Paura di morire
Salve,
Sono una studentessa universitaria di 23 anni, da qualche anno, 4-5 all'incirca, ho un'enorme paura di morire.
Non soffro di attacchi di panico o simili ma ho questa sensazione-paura costante che mi impedisce di godermi i momenti felici. Durante il giorno mi capita raramente di pensarci, ma appena trovo un attimo di tranquillità(come prima di dormire) il pensiero ritorna. La situazione peggiora quando si prospettano delle situazioni che, irrazionalmente e ne sono cosciente, reputo a rischio: un lungo viaggio in auto, un viaggio in aereo (che prendo con immensa difficoltà e solo in casi di estrema necessità), il diffondersi di un'epidemia (genere influenza suina lo scorso anno,ecc..), ho il pensiero di avere una grave malattia.
La paura non è relativa solo a me, ma è forse peggiore nei riguardi dei miei cari, mia madre, o il mio ragazzo (stiamo insieme da molti anni ormai). Mi spiego: quando per esempio lui effettua un viaggio, o esce di casa in moto,ecc.. mi sento malissimo non faccio che pensare a come sarebbe la mia vita se lui morisse, a tutto quello che perderei, a come potrei poi andare avanti, e scoppio inevitabilmente a piangere, e mi calmo solo al momento che so che lui è "in salvo".
Nei consulti che mi è capitato leggere, ho notato che spesso la fobia nelle perosone legata ad un evento traumatico, un contatto diretto con la morte, la perdita di un famigliare, una persona cara, un incidente. Nel mio caso non trovo invece nessuna "causa" che potrebbe essere alla base delle mie paure. Ho una situazione famigliare stabile, fortunatamente non ho mai dovuto affrontare un lutto, non sono particolarmente stressata, nè altro. Il problema si è semplicemente manifestata pian piano prendendo coscienza delle cose che avevo da perdere.
Non penso di poter andare avanti in questo modo, nè per me, nè per la gente che mi sta intorno, sono giovane e vorrei vivere felicemente senza essere sempre soggetta a questa paura.
Chiedo dunque il vostro consiglio: cosa dovrei fare? rivolgermi ad una specialista? se dovessi andare in terapia sarebbe per lungo tempo?(Essendo studente i soldi sono anche quelli che sono),il problema è risolvibile?.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
Cordialmente
Sono una studentessa universitaria di 23 anni, da qualche anno, 4-5 all'incirca, ho un'enorme paura di morire.
Non soffro di attacchi di panico o simili ma ho questa sensazione-paura costante che mi impedisce di godermi i momenti felici. Durante il giorno mi capita raramente di pensarci, ma appena trovo un attimo di tranquillità(come prima di dormire) il pensiero ritorna. La situazione peggiora quando si prospettano delle situazioni che, irrazionalmente e ne sono cosciente, reputo a rischio: un lungo viaggio in auto, un viaggio in aereo (che prendo con immensa difficoltà e solo in casi di estrema necessità), il diffondersi di un'epidemia (genere influenza suina lo scorso anno,ecc..), ho il pensiero di avere una grave malattia.
La paura non è relativa solo a me, ma è forse peggiore nei riguardi dei miei cari, mia madre, o il mio ragazzo (stiamo insieme da molti anni ormai). Mi spiego: quando per esempio lui effettua un viaggio, o esce di casa in moto,ecc.. mi sento malissimo non faccio che pensare a come sarebbe la mia vita se lui morisse, a tutto quello che perderei, a come potrei poi andare avanti, e scoppio inevitabilmente a piangere, e mi calmo solo al momento che so che lui è "in salvo".
Nei consulti che mi è capitato leggere, ho notato che spesso la fobia nelle perosone legata ad un evento traumatico, un contatto diretto con la morte, la perdita di un famigliare, una persona cara, un incidente. Nel mio caso non trovo invece nessuna "causa" che potrebbe essere alla base delle mie paure. Ho una situazione famigliare stabile, fortunatamente non ho mai dovuto affrontare un lutto, non sono particolarmente stressata, nè altro. Il problema si è semplicemente manifestata pian piano prendendo coscienza delle cose che avevo da perdere.
Non penso di poter andare avanti in questo modo, nè per me, nè per la gente che mi sta intorno, sono giovane e vorrei vivere felicemente senza essere sempre soggetta a questa paura.
Chiedo dunque il vostro consiglio: cosa dovrei fare? rivolgermi ad una specialista? se dovessi andare in terapia sarebbe per lungo tempo?(Essendo studente i soldi sono anche quelli che sono),il problema è risolvibile?.
Vi ringrazio per la vostra attenzione.
Cordialmente
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Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile ragazza, la paura di morire è una "compagna" di tutta l'umanità.
"Avere coscienza" vuol dire anche "aver coscienza" del fatto che siamo esseri finiti. Normalmente, viviamo senza pensare che respiriamo. Ma, appena cominciamo a pensarci, la respirazione automatica diventa meno "automatica".
Molta gente, non appena comincia a pensare al tema della morte, lo ritiene un problema. Sbagliando, perchè ai problemi c'è soluzione, alla morte no.
Le elenco alcuni temi ricorrenti nelle paure di chi cominci a ragionare intorno a questo tema:
- paura di perdere tutto quello che abbiamo (le conquiste, gli affetti, le mete che raggiungiamo in una vita di sforzi).
