chiedo scusa per la lunghezza ma anche dopo tutte queste righe mi sembra di avere detto un centesimo di quello che provo.
Cordiali saluti
sono un ragazzo di 21 anni, all'apparenza normale e a cui non manca nulla. Di bell'aspetto, buon studente, famiglia benestante, amici e una bella fidanzata.
Da quando ho 17 anni soffro di ansia cronica e di ipocondria. Tutto è cominciato un'estate, all'improvviso. Per mesi sono stato paralizzato dal terrore di ictus e infarti. Ho sofferto anche di attacchi di panico.
A questa fasi di ipocondria acuta (e, mi si creda, pressocche' invalidante)si alternavano fasi di depressione profonda.
A tutto cio' si aggiunga che sono un bugiardo patologico (a livello molto grave purtroppo).
Ero arrivato, nell ultimo periodo, a crearmi un identita' completamente falsa e a circondarmi di persone che mi conoscevano solo tramite quella (sono uno studente fuori sede, avevo, diciamo, la possibilita' di farlo).
Dopo anni di solitudine, da qualche mese e' arrivata lei, un angelo dal cielo (almeno cosi pensavo). Bella,intelligente, gentile e innamorata (davvero) di me. Credevo di avere finalmente trovato la soluzione a tutti i miei problemi.
Mi sbagliavo.
Con il nuovo rapporto si sono riaffacciate alcune fobie che si sono, semplicemente, "reinventate" adattandosi al contesto. Mi spiego: l'ipocondria è adesso paura fobica dell'aids o altre MST (abbiamo sempre rapporti protetti ma al minimo inconveniente vado in panico e corro a fare test su test), l'ansia diventa ansia di essere lasciati o traditi, ansia di mettere incinta la ragazza ecc.
Sono allo stremo ormai. Con la mia fidanzata ne ho parlato ma ho paura di spaventarla perche' sa gia' della mia condizione di bugiardo patologico (e' grazie a lei che ne sto lentamente uscendo). Temo insomma di allontanarla da me, dando l'idea di essere un paranoico.
Lei e' il mio unico rifugio. Ho perso quasi tutti gli amici. Quando non sto per giorni a casa sua 24 ore su 24, sto chiuso nella casa dei miei genitori a guardare film o a piangere.
Questa ragazza e' il mio rifugio ma al contempo la mia dannazione, dal momento che allo stato attuale e' lei la fonte di ogni mia ansia (Hiv, gravidanze, fine del rapporto).
Vivo insomma un paradosso. Quando ero solo stavo male e cercavo l'amore come unica soluzione. Ora che ce l'ho nulla e' cambiato , anzi la situazione sembra peggiorata.
Ho avuto due casi di malattie molto gravi in famiglia da bambino (mamma e fratello) che hanno purtroppo segnato la mia vita famigliare. Ho un buon padre, ma piuttosto all'antica e autoritario, che bolla il mio stato come semplici "paturnie". Non so che fare. Chiedero certamente un consulto psicologico (mai chiesto/avuto prima d'ora). Ma volevo avere qualche parere.
Chiedo scusa per la lunghezza ma anche dopo tutte queste righe mi sembra di avere detto un centesimo di quello che provo.
Cordiali saluti
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, non è facile rispondere al consulto di chi si definisca "bugiardo patologico".
Lo farò egualmente, consapevole del paradosso davanti cui le ci mette di fronte.
"allo stato attuale e' lei la fonte di ogni mia ansia"
No, la sua ragazza non è fonte di ansia. Il suo modo di preoccuparsi e di evitare l'ansia è fonte di ansia.
Per affrontare e risolvere i disturbi d'ansia, ammesso che lei ne abbia uno, è opportuna una psicoterapia.
Con l'augurio che lei riesca a fidarsi di uno psicoterapeuta, cordiali saluti
Lo farò egualmente, consapevole del paradosso davanti cui le ci mette di fronte.
"allo stato attuale e' lei la fonte di ogni mia ansia"
No, la sua ragazza non è fonte di ansia. Il suo modo di preoccuparsi e di evitare l'ansia è fonte di ansia.
Per affrontare e risolvere i disturbi d'ansia, ammesso che lei ne abbia uno, è opportuna una psicoterapia.
