Orientamento sessuale dubbi stranezze aiuto
Ho vent'anni e premetto di ritenermi da sempre eterosessuale. Spesso aggiungo "con riserva", a causa di alcune particolarità che mi fanno dubitare del mio orientamento. Ho sempre avuto rapporti tranquilli e soddisfacenti con le ragazze, e non ho mai pensato di avvicinarmi, sotto questo aspetto, ad un ragazzo. Anche da piccolo mi piacevano solamente le ragazzine. Insomma, questa supposta bisessualità ha origine con le prime masturbazioni, i primi approcci con sesso: non sono mai indifferente ad un nudo maschile, ma non come quello femminile (dal vivo). Ora, pensavo che questa cosa - che per me è diventata quasi una fobia ossessiva, dato che per lunghi periodi non penso ad altro e mi chiudo in me stesso senza capirmi - sarebbe sparita..ed invece spesso ho la sensazione che io stesso non riesca a farla andar via, "fissandomi" sull'idea di essere gay o bisex, spingendomi oltre per vedere se la cosa mi piace (per oltre non intendo alcun genere di rapporto). Non sarebbe il primo caso, leggo. Ma non sta a me capirlo. Consulto psicologico a parte, che sicuramente consiglierete, uno o più di voi può dirmi cosa ne pensa? Questi dubbimiprendono all'improvviso, e premetto di aver chiuso un'importante rapporto con una donna proprio perché volevo, come si dice in gergo, conoscere altre ragazze. Non mi sono mai sentito tanto attratto dalle ragazze come in questo ultimo periodo, e invece...! Grazie anticipatamente.
[#1]
Gentile ragazzo,
immaginiamo due poli in cui ad una estremità si collochi una persona che esclusivamente si è sempre sentita omosessuale e mai eterosessuale, mentre all'estremità opposta una persona che si è sempre sentita eterosessuale e mai omosessuale la maggior parte delle persone non ha una identità di genere o un orientamento sessuale dicotomico, rappresentato appunto dai due estremi, ma al contrario si muove all'interno di questi poli, lungo un continuum. Questo movimento ha come naturale conseguenza che il proprio orientamento sessuale oppure la propria identità di genere possano avere delle oscillazioni nel corso della propria vita (per i motivi più disparati) e non rimanere perfettamente statici.
Lei sembra avere una storia di vita in cui vi è stata (come accade frequentemente)una oscillazione fantasticata del suo orientamento sessuale verso stimoli sessuali rappresentati da persone del proprio sesso.
Tuttavia, sembra che il suo disagio derivi più da un'idea "sono gay o bisex" che da un sentirsi, in senso più strettamente emotivo fortemente e stabilmente "gay o bisex". Avere in sè l'idea di essere un qualcosa, non necessariamente implica che noi siamo esattamente ciò che è rappresentato dalla nostra idea: una sola idea non è sufficiente.
Quando non diamo il giusto peso alle idee, quando queste rappresentano contenuti contrari alla nostra morale o ai nostri valori,quando le viviamo in senso negativo può accadere che iniziamo a constrastarle.
L'azione di constrasto innesca meccanismi ossessivi, cioè l'idea tende a ripertuarsi, a manifestarsi più frequentemente e a disturbarci con maggior forza.
Quindi, per concludere, trasformerei il suo iniziale quesito in questi termini: 1) "per alleviare il mio disagio ho bisogno di sapere quanto sono etero e/o quanto sono omosessuale?" 2) "ho bisogno di apprendere come alleviare il disagio derivante da una idea ossessiva?" 3) "ho bisogno di entrambe le cose?".
Cordialmente
immaginiamo due poli in cui ad una estremità si collochi una persona che esclusivamente si è sempre sentita omosessuale e mai eterosessuale, mentre all'estremità opposta una persona che si è sempre sentita eterosessuale e mai omosessuale la maggior parte delle persone non ha una identità di genere o un orientamento sessuale dicotomico, rappresentato appunto dai due estremi, ma al contrario si muove all'interno di questi poli, lungo un continuum. Questo movimento ha come naturale conseguenza che il proprio orientamento sessuale oppure la propria identità di genere possano avere delle oscillazioni nel corso della propria vita (per i motivi più disparati) e non rimanere perfettamente statici.
Lei sembra avere una storia di vita in cui vi è stata (come accade frequentemente)una oscillazione fantasticata del suo orientamento sessuale verso stimoli sessuali rappresentati da persone del proprio sesso.
