Trasformazione alimentare, disgusto, repulsione
Buongiorno, chiedo un consulto nella sezione "psicologia" perche' dal 24 dicembre 2009 provo disgusto verso tantissimi cibi e non ho piu' vera fame, mangio meccanicamente, per sopravvivere.
In quella data ho avuto una forte influenza intestinale (vomito diarrea e febbre a 38.5) da quel giorno per 5 mesi mi è rimasto un continuo senso di nausea (più o meno intenso) tutto il giorno, tutti i giorni, che e' passato solo con una dieta e una cura a maggio.
A gennaio ho iniziato ad avere anche "vertigini" senza perdita di equilibrio, leggeri stordimenti come quelli della febbre, testa "rintronata". Si sono attenuate solo prendendo per un mese le Gocce EN (benzodiazepine) prima e ALPRAZOLAM da ormai 5 mesi fino a tutt'ora.
Mi e' rimasta solo spesso la sensazione di intorpidimento alla testa, una sensazione sgradevole di testa pesante e come se avessi dei probabili giramenti in arrivo.
La mia pressione da mesi e' bassa, sempre 100/60.
In tutto questo periodo ho fatto numerosi accertamenti:
- gastroduodenoscopia
- otorino
- esame audio-vestibolare
- neurologo
- cardiologo
- oculista
- lastra e risonanza alla cervicale
- analisi delle urine e del sangue complete
- ecografia addome superiore, fegato, pancreas e vie biliari
- rx digerente
- TAC addominale con metodo di contrasto
- Colangio RM
Tutti questi esami sono risultati regolari tranne LIPASI e AMILASEMIA, che si sono alzate anche di molto e riabbassate 2 volte negli ultimi 4 mesi, attualmente sono nella norma.
Non riesco a spiegare l'inappetenza e il rifiuto del cibo, mi devo forzare ad ogni pasto (che alla fine faccio, ma non abbondante perche' fatico a digerire, cosa mai accaduta in passato). Non mi attira nulla da mangiare, prima di star male ero un buongustaio, ora non ho piu' piacere nel mangiare, non ho piu' piatti preferiti, dipendesse da me non mangerei mai, cosa assurda perche' prima era un piacere per me mangiare...
Per analizzare questo rifiuto del cibo (con senso di disgusto al solo pensiero o a vederlo perfino in fotografia) sono andato ad un "Centro per i disturbi del comportamento alimentare" che mi ha diagnosticato dal punto
di vista fisico una "pancreatite virale" in via di risoluzione e uno stress psicologico che potrebbe essere alla base di questi miei disturbi alimentari.
Secondo voi da cosa puo' dipendere questo rifiuto del cibo?
Per me un tempo era un piacere anche cucinare, adesso ho la repulsione solo al pensiero di mettermi ai fornelli, non mi riconosco piu' dopo questa trasformazione alimentare, per me il cibo ha perso ogni interesse e anche la funzione socializzante.
La mia dieta da ormai 9 mesi si basa su:
COLAZIONE: latte di riso, gallette e marmellata
META' MATTINA: yogurt, gallette, noci
PRANZO: pasta o riso con sugo semplice, carne alla piastra, verdure, frutta
META' POMERIGGIO: yogurt, gallette
CENA: pesce lesso, verdure, frutta
Non mangio piu' fritti, salumi, grassi. Non bevo e non fumo.
In quella data ho avuto una forte influenza intestinale (vomito diarrea e febbre a 38.5) da quel giorno per 5 mesi mi è rimasto un continuo senso di nausea (più o meno intenso) tutto il giorno, tutti i giorni, che e' passato solo con una dieta e una cura a maggio.
A gennaio ho iniziato ad avere anche "vertigini" senza perdita di equilibrio, leggeri stordimenti come quelli della febbre, testa "rintronata". Si sono attenuate solo prendendo per un mese le Gocce EN (benzodiazepine) prima e ALPRAZOLAM da ormai 5 mesi fino a tutt'ora.
Mi e' rimasta solo spesso la sensazione di intorpidimento alla testa, una sensazione sgradevole di testa pesante e come se avessi dei probabili giramenti in arrivo.
La mia pressione da mesi e' bassa, sempre 100/60.
In tutto questo periodo ho fatto numerosi accertamenti:
- gastroduodenoscopia
- otorino
- esame audio-vestibolare
- neurologo
- cardiologo
- oculista
- lastra e risonanza alla cervicale
- analisi delle urine e del sangue complete
- ecografia addome superiore, fegato, pancreas e vie biliari
- rx digerente
- TAC addominale con metodo di contrasto
- Colangio RM
Tutti questi esami sono risultati regolari tranne LIPASI e AMILASEMIA, che si sono alzate anche di molto e riabbassate 2 volte negli ultimi 4 mesi, attualmente sono nella norma.