Con l'augurio che lei riesca a fidarsi di uno psicoterapeuta, cordiali saluti
[#2]
Gentile utente,
mi auguro anch'io, perchè le nostre risposte abbiano un senso, che con l'espressione "bugiardo patologico" lei si riferisca solo all'essersi presentato agli amici con caratteristiche diverse da quelle che realmente ha, diciamo pure "raccontando un po' di balle" (mi scusi l'espressione).
Infatti un conto è se per "patologico" lei intende che non riesce a dire la verità neanche su cose banali, un altro conto è se invece intende che, essendo insoddisfatto della realtà, si è fatto passare per una persona diversa con le conoscenze fatte nella nuova città.
Sono due cose differenti: mi rendo conto che certi termini possono essere utilizzati con significati anche molto diversi, ma immagino che intendesse il secondo significato e che l'aver perso quasi tutti gli amici sia dovuto al fatto che si sono accorti che non diceva loro la verità.
La sua situazione meriterebbe un approfondimento diagnostico, dal momento che perdura da 4 anni e che lei riferisce sintomi riconducibili a stati sia ansiosi sia depressivi.
Non penso che possiamo far altro che incoraggiarla a rivolgersi di persona ad uno psicologo per chiarire la situazione e farsi aiutare a superarla!
Cordialmente,
mi auguro anch'io, perchè le nostre risposte abbiano un senso, che con l'espressione "bugiardo patologico" lei si riferisca solo all'essersi presentato agli amici con caratteristiche diverse da quelle che realmente ha, diciamo pure "raccontando un po' di balle" (mi scusi l'espressione).
Infatti un conto è se per "patologico" lei intende che non riesce a dire la verità neanche su cose banali, un altro conto è se invece intende che, essendo insoddisfatto della realtà, si è fatto passare per una persona diversa con le conoscenze fatte nella nuova città.
Sono due cose differenti: mi rendo conto che certi termini possono essere utilizzati con significati anche molto diversi, ma immagino che intendesse il secondo significato e che l'aver perso quasi tutti gli amici sia dovuto al fatto che si sono accorti che non diceva loro la verità.
La sua situazione meriterebbe un approfondimento diagnostico, dal momento che perdura da 4 anni e che lei riferisce sintomi riconducibili a stati sia ansiosi sia depressivi.
Non penso che possiamo far altro che incoraggiarla a rivolgersi di persona ad uno psicologo per chiarire la situazione e farsi aiutare a superarla!
Cordialmente,
Dr.ssa Flavia Massaro, psicologa a Milano e Mariano C.se
www.serviziodipsicologia.it
[#3]
Ex utente
Gentilissimi dottori,
Grazie per le velocissime (e domenicali!!) risposte.
Farò alcune precisazioni in merito al mio post in conseguenza di alcune giuste questioni da voi sollevate.
Per rendere la cosa piu' semplice cercherò di schematizzare i diversi tronconi in cui il mio malessere si presenta, tenendo presente che queste manifestazione (perlomeno a mio parere) interagiscono tra loro da anni in una spirale di cui non intravedo l'uscita.
1)Bugiardo patologico: ho sempre avuto una fervida immaginazione, alimentata da un'amore profondo per la lettura, la scrittura, il teatro ecc.
In certi periodi della mia vita sono riuscito a tenere a bada le sue conseguenze negative. In altri ha preso il sopravvento. Le mie bugie sono, diciamo così, innocue seppur spregevoli (e me ne rendo conto). Nel senso che non vengono dette per ingannare subdolamente o per ottenere un vantaggio immediato. Mento su me stesso e la mia vita, il mio passato, la mia famiglia, le mie origini geografiche. In altre parole la mia situazione e' quella riassunta eloquentemente dalla dott.ssa Massaro. La mia attuale fidanzata mi ha aiutato a capire l'assurdita' della mia situazione e proprio per lei mi sono impegnato a cessare questo inutile forma di masochismo. E si', ho perso quasi tutti gli amici per questo motivo.
