Paura della morte
Salve dottori, ho provato a leggere le vostre risposte agli altri consulti, ma ad essere sincera non sono riuscita a leggere fino in fondo. Il mio problema è semplice, e credo molto comune.. ho paura della morte, nelle ultime settimane non c'è stato giorno in cui non ci abbia pensato. Mi è sembrato sia cominciato in un giorno qualunque, inizialmente ho incolpato un libro che stavo leggendo, perché mi aveva colpito la morte di un protagonista, ma mi sembra assurdo! Sebbene riesca a passare giorni normali, sereni e anche felici, non passa mai. Tra qualche giorno compirò 25 anni, ho un fidanzato che adoro, una famiglia felice, ho finito da poco gli esami e sto per laurearmi e per cambiare casa.. Non faccio che ripetermi che è normale, e cerco di convincermi che passerà, ma ho già pensato di chiedere il consulto di uno psicologo, per la paura che non passi! potrebbe essere legata al cambiamento che mi attende, tra l'inizio di una vita indipendente e il fatto che lascerò la casa dove sono nata, anche se la nuova mi piace molto? Ricordo che da bambina, a 7 o 8 anni, ebbi lo stesso problema, per qualche tempo non pensavo ad altro. Anche ora, mi prende l'ansia, un vuoto nello stomaco e vorrei piangere, non riesco quasi a guardare i miei genitori, e ad ogni azione che faccio con loro ci penso.. E inoltre vorrei che fossero felici, vorrei poter fare qualcosa per renderli davvero felici, anche se in fondo credo che lo siano. Vivo non lontano da casa, e quando posso torno a casa, nell'ultimo periodo ovviamente ne ho più bisogno, anche se stare con il mio ragazzo mi fa stare meglio. Non riesco ad accettare nessuna idea, non mi va nemmeno di pensarci, all'aldilà, al nulla, al fatto che è inevitabile. Non vorrei pensarci e basta, non ho solo paura, la rifiuto del tutto! Non rinuncerei mai a tutto questo, dolore e tristezza compresi! Sono una persona equilibrata in genere, decisa e positiva, sebbene accetti i dolori e le sofferenze e le viva a pieno e passi anche dei periodi tristi.. Ho pensato di parlarne con i miei genitori, ne sento quasi il bisogno, ma non so se mi farebbe bene, anche se loro hanno saputo aiutarmi in un momento molto difficile in passato, sono certa che mi parlerebbero di cose che non voglio sentire, anche perché loro sono molto religiosi, io no, cioè non lo so, non credo nella chiesa comunque.. Passerà? Cosa posso fare? Credete che abbia bisogno di parlare di persona con uno psicologo? In realtà non vorrei, ho sempre affrontato tutto, con l'aiuto di amici e famiglia. Non vorrei prendere farmaci, né farmi convincere a prenderli.. In ogni caso, a chi dovrei rivolgermi? Grazie per la risposta, perdonatemi se ho scritto tanto.
[#1]
Gentile Utente,
non chieda perdono per averci scritto, siamo qui apposta!
Allora, intanto dobbiamo dire una cosa importante: la paura della morte è molto comune quando si diventa "grandi". Le persone adulte infatti si preoccupano di non riuscire a portare a termine i propri progetti, o che una morte improvvisa possa far terminare tutto, oppure iniziano a mettere in dubbio la propria Fede, temendo che dopo la morte finisca davvero tutto.
Lei ha parlato di cambiamenti importanti che riguardano il Suo futuro, e le scelte spesso comportano sofferenza. Il pensare tanto alla morte è segno di questa sofferenza.
A questo aggiungiamo che la paura di morire, in parte, è sana e ci deve essere: se non temessi la morte mi comporterei in modo avventato, rischiando di morire, quindi ecco che la paura della morte ha un forte peso evolutivo, poichè è altamente autoconservativa.
Quindi cosa fare?
Non deve pretendere di non avere più tale paura, deve riuscire a "contestualizzarla", ridimensionandola a fattore auto-conservativo. Infatti nessuno potrà toglerle questa paura, ma piuttosto qualcuno (uno psicoterapeuta appunto) potrebbe aiutarla a ridimensionarne l'intensità.
