Stanco di vivere male
Gentili dottori,
sono un ragazzo di diciannove anni e, specialmente in questi ultimi mesi, sono stanco di vivere in questa maniera. Sono cresciuto senza un padre (conosciuto solo pochi anni fa), ho avuto un'infanzia serena e, nel periodo delle elementari, ho avuto l'unico vero amico della mia vita. Con lui è finita in quei tempi per un litigio ovviamente infantile, ci siamo riappacificati nei mesi successivi ma non è mai stato come prima.
Iniziate le medie ho cominciato ad uscire con ragazzini più grandi di me (di uno o due anni), andando a giocare a calcio, in giro in bicicletta e a fare cose normali che con i miei compagni di classe non potevo fare (perché i loro genitori avevano paura a farli uscire da soli). In un paio d'anni ho finito per perdere i contatti anche con loro. Così, senza nessuno con cui parlare o giocare, ho scoperto il mondo di internet, in particolare di forum e chat. Ciò che ne è scaturito è stata una vera e propria dipendenza che mi portava a stare davanti al monitor giorno e notte. In quel periodo, inoltre, ho cominciato le superiori e, sperando di trovarmi ragazzi simpatici, mi sono invece capitati dei veri e propri teppisti, e l'alzarsi alla mattina per andare al liceo era una vera e propria agonia. Inoltre, in quegli stessi anni è morto mio nonno, l'unica figura maschile di riferimento che ho mai avuto. In seguito al lutto la situazione familiare ed economica ha cominciato ad aggravarsi, mi è nata una sorella (sta crescendo anche lei senza un padre), gli unici svaghi sono stati il computer e l'uscire un paio d'ore a settimana con un gruppetto di compagni delle medie, ed ogni giorno di quegli anni avevo una gran tristezza addosso. Leggendo su internet ho pensato fosse distimia, ma non ne ho mai parlato con nessuno e ho aspettato che passasse da sé.
A sedici anni effettivamente passò, grazie anche all'aver cambiato classe e a nuovi hobby. In quel periodo ero talmente sereno che abbandonai forum e chat, ripresi ad andare bene a scuola e abbandonai il gruppetto con cui uscivo, in quanto con loro non facevo altro che annoiarmi e perché non li giudicavo amici (giudizio fondato, visto che da allora non si sono mai fatti sentire neanche per chiedere spiegazioni).
Il mio errore è stato di non trovarmi qualcun altro con cui uscire. Il primo anno non ho risentito della solitudine, ma col tempo ho finito le cose da fare (e si è esaurito il piacere di farle) e non sono riuscito a trovare altri da frequentare. Con alcuni dei nuovi compagni il rapporto si è deteriorato un po' e, anche con gli altri, non sono mai riuscito a legare a causa di interessi diversi e, soprattutto, perché le loro uscite consistevano nell'andare in discoteca e bere (cose che io non sopporto).
sono un ragazzo di diciannove anni e, specialmente in questi ultimi mesi, sono stanco di vivere in questa maniera. Sono cresciuto senza un padre (conosciuto solo pochi anni fa), ho avuto un'infanzia serena e, nel periodo delle elementari, ho avuto l'unico vero amico della mia vita. Con lui è finita in quei tempi per un litigio ovviamente infantile, ci siamo riappacificati nei mesi successivi ma non è mai stato come prima.
Iniziate le medie ho cominciato ad uscire con ragazzini più grandi di me (di uno o due anni), andando a giocare a calcio, in giro in bicicletta e a fare cose normali che con i miei compagni di classe non potevo fare (perché i loro genitori avevano paura a farli uscire da soli). In un paio d'anni ho finito per perdere i contatti anche con loro. Così, senza nessuno con cui parlare o giocare, ho scoperto il mondo di internet, in particolare di forum e chat. Ciò che ne è scaturito è stata una vera e propria dipendenza che mi portava a stare davanti al monitor giorno e notte. In quel periodo, inoltre, ho cominciato le superiori e, sperando di trovarmi ragazzi simpatici, mi sono invece capitati dei veri e propri teppisti, e l'alzarsi alla mattina per andare al liceo era una vera e propria agonia. Inoltre, in quegli stessi anni è morto mio nonno, l'unica figura maschile di riferimento che ho mai avuto. In seguito al lutto la situazione familiare ed economica ha cominciato ad aggravarsi, mi è nata una sorella (sta crescendo anche lei senza un padre), gli unici svaghi sono stati il computer e l'uscire un paio d'ore a settimana con un gruppetto di compagni delle medie, ed ogni giorno di quegli anni avevo una gran tristezza addosso. Leggendo su internet ho pensato fosse distimia, ma non ne ho mai parlato con nessuno e ho aspettato che passasse da sé.