2)Ipocondria: ho una famiglia ansiosa ed ansiogena (nonni compresi). La situazione e' peggiorata dopo le esperienze di gravi malattie in famiglia. Dopo che mio fratello si e' ammalato a 16 anni (seguito a breve da mia madre lo so sembra incredibile ma ahime' è così) di un linfoma mio padre ha perso un poì la testa. Ogni minimo mio starnuto era un segno di malattia. Mi si gonfiava leggermente un linfonodo e si correva subito all'ospedale dai medici curanti del fratello e della mamma per fare controlli. Sin da bambino ho avuto quindi manifestazioni di ipocondria. A 11 anni temevo di avere contratto il tetano nel laboratorio di educazione tecnica, poi l'AIDS con un semplice piercing, poi infarti, ictus, ora di nuovo AIDS etc etc (per il Dott. Calì., mi sono espresso male, non incolpo la mia fidanzata per le mie ansie. Diciamo che, come da Lei specificato catalizzo su di lei paure ipocondriache e non che prima prendevano un'altra forma, mi perdoni per l'equivoco).
3)Ansia/Depressione: se esiste un'incarnazione del termine Codardo quella sono io. Ho paura di tutto. Aereo, treno, criminalita', malattie, giostre del luna park, essere lasciato dalla fidanzata, guidare la macchina, lavoro, scuola, giocare a basket con gli amici. In una parola non c'e', a pensarci bene qualcosa nella mia vita che non sia fonte d'ansia. Anche qui i miei genitori hanno giocato un ruolo, a mio parere. Da piccolo il mondo mi era stato descritto come pieno di insidie. Un posto poco sicuro insomma. Le siringhe per terra, il troppo sudare, la febbre... ecc
Sono debole, timido, pauroso, fragile, ma al contempo irascibile, egoista, rancoroso, talvolta violento (specie, ahime' in famiglia, in cui le liti sono all'ordine del giorno). Questa cosa che mi divora mi fa vergognare, avendomi reso una persona che non voglio essere. Mi sento colpevole verso me stesso e gli altri.
Un grazie di cuore a voi dottori
Coridali saluti
Grazie per le velocissime (e domenicali!!) risposte.
Farò alcune precisazioni in merito al mio post in conseguenza di alcune giuste questioni da voi sollevate.
Per rendere la cosa piu' semplice cercherò di schematizzare i diversi tronconi in cui il mio malessere si presenta, tenendo presente che queste manifestazione (perlomeno a mio parere) interagiscono tra loro da anni in una spirale di cui non intravedo l'uscita.
1)Bugiardo patologico: ho sempre avuto una fervida immaginazione, alimentata da un'amore profondo per la lettura, la scrittura, il teatro ecc.
In certi periodi della mia vita sono riuscito a tenere a bada le sue conseguenze negative. In altri ha preso il sopravvento. Le mie bugie sono, diciamo così, innocue seppur spregevoli (e me ne rendo conto). Nel senso che non vengono dette per ingannare subdolamente o per ottenere un vantaggio immediato. Mento su me stesso e la mia vita, il mio passato, la mia famiglia, le mie origini geografiche. In altre parole la mia situazione e' quella riassunta eloquentemente dalla dott.ssa Massaro. La mia attuale fidanzata mi ha aiutato a capire l'assurdita' della mia situazione e proprio per lei mi sono impegnato a cessare questo inutile forma di masochismo. E si', ho perso quasi tutti gli amici per questo motivo.
2)Ipocondria: ho una famiglia ansiosa ed ansiogena (nonni compresi). La situazione e' peggiorata dopo le esperienze di gravi malattie in famiglia. Dopo che mio fratello si e' ammalato a 16 anni (seguito a breve da mia madre lo so sembra incredibile ma ahime' è così) di un linfoma mio padre ha perso un poì la testa. Ogni minimo mio starnuto era un segno di malattia. Mi si gonfiava leggermente un linfonodo e si correva subito all'ospedale dai medici curanti del fratello e della mamma per fare controlli. Sin da bambino ho avuto quindi manifestazioni di ipocondria. A 11 anni temevo di avere contratto il tetano nel laboratorio di educazione tecnica, poi l'AIDS con un semplice piercing, poi infarti, ictus, ora di nuovo AIDS etc etc (per il Dott. Calì., mi sono espresso male, non incolpo la mia fidanzata per le mie ansie. Diciamo che, come da Lei specificato catalizzo su di lei paure ipocondriache e non che prima prendevano un'altra forma, mi perdoni per l'equivoco).
