Una proiezione al cinema ebbi un episodio

Gent.mi Dottori,
ho 27 anni e la mia storia ha inizio 5 anni fa... tra il gennaio 2005 e maggio 2005 noto un cambiamento in me, viene meno la stimolazione e l'interessamento da e per ciò che mi circonda.
Mi rivolgo immediatamente al mio medico di famiglia, che dopo avergli raccontato anche del fatto che durante una proiezione al cinema ebbi un episodio di calo di pressione e zuccheri, si sbilancia con la diagnosi e dichiara "disturbo d'ansia" o "ansia anticipatoria". Nonostante ciò ero ancora relativamente tranquillo. Il mio medico mi prescrisse allora ALPRAZOLAM ed ELOPRAM. Proprio quest'ultimo però dopo aver assunto la seconda pasticca mi causò effetti collaterali, e per effetto della mia condizione psicologica debole somatizzai l'accaduto entrando profondamete in una spirale di dubbi incertezze, paure, fobie... tanto che per una settimana ebbi una tremenda paura di morire. Il medico stesso mi aveva già allertato invitandomi a rivolgermi ad un psicologo di sua conoscenza per una terapia di tipo cognitivo comportamentale. Raccolsi il suo invito però dopo 4 mesi di terapia lasciai anche sotto pressione di mia madre (purtroppo chi non è disagiato non può capire e non posso nemmenop fargliene una colpa). Gli anni intanto passavano e mi ritrovavo con attacchi di panico, ipocondria... più peggioravo e più somatizzavo sul fisico con tutto quello che ne consegue. Extrasistolia in primis, ma anche ipoglicemia reattiva, perdita di forze improvvisa, tremore muscolare, incapacità di concentrazione, calo del desiderio sessuale, pesi sullo stomaco e sulle spalle e quant'altro. Negli anni ho imparato a gestire queste situazioni di allarme e a far sparire anche determinati sintomi. La mia condizione attuale non è felice e non può esserlo per tutte queste vicende che mi trascino dietro come una zavorra. Vorrei poter essere spensierato. Dimenticavo che ho evitato sempre farmaci chimici e ho cercato strade alternative ma sempre in fai-da-te (aromaterapia, gocce e opercoli rilassanti o stimolanti...). Ma anche con questi non ho intrapreso una vera cura, mi limitavo di beneficiare del solo effetto placebo. Non volevo l'illusione di un aiuto, volevo farcela da solo.
Forse ho buttato tutto nel calderone ma le sfaccettature della vicenda sono multiple. Vorrei un aiuto, un consiglio per uscirne, capire dove va sbloccato il meccanismo di disagio sociale. La guerra con me stesso è ora che finisca.
Vi ringrazio per la cortese attenzione. Cordiali saluti.
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, i quadri ansiosi hanno la tendenza ad auto-perpetuarsi. I tentativi che ha messo in atto per uscire da solo dal problema non solo non l'hanno aiutato, ma, in alcuni casi, possono aver contribuito a strutturare il disturbo (mi riferisco ad esempio a tutti quei rimedi "placebo" che citava).

Non esistono indicazioni per "uscirne da solo". Le pressioni che ha accettato di subire da sua madre ne sono un esempio.

L'unica strada che mi sento di indicarle è quella di una psicoterapia, meglio se focalizzata sul disturbo.

Per quanto riguarda sua madre, se è lei a decidere, le chieda il permesso di riprendere la terapia. Con tutta la comprensione per il suo disagio, la deroga potrebbe essere parte del suo problema, non conseguenza.

Cordiali saluti
[#2]
Dr.ssa Paola Maria Taufer Psicologo 9
Buongiorno,
forse il primo punto da affrontare è l'ultima frase che ha detto "la guerra con me stesso...".
Il disagio che lei prova e che si trascina da tempo si può ricondurre ad un evento che ha origine 5 anni fa?
Forse a 22 anni c'è stato un cambiamento a livello sociale, affettivo o professionale che non ha mai considerato molto importante, ma che le ha lasciato la sensazione di di essere in guerra con se stesso.
I disturbi di cui le soffre possono essere legate a modalità arcaiche di espressione del conflitto e del disagio psicologico. La somatizzazione è un disturbo che risponde all'incapacità dell'individuo di mentalizzare le proprie problematiche interne.