A sedici anni effettivamente passò, grazie anche all'aver cambiato classe e a nuovi hobby. In quel periodo ero talmente sereno che abbandonai forum e chat, ripresi ad andare bene a scuola e abbandonai il gruppetto con cui uscivo, in quanto con loro non facevo altro che annoiarmi e perché non li giudicavo amici (giudizio fondato, visto che da allora non si sono mai fatti sentire neanche per chiedere spiegazioni).
Il mio errore è stato di non trovarmi qualcun altro con cui uscire. Il primo anno non ho risentito della solitudine, ma col tempo ho finito le cose da fare (e si è esaurito il piacere di farle) e non sono riuscito a trovare altri da frequentare. Con alcuni dei nuovi compagni il rapporto si è deteriorato un po' e, anche con gli altri, non sono mai riuscito a legare a causa di interessi diversi e, soprattutto, perché le loro uscite consistevano nell'andare in discoteca e bere (cose che io non sopporto).
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
A quanto pare lei fa fatica a legare con persone amici ecc,certamente gli interessi comuni sono per eccellenza il miglior antidotto per instaurare amicizie,nel suo caso sembra che lei ragiona in modo doverso dagli altri!
Di certo è che a questo punto dovrebbe secondo il mio parere vedere qualchè collegha nella sua zona,almeno avrà un alleato di cui fidarsi e poter parlare delle sue difficoltà!
Saluti
[#2]
Ex utente
Salve, grazie per la risposta. Purtroppo per il limite di caratteri non sono riuscito a finire di scrivere il mio caso, provvedo ora.
Negli ultimi due anni di scuola, inoltre, ho riperso la voglia di frequentare a causa del favoreggiamento di alcuni studenti da parte dei professori, ma ho tenuto duro e sono riuscito a diplomarmi togliendomi qualche soddisfazione (anche se le insoddisfazioni dovute a quanto detto prima sono di gran lunga di più). Intanto sono stato costretto a incontrare mio padre, che vedo qualche volta all'anno e di cui potrei continuare a fare tranquillamente a meno.
Così, mi ritrovo senza amici e non esco per svago da tre anni, in casa c'è da litigare ogni giorno e la situazione economica non è un granché, e ritengo che potrebbe diventare grave nel giro di poco. Anche per questo sarei voluto andare a lavorare, ma sono stato obbligato ad andare all'università. Di quei soldi che ho messo da parte, quasi tutti finiscono in casa e mi ci pago cose per gli studi (libri, abbonamento dell'autobus e altro), acquistando qualcosa per me solo ogni tanto. All'università conosco regolarmente altri ragazzi, ma non riesco ad instaurare un solo rapporto che vada oltre gli studi perché ognuno ha già le proprie amicizie e tutti frequentano discoteche e affini. Ormai la mia visione di cose da fare fuori di casa si restringe a locali del genere, do per scontato in partenza che chi conosco non sia adatto a me, e non ho più voglia di fare niente. Intanto il cellulare non squilla mai e ogni giorno che passa è sempre più difficile, anche viste le difficoltà a casa.
Aggiungo, inoltre, che non ho mai avuto una ragazza. Tempo fa ho letto in un articolo che chi cresce senza un padre ha, di solito, dei problemi in tale ambito. Non so se sia vero, però in certi passi di quelle righe mi ci sono visto e non riesco ad immaginare una mia relazione sentimentale, ma, del resto, non riesco a immaginarmi nemmeno una semplice amicizia.
Infine, preciso che non vedo solo negli altri la colpa del fallimento in ogni campo della mia vita, ma che evidentemente ci metto del mio, anche se non capisco in cosa sbaglio nei rapporti con le altre persone. Inoltre, vedo la rottura con il mio amico d'infanzia e la morte di mio nonno come punti chiave della mia esistenza e della mia situazione attuale, e Vi chiedo se la situazione sembra difficile e senza una via di uscita solo a me.
Grazie per l'attenzione.
Negli ultimi due anni di scuola, inoltre, ho riperso la voglia di frequentare a causa del favoreggiamento di alcuni studenti da parte dei professori, ma ho tenuto duro e sono riuscito a diplomarmi togliendomi qualche soddisfazione (anche se le insoddisfazioni dovute a quanto detto prima sono di gran lunga di più). Intanto sono stato costretto a incontrare mio padre, che vedo qualche volta all'anno e di cui potrei continuare a fare tranquillamente a meno.