3)Ansia/Depressione: se esiste un'incarnazione del termine Codardo quella sono io. Ho paura di tutto. Aereo, treno, criminalita', malattie, giostre del luna park, essere lasciato dalla fidanzata, guidare la macchina, lavoro, scuola, giocare a basket con gli amici. In una parola non c'e', a pensarci bene qualcosa nella mia vita che non sia fonte d'ansia. Anche qui i miei genitori hanno giocato un ruolo, a mio parere. Da piccolo il mondo mi era stato descritto come pieno di insidie. Un posto poco sicuro insomma. Le siringhe per terra, il troppo sudare, la febbre... ecc
Sono debole, timido, pauroso, fragile, ma al contempo irascibile, egoista, rancoroso, talvolta violento (specie, ahime' in famiglia, in cui le liti sono all'ordine del giorno). Questa cosa che mi divora mi fa vergognare, avendomi reso una persona che non voglio essere. Mi sento colpevole verso me stesso e gli altri.
Un grazie di cuore a voi dottori
Coridali saluti
[#4]
La sua è ansia e non codardia, quindi eviti di metterla sul piano dell'avere o non avere coraggio: quando l'ansia non è trattata si può espandere in un'infinità di direzioni, e il coraggio non c'entra nulla.
Se le cose sono andate così lei non ne ha colpa e non si deve vergognare: molte persone hanno vissuto o vivono questo tipo di disagio, quindi non pensi nemmeno di essere un caso unico perchè magari non ha conosciuto nessuno in questa situazione (chi ha di questi problemi di solito lo nasconde, proprio come sta facendo lei).
La situazione è sicuramente frustrante e l'aggressività che ne scaturisce è comprensibile, specie se in casa non si sente capito e se si trova a dover tenere insieme una realtà interiore poco felice e le apparenze esterne, che a quanto dice non lasciano trasparire nulla di quello che lei sta vivendo.
E' faticoso nascondere tutta quest'ansia (e quello che è accaduto alla sua famiglia) dietro ad una facciata di "normalità", perciò si chieda se ne vale davvero la pena.
Ovviamente non intendo che dovrebbe sbandierare ai 4 venti che ha paura di questo e di quello, nè che dovrebbe insistere per raccontare a tutti la sua storia, ma semplicemente che non è la fine del mondo dire le cose come stanno se ce n'è l'occasione, soprattutto alle persone a lei più vicine.
In fondo se la sua ragazza la sta accettando per quello che è lo possono fare anche gli altri!
Se le cose sono andate così lei non ne ha colpa e non si deve vergognare: molte persone hanno vissuto o vivono questo tipo di disagio, quindi non pensi nemmeno di essere un caso unico perchè magari non ha conosciuto nessuno in questa situazione (chi ha di questi problemi di solito lo nasconde, proprio come sta facendo lei).
La situazione è sicuramente frustrante e l'aggressività che ne scaturisce è comprensibile, specie se in casa non si sente capito e se si trova a dover tenere insieme una realtà interiore poco felice e le apparenze esterne, che a quanto dice non lasciano trasparire nulla di quello che lei sta vivendo.
E' faticoso nascondere tutta quest'ansia (e quello che è accaduto alla sua famiglia) dietro ad una facciata di "normalità", perciò si chieda se ne vale davvero la pena.
Ovviamente non intendo che dovrebbe sbandierare ai 4 venti che ha paura di questo e di quello, nè che dovrebbe insistere per raccontare a tutti la sua storia, ma semplicemente che non è la fine del mondo dire le cose come stanno se ce n'è l'occasione, soprattutto alle persone a lei più vicine.
In fondo se la sua ragazza la sta accettando per quello che è lo possono fare anche gli altri!
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazzo, ci ha socializzato almeno tre aspetti del suo disagio. Tali aspetti sono molto probabilmente interconnessi, come le ha illustrato la Dott.ssa Massaro.
Lei descrive un certo timore di non piacere agli altri così come è, una intensa ansia riguardante la sicurezza e la salute ed un comportamento che si accompagna ad emozioni come il timore di affermare sè stesso, la rabbia ed il senso di colpa.
Tutti questi aspetti non le piacciono. Se vuole comprendere meglio la sua situazione, ed elaborare modalità di rapporto con sè stesso e gli altri più funzionali, potrà rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta.
