Attacchi d'ansia: esiste un "cerotto"?

Salve,
ho 21 anni, e soffro d'ansia da almeno 7.
Inizialmente era una condizione sporadica, dovuta soprattutto al fatto di mangiare in posti non abituali (mi si chiudeva lo stomaco), poi man mano tutto ciò che esulasse dalla mia routine mi dava attacchi di panico sempre più intensi, tra vampate, vertigini, stimolo ad andare in bagno, nausea e "vomito" (sebbene il più delle volte vomitassi giusto un po' di saliva), iperventilazione, tachicardia, ed i soliti divertentissimi altri sintomi del caso.
La mia routine era diventata svegliarsi, vomitare, andare a scuola (dove mi accasciavo sul banco per 6 ore), mangiucchiare, guardare la TV, cenare (non molto, ma più del pranzo) e non andare a dormire perchè, non facendo nulla, non avevo sonno prima delle 2-3 del mattino.
Una particolarità: la mattina l'ansia era insopportabile ed immotivata (ovvero costante da quando mi svegliavo fino a metà mattinata), poi scemava finchè alla sera era più lieve o, di tanto in tanto, assente.

Da un paio d'anni, forse tre, ho deciso di prendere in mano la mia vita e, lentamente, mi sono sforzato di "allargare" la mia routine, fino a condurre una vita normale: esco spessissimo con gli amici, vado quasi ovunque (tranne che in vacanza, ma ci sto lavorando), mi approccio con persone nuove... insomma, gestisco quasi tutto, e quello che non gestisco adesso, con un po' di pazienza, lo gestirò.

Ovviamente c'è un MA.
Quando pensavo tutto si fosse sistemato, eccomi tornare ai peggiori picchi o quasi, colpa stavolta di una ragazza.
Siamo usciti alcune volte in compagnia, e c'è stato da subito feeling: purtroppo però, appena ho realizzato che era fatta ed avrei solo dovuto chiederle di uscire e "siglare il patto", ecco che tutto è andato in malora come in un incubo.
Di giorno sto male, come al solito peggio la mattina e meglio la sera, e mangio poco.
Di sera esco con gli amici e con lei: tengo a bada l'ansia durante il viaggio ma una volta a destinazione tutto sparisce e mi godo la compagnia (la sua compresa). Se però solo ipotizzo la mossa successiva la testa gira, e la birra decide che non vuole più stare nello stomaco. Ho bisogno quindi di un minuto per riprendermi.

Con le donne non esiste "lo faccio coi miei tempi", e temo che se non le chiederò di uscire da soli io e lei, presto si stuferà (a ragione) e la perderò, cosa che eviterei ben volentieri.

Leggendo altre discussioni ho capito (finalmente) che in caso d'ansia il consulto medico è d'obbligo, così lunedì andrò dal medico e gli chiederò di prescrivermi una seduta.
Tuttavia mi chiedevo... esiste un "cerotto"? Una tecnica, un blando farmaco (anche una valeriana o una camomilla) od altro che possano "tamponare" la situazione a breve termine?
Qualsiasi cosa possa aiutare anche vagamente è molto apprezzata.
Io nel frattempo, come al solito, immagino la situazione ancora e ancora finchè diverrà innocua, ma potrebbe volerci troppo.

Scusate per il papiro e per la frivolezza, ma per me è importante.

Grazie in anticipo.
G.C.
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
(..)). Se però solo ipotizzo la mossa successiva la testa gira, e la birra decide che non vuole più stare nello stomaco (..)
gentile ragazzo, ha descritto la classica ansia anticipatoria. Purtroppo non c'è alcun cerotto mentre l'unica manovra saggia da fare è quella che ha gia fatto, ossia consultare il medico, meglio se psicoterapeuta (medico o psicologo che sia).
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazzo,

"ho 21 anni, e soffro d'ansia da almeno 7"
le autodiagnosi sono rischiose e fuorvianti.