Provi anche a leggere questo articolo sulla paura della morte
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/208-la-paura-della-morte.html
Lei mi sembra una persona molto responsabile, ma forse teme di poter essere davvero felice. Non si nasconda sotto il cuscino, affronti le scelte che la vita le impone, e cerchi di essere felice.
non chieda perdono per averci scritto, siamo qui apposta!
Allora, intanto dobbiamo dire una cosa importante: la paura della morte è molto comune quando si diventa "grandi". Le persone adulte infatti si preoccupano di non riuscire a portare a termine i propri progetti, o che una morte improvvisa possa far terminare tutto, oppure iniziano a mettere in dubbio la propria Fede, temendo che dopo la morte finisca davvero tutto.
Lei ha parlato di cambiamenti importanti che riguardano il Suo futuro, e le scelte spesso comportano sofferenza. Il pensare tanto alla morte è segno di questa sofferenza.
A questo aggiungiamo che la paura di morire, in parte, è sana e ci deve essere: se non temessi la morte mi comporterei in modo avventato, rischiando di morire, quindi ecco che la paura della morte ha un forte peso evolutivo, poichè è altamente autoconservativa.
Quindi cosa fare?
Non deve pretendere di non avere più tale paura, deve riuscire a "contestualizzarla", ridimensionandola a fattore auto-conservativo. Infatti nessuno potrà toglerle questa paura, ma piuttosto qualcuno (uno psicoterapeuta appunto) potrebbe aiutarla a ridimensionarne l'intensità.
Provi anche a leggere questo articolo sulla paura della morte
https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/208-la-paura-della-morte.html
Lei mi sembra una persona molto responsabile, ma forse teme di poter essere davvero felice. Non si nasconda sotto il cuscino, affronti le scelte che la vita le impone, e cerchi di essere felice.
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#2]
Gentile ragazza inquieta,
Mi fa venire in mente "Herpes labialis" un virus che quando si insidia nell'organismo non se ne va più e lì rimane tutta la vita, anche se si mostra in superficie non sempre ma ogni tanto, in corrispondenza di eventi stressanti.
Veniamo a Lei. Ci racconta che questa paura della morte era già comparsa da bambina. Ora é noto che i bambini collezionano tutta una serie di paure. Ma il punto non é questo. Il vero problema che impedisce alla bambina di superare, in questo caso, la paura della morte, risiderebbe in un atteggiamento non ottimale dei Genitori, o comunque degli educatori nel gestire correttamente questa esperienza.
Avviene così che, non raramente, questa paura si "fissa", si congela, e rimane archiviata nelle pieghe dell'inconscio senza conseguenze significative, così come avviene per l'Herpes. Ma, come quest'ultimo, in presenza di eventi stressanti, questa paura riemerge con tutta la sua energia iniziale di tanti anni fa.
Lei si chiederà che cosa vuol dire tutto ciò. Ebbene, ma non é l'unica causa, alcune letture di libri nei quali l'autore, per i più svariati motivi, ha trasferito troppo energicamente taluni concetti sulla morte, non raramente saranno responsabili di richiamare dal letargo quella antica paura, non superata, con la conseguenza che ci racconta.
Le dirò di più. La sindrome di Stendhal parla delle conseguenze di questo fenomeno, al limite della patologia, ma anche oltre. In pratica, alcune persone osservando opere pittoriche di un certo spessore perdono letteralmente i sensi. Similmente non é escluso che Lei, leggendo un particolare libro che narra della morte, possa
reagire oggi allo stesso modo di quando era bambina.
Concluderei segnalandole che, non infrequentemente, con la complicità di editori poco responsabili e senza scrupoli, alcuni autori non propriamente in buona salute mentale, trasferiscono su tela o su libro il loro male dal quale si liberano, sull'ignaro lettore od osservatore che, per i motivi sopra espressi, viene investito da questa energia malsana non voluta.
