26 anni che soffre ogni tanto di attacchi di panico
Buongiorno, sono una ragazza di 26 anni che soffre ogni tanto di attacchi di panico. Sono stata da uno psichiatra per un anno e ho decisamente migliorato la mia situazione, anche grazie a dei farmaci. Ora vivo queste situazioni con molta più tranquillità e subito dopo momenti di grande ansia faccio lo sforzo di dimenticarli e di dirmi che è solo un momento di sconforto e che il resto della mia vita lo vivo bene. L'ultimo attacco di panico l'ho avuto in aeroporto una settimana fa, con un forte mal di pancia e paura di affrontare il viaggio con questo mal di pancia, ma alla fine sono stata tranquilla. Mi capita magari di provare una grande ansia prima di un evento anche magari una cosa da niente, ma vedo che giorno dopo giorno riesco sempre di più a cancellare dalla mia mente il circolo vizioso dell'attacco di panico perchè sono convinta che riuscendo a non pensarci la mia mente prima o poi riuscirà a deviare nei momenti di panico e a scegliere la strada più tranquilla. I miei dubbi a questo punto sono questi:
-Secondo voi con questo tipo di ragionamento riuscirò ad andare avanti da sola o ho ancora bisogno di aiuto?Poichè io penso di aver intrapreso la strada giusta ma secondo me le situazioni di ansia comunque ci saranno sempre, ossia sono normali .
-Un'altra domanda che mi preme da molto fare è se la mia vita da adolescente e bambina possa aver influito su queste situazioni. Mi spiego...sono sempre stata timidissima in modo estremo, avendo dei genitori severi e anche nell'adolescenza ho sempre avuto la paura, che può sembrare molto stupida di arrossire davanti alla gente, paura portata avanti fino ad adesso e che credo aver superato con l'insorgenza al suo posto dell'ansia, come se il mio corpo si fosse abituato a vivere in una situazione diversa davanti alle persone e ora senza la timidezza avesse sviluppato qualcos'altro. Secondo voi capire queste cose può aiutarmi o solo peggiorare la situazione?
Spero che rispondiate a queste mie domande anche se mi rendo conto che forse sono domande di psicologia spicciola, magari non molto interessanti dal punto di vista medico.
-Secondo voi con questo tipo di ragionamento riuscirò ad andare avanti da sola o ho ancora bisogno di aiuto?Poichè io penso di aver intrapreso la strada giusta ma secondo me le situazioni di ansia comunque ci saranno sempre, ossia sono normali .
-Un'altra domanda che mi preme da molto fare è se la mia vita da adolescente e bambina possa aver influito su queste situazioni. Mi spiego...sono sempre stata timidissima in modo estremo, avendo dei genitori severi e anche nell'adolescenza ho sempre avuto la paura, che può sembrare molto stupida di arrossire davanti alla gente, paura portata avanti fino ad adesso e che credo aver superato con l'insorgenza al suo posto dell'ansia, come se il mio corpo si fosse abituato a vivere in una situazione diversa davanti alle persone e ora senza la timidezza avesse sviluppato qualcos'altro. Secondo voi capire queste cose può aiutarmi o solo peggiorare la situazione?
Spero che rispondiate a queste mie domande anche se mi rendo conto che forse sono domande di psicologia spicciola, magari non molto interessanti dal punto di vista medico.
[#1]
Gentile utente,
innanzitutto vorrei dirle che non esistono domande "stupide" o "sbagliate". Tutte le domande sono intelligenti perché hanno un senso per chi le fa.
Il nostro modo di essere nel presente è sicuramente risultato delle esperienze che abbiamo vissuto e cui siamo stati esposti (sin dal momento in cui eravamo nel grembo di nostra madre) quindi sicuramente questo suo stato d'ansia ha a che fare con qualcosa del suo passato, più o meno remoto.
Mi pare che abbia messo in atto una buona strategia contro i suoi attacchi, visto che poi riesce in qualche modo a vincerli ma viste le difficoltà che comunque precedono l'episodio ansiogeno, non escluderei di intraprendere un percorso psicologico. Un professionista potrebbe aiutarla ad "affinare" le sue tecniche o trovarne di nuove, più efficaci.
Un terapeuta strategico credo possa fare al caso suo.
A disposizione per ulteriori chiarimenti.
Saluti.
innanzitutto vorrei dirle che non esistono domande "stupide" o "sbagliate". Tutte le domande sono intelligenti perché hanno un senso per chi le fa.