Tuttavia, sembra che il suo disagio derivi più da un'idea "sono gay o bisex" che da un sentirsi, in senso più strettamente emotivo fortemente e stabilmente "gay o bisex". Avere in sè l'idea di essere un qualcosa, non necessariamente implica che noi siamo esattamente ciò che è rappresentato dalla nostra idea: una sola idea non è sufficiente.
Quando non diamo il giusto peso alle idee, quando queste rappresentano contenuti contrari alla nostra morale o ai nostri valori,quando le viviamo in senso negativo può accadere che iniziamo a constrastarle.
L'azione di constrasto innesca meccanismi ossessivi, cioè l'idea tende a ripertuarsi, a manifestarsi più frequentemente e a disturbarci con maggior forza.
Quindi, per concludere, trasformerei il suo iniziale quesito in questi termini: 1) "per alleviare il mio disagio ho bisogno di sapere quanto sono etero e/o quanto sono omosessuale?" 2) "ho bisogno di apprendere come alleviare il disagio derivante da una idea ossessiva?" 3) "ho bisogno di entrambe le cose?".
Cordialmente
Dr. Massimo DAlessandro
Psicologo-Psicoterapeuta
www.massimo-dalessandro.com
[#2]
Utente
Non nascondo che la sua, dottore, è stata la miglior risposta che mi sia mai stata data da qualcuno, riguardo questa mia problematica. Alle tre domande risponderei che effettivamente non ho tanto bisogno di sapere "quanto", ma di avere semmai una conferma "istituzionale" della mia eterosessualità, per quanto particolare possa essere. Inoltre questa mia parentesi dubitativa si presenta ad intermittenza causando periodi circoscritti di grande ansia (un po' come l'incredibile Hulk, che si agita e si trasforma). Perciò iniziare un percorso terapeutico esclusivamente per questo motivo mi sembra eccessivo. Quindi non so se ho bisogno di entrambe le cose, ma mi chiedo spesso - in questi periodi - se questa mia "particolarità", ammesso che esista, sia da accettare, comunicare, o se semplicemente "mi fisso". Esiste in me questa propensione che si limita al processo dell'eccitazione (e comprende anche il feticismo dei piedi), ma che sembra discostarsi completamente dalla realtà, voyeurismi vari a parte. E' questo che mi manda in paranoia assoluta. Né mi trovo facilmente d'accordo con chi mi dice che ho una sessualità da scoprire..gli unici rapporti che voglio sono quelli eterosessuali...
[#4]
Gentile ragazzo,
personalmente eviterei di cercare conferme "istituzionali" in quanto lei dovrebbe sapere, meglio di chiunque altro cosa la fa stare bene con sè, con gli altri e con la società.
Ciò che lei definisce una sua "particolarità" nasconde un processo del tutto comune e trasversale alla maggior parte delle persone.
Probabilmente il contenuto che in lei si è manifestato all'interno dei processi che sviluppano il nostro orientamento sessuale e la nostra identità di genere è stato ritenuto, dal suo punto di vista, come un segnale di pericolo legato alla sua identità e sessualità.
Se lei riuscisse a riformulare il suo punto di vista, cosa non facile, ma nemmeno impossibile, rendendolo meno rigido rispetto al tipo di sessualità che dovrebbe assolutamente avere un "uomo del nostro tempo e della nostra cultura" e ad accettare l'idea che i pensieri vanno e vengono al di fuori del nostro controllo, probabilmente riuscirà ad accettare le sue fantasie e ad integrarle con la sua psiche senza riceverne più quel disagio che riferisce.
Si ricordi che di solito è la rigidità che crea disagio e sofferenza non la dinamicità.
In bocca al lupo.
personalmente eviterei di cercare conferme "istituzionali" in quanto lei dovrebbe sapere, meglio di chiunque altro cosa la fa stare bene con sè, con gli altri e con la società.
Ciò che lei definisce una sua "particolarità" nasconde un processo del tutto comune e trasversale alla maggior parte delle persone.
Probabilmente il contenuto che in lei si è manifestato all'interno dei processi che sviluppano il nostro orientamento sessuale e la nostra identità di genere è stato ritenuto, dal suo punto di vista, come un segnale di pericolo legato alla sua identità e sessualità.