"gestisco quasi tutto, e quello che non gestisco adesso, con un po' di pazienza, lo gestirò"
e se qualcosa sfugge dal suo controllo che succede?
questo atteggiamento è parte del problema non della sua soluzione.


"avrei solo dovuto chiederle di uscire e "siglare il patto"
iniziare una frequentazione con una ragazza richiede un vincolo così importante?


"Con le donne non esiste "lo faccio coi miei tempi"
Quindi è condannato a compiacere sempre e comunque l'altro?

Il consulto con il medico è un passaggio fondamentale per escludere disturbi di origine organica (ad es. gastrite ecc.), le sedute con lo psicologo non si "prescrivono" al massimo si possono consigliare ma poi sarà lei a scegliere.

In ogni caso può rivolgersi liberamente al Consultorio familiare della sua ASL per chiedere un colloquio con lo psicologo questo è il link:
http://www.asl.milano.it/user/Default.aspx?SEZ=2&PAG=54&NOT=784

N.B.
I cerotti servono per le ferite, il mal di schiena o il mal di mare.

Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#3]
Attivo dal 2007 al 2010
Ex utente
Gentile Dott. Vincentiis,
La ringrazio per la celere risposta, purtroppo come temevo la strada sarà lunga.
Qualcosa mi inventerò: confido nella mia forza di volontà, potrei riuscire a tamponare la situazione con un pò di sforzo... o potrei decidere di spiegarle la mia situazione, sperando che sia comprensiva.
La cosa sicura è che non voglio farla aspettare, non sarebbe giusto.
Contatterò sicuramente un medico e mi toglierò questa spina una volta per tutte.

Distinti saluti,
G.C.
________________________________________

Gentile Dott.ssa Camplone,
Orsù, un pò di capacità d'astrazione!
La mia non intendeva essere un'autodiagnosi, bensì vi spiegavo che da almeno 7 anni sperimento questa forte ansia, che si manifesta come sensazione psico-fisica (per questo descrivevo i sintomi).

Sono più che d'accordo con il problema del controllo, e ne abbiamo la prova in questo momento: qualcosa non ha funzionato, stavolta, e l'ansia è tornata.
Mi rendo conto che non posso farcela da solo, volevo solo descrivere la mia situazione e come pensavo si fosse risolta.

Iniziare la frequentazione con una ragazza non è una cosa cosiì solenne come "siglare il patto" farebbe intendere.
Mi spiego meglio: quando voglio chiederle di uscire o confessarle il mio interesse (questo intendevo con "siglare il patto") mi blocco.

"Quindi è condannato a compiacere sempre e comunque l'altro?"
Ha ragione, Dottoressa.
Effettivamente sono una persona che mette sempre gli altri davanti a sè stesso; la mia famiglia, i miei amici od i perfetti estranei.
Inoltre fatico a mostrarmi debole ed ad aprirmi, quindi mi capirà se le dico che sono un pò imbarazzato nello scriverLe, per questo potrei risultare poco chiaro.

Comunque nello specifico intendevo dire che una ragazza non sempre è incline ad accettare le turbe psichiche del pretendente conosciuto la settimana prima, e che dopo un pò si stufa di aspettare una mossa che tarda ad arrivare.
Siamo realisti.

Mi recherò di certo al consultorio, e la ringrazio per il link.
Ah, Dottoressa, i cerotti esistono anche per il tabagismo...