Non riesco a spiegare l'inappetenza e il rifiuto del cibo, mi devo forzare ad ogni pasto (che alla fine faccio, ma non abbondante perche' fatico a digerire, cosa mai accaduta in passato). Non mi attira nulla da mangiare, prima di star male ero un buongustaio, ora non ho piu' piacere nel mangiare, non ho piu' piatti preferiti, dipendesse da me non mangerei mai, cosa assurda perche' prima era un piacere per me mangiare...
Per analizzare questo rifiuto del cibo (con senso di disgusto al solo pensiero o a vederlo perfino in fotografia) sono andato ad un "Centro per i disturbi del comportamento alimentare" che mi ha diagnosticato dal punto
di vista fisico una "pancreatite virale" in via di risoluzione e uno stress psicologico che potrebbe essere alla base di questi miei disturbi alimentari.
Secondo voi da cosa puo' dipendere questo rifiuto del cibo?
Per me un tempo era un piacere anche cucinare, adesso ho la repulsione solo al pensiero di mettermi ai fornelli, non mi riconosco piu' dopo questa trasformazione alimentare, per me il cibo ha perso ogni interesse e anche la funzione socializzante.
La mia dieta da ormai 9 mesi si basa su:
COLAZIONE: latte di riso, gallette e marmellata
META' MATTINA: yogurt, gallette, noci
PRANZO: pasta o riso con sugo semplice, carne alla piastra, verdure, frutta
META' POMERIGGIO: yogurt, gallette
CENA: pesce lesso, verdure, frutta
Non mangio piu' fritti, salumi, grassi. Non bevo e non fumo.
[#1]
Gentile ragazzo ,la sua condizione deve essere necessariamente seguita su più fronti, quello medico per la risoluzione di quelle condizioni fisiche che appaiono ancora degne di attenzione e quello psicologico.
In alcune occasioni, dopo un malessere fisico che ha creato problemi con l'aimentazione, alcuni, per una sorta di condizionamento, tendono a rifiutare quei cibi che, durante la malattia, creavano problemi o, addirittura, hanno contribuito a questa. E' necessario del tempo prima che le cose cambino, ma un contatto con medico e psicologo è tutt'ora necessario.
saluti
In alcune occasioni, dopo un malessere fisico che ha creato problemi con l'aimentazione, alcuni, per una sorta di condizionamento, tendono a rifiutare quei cibi che, durante la malattia, creavano problemi o, addirittura, hanno contribuito a questa. E' necessario del tempo prima che le cose cambino, ma un contatto con medico e psicologo è tutt'ora necessario.
saluti
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#2]
Utente
Grazie per la risposta dottore, fin dall'insorgere dei miei disturbi sto affrontando il problema dal punto di vista medico per guarire da questa sorta di pancreatite, tanto che sono stato da gastroenterologi e numerosi medici, attualmente sono in cura da un medico nutrizionista che con una dieta e una cura e' riuscito a far rientrare AMILASI e LIPASI nel range di normalita', per questo presso la "ASL-Centro per i disturbi del comportamento alimentare" dopo 2 visite di 3 ore l'una hanno confermato la diagnosi della pancreatite virale e hanno concordato con la cura che sto seguendo gia' da mesi.
Resta ora l'aspetto del rifiuto e del disgusto per il cibo e il cucinare, sensazioni che, come dice lei, dovrebbero essere causate da un condizionamento psicologico, anche se io sento proprio un rifiuto FISICO verso tutto cio' e la situazione mi destabilizza molto, non mi riconosco piu', non avevo mai avuto problemi col cibo, anzi, se mai in senso opposto, perche' mi piaceva molto mangiare e cucinare.
Ormai sono passati 9 mesi...quanto tempo pensa sia necessario affinche' questo rifiuto dei cibi elaborati possa scomparire?
La "ASL-Centro per i disturbi del comportamento alimentare" mi ha consigliato comunque di fare un percorso con uno psicoterapeuta e mi hanno gia' suggerito una professionista che ho gia' contattato, ma lei ritiene possibile superare questo trauma verso il cibo tramite il sostegno psicologico?
Grazie ancora per la sua cortese attenzione al mio problema.
Resta ora l'aspetto del rifiuto e del disgusto per il cibo e il cucinare, sensazioni che, come dice lei, dovrebbero essere causate da un condizionamento psicologico, anche se io sento proprio un rifiuto FISICO verso tutto cio' e la situazione mi destabilizza molto, non mi riconosco piu', non avevo mai avuto problemi col cibo, anzi, se mai in senso opposto, perche' mi piaceva molto mangiare e cucinare.
Ormai sono passati 9 mesi...quanto tempo pensa sia necessario affinche' questo rifiuto dei cibi elaborati possa scomparire?
La "ASL-Centro per i disturbi del comportamento alimentare" mi ha consigliato comunque di fare un percorso con uno psicoterapeuta e mi hanno gia' suggerito una professionista che ho gia' contattato, ma lei ritiene possibile superare questo trauma verso il cibo tramite il sostegno psicologico?
Grazie ancora per la sua cortese attenzione al mio problema.
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 33.4k visite dal 26/09/2010.
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