Infelicità ed insoddisfazione cronica
Buonasera,
pur avendo una vita "normale" senza grandi traumi, vivo una costante insoddisfazione e senso di infelicità, che riguarda tutti i campi della vita.
Alterno periodi di tranquillità mentale a periodi di tristezza profonda da quando avevo 16 anni. Ho sempre paura di dare fastidio, di non essere all'altezza o di non piacere. Mi sento in colpa facilmente edin passato, nei moemtni peggiori di ansia, con respirazione difficile, trovavo sollievo solo nell'autolesionismo. Ancora oggi, qualche volta ricorro a questo metodo (scottandomi con l'accendino). Ho una relazione da 4 anni con un ragazzo di poco più giovane di me. Ho dei problemi di calo del desiderio e, a volte, vivo il sesso come una forzatura, qualcosa di dovuto. Non ho mai provato un orgasmo durante un rapporto, ma solo tramite masturbazione. Ho difficoltà ad avere amicizie essendo timida, nonostante il mio lavoro (receptionist d'hotel). Ho usato spesso il sesso per avvicinarmi alle persone, per conoscerle, in quanto non credo di aver mai qualcosa di interessante da dire e di non avere altre attrattive se non sessuali. Ho concesso spesso troppo, solo per avere un pò di affetto o per piacere. Tutto questo mi ha portato ad avere un rapporto contradditorio con il sesso. Mi piace, ma allo stesso tempo non provo piacere e diventa una forzatura.
Sono consapevole di non avere problemi "reali", di avere una bella famiglia, un ragazzo che mi ama, un lavoro che per molti è interessante...
purtroppo però nulla mi rende felice, se non per poco e mi chiedo sempre se non ci sia qualcosa in più.
Mi scuso...sono stata prolissa.
Grazie per una Vostra risposta
pur avendo una vita "normale" senza grandi traumi, vivo una costante insoddisfazione e senso di infelicità, che riguarda tutti i campi della vita.
Alterno periodi di tranquillità mentale a periodi di tristezza profonda da quando avevo 16 anni. Ho sempre paura di dare fastidio, di non essere all'altezza o di non piacere. Mi sento in colpa facilmente edin passato, nei moemtni peggiori di ansia, con respirazione difficile, trovavo sollievo solo nell'autolesionismo. Ancora oggi, qualche volta ricorro a questo metodo (scottandomi con l'accendino). Ho una relazione da 4 anni con un ragazzo di poco più giovane di me. Ho dei problemi di calo del desiderio e, a volte, vivo il sesso come una forzatura, qualcosa di dovuto. Non ho mai provato un orgasmo durante un rapporto, ma solo tramite masturbazione. Ho difficoltà ad avere amicizie essendo timida, nonostante il mio lavoro (receptionist d'hotel). Ho usato spesso il sesso per avvicinarmi alle persone, per conoscerle, in quanto non credo di aver mai qualcosa di interessante da dire e di non avere altre attrattive se non sessuali. Ho concesso spesso troppo, solo per avere un pò di affetto o per piacere. Tutto questo mi ha portato ad avere un rapporto contradditorio con il sesso. Mi piace, ma allo stesso tempo non provo piacere e diventa una forzatura.
Sono consapevole di non avere problemi "reali", di avere una bella famiglia, un ragazzo che mi ama, un lavoro che per molti è interessante...
purtroppo però nulla mi rende felice, se non per poco e mi chiedo sempre se non ci sia qualcosa in più.
Mi scuso...sono stata prolissa.
Grazie per una Vostra risposta
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
A quanto pare le sue difficoltà di sempre,ora stanno venendo fuor.Lei afferma:Ho sempre paura di dare fastidio, di non essere all'altezza o di non piacere.
Pensando in questo modo lei non lascia spazio ad altre interpretazioni...Non lascia spazio che siano gli'altri ad arrivare a queste conclusioni...
Mi preme dirVi che spesso le nostre emozioni vengono influenzate dalle modalità di pensiero che facciamo continuamente su di noi-sulmondo-sugli altri.
Quindi le modalità di pensiero che lei fa su di sè sono importanti e vanno rivisitate...
Questo per dirVi che può consultare un terapeuta!
Saluti
[#2]
Utente
gentile Dottore,
La ringrazio per la risposta.
