Che senso ha per un uomo giovane e non sposato avere l'amante fissa?

Buongiorno, colei che si fa la domanda è l'amante.
3 anni fa ho conosciuto in vacanza un ragazzo più giovane di me di 5 anni. Io avevo 33 anni Eravamo entrambi single ed è scattata subito la scintilla...2 mesi di passione e continui viaggi di andata e ritorno abitando a 70 km di distanza. Dopo 2 mesi dove lui mi aveva fatto conoscere genitori e amici io ho cominciato a sollevare dei dubbi. Lui più giovane e con un retaggio culturale differente dal mio e con un passato che non mi sembrava chiuso. Io uscivo da una storia di 7 anni con convivenza finita male, ma metabolizzata anche grazie ad una psicologa; lui lasciato da 2 anni da una donna della mia età, con cui non ha mai veramente reciso la relazione. In sintesi dai 3 mesi ad un anno lui mi ha reso la vita impossibile tra manifestazioni d'amore e deprivazioni continue. un anno dopo la nostra conoscenza come da mio pregresso progetto sono partita per andare per un periodo all'estero, cercando di lasciarmi lui alle spalle. In breve: lui è tornato con la sua ex, da un anno e mezzo ed io da 11 mesi sono diventata la sua amante. E' cominciato per me come un banale gioco di rivincita, diventato ingestibile nel tempo. Come poi scoperto un'inversione di ruoli lei era la sua amante e io l'ufficiale ora l'inverso. Lui è totalmente dipendente da me, si comporta in modo presente affettuoso e a volte anche rischioso per la sua situazione, ma dice di stare bene in questa situazione, lungi da lui l'idea del cambiamento. Io come normale, voglio uscirne perchè voglio una relazione normale, ma tra di noi non è mai stato così perfetto come ora, comunichiamo ci confrontiamo e sessualmente come da sempre è pura libertà ed affettività, quindi l'idea della perdita mi fa arretrare nella decisione. E' chiaro che io e lei siamo 2 donne diverse con 2 ruoli diversi, lei gli lascia vivere la sua adolescenza prolungata e si comporta come tale io gli chiedo di essere uomo e di avvicinarsi a me come tale. Per quanto mi sia imposta di non farmi troppe domande è inevitabile chiedersi, cosa rappresento per lui...e come può un uomo di 31 anni non convivente trovarsi in una situazione ambigua e permanente che mi sembra più facile trovare dove l'uomo è sposato. grazie per l'attenzione
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Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
alla Sua domanda risponderei facendone un'altra: come può un donna come Lei accettare una situazione così ambigua?

E inoltre, quando scrive

" Lui è totalmente dipendente da me"

mi chiedo: e Lei non è per caso un po' dipendente dalla sua "dipendenza da Lei"?

Faccio domande a Lei perchè è LEI che sta cercando risposte, e faticherà a trovarle negli altri, laddove guardarsi un po' dentro (facendosi delle domande, appunto) appare la situazione migliore.

In caso contrario Lei rischia di porsi in una situazione "passiva", dipendente (già, dipendente) dalle decisioni altrui.

Quindi ogni volta che si arrabbia o si rattrista pensando a questo 31enne ed alle sue posizioni ambigue non fa altro che by-passare il vero problema: LEI decide ogni giorno di rimanere in questo gioco.

E qui non stiamo parlando solo di "sentimenti": se Lei stesse in questa situazione solo perchè "innamorata" ne sarebbe felice, non trova?, e non avrebbe perso tempo scrivendo qui.

Insomma, un bel rompicapo. Se in passato la psicologa le è stata d'aiuto perchè non ricontattarla oggi e riflettere con lei su questa nuova situazione?

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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile utente, anch'io come il Collega, ho in mente la stessa domanda.
Vorrei anche farle notare che, fin dal titolo che ha dato a questo consulto, non sta facendo altro che parlare di quest'uomo, preoccupandosi de suo benessere e delle sue necessità.
Ma Lei in tutto questo dov'e? Lei sta bene in questa situazione?

Quanto conta il Suo di benessere?
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Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
In primo luogo, grazie per le risposta.
E' chiaro che le domande sono molte e riguardano sia me che lui.
Come è chiaro che la mia posizione non è libera da riserve emotive data la situazione. Trattenersi per non cadere è la regola che ho adottato.

Posizione che crolla e mi apre il cuore ogni volta che passiamo una giornata insieme e mi rendo conto di quanto mi piace vivere con lui

E mi spiace ma mi sembra assurdo dire che se fossi innamorata sarei felice della situazione.

Per mesi sono stata bene, confortata da quanto lui faceva per vedermi, da quanto il nostro rapporto sembrava scarico di tensioni, da quanto fosse capace di esserci nel momento del bisogno ad ogni mia richiesta; è chiaro che questo ora non mi basta più, voglio la quotidianeità

Ho 35 anni ed un passato sentimentale ricco, non posso accontentarmi; solo è difficile staccarsi da una cosa così forte e di pancia.

Parlare di distacco è facile attuarlo è complicatissimo, ho paura di buttare via qualcosa di grande, che mi spinge a piegarmi ogni giorno per non perderlo

Penso di voler capire cosa spinge LUI a vivere una situazione del genere, perchè IO cerco una via d'uscita, non è una domanda che nasce dal puro vezzo di sapere cosa lui vuole, forse è per capire di fronte a che persona mi trovo. Ho vissuto per anni con uomini per cui i rappresentavo l'unica e la confusione è molta.