Il nostro modo di essere nel presente è sicuramente risultato delle esperienze che abbiamo vissuto e cui siamo stati esposti (sin dal momento in cui eravamo nel grembo di nostra madre) quindi sicuramente questo suo stato d'ansia ha a che fare con qualcosa del suo passato, più o meno remoto.
Mi pare che abbia messo in atto una buona strategia contro i suoi attacchi, visto che poi riesce in qualche modo a vincerli ma viste le difficoltà che comunque precedono l'episodio ansiogeno, non escluderei di intraprendere un percorso psicologico. Un professionista potrebbe aiutarla ad "affinare" le sue tecniche o trovarne di nuove, più efficaci.
Un terapeuta strategico credo possa fare al caso suo.
A disposizione per ulteriori chiarimenti.
Saluti.
Dr.ssa Graziella Tornello
Psicologa - Psicoterapeuta individuale, di coppia, di famiglia.
www.psicoterapeutatornello.it
[#2]
Gentile ragazza,
se sente che gli attuali attacchi di panico, sono diventati per lei un problema sgradevole, ma tollerabile e soprattutto che non si ripercuote sul suo benessere limitandola in qualche modo (ad es. non evita alcun luogo, attività o situazione per paura di avere un attacco di panico) direi che lei ha già fatto passi importanti per superare il disturbo.
Non di rado questo è il risultato che possiamo attenderci dopo esserci impegnati in un terapia ben condotta così come occasionali e brevi ricadute.
Come da lei sottolineato l'ansia è una risposta che fa parte dell'uomo quando si trova ad affrontare determinate situazioni per cui è impossibile che una persona non provi più questo tipo di emozione.
Per quanto riguarda la strategia di "non pensarci", così come da lei definita, di solito è una strategia inefficace.
Se le chiedessi di sforzarsi di non pensare assolutamente ad una mela sicuramente l'immagine della mela emergerà con forza nella sua testa. Qualora non sia emersa per verificarlo dovrebbe necessariamente chiedersi se ha o meno pensato alla mela.
Per questo è impossibile che lei riesca a non pensare a qualcosa soprattutto se da questa è stata emotivamente coinvolta. Al contrario è stato dimostrato che i tentativi di soppressione di un pensiero non fanno altro che aumentare la frequenza di quel pensiero nella nostra testa.
Probabilmente lei sta meglio perchè ha comprenso che si può continuare a vivere "normalmente", anche se con disagio, se non ci si lascia troppo condizionare dagli attacchi di panico e si continua ad andare avanti.
Per quanto riguarda la sua seconda domanda è riconosciuto che una certa vulnerabilità all'ansia oltre ad essere condizionata geneticamente può dipendere dalle esperienze passate, per intenderci dalla nostra storia di vita, ma non necessariamente comprendere queste cose è indispensabile per superare i sintomi del panico e tornare a condurre una vita soddisfacente.
Se poi è un suo desiderio questo è un altro discorso...
Se ha altre domande le risponderemo volentieri.
Cordialmente
se sente che gli attuali attacchi di panico, sono diventati per lei un problema sgradevole, ma tollerabile e soprattutto che non si ripercuote sul suo benessere limitandola in qualche modo (ad es. non evita alcun luogo, attività o situazione per paura di avere un attacco di panico) direi che lei ha già fatto passi importanti per superare il disturbo.
Non di rado questo è il risultato che possiamo attenderci dopo esserci impegnati in un terapia ben condotta così come occasionali e brevi ricadute.
Come da lei sottolineato l'ansia è una risposta che fa parte dell'uomo quando si trova ad affrontare determinate situazioni per cui è impossibile che una persona non provi più questo tipo di emozione.
Per quanto riguarda la strategia di "non pensarci", così come da lei definita, di solito è una strategia inefficace.
Se le chiedessi di sforzarsi di non pensare assolutamente ad una mela sicuramente l'immagine della mela emergerà con forza nella sua testa. Qualora non sia emersa per verificarlo dovrebbe necessariamente chiedersi se ha o meno pensato alla mela.
Per questo è impossibile che lei riesca a non pensare a qualcosa soprattutto se da questa è stata emotivamente coinvolta. Al contrario è stato dimostrato che i tentativi di soppressione di un pensiero non fanno altro che aumentare la frequenza di quel pensiero nella nostra testa.
Probabilmente lei sta meglio perchè ha comprenso che si può continuare a vivere "normalmente", anche se con disagio, se non ci si lascia troppo condizionare dagli attacchi di panico e si continua ad andare avanti.
Per quanto riguarda la sua seconda domanda è riconosciuto che una certa vulnerabilità all'ansia oltre ad essere condizionata geneticamente può dipendere dalle esperienze passate, per intenderci dalla nostra storia di vita, ma non necessariamente comprendere queste cose è indispensabile per superare i sintomi del panico e tornare a condurre una vita soddisfacente.