La ringrazio per la cortese risposta,
G.C.
[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le ragazzo,
sono stata molto diretta con l'intento di esortarla a non considerare le sue attuali difficoltà esclusivamente come patologia o peggio "turbe psichiche", ma di prendersi cura della sua sofferenza attraverso la psicoterapia.
Se le fa piacere le suggerisco di leggere la commedia di Pirandello dal titolo "La patente".
Saluti
[#5]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile ragazzo,

concordo con la collega: i cerotti (anche quelli per il tabagismo) non agiscono sulle motivazioni, sulle aspettative e sulle nostre emozioni. Quindi per esistere, esistono! Ma non per l'ansia!
Invece, come Le ha già spiegato il dr. De Vincentiis, la Sua è ansia. Le idee in merito alla situazione che sta per vivere, le emozioni, le aspettative, fanno sì che l'ansia aumenti. Ovviamente a livello corporeo percepiamo le nostre emozioni.
Il problema diventa riconoscerle ed essere in grado di "gestirle". Con un cerotto, è ovvio, questo non può mica farlo.

Generalmente, qualora la diagnosi fosse confermata (anch'io credo che non sia opportuno fare le autodiagnosi, per ovvie ragioni!), nel trattamento dei disturbi d'ansia si procede con terapia farmacologica e psicoterapia.

In bocca al lupo!

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#6]
Attivo dal 2007 al 2010
Ex utente
Gentile Dott.ssa Camplone,
La ringrazio per avermi nuovamente risposto, inizialmente ho avuto l'impressione che mi avesse frainteso, proprio perchè per me non è facile aprirmi in questo modo, quindi mi "nascondo" dietro giochi di parole, metafore, iperboli e simili, che di certo rendono le mie parole ancora più confusionarie.
Mi accorgo, invece, di essere stato io a fraintenderla, e me ne scuso.

La Patente, se non mi confondo, dovrei averla già letta.
Mi sfugge però il motivo di questo consiglio: mi sta dicendo che sono io per primo a voler essere ansioso, o che dovrei "trarre giovamento" da questa situazione (traformando qualcosa di opprimente in qualcosa di positivo)?
... o forse entrambe?

Distinti Saluti,
G.C.
_______________________________________

Gentile Dott.ssa Pileci,
comincio a realizzare quanto fosse in effetti infantile l'idea di un cerotto, dettata forse solo da un momento di particolare sconforto (è un periodo un po' stressante); mi chiedo se non fosse solo un pretesto per poter raccontare qualcosa che ho tenuto per me per troppo tempo.
Alla fine, Lunedì, non sono andato all'ASL, ma ho optato per qualcosa che penso mi abbia fatto meglio: ho fatto una bella doccia calda (un toccasana quando voglio calmarmi un po') e sono uscito con questa ragazza.
Come al solito l'ansia è scomparsa non appena mi sono ritrovato nella situazione reale (ovvero mi sono accorto che ogni mia paura era infondata), ed abbiamo passato un bel pomeriggio.
Insomma, voglio dire che forse, se anche esistesse, il cerotto non mi sarebbe servito e nemmeno l'avrei voluto, dato che farcela con le proprie forze è sempre una bella sensazione.

Detto ciò, non abbandonerò il proposito di prendere contatti con uno specialista per individuare e risolvere il problema.

La ringrazio sentitamente,
G.C.
[#7]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
questi Suoi scambi di lettere con i Colleghi suggeriscono che tutto sommato potrebbe anche essere piacevole confrontarsi con uno specialista.

Come le è stato suggerito nel trattamento dei disturbi d'ansia i migliori risultati si ottengono associando farmacoterapia e psicoterapia, meglio se ad orientamento cognitivo-comportamentale.

A questo proposito le allego, per maggiori informazioni, questo articolo sui disturbi d'ansia

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/205-caro-psicologo-mi-sento-ansioso-i-disturbi-d-ansia-e-la-terapia-cognitivo-comportamentale.html

e questo sul panico

https://www.medicitalia.it/minforma/psicologia/315-il-panico-e-l-agorafobia.html

A proposito, le do una buona notizia: il cerotto esiste anche nei disturbi d'ansia. Esso consiste nel cercare di smettere di evitare le situazioni temute, trovando il modo per affrontarle, sempre in modo graduale.

Questo cerotto è gratuito, ma doloroso, per questo molte persone preferiscono farsi "accompagnare" da un esperto in questo "viaggio".