In merito a questa paura, ci sono due strade logicamente percorribili. O crediamo che dopo la vita ci sia altro (e allora perderemo queste cose ma ne avremo altre, oppure ci ricongiungeremo ai nostri cari nell'Aldilà), o pensiamo che la morte sia la fine di tutto (e allora dopo non soffriremo nessuna perdita, come non soffrivamo prima di essere concepiti).
- paura di non poter vivere senza i nostri cari, se dovessero morire.
La perdita di affetti cari è un dolore emotivo che può essere molto intenso. Ad esso, gli uomini e le donne hanno imparato a reagire con il faticoso ma naturale lavoro di elaborazione del lutto. Certo, fa male, ma non uccide.
Per quanto care siano le persone che possiamo perdere, la vita va avanti. E credo che, se noi fossimo in punto di morte, il nostro desiderio sarebbe che i nostri cari continuino a vivere le loro vite, ricordando di noi le cose belle e magari "perdonandoci" per i nostri umani difetti.
- paura del dolore.
Il dolore è una parte integrante della vita. Le persone che non possono provare dolore fisico hanno una rara patologia, che costringe loro ed i loro cari a monitorare continuamente la loro integrità biologica (ad esempio, potrebbero avere un chiodo conficcato nel polpaccio e non accorgersene).
Scopo del dolore è avvisarci: "qualcosa merita la tua attenzione, perchè può essere pericoloso o nocivo". Se ci pensa, il dolore che proviamo quando perdiamo qualcuno ci dice: "Attenzione, perchè può essere pericoloso o nocivo pensare che quella persona è ancora viva mentre è morta. Da ora, anche se fa male, dovrai cominciare ad accettare l'idea di vivere anche se quella persona non vive più".
Gentile ragazza, non posso "cancellarle" la paura della morte, perchè, come tutti gli esseri umani, non sono mai morto e non so com'è. Immagino sia una delle esperienze della vita, e penso che morire "bene" sia uno dei compiti che mi sono dato, perchè fa parte del "vivere" bene.
Se questo pensiero è così invalidante per lei, penso che rivolgersi ad uno psicoterapeuta (magari che lavori in modo focale sulle problematiche ansiose) possa essere una buona strada.
Auguri per la sua vita, che sia ricca di esperienze
"Avere coscienza" vuol dire anche "aver coscienza" del fatto che siamo esseri finiti. Normalmente, viviamo senza pensare che respiriamo. Ma, appena cominciamo a pensarci, la respirazione automatica diventa meno "automatica".
Molta gente, non appena comincia a pensare al tema della morte, lo ritiene un problema. Sbagliando, perchè ai problemi c'è soluzione, alla morte no.
Le elenco alcuni temi ricorrenti nelle paure di chi cominci a ragionare intorno a questo tema:
- paura di perdere tutto quello che abbiamo (le conquiste, gli affetti, le mete che raggiungiamo in una vita di sforzi).
In merito a questa paura, ci sono due strade logicamente percorribili. O crediamo che dopo la vita ci sia altro (e allora perderemo queste cose ma ne avremo altre, oppure ci ricongiungeremo ai nostri cari nell'Aldilà), o pensiamo che la morte sia la fine di tutto (e allora dopo non soffriremo nessuna perdita, come non soffrivamo prima di essere concepiti).
- paura di non poter vivere senza i nostri cari, se dovessero morire.
La perdita di affetti cari è un dolore emotivo che può essere molto intenso. Ad esso, gli uomini e le donne hanno imparato a reagire con il faticoso ma naturale lavoro di elaborazione del lutto. Certo, fa male, ma non uccide.
Per quanto care siano le persone che possiamo perdere, la vita va avanti. E credo che, se noi fossimo in punto di morte, il nostro desiderio sarebbe che i nostri cari continuino a vivere le loro vite, ricordando di noi le cose belle e magari "perdonandoci" per i nostri umani difetti.
- paura del dolore.
Il dolore è una parte integrante della vita. Le persone che non possono provare dolore fisico hanno una rara patologia, che costringe loro ed i loro cari a monitorare continuamente la loro integrità biologica (ad esempio, potrebbero avere un chiodo conficcato nel polpaccio e non accorgersene).
Scopo del dolore è avvisarci: "qualcosa merita la tua attenzione, perchè può essere pericoloso o nocivo". Se ci pensa, il dolore che proviamo quando perdiamo qualcuno ci dice: "Attenzione, perchè può essere pericoloso o nocivo pensare che quella persona è ancora viva mentre è morta. Da ora, anche se fa male, dovrai cominciare ad accettare l'idea di vivere anche se quella persona non vive più".
Gentile ragazza, non posso "cancellarle" la paura della morte, perchè, come tutti gli esseri umani, non sono mai morto e non so com'è. Immagino sia una delle esperienze della vita, e penso che morire "bene" sia uno dei compiti che mi sono dato, perchè fa parte del "vivere" bene.
Se questo pensiero è così invalidante per lei, penso che rivolgersi ad uno psicoterapeuta (magari che lavori in modo focale sulle problematiche ansiose) possa essere una buona strada.
Auguri per la sua vita, che sia ricca di esperienze
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 6.5k visite dal 30/10/2010.
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