Un esempio interessante di cosa accade quando si fa un lavoro (breve, piccolo e circoscritto) di tipo psicologico su sè stessi è quello che ha dimostrato di saper fare lei, riconoscendo che attribuiva alla sua fidanzata l'origine delle sue ansia. Forse, leggendo la mia risposta lei avrà potuto sperimentare pensieri ed emozioni non piacevoli (ad esempio, rabbia, vergogna o senso di colpa), seppure in forma minimale. Questo spiegherebbe il motivo per cui ha sentito l'esigenza di scrivere che si era espresso male.
Non si è espresso male, è solo una modalità semplificata di attribuzione di causa che tutti noi abbiamo, e che ci serve per spiegare in fretta vissuti molto complessi.
Le rinnovo l'invito a valutare l'ipotesi di una prima consulenza psicoterapeutica, e le allego il link di un lavoro, scritto a più mani, per aiutare gli utenti a farsi un'idea dei diversi approcci al disagio psicologico:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
Lei descrive un certo timore di non piacere agli altri così come è, una intensa ansia riguardante la sicurezza e la salute ed un comportamento che si accompagna ad emozioni come il timore di affermare sè stesso, la rabbia ed il senso di colpa.
Tutti questi aspetti non le piacciono. Se vuole comprendere meglio la sua situazione, ed elaborare modalità di rapporto con sè stesso e gli altri più funzionali, potrà rivolgersi ad uno/a psicoterapeuta.
Un esempio interessante di cosa accade quando si fa un lavoro (breve, piccolo e circoscritto) di tipo psicologico su sè stessi è quello che ha dimostrato di saper fare lei, riconoscendo che attribuiva alla sua fidanzata l'origine delle sue ansia. Forse, leggendo la mia risposta lei avrà potuto sperimentare pensieri ed emozioni non piacevoli (ad esempio, rabbia, vergogna o senso di colpa), seppure in forma minimale. Questo spiegherebbe il motivo per cui ha sentito l'esigenza di scrivere che si era espresso male.
Non si è espresso male, è solo una modalità semplificata di attribuzione di causa che tutti noi abbiamo, e che ci serve per spiegare in fretta vissuti molto complessi.
Le rinnovo l'invito a valutare l'ipotesi di una prima consulenza psicoterapeutica, e le allego il link di un lavoro, scritto a più mani, per aiutare gli utenti a farsi un'idea dei diversi approcci al disagio psicologico:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html
Cordiali saluti
[#6]
Gentile ragazzo, mi pare che i suoi problemi si possano ricondurre in buona sostanza alla sua incapacità di gestire l'ansia, che a sua volta probabilmente le provoca frustrazione, rabbia e quindi anche cadute depressive. Quando non si riesce a risolvere un problema importante, lottandoci contro per tanto tempo, la depressione è uno degli sbocchi possibili.
La bugia patologica a mio parere non è così importante, e potrebbe essere affrontata anche in un secondo momento. Nel senso che quando riuscirà a venire a capo del resto (ansia e depressione) potrebbe sentire meno necessità di nascondersi, in tutti i sensi.
>>> Lei e' il mio unico rifugio. Ho perso quasi tutti gli amici. Quando non sto per giorni a casa sua 24 ore su 24, sto chiuso nella casa dei miei genitori a guardare film o a piangere.
>>>
Questo è un atteggiamento di rinuncia, che deriva dalla convinzione di non poter fare niente senza la sua ragazza, ma ciò al tempo stesso contribuisce ad alimentare la sua paura.
Insomma ci vuole lo specialista. Utilizzi l'articolo suggeritole dal collega Calì, e prenda in seria considerazione l'idea di lasciarsi aiutare. Non necessariamente ciò dovrà comportare percorsi lunghi e interminabili, potrebbe fare anche molto presto a vedere i primi miglioramenti.
Nel frattempo può leggere anche questi altri due articoli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm
Cordiali saluti
La bugia patologica a mio parere non è così importante, e potrebbe essere affrontata anche in un secondo momento. Nel senso che quando riuscirà a venire a capo del resto (ansia e depressione) potrebbe sentire meno necessità di nascondersi, in tutti i sensi.
>>> Lei e' il mio unico rifugio. Ho perso quasi tutti gli amici. Quando non sto per giorni a casa sua 24 ore su 24, sto chiuso nella casa dei miei genitori a guardare film o a piangere.