Purtroppo questi pensieri su me stessa, che ovviamente influenzano il mio modo di pormi con le altre persone, derivano dalla consapevolezza del mio carattere. Ho smesso di uscire a 16 anni, perchè per l'ennesima volta mi venne detto "parla...non parli mai, stai sempre zitta! sei una mummia".. Questo ripetuto costantemente mi ha dato la certezza di essere di troppo, un peso da portarsi in giro. Non riuscendo a modificare la mia timidezza o "asocialità", e non volendo sentirmi un peso per gli altri, per quattro anni non sono uscita, se non per la scuola, università o lavoro. Niente amicizie, niente rapporti con altre persone. Mi sono estraniata, ed ho iniziato a soffrire di ansia ogni qualvolta dovevo parlare in pubblico o stare a contatto con la gente.
Ho iniziato a stare nuovamente tra la gente quando ho conosciuto il mio ex ragazzo (canadese...la lingua inglese, a me neutra, mi ha aiutato ad esprimermi...probabilmente fosse stato italiano non sarei uscita con lui).
Dopo di lui, le crisi di ansia sono continuate e son diventate molto più forti. Fatica a respirare, tachicardia, voglia di piangere per nessun motivo apparente. Tutto questo lo assopivo con l'autolesionismo e dei periodi di bulimia.
Tutto ciò in segreto, vivendo una doppia vita: per lavoro in giro a fare stagioni, costretta a mantenere la facciata di socialità...ma sempre sola dentro. Ho sempre paura di vedere riflesso negli occhi degli altri, il mio non essere interessante, il mio essere noiosa, banale, goffa. Mi sono sempre sentita in dovere di dimostrare qualcosa a tutti...e non sono mai stata in grado di farlo però.
Ho sempre bisogno di conferme da parte degli altri.
La ringrazio ancora per la risposta e mi scuso ancora se son tornata a scrivere. Il problema di parlare con un terapeura è proprio il PARLARE. Potrei scrivere all'infinito dei miei pensieri ma non riuscirei a dire nemmeno una parola a riguardo.
Grazie ancora
La ringrazio per la risposta.
Purtroppo questi pensieri su me stessa, che ovviamente influenzano il mio modo di pormi con le altre persone, derivano dalla consapevolezza del mio carattere. Ho smesso di uscire a 16 anni, perchè per l'ennesima volta mi venne detto "parla...non parli mai, stai sempre zitta! sei una mummia".. Questo ripetuto costantemente mi ha dato la certezza di essere di troppo, un peso da portarsi in giro. Non riuscendo a modificare la mia timidezza o "asocialità", e non volendo sentirmi un peso per gli altri, per quattro anni non sono uscita, se non per la scuola, università o lavoro. Niente amicizie, niente rapporti con altre persone. Mi sono estraniata, ed ho iniziato a soffrire di ansia ogni qualvolta dovevo parlare in pubblico o stare a contatto con la gente.
Ho iniziato a stare nuovamente tra la gente quando ho conosciuto il mio ex ragazzo (canadese...la lingua inglese, a me neutra, mi ha aiutato ad esprimermi...probabilmente fosse stato italiano non sarei uscita con lui).
Dopo di lui, le crisi di ansia sono continuate e son diventate molto più forti. Fatica a respirare, tachicardia, voglia di piangere per nessun motivo apparente. Tutto questo lo assopivo con l'autolesionismo e dei periodi di bulimia.
Tutto ciò in segreto, vivendo una doppia vita: per lavoro in giro a fare stagioni, costretta a mantenere la facciata di socialità...ma sempre sola dentro. Ho sempre paura di vedere riflesso negli occhi degli altri, il mio non essere interessante, il mio essere noiosa, banale, goffa. Mi sono sempre sentita in dovere di dimostrare qualcosa a tutti...e non sono mai stata in grado di farlo però.
Ho sempre bisogno di conferme da parte degli altri.
La ringrazio ancora per la risposta e mi scuso ancora se son tornata a scrivere. Il problema di parlare con un terapeura è proprio il PARLARE. Potrei scrivere all'infinito dei miei pensieri ma non riuscirei a dire nemmeno una parola a riguardo.
Grazie ancora
Questo consulto ha ricevuto 2 risposte e 12k visite dal 26/10/2010.
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