Se poi è un suo desiderio questo è un altro discorso...
Se ha altre domande le risponderemo volentieri.
Cordialmente
[#3]
Utente
Vi ringrazio molto per avermi risposto, anche perchè penso che l'aiuto che fornite su questo sito sia veramente ammirevole. Io sono una persona che quando ha un problema tende a rivolgersi spesso all'opinione di chi è esperto per comprendere il mio problema da un punto di vista esterno ed oggettivo. In effetti come dice la Dr. Tonello forse dovrei affinare le mie tecniche di controllo dell'ansia, poichè spesso tendo a dirmi che ho risolto già tutto e a sentirmi forte ma magari ci sono metodi che neanche conosco. Per questo la ringrazio per avermi aperto gli occhi. Però del resto vedo che la risposta è stata molto incoraggiante anche perchè non mi lascerò mai rovinare la vita da queste cose anche se sono difficili da affrontare. Ringrazio anche il Dr. D'Alessandro soprattutto per avermi fatto notare che non pensarci è una strategia non efficace. Ha ragione si dovrebbe affrontare tutto razionalmente esaminandosi ogni volta e lo faccio spesso, ma certe volte siccome ho paura di focalizzarmi troppo sui problemi uso la strategia di annullare ogni pensiero e andare avanti così, almeno nel momento di panico. Non so se ogni tanto serva, ma noto che mi fa vivere meglio. Vorrei solo per curiosità fare un'ultima domanda: perchè gli psichiatri tendono a dare dei medicinali, senza analizzare troppo la persona e non parlando molto di strategie e gli psicologi invece aiutano al persona anche in questo senso?Io mi sono convinta che ad alcune persone servano entrambe le cose, invece altre possano risolvere le cose da sole, semplicemente capendo se stesse, altrimenti non avrebbe senso andare solo da uno psichiatra(che è anche psicoterapeuta comunque).
[#4]
Gentile utente,
grazie per averci chiesto della differenza tra psichiatri e psicoterapeuti: sicuramente altre persone si faranno spesso questa domanda.
Lo psichiatra è prima di tutto un medico che dopo la Laurea intraprende la specializzazione in psichiatria occupandosi della prevenzione e cura dei disturbi mentali.
In quanto medico, prescrive dunque dei farmaci.
Lo psicologo non è un medico. Dopo la laurea attraverso l'esame di Stato entra a far parte dell'Ordine degli Psicologi. Successivamente può decidere di intraprendere un ulteriore percorso di specializzazione quadriennale in psicoterapia. La specializzazione è aperta anche ai medici oltre che agli psicologi. Quindi un medico dopo l'Università, attraverso una scuola di specializzazione in psicoterapia può fregiarsi del titolo di psicoterapeuta.
I due professionisti hanno però impostazioni piuttosto diverse (non fosse altro che per gli studi universitari intrapresi).
Per ulteriori dettagli può consultare questo utile link
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/90-psichiatra-psicoterapeuta-e-psicologo-differenze-tra-le-tre-figure-professionali.html
Saluti.
grazie per averci chiesto della differenza tra psichiatri e psicoterapeuti: sicuramente altre persone si faranno spesso questa domanda.
Lo psichiatra è prima di tutto un medico che dopo la Laurea intraprende la specializzazione in psichiatria occupandosi della prevenzione e cura dei disturbi mentali.
In quanto medico, prescrive dunque dei farmaci.
Lo psicologo non è un medico. Dopo la laurea attraverso l'esame di Stato entra a far parte dell'Ordine degli Psicologi. Successivamente può decidere di intraprendere un ulteriore percorso di specializzazione quadriennale in psicoterapia. La specializzazione è aperta anche ai medici oltre che agli psicologi. Quindi un medico dopo l'Università, attraverso una scuola di specializzazione in psicoterapia può fregiarsi del titolo di psicoterapeuta.
I due professionisti hanno però impostazioni piuttosto diverse (non fosse altro che per gli studi universitari intrapresi).
Per ulteriori dettagli può consultare questo utile link
https://www.medicitalia.it/minforma/psichiatria/90-psichiatra-psicoterapeuta-e-psicologo-differenze-tra-le-tre-figure-professionali.html
Saluti.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.2k visite dal 10/10/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Attacchi di panico
Scopri cosa sono gli attacchi di panico, i sintomi principali, quanto durano e quali sono le cause. Come affrontarli e come gestire l'ansia che li provoca?