Dr.ssa Paola Maria Taufer
psicologa Trento, Villa Banale, Milano

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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazzo, le cure di prima scelta per i problemi che descrive sono la psicoterapia e la farmacoterapia, eventualmente in associazione. L'effetto placebo può non bastare, perché il placebo da solo difficilmente può produrre le ristrutturazioni percettive e cognitive necessarie per sconfiggere ansia e depressione. Potrebbe anche essere necessario un aiuto farmacologico.

Questo è il motivo per cui la esorto a dimenticarsi di tisane e opercoli e ad affidarsi di nuovo a uno specialista psicologo/psicoterapeuta o psichiatra. La terapia cognitivo-comportamentale è adatta ad ansia e depressione, così come lo sono altri approcci. Il problema economico può essere aggirato in vari modi. Ad esempio, rivolgendosi al servizio pubblico oppure contattando più professionisti, spiegando loro la situazione e chiedendo se non sono disposti a venirle incontro in qualche modo. Alcuni colleghi lo fanno volentieri.

>>> Vorrei un aiuto, un consiglio per uscirne, capire dove va sbloccato il meccanismo di disagio sociale.
>>>

Questa è la richiesta che ci perviene più di frequente, e ogni volta siamo costretti a rispondere la stessa cosa: non può esistere la terapia online. Non è attraverso il "consiglio" risolutore che si superano i problemi personali. Non è capendo le cause, che si arriva automaticamente alla soluzione.

Pertanto sono costretto a rimandarla, come detto, a consulti di persona.

>>> La guerra con me stesso è ora che finisca.
>>>

Certo, queste sono guerre che si vincono solo evitando di combatterle.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
Utente
Utente
Cari Dottori,
apprezzo la celerità del consulto e premetto da subito che non voglio diventare schiavo dei farmaci.
Ero convinto che un aiuto a distanza non avrebbe rappresentato una soluzione valida.
Tuttavia credo che molto sia riconducibile al fatto che non ho mai saputo dire "NO" nella mia vita, mi è sempre andato bene quasi tutto quello a me proposto o anche se non era così ingoiavo e non rigurgitavo.
Studiare l'ansia, le sue cause e l'evoluzione può aiutarmi in qualche modo? C'è qualche testo scritto oppure la possibilità di approfondire su internet la materia?
Il disagio che più temo in questo momento è la fobia sociale che ultimamente si sta manifestando. Mi costringerebbe a perdere le amicizie a causa della paura di frequentare posti affollati o di pormi in contraddittorio con qualcuno. Nella mia testa ho come la sensazione di non autostimarmi e di conseguenza a volte mi sembra di essere scarsamente apprezzato sia dagli affetti che dalle amicizie/conoscenze.
Per fare un esempio... il prossimo anno mi sposerò, ma non vorrei che gli invitati partecipassero perchè costretti in quanto parenti o amici (non voglio pensare all'idea che partecipino tanto per... però facendomi anch'io un esame di coscienza, a volte mi sono ritrovato nella stessa situazione e magari per un evento ho esclamato "che p...". Da qui nasce questo mio conflitto. Ho bisogno di verità e lealtà. Non so se rendo l'idea. Sono alla ricerca disperata di una mia dimensione...
Se vogliate ancora intervenire ve ne sarò grato.
[#5]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)Studiare l'ansia, le sue cause e l'evoluzione può aiutarmi in qualche modo? C'è qualche testo scritto oppure la possibilità di approfondire su internet la materia?(..)
Gentile utente, NO!
conoscere i meccanismi di una malattia non rende immuni da questa.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#6]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Non è detto si tratti di fobia sociale. Se non riesce a dire di no e se si sente alla continua ricerca dell'approvazione degli altri, potrebbe trattarsi di qualcos'altro. Deve rivolgersi allo specialista, se vuol capire bene di che si tratta, e di conseguenza per poter ricevere l'aiuto adeguato.

Abbandoni l'idea di curarsi da solo, perché è un'illusione. Può leggere ad esempio questi articoli:

http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=109

http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=272

http://www.giuseppesantonocito.it/news.htm?m=210

Cordiali saluti
[#7]
Utente
Utente
Gent.mo Dott. Santonocito,
intanto vorrei ringraziare tutti i medici che partecipano a questo genere di rubriche portando una ventata di speranze ai nostri piccoli-grandi problemi.