Se lei riuscisse a riformulare il suo punto di vista, cosa non facile, ma nemmeno impossibile, rendendolo meno rigido rispetto al tipo di sessualità che dovrebbe assolutamente avere un "uomo del nostro tempo e della nostra cultura" e ad accettare l'idea che i pensieri vanno e vengono al di fuori del nostro controllo, probabilmente riuscirà ad accettare le sue fantasie e ad integrarle con la sua psiche senza riceverne più quel disagio che riferisce.
Si ricordi che di solito è la rigidità che crea disagio e sofferenza non la dinamicità.
In bocca al lupo.
[#5]
Utente
Crepi. Comunque, mi scusi, ma vorrei chiarire un punto. In linea di massima so fino a che punto questa cosa incide, so benissimo che si ferma alla fantasia, all'ammirazione fisica, all'eccitazione. Il problema è che la vivo benissimo in alcuni periodi, convinto di quanto ho appena scritto, molto male in altri, come in questi giorni. Sono stato recentemente lasciato dalla mia ragazza, con la quale non sentivo quasi mai il peso di questa cosa, anzi. Adesso invece è come se dovessi ricominciare un percorso...ad ogni modo, volevo chiederle quest'ultima cosa. E' possibile quindi che questa mia "attrazione" per il genere maschile si limiti all'eccitazione? Riuscirei a definirla solo così. Il punto è che non mi sembra di aver mai sentito di qualcuno che avesse questa cosa in comune con me...
[#6]
Gentile ragazzo,
non è da escludere che nei momenti di crisi, quale può essere quello di un recente abbandono, si diventi più vulnerabili ai propri "fantasmi", ma questo è un discorso un po' complesso da affrontare in questa sede.
Per rispondere alle sue domande, prendiamo atto che sino ad oggi lei ha avuto esclusivamente delle fantasie. Per il futuro è inutile e controproducente arrovellarsi in ipotesi che potrebbero diventare anche troppo fantasiose (perdoni il gioco di parole), purtroppo nè io nè lei possiamo prevedere il futuro.
Il suo modo di vivere queste fantasie è stato causa per lei di un disagio più o meno inteso. Per cui sicuramente il suo modo di vederle e affrontarle , per i motivi più disparati è stato controproducente per il suo benessere. Fare ipotesi plausibili su cosa non ha funzionato da qui è impossibile, anche se qualcosa le è stata in precedenza accennata.
Il fatto che lei non abbia mai sentito che qualcuno avesse delle fantasie simili alle sue non vuol dire che al mondo non esistano casi simili...
Se lei ha potuto riconoscersi in modo "perfetto" con la mia riposta,per usare le sue parole, ed io non ho la sfera di cristallo, probabilmente è perchè quello che le accade è stato in precedenza già descritto e osservato in qualcun altro.
Qualora lei continuasse ad avere un disagio "intollerabile" per il contentuo di alcuni suoi pensieri sappia che uno psicoterapeuta potrebbe aiutarla a venirne fuori.
Cordialmente
non è da escludere che nei momenti di crisi, quale può essere quello di un recente abbandono, si diventi più vulnerabili ai propri "fantasmi", ma questo è un discorso un po' complesso da affrontare in questa sede.
Per rispondere alle sue domande, prendiamo atto che sino ad oggi lei ha avuto esclusivamente delle fantasie. Per il futuro è inutile e controproducente arrovellarsi in ipotesi che potrebbero diventare anche troppo fantasiose (perdoni il gioco di parole), purtroppo nè io nè lei possiamo prevedere il futuro.
Il suo modo di vivere queste fantasie è stato causa per lei di un disagio più o meno inteso. Per cui sicuramente il suo modo di vederle e affrontarle , per i motivi più disparati è stato controproducente per il suo benessere. Fare ipotesi plausibili su cosa non ha funzionato da qui è impossibile, anche se qualcosa le è stata in precedenza accennata.
Il fatto che lei non abbia mai sentito che qualcuno avesse delle fantasie simili alle sue non vuol dire che al mondo non esistano casi simili...
Se lei ha potuto riconoscersi in modo "perfetto" con la mia riposta,per usare le sue parole, ed io non ho la sfera di cristallo, probabilmente è perchè quello che le accade è stato in precedenza già descritto e osservato in qualcun altro.
Qualora lei continuasse ad avere un disagio "intollerabile" per il contentuo di alcuni suoi pensieri sappia che uno psicoterapeuta potrebbe aiutarla a venirne fuori.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 6 risposte e 4k visite dal 26/10/2010.
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