>>>
Questo è un atteggiamento di rinuncia, che deriva dalla convinzione di non poter fare niente senza la sua ragazza, ma ciò al tempo stesso contribuisce ad alimentare la sua paura.
Insomma ci vuole lo specialista. Utilizzi l'articolo suggeritole dal collega Calì, e prenda in seria considerazione l'idea di lasciarsi aiutare. Non necessariamente ciò dovrà comportare percorsi lunghi e interminabili, potrebbe fare anche molto presto a vedere i primi miglioramenti.
Nel frattempo può leggere anche questi altri due articoli:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html
http://www.giuseppesantonocito.it/art_depress.htm
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#7]
Gentile Utente,
mi aggiungo a quanti le hanno consigliato un approfondimento specialistico. E, a giudicare dalla Sua analisi particolareggiata, sembra che Lei non veda l'ora di condividere tutto questo materiale con qualcuno che possa condividerne sia gli aspetti emotivi che quelli un po' più pratici.
Forse una prima pista da seguire potrebbe essere proprio questa decisa attenzione ai particolari: Lei ha dato di sé, su questo sito, un'immagine piuttosto nitida, frutto di elaborazioni (particolareggiate?) interne che probabilmente continua a produrre.
Chissà quanto materiale (interno) ha raccolto in questi ultimi anni: e proprio per questa attenzione ai "particolari" tutta la situazione si complica, come per es. succede rispetto alla paura di contrarre malattie sessualmente trasmissibili (seppur con rapporti sessuali protetti).
Attenzione ai particolari e ipocondria fanno pensare ad un nucleo comune, certamente legato all'ansia. E dovrebbe essere l'ansia, quindi, il Suo primo obiettivo di trattamento.
Le allego questi articoli sul trattamento dell'ansia e dell'ipocondria.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/408-ipocondria-la-paura-delle-malattie.html
Un'ultima cosa. "Sono debole, timido, pauroso, fragile, ma al contempo irascibile, egoista, rancoroso, talvolta violento (specie, ahime' in famiglia, in cui le liti sono all'ordine del giorno). Questa cosa che mi divora mi fa vergognare, ". Bene, e allora perchè aspettare altro tempo? Di quali altri segnali ha bisogno per intraprendere un percorso di cura?
Non abbia timore, perchè sarà un'esperienza davvero profonda ed interessante (oltre al fatto che con meno ansia si vive molto meglio...)
mi aggiungo a quanti le hanno consigliato un approfondimento specialistico. E, a giudicare dalla Sua analisi particolareggiata, sembra che Lei non veda l'ora di condividere tutto questo materiale con qualcuno che possa condividerne sia gli aspetti emotivi che quelli un po' più pratici.
Forse una prima pista da seguire potrebbe essere proprio questa decisa attenzione ai particolari: Lei ha dato di sé, su questo sito, un'immagine piuttosto nitida, frutto di elaborazioni (particolareggiate?) interne che probabilmente continua a produrre.
Chissà quanto materiale (interno) ha raccolto in questi ultimi anni: e proprio per questa attenzione ai "particolari" tutta la situazione si complica, come per es. succede rispetto alla paura di contrarre malattie sessualmente trasmissibili (seppur con rapporti sessuali protetti).
Attenzione ai particolari e ipocondria fanno pensare ad un nucleo comune, certamente legato all'ansia. E dovrebbe essere l'ansia, quindi, il Suo primo obiettivo di trattamento.
Le allego questi articoli sul trattamento dell'ansia e dell'ipocondria.
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/408-ipocondria-la-paura-delle-malattie.html
Un'ultima cosa. "Sono debole, timido, pauroso, fragile, ma al contempo irascibile, egoista, rancoroso, talvolta violento (specie, ahime' in famiglia, in cui le liti sono all'ordine del giorno). Questa cosa che mi divora mi fa vergognare, ". Bene, e allora perchè aspettare altro tempo? Di quali altri segnali ha bisogno per intraprendere un percorso di cura?
Non abbia timore, perchè sarà un'esperienza davvero profonda ed interessante (oltre al fatto che con meno ansia si vive molto meglio...)
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 5.1k visite dal 07/11/2010.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.