"Noi disperati" che non troviamo via d'uscita ci attacchiamo spesso ad ancore di salvataggio quali i libri, come spesso ho fatto io con i suggerimenti di Morelli R., però mi ponevo più alla ricerca di sostanze utili alla mia cura che provare a ragionare come si leggeva tra le righe.

Egli sostiene che bisogna lasciarsi impadronire dall'ansia ed osservarla dall'esterno mentre prende possesso di noi, e solo in questo modo il cervello troverà la strada giusta per liberarsene. Purtroppo non ci sono mai riuscito perchè subentra sempre in me la reazione combatti o fuggi.
Il "Qui ed Ora" l'ho trovato e riperso continuamente per strada in questi 5 anni... e quando pensavo l'anno scorso di esserne uscito fuori per un periodo florido di 5-6 mesi, ecco là di nuovo la bastonata che è scaturita da una semplice parola legata alla mia professione.

Oltre a peccare di superbia nel sentenziare di potercela fare da solo, quali altri rischi potrei correre andando avanti così?
E poi, è la serotonina che dà la felicità o la felicità che produce la serotonina?
La ringrazio ancora una volta per il Suo tempo speso a rispondermi.
Cordiali saluti.
[#8]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile utente, i libri sono fatti per essere venduti, e, aldilà dei suggerimenti più o meno sensati che possono contenere, di solito non vanno oltre l'aspetto "informativo".

Per perseguire un "cambiamento", nel suo caso, credo si imponga un percorso più strutturato, sotto la tutela di un professionista.

Questo perchè le sacrosante informazioni, cui gli utenti di un servizio hanno diritto, non sono di per sè sufficienti ad affrontare e risolvere un problema.

I rischi non si possono prevedere: si può andare da una remissione dei sintomi, ad un mantenimento della situazione, o addirittura ad un suo aggravamento.

"Farcela da soli" è un tentativo lecito; è utile mantenere però la lucidità per riconoscere se e quando una situazione genera tanta sofferenza da richiedere intervento specialistico.

In alcuni casi, il grado di sofferenza non è tale da motivare un soggetto a chiedere aiuto, anche perchè si impara a "convivere" con le limitazioni sintomatologiche. Molto diverso è il caso in cui, o per l'intensità e pervasività del vissuto, o per il verificarsi di eventi "precipitanti", si decida di provare a cambiare.

La sua domanda sulla serotonina, così come è posta, è un pò semplicistica. I neurotrasmettitori (così come le parole degli altri, o una relazione) non sono "oggetti" neutri, ma interagiscono tra di loro, producendo effetti complessi su un organismo. Pertanto, sono più scientificamente fondati circuiti a feedback e feed-forward del semplice concetto di "causa-effetto".

Cordialmente
[#9]
Dr. Domenico Bumbaca Psicologo, Psicoterapeuta 144
Gentile utente

lei scrive: '"Noi disperati" che non troviamo via d'uscita ci attacchiamo spesso ad ancore di salvataggio quali i libri, come spesso ho fatto io con i suggerimenti di Morelli R., però mi ponevo più alla ricerca di sostanze utili alla mia cura che provare a ragionare come si leggeva tra le righe ...'

Non si senta un disperato, lei ha le capacità dialettiche e introspettive per uscirne fuori solo che, a mio avviso, Lei (forse a causa dei problemi di onorario) tenta il 'fai dat te'.
Sono ben 5 anni che ci prova e ancora non trova una via risolutiva.

Eppure, se ha un dente cariato va da un dentista. E' ben cosciente del fatto di non avere gli strumenti e le competenze per autocurarsi. E, non mi sembra che la lettura di tecniche odontoiatriche abbiano mai permesso di eliminare da soli una carie.
Per la psiche è esattamente la stessa cosa. Legga pure tutti i trattati di psicologia, accresceranno sicuramente la sua conoscenza di questa materia ma il paradigma rimane esattamente come quello citato sopra (carie).

Se Lei si convincerà che come per le carie sarà necessario affidarsi ad un professionista, sono certo, inizierà a star meglio un minuto dopo aver preso questa decisione.