Così, mi ritrovo senza amici e non esco per svago da tre anni, in casa c'è da litigare ogni giorno e la situazione economica non è un granché, e ritengo che potrebbe diventare grave nel giro di poco. Anche per questo sarei voluto andare a lavorare, ma sono stato obbligato ad andare all'università. Di quei soldi che ho messo da parte, quasi tutti finiscono in casa e mi ci pago cose per gli studi (libri, abbonamento dell'autobus e altro), acquistando qualcosa per me solo ogni tanto. All'università conosco regolarmente altri ragazzi, ma non riesco ad instaurare un solo rapporto che vada oltre gli studi perché ognuno ha già le proprie amicizie e tutti frequentano discoteche e affini. Ormai la mia visione di cose da fare fuori di casa si restringe a locali del genere, do per scontato in partenza che chi conosco non sia adatto a me, e non ho più voglia di fare niente. Intanto il cellulare non squilla mai e ogni giorno che passa è sempre più difficile, anche viste le difficoltà a casa.
Aggiungo, inoltre, che non ho mai avuto una ragazza. Tempo fa ho letto in un articolo che chi cresce senza un padre ha, di solito, dei problemi in tale ambito. Non so se sia vero, però in certi passi di quelle righe mi ci sono visto e non riesco ad immaginare una mia relazione sentimentale, ma, del resto, non riesco a immaginarmi nemmeno una semplice amicizia.
Infine, preciso che non vedo solo negli altri la colpa del fallimento in ogni campo della mia vita, ma che evidentemente ci metto del mio, anche se non capisco in cosa sbaglio nei rapporti con le altre persone. Inoltre, vedo la rottura con il mio amico d'infanzia e la morte di mio nonno come punti chiave della mia esistenza e della mia situazione attuale, e Vi chiedo se la situazione sembra difficile e senza una via di uscita solo a me.
Grazie per l'attenzione.
[#3]
Gentile ragazzo,
innanzitutto ci sono delle buone notizie:
- hai 19 anni e quindi è possibile un cambiamento significativo attraverso una psicoterapia;
- hai descritto molto bene cosa accade e le dinamiche nelle tue relazioni interpersonali: sei consapevole, anche se hai bisogno di un aiuto specialistico, che ci metti del tuo nelle relazioni.
Questo metterci del tuo potrebbe essere da una parte la tua idea che comunque le cose andranno male (se conosci qualcuno di nuovo) e quindi gli schemi automatici (di pensiero e di comportamenti) che metti in atto.
Questo meccanismo deve essere spezzato. E qui ti serve aiuto perchè certamente non sappiamo cosa accade (ti aiuterà un collega di persona).
Per quanto riguarda il fatto di vivere senza il papà: fortunatamente non determina nè la depressione, nè l'ansia, nè una psicopatologia! Se così fosse moltissime persone oggi avrebbero seri problemi!
Ti scoraggio anche a girare sulla rete alla ricerca di una autodiagnosi: la distimia deve essere diagnosticata dallo specialista.
Quindi, se i soldi sono pochini, puoi prendere un appuntamento all'ospedale della tua città per una consultazione psicologica (l'impegnativa deve fartela il medico di base, così ti dà anche informazioni sulle sedi) o presso un consultorio.
In bocca al lupo!
innanzitutto ci sono delle buone notizie:
- hai 19 anni e quindi è possibile un cambiamento significativo attraverso una psicoterapia;
- hai descritto molto bene cosa accade e le dinamiche nelle tue relazioni interpersonali: sei consapevole, anche se hai bisogno di un aiuto specialistico, che ci metti del tuo nelle relazioni.
Questo metterci del tuo potrebbe essere da una parte la tua idea che comunque le cose andranno male (se conosci qualcuno di nuovo) e quindi gli schemi automatici (di pensiero e di comportamenti) che metti in atto.
Questo meccanismo deve essere spezzato. E qui ti serve aiuto perchè certamente non sappiamo cosa accade (ti aiuterà un collega di persona).
Per quanto riguarda il fatto di vivere senza il papà: fortunatamente non determina nè la depressione, nè l'ansia, nè una psicopatologia! Se così fosse moltissime persone oggi avrebbero seri problemi!
Ti scoraggio anche a girare sulla rete alla ricerca di una autodiagnosi: la distimia deve essere diagnosticata dallo specialista.
Quindi, se i soldi sono pochini, puoi prendere un appuntamento all'ospedale della tua città per una consultazione psicologica (l'impegnativa deve fartela il medico di base, così ti dà anche informazioni sulle sedi) o presso un consultorio.
In bocca al lupo!
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 2.3k visite dal 30/10/2010.
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