Se la questione da lei sollevata dovesse crearle particolari problemi, sappia che da questa condizione si può guarire, naturalmente affidandosi ad uno specialista in Psicologia e Psicoterapia con tutta la prudenza che questa decisione richiede. Non mi faccia aggiungere altro.
Cordialmente.
Mi fa venire in mente "Herpes labialis" un virus che quando si insidia nell'organismo non se ne va più e lì rimane tutta la vita, anche se si mostra in superficie non sempre ma ogni tanto, in corrispondenza di eventi stressanti.
Veniamo a Lei. Ci racconta che questa paura della morte era già comparsa da bambina. Ora é noto che i bambini collezionano tutta una serie di paure. Ma il punto non é questo. Il vero problema che impedisce alla bambina di superare, in questo caso, la paura della morte, risiderebbe in un atteggiamento non ottimale dei Genitori, o comunque degli educatori nel gestire correttamente questa esperienza.
Avviene così che, non raramente, questa paura si "fissa", si congela, e rimane archiviata nelle pieghe dell'inconscio senza conseguenze significative, così come avviene per l'Herpes. Ma, come quest'ultimo, in presenza di eventi stressanti, questa paura riemerge con tutta la sua energia iniziale di tanti anni fa.
Lei si chiederà che cosa vuol dire tutto ciò. Ebbene, ma non é l'unica causa, alcune letture di libri nei quali l'autore, per i più svariati motivi, ha trasferito troppo energicamente taluni concetti sulla morte, non raramente saranno responsabili di richiamare dal letargo quella antica paura, non superata, con la conseguenza che ci racconta.
Le dirò di più. La sindrome di Stendhal parla delle conseguenze di questo fenomeno, al limite della patologia, ma anche oltre. In pratica, alcune persone osservando opere pittoriche di un certo spessore perdono letteralmente i sensi. Similmente non é escluso che Lei, leggendo un particolare libro che narra della morte, possa
reagire oggi allo stesso modo di quando era bambina.
Concluderei segnalandole che, non infrequentemente, con la complicità di editori poco responsabili e senza scrupoli, alcuni autori non propriamente in buona salute mentale, trasferiscono su tela o su libro il loro male dal quale si liberano, sull'ignaro lettore od osservatore che, per i motivi sopra espressi, viene investito da questa energia malsana non voluta.
Se la questione da lei sollevata dovesse crearle particolari problemi, sappia che da questa condizione si può guarire, naturalmente affidandosi ad uno specialista in Psicologia e Psicoterapia con tutta la prudenza che questa decisione richiede. Non mi faccia aggiungere altro.
Cordialmente.
Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia
[#3]
Utente
Vi ringrazio, non speravo in una risposta così celere. Dr. Murgolo, mi ha colpito quel che dice, perché non credevo potesse davvero esserci un collegamento con il libro, ma effettivamente è da allora che penso a determinati aspetti della morte, forse perché ero già molto sensibile in questo periodo. In ogni caso, il fatto che non mi abbiano aiutato a superare la paura da bambina è una mia colpa, poiché non credo di averne mai parlato con nessuno. Non avevo pensato all'aspetto evolutivo della cosa. Un po' per abitudine, un po' perché studio scienze cerco sempre di trovare la spiegazione a tutto o quasi! E affrontare un argomento del genere sotto l'aspetto scientifico o anche meglio dal punto di vista medico, mi permetterebbe di rifletterci meno impulsivamente. Credo comunque che se dovessi continuare ad avere questo disagio, non esiterò a rivolgermi a qualcuno, parlarne già solo qui mi ha fatto affrontare con più coraggio il discorso. Ma non so.. fino a che punto dovrei attendere? Non vorrei peggiorare le cose se dovessi affrettarmi a consultare uno psicologo, perdonate la mia diffidenza, immagino che sviscerare il problema non faccia che bene, ma è una scelta complicata per chi, come me, ha sempre avuto la curiosità ma non ha mai sentito di averne bisogno. Non me la sento di parlarne qui, ma l'anno scorso ho passato un periodo decisamente brutto, per un fatto accadutomi, ed allora ero quasi convinta ad andarci.. Vi chiederei quasi di darmi una spinta! Ma so che devo decidere da sola. Vi ringrazio per avermi dedicato tempo e attenzione.