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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente, una contro-domanda banale sarebbe: che senso ha, per lei, rassegnarsi al ruolo di amante? Ma sarebbe banale, perché lei è diventata amante nel tempo (o "ufficiale" rispetto all'altra amante, che è esattamente la stessa cosa), piano piano, dopo che si era già attaccata a quest'uomo. E quindi ora non può decidere di troncare con facilità la relazione, perché c'è questo legame così forte. Ma in fondo non è nemmeno ciò che vuole, perché con lui ci sta bene.

Tornando invece al punto di vista di lui, anche qui la risposta alla domanda è abbastanza banale: che senso ha per un uomo giovane e non sposato avere l'amante fissa? Ha il senso di avere due donne invece di averne una sola. Dal punto di vista di un uomo, è abbastanza semplice, anche se moralmente discutibile. Ma morale e spinte naturali non sempre si conciliano bene, fra di loro.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
Penso che abbia ben inquadrato la cosa, ho avuto in passato la possibilità di coprire il ruolo dell'amante, ma da donna libera e indipendente me ne son ben riguardata.
Con lui è nata in modo diverso, un anno di relazione, la prima volta che mi sono sentita coinvolta dopo tempo, all'improvviso senza misura, penso sia inevitabile che mi aggrappi con forza alla cosa.

Poi forse il mio passato dove ho anch'io ho avuto un amante, che ha sentenziato la fine della mia relazione di 7 anni, mi permette di giustificare tante cose e l'indecisione. Capisco il senso di "finto benessere" e di "equilibrio precario" dato dalla fusione di due realtà
la differenza che sono donna, con un senso morale forte e dopo mesi di domande ho rotto le due relazioni, con l'aiuto appunto della psicologa che mi ha poi assistito nel post. ma questa è un'altra storia
ma forse anche la mia forza nel cambiare la mia vita in situazione simile mi crea interrogativi...ma forse la risposta è veramente semplice e sta nella diversità di natura tra uomo e donna.

grazie per l'attenzione




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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Diciamo che, da un punto di vista biologico, l'essere umano non è fatto per la monogamia stretta. Molte culture accettano ufficialmente oppure tollerano in varia misura la poligamia, e dalle nostre parti la monogamia è una scelta, che può lasciare spazi a rinunce, e non senza ripensamenti o desideri insoddisfatti. Nell'uomo più facilmente che nella donna, è vero.

Se in passato ha già avuto modo di apprezzare l'aiuto di una collega, per risolvere questioni come quella che sta attraversando adesso, potrebbe essere un buon momento per ricontattarla.

Cordiali saluti
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Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
La persona che mi seguiva era una psicoterapeuta transazionale, che ringrazio per l'aiuto e l'umanità, ma che purtroppo in questo momento con il calo a picco del lavoro non posso più permettermi.
Mi sta seguendo una psicologa della Asl, contattata dopo un intervento importante e problemi di salute correlati che ha un approccio psicoanalitico: diciamo che mi da poche risposte di pronto uso se non nessuna (non riesco a capire se non c'è sintonia o io non sono abituata alla differente terapia) ed io comincio a scalpitare in una situazione ormai stretta. Avevo bisogno di un confronto e conforto tutto qua, rimanendo sempre fiduciosa verso chi lavora per aiutare gli altri.
grazie mille per il supporto
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Il suo bisogno di conforto e confronto è del tutto comprensibile. Dopotutto, lo psicologo dovrebbe servire anche a questo. Alcuni terapeuti, però, specie d'indirizzo analitico, danno poche indicazioni e restituzioni, e forse è questo a provocarle la sensazione di "strettezza" e imbarazzo che descrive.

D'altra parte, fornirle un aiuto da qui sarebbe difficile, perché il contatto a distanza non favorisce la relazione, ed è inoltre proibito dal regolamento del servizio.

Esistono vari tipi d'indirizzi terapeutici, alcuni dei quali più focalizzati sul problema, più disposti a fornire dialogo, suggerimenti e indicazioni comportamentali dirette. Alcuni terapeuti, poi, vedono le persone con sedute abbastanza distanziate fra loro, quindi non tutti i tipi di terapia riescono economicamente proibitivi.

Può consultare quest'articolo, che descrive alcuni dei principali indirizzi terapeutici:
https://www.medicitalia.it/minforma/psicoterapia/533-mini-guida-per-la-scelta-dell-orientamento-psicoterapeutico.html

Cordiali saluti
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Attivo dal 2008 al 2012
Ex utente
Purtroppo come vedo viviamo in città differenti (abito a Milano) e sono d'accordo che l'aiuto a distanza serva a poco, altrimenti volentieri avrei cercato il suo aiuto professionale.

E' così, poche restituzioni e tanto scombussolamento, che accetto perchè ad una terapia ci si avvicina con consapevolezza e volontà per farla funzionare, ma che mi sta aiutando poco nel presente immediato.

Farà buon uso dei suo consigli.
grazie ancora
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Se vuole può contattarmi privatamente, e potrò suggerirle dei nominativi di colleghi del mio stesso indirizzo, nella sua zona.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,
A Milano ci sono centri di psicologia sia presso gli ospedali, sia convenzionati con l'Asl in cui operano equipe multidisciplinari.
Addirittura al San Carlo, presso il servizio di psicologia clinica c'è l'equipe del dr. De Isabella che ha un approccio cognitivo-comportamentale.
Anche al San Raffaele di Milano (Ville Turro) ci sono moltissimi colleghi con lo stesso orientamento.

Saluti,