Le confesso che a 21 anni nei Suoi panni preferirei anche io il cerotto, ma 7 anni di ansia sono forse troppi, non crede?

Aggiungo infine che la Sua ottima capacità di introspezione (a giudicare da come descrive i Suoi vissuti all'interno dei post) le potrebbe essere molto d'aiuto in questo caso.
[#8]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Si, molto spesso l'ansia viene consolidata da una serie di ragionamenti, apparentemente finalizzati a contenerla, ma che in realtà ne favoriscono il consolidamento e che a volte inducono le persone ad arrivare alla conclusione " io sono malato (la patente) quindi è il dottore che ha la responsabilità di curarmi, non io."
Mi sembra tuttavia che lei abbia già iniziato ad assumersi tale responsabilità, quindi in bocca al lupo e se le fa piacere ci tenga aggiornati.
Cordialmente
[#9]
Attivo dal 2007 al 2010
Ex utente
Gentile Dott. Bulla,
avevo già letto i Suoi articoli e molti dei Suoi consulti online (come del resto svariati dei Suoi colleghi), e li ho sempre trovati d'aiuto a capire cosa in realtà mi sta succedendo.

Se per cinque anni buoni ho sempre evitato le situazioni che mi causavano malessere (situazioni che poi si moltiplicarono fino a costringermi a casa), da un paio d'anni ho iniziato ad affrontare queste situazioni una ad una, a volte gradualmente (come mangiare fuori casa), a volte piu' di petto.
Le confesso inoltre che questo "forzarmi" ad affrontare le mie paure non è poi così difficile, e mi richiede ogni volta meno sforzo e meno tempo.
L'ansia in sè credo di averla capita e di essere sulla buona strada per domarla.

La parte più pesante del mio problema è quando, per un motivo o per l'altro, la mia forza d'animo (chiamiamola la difesa immunitaria contro l'ansia) viene meno, e, come la Dott.ssa Camplone ha subito intuito, mi sento un pò stanco di essere quello che ci ha messo mesi a mangiare a McDonalds con gli amici, e vorrei solo un timbro con scritto "Insano" in testa, in modo da potermi chiudere in camera e addio al mondo.

In questo periodo, pensandoci, ho smesso di fumare, ho avuto lo stress del test di ingresso a Medicina, tensioni con mia madre (abituata a vedermi sempre a casa quando stavo male, non vede di buon occhio il mio uscire tutte le sere ora che sto meglio), l'aggravarsi del diabete di mio padre, mio fratello che si trasferisce a Londra (e io, riguardo al "nido", la penso come Pascoli)...
Probabilmente la mia forza d'animo ha vacillato, ed eccomi a scrivervi.

Poi però penso che sì, 7 anni d'ansia sono DECISAMENTE troppi, e in un paio di giorni torno in me.

La ringrazio sentitamente,
G.C.
_______________________________________

Gentilissima Dott.ssa Camplone,
ancora una volta La ringrazio per avermi risposto.
Sì, credo in effetti di aver capito da tempo di non essere un'auto, e che nessuno mi può "aggiustare" se non sono io per primo a mettermi in gioco e sobbarcarmi il peso di questo viaggio.
Tuttavia, sebbene la strada stia diventando sempre più pianeggiante, resta ancora in salita, e a volte guardandomi alle spalle mi viene da pensare "Di strada ne ho fatta... e allora perchè non sono ancora arrivato? Arriverò mai?".
Ma credo sia normale, soprattutto ora che la stanchezza è tanta.

Ringrazio quindi tutti Voi che mi avete aiutato a non gettare la spugna, e sarei felicissimo di poter continuare ad aggiornarVi in caso di sviluppi.

Distinti saluti,
G.C.
[#10]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile G.C.,
grazie a Lei di averci scritto. E speriamo che i prossimi sviluppi siano solo buone notizie.
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