Lavoro in relazione alla vita affettiva

Sono una libera professionista del settore edile. Ho superato i 35 anni e ho fatto diversa esperienza nel settore. Non ho mai amato il lavoro di ufficio, a stretto contatto con colleghi e datori di lavoro, resistendo al massimo per tre anni consecutivi nello stesso posto, come puntualmente è successo anche nell'ultima collaborazione dove le tensioni erano cmq molto alte.
Sette anni fa mi sono legata ad un uomo con il quale convivo. Nel frattempo i rapporti con gli amici si sono allentati, siamo rimasti principalmente io e lui. Ora con il mio compagno da punto di vista sessuale le cose non funzionano più (sono ormai più di tre anni che lo rifiuto, non mi piace più). Ma l'aspetto che mi inquieta maggiormente è che non riesco più a lavorare: non sopporto le persone sul lavoro, mi infastidiscono , e questo ha grosse conseguenze dal lato pratico perchè perdo sempre più in indipendenza. Ora la domanda precisa è : potrebbe essere che non avendo più una soddisfazione affetiva (amici) e sessuale (compagno) io sovrastimi i rapporti di lavoro che sono poi basati principalmente sull'interesse e non sull'affetto , andando così nel pallone? MI sento un pò con quelle donne sempre nervose , che probabilmente sono tali perchè non appagate affettivamente?
Se così fosse più che concentrarmi ossesivamente sulla ricerca di un nuovo lavoro (che poi regolarmente rifiuto) forse dovrei concentrarmi su ricucire i rapporti con i miei amici e sul trovarmi un nuovo marito, insieme alla ricerca di un nuovo lavoro.
Io ho nel passato una famiglia di genitori separati, molto litigiosi, non ho fratelli e non ho fatto l'asilo. Ma sono riuscita a fare l'università e vivo da sola da quando ho 23 anni. Però non credo che questi siano il punto centrale, centrano ma non è la motivazione scatenante.
C'è stato un periodo nella mia vita ( a 17 - 18 anni) che ho sofferto di bulimia: cercavo in tutti i modi di non mangiare ma non ci riuscivo. Poi ho cambiato amici, ho preso distanza dalla mia famiglia , ho trovato un buon fidanzato e il problema si è dissolto da solo. E' per questo che pernso che questo disagio di non riuscire più a lavorare (ormaio è più di un anno) sia legato agli affetti.
Mi rendo conto che il quesito non è dei più semplici, ma mi piaceva avere un parere grazie
[#1]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente, quello che a me sembra chiaro è che ci sono due grosse aree nella sua vita che non funzionano come dovrebbero: la vita relazionale e il lavoro. Sono due aree importanti, forse le più importanti, e da qui sarebbe difficile dirle se una delle due sta influenzando l'altra, oppure se in quegli ambiti le cose hanno iniziato a funzionare male indipendentemente.

Potrebbero esserci dei fattori comuni alla base di entrambi i problemi, dei tratti suoi che fanno sì che non riesca a far quadrare le cose sia con i colleghi, sia con il suo compagno. Ad esempio, un tentativo di controllo troppo spinto.

Lei dice d'aver sofferto in passato di disturbi alimentari, e d'aver cercato di controllarsi in tutti i modi per non mangiare, senza riuscirci. Aggiunge d'aver paura di perdere la sua indipendenza, alla quale evidentemente tiene molto. E inoltre ha scelto di fare il libero professionista, non il lavoratore dipendente. Aver avuto due genitori molto litigiosi e separati potrebbe aver incentivato in lei la spinta al controllo, sentendosi impotente di fronte al suo desiderio di far sì che invece andassero più d'accordo. Ma la cosa non dipendeva da lei.

Potrebbe essere che il tentativo di controllarsi e controllare troppo sia una costante nel suo modo di fare, e che ciò, in tutti questi anni, le abbia disturbato il tranquillo andamento delle relazioni non solo con il cibo, ma soprattutto con le altre persone?

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#2]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
l'aspetto principale del Suo racconto sembra essere una certa irritabilità, che a volte si trasforma in vera e propria impazienza (quel sentirsi sempre un po' nervosa),

L'irritabilità solitamente è alla base delle difficoltà relazionali: per Lei, pur apparendo molto importanti, i rapporti sociali sono stati quasi sempre complicati.

Non riuscire a gestire la propria irritabilità non facilita di certo le cose con gli altri: coltivare un rapporto a lungo termine implica sopportazione, e la sopportazione è possibile se si riesce ad auto-gestire la propria irritabilità.

Ma io forse non ne farei un problema di voglia-non voglia (...di gestire l'irritabilità): non escludo infatti la possibilità che l'impazienza sia un sintomo di un problema legato all'umore. Ma per poterlo affermare con certezza servirebbe una diagnosi psichiatrica accurata.

Quando l'irritabilità si associa ad esempio a problemi nel sonno, nell'alimentazione (si veda il passato bulimico) o a difficoltà relazionali (instabili) non si può non pensare alla presenza di un disturbo dell'umore.

Le consiglio quindi di effettuare una iniziale valutazione psichiatrica, seguita eventualmente da un lavoro di tipo psicologico.

Magari scopriamo che questo nervosismo di base non dipende da una Sua volontà o da un capriccio: se fosse così potrebbe anche concedersi una pausa dagli eventuali sensi di colpa.

Cordialmente

Daniel Bulla

dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_

DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare

I disturbi alimentari (DCA), come anoressia, bulimia e binge eating, sono patologie legate a un comportamento disfunzionale verso il cibo. Sintomi, cause, cura.

Leggi tutto