Dr. Domenico Bumbaca - Psicologo Psicoterapeuta
ad indirizzo Junghiano
https://www.PsicoanalistaRoma.it/

[#10]
Utente
Utente
Gent.mo Dott. Bumbaca,
apprezzo il Suo intervento, ma vorrei far chiarezza. Di testardaggine ne ho tanta ma di problemi economici per fortuna ancora no. Forse quello che mi manca per rivolgermi ad uno specialista, è il tempo.
Tento il fai-da-te sempre e comunque coadiuvato da informazioni raccolte in rete o su libri di illustre fattura.
La via risolutiva non arriva soltanto perchè non attivo una vera e propria cura ma mi limito a far insorgere l'effetto placebo. O meglio, assumo opercoli o gocce per pochi giorni e non basta, non possiamo definirla cura. Quindi l'effetto è pari o quasi a zero. Sono testardo e voglio farcela da solo evitando un'illusione prodotta da una terapia farmacologica o naturale.
Il tentativo di individuare la sostanza o la via più rapida mi ha fatto anche appassionare alla materia.
"Noi disperati" è per l'appunto un virgolettato, leggasi come... non chi non ha forza di reazione, ma chi non trova la giusta via percorribile perchè dominato dall'indecisione.
Forse sono più malinconico che depresso.
Credo nelle sue parole, che una terapia potrà avere su di me effetti fin da subito. Valuterò in questi giorni se sussisteranno gli estremi per ricontattare la psicologa che mi ebbe in cura.
Ringrazio tutti Voi per le parole di supporto, ne farò tesoro. Mi riservo di disturbare di nuovo Voi e la Vostra professionalità qualora ne avverta ancora il bisogno.
Cordiali saluti.
[#11]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Troverà MedicItalia a disposizione. Ci aggiorni, se lo desidera, in merito ad eventuali terapie che dovesse intraprendere.

Cordiali saluti
[#12]
Utente
Utente
Cari Dottori,
mi sorge un'altra domanda, che relazione c'è tra la qualità del sonno e l'ansia o depressione?
Debbo dire che non ho difficoltà ad addormentarmi, anzi, ma la mattina faccio tanta fatica ad alzarmi e questo un tempo non mi accadeva.
Quanto conta la qualità del sonno per un benessere psicofisico?
La melatonina in questi casi può venirci in soccorso?

Cordiali saluti.
[#13]
Dr. Domenico Bumbaca Psicologo, Psicoterapeuta 144
Caro signore

mi permetta di risponderle 'di getto'.

Il sonno, permette di rigenerare lo spirito e il corpo e grazie a questa rigenerazione, la mattina, ci si sveglia pieni di energia e pronti ad affrontare le sfide o le opportunità del nuovo giorno.

Se questo non accade, potremmo affermare che le sfide non ci piacciono e le opportunità, qualora ci fossero, non ci interessano?

Provi a darsi una risposta.

Come vede, seguendo la mia posizione, il ruolo della melatonina (o altro), è assolutamente irrilevante.
[#14]
Utente
Utente
Messaggio ricevuto, La ringrazio per il nuovo intervento.

Cordiali saluti.
[#15]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> Oltre a peccare di superbia nel sentenziare di potercela fare da solo, quali altri rischi potrei correre andando avanti così?
>>>

Noi psicologi non la chiamiamo superbia, ma bisogno eccessivo di controllo, altrimenti detta ossessività.

Di fronte ai problemi, alcuni preferiscono non chiedere aiuto, ma cercano di far da soli. Sono persone dubbiose, che traggono sollievo (però effimero) dall'illusione di poter controllare tutto quello che gli succede.

Fra l'altro, questo è proprio il motivo perché l'ansia le assale: appena ne arriva un pochino, si sforzano subito di controllarla. Ma così facendo l'ansia e l'eccitazione aumentano, e così tentano di controllarla ancora di più. E così via, finché in pochi secondi non arriva l'attacco vero e proprio. Appena avuto il primo attacco, due sono in genere le paure che iniziano ad attanagliarle: la paura di morire o quella d'impazzire.

È il tentativo di controllo che fa perdere il controllo.

La capacità di far da sé è una buona cosa, solo che questa strategia non funziona sempre. Cercare di operarsi al cervello da soli, potrebbe non essere la scelta migliore.

Dall'ansia si può uscire anche velocemente, nel giro di poche sedute e con risultati duraturi. Legga intanto questi articoli, per informarsi:

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/233-la-psicoterapia-che-cos-e-e-come-funziona.html

https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

e poi faccia qualche telefonata in giro.

Cordiali saluti
Parkinson

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