[#4]
Gentile ragazza,
"...so che devo decidere da sola..."
In effetti é così. Ma qui sorge un problema. Cerco di spiegarmi nel miglior modo per me possibile. Ciò che vorrei segnalarle é che anche ritenere di non seguire il consiglio di nessuno non raramente si rivela illusorio. Questo perchè la comunicazione umana viaggia costantemente su due binari paralleli.
Uno si riferisce agli aspetti logici e razionali della conversazione, dove A tenta di convincere B. L'altro, più sottile e difficilmente contestabile si riferisce all'arte di suggestionare l'interlocutore che non raramente soccombe senza rendersi conto. Venendo al suo caso, le suggerirei di porre la massima attenzione soprattutto quando ritiene che le sue scelte appartengono solo a lei e che nessuno potrebbe condizionarla o influenzarla. L'arte di suggestionare é antica come il mondo e non ha rivali di un certo spessore.
La suggestione e l'arte di utilizzarla sono sempre vincenti sugli aspetti basati sulla convinzione, anche quando, come sopra lei si é espressa, lei sa bene che deve decidere da sola. IL potere della comunicazione suggestiva é praticamente infinito. Naturalmente non voglio dire che non ci sia alcuna possibilità di non lasciarsi condizionare e decidere veramente con la propria testa. Dico solo di porre la massima prudenza. Non raramente, infatti, il rischio di ricevere un consiglio carico di virus é tutt'altro che inesistente.
Ciò detto, le segnalerei che il percorso terapeutico non é proprio una passeggiata e che quindi diventa imperativo
pensarci bene prima di affidarsi a qualcuno. A questo riguardo, se dovesse decidersi in tal senso, oltre a sincerarsi della serietà e competenza del medesimo, non trascuri quelle informazioni insolite, se vogliamo, che provengano dall'intuizione, o, se preferisce, dal sesto senso che potrebbero fare la differenza.
Cordialità.
"...so che devo decidere da sola..."
In effetti é così. Ma qui sorge un problema. Cerco di spiegarmi nel miglior modo per me possibile. Ciò che vorrei segnalarle é che anche ritenere di non seguire il consiglio di nessuno non raramente si rivela illusorio. Questo perchè la comunicazione umana viaggia costantemente su due binari paralleli.
Uno si riferisce agli aspetti logici e razionali della conversazione, dove A tenta di convincere B. L'altro, più sottile e difficilmente contestabile si riferisce all'arte di suggestionare l'interlocutore che non raramente soccombe senza rendersi conto. Venendo al suo caso, le suggerirei di porre la massima attenzione soprattutto quando ritiene che le sue scelte appartengono solo a lei e che nessuno potrebbe condizionarla o influenzarla. L'arte di suggestionare é antica come il mondo e non ha rivali di un certo spessore.
La suggestione e l'arte di utilizzarla sono sempre vincenti sugli aspetti basati sulla convinzione, anche quando, come sopra lei si é espressa, lei sa bene che deve decidere da sola. IL potere della comunicazione suggestiva é praticamente infinito. Naturalmente non voglio dire che non ci sia alcuna possibilità di non lasciarsi condizionare e decidere veramente con la propria testa. Dico solo di porre la massima prudenza. Non raramente, infatti, il rischio di ricevere un consiglio carico di virus é tutt'altro che inesistente.
Ciò detto, le segnalerei che il percorso terapeutico non é proprio una passeggiata e che quindi diventa imperativo
pensarci bene prima di affidarsi a qualcuno. A questo riguardo, se dovesse decidersi in tal senso, oltre a sincerarsi della serietà e competenza del medesimo, non trascuri quelle informazioni insolite, se vogliamo, che provengano dall'intuizione, o, se preferisce, dal sesto senso che potrebbero fare la differenza.
Cordialità.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 7.9k visite dal 02/10/2010.
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