Uno psichiatra o se è meglio uno psicologo
buongiorno,
vi scrivo perche da sempre soffro di ansia. negli ultimi anni ques'ansia sta limitando gran parte della mia vita.
da sempre in caso di forti discussioni l'ansia che provo si tramuta quasi in un attacco di panico, rispecchiandone tutti i sintomi.
se invece le discussioni sono più moderate, comunque ho un accelerazione del battito cardiaco con un conseguente "fiatone" che mi impedisce in quei momenti di poter sostenere una conversazione piu o meno normale. se devo uscire con una ragazza, allo stesso modo: l'ansia diventa eccessiva, fino a sperare che la ragazza in questione decida di non uscire con me, per evitare il problema.
sono stato in cura da uno psicologo psicoterapeuta che sostiene che non ho bisogno di farmaci, perche secondo lui il mio problema nasce dall'impossibilità che ho di esternare la rabbia. secondo lui quando mi dovrei arrabbiare una parte di me me lo impedisce, e questo accresce l'ansia in me. a me sembra molto difficile questo...
in piu ultimamente di fronte a certe circostanze spiacevoli che non so come gestire mi capita di rispecchiare i sintomi della depressione, seppure solo per poche ore o comunque per un periodo limitato. una sola volta mi sono svegliato nel cuore della notte per un attacco di panico vero e proprio: ricordo che stavo sognando di parlare tranquillamente con un mio superiore a lavoro.
a tutto questo si aggiunge una difficolta oggettiva a prendere decisioni, sono sempre convinto di prenderle sbagliate e spesso mi metto completamente nelle mani di amici o parenti. non vi è cosa che faccia che non mi chieda cosa possano pensare gli altri di me, e mi accorgo che inconsciamente spesso mi comporto solo per "far felice" e compiacere chi mi sta vicino. ho molta difficolta a dire di no, soprattuto nel lavoro, ed in generale a far valere i miei diritti non appena qualcuno vi si opponga... giusto per fare un esempio, se per contratto mi spetta un giorno di festa per un particolare motivo, ma so che nessuno dei miei colleghi lo richiede, al solo pensiero di chiedere tale giorno al mio superiore in me sale un'ansia spropositata, per la paura forse di non saper cosa fare in caso mi venga negato un palese diritto, e spesso desisto per non fare figuracce, ma dentro di me mi struggo perchè è un'ingiustizia!!
detto questo chiedo a voi quale strada potrei intraprendere per uscire da tutto questo, se continuare la terapia che ho accennato sopra, se ricorrere a uno psichiatra o se è meglio uno psicologo per un counseling, se può essere indicato assumere dei farmaci o altro.
grazie mille in anticipo
vi scrivo perche da sempre soffro di ansia. negli ultimi anni ques'ansia sta limitando gran parte della mia vita.
da sempre in caso di forti discussioni l'ansia che provo si tramuta quasi in un attacco di panico, rispecchiandone tutti i sintomi.
se invece le discussioni sono più moderate, comunque ho un accelerazione del battito cardiaco con un conseguente "fiatone" che mi impedisce in quei momenti di poter sostenere una conversazione piu o meno normale. se devo uscire con una ragazza, allo stesso modo: l'ansia diventa eccessiva, fino a sperare che la ragazza in questione decida di non uscire con me, per evitare il problema.
sono stato in cura da uno psicologo psicoterapeuta che sostiene che non ho bisogno di farmaci, perche secondo lui il mio problema nasce dall'impossibilità che ho di esternare la rabbia. secondo lui quando mi dovrei arrabbiare una parte di me me lo impedisce, e questo accresce l'ansia in me. a me sembra molto difficile questo...
in piu ultimamente di fronte a certe circostanze spiacevoli che non so come gestire mi capita di rispecchiare i sintomi della depressione, seppure solo per poche ore o comunque per un periodo limitato. una sola volta mi sono svegliato nel cuore della notte per un attacco di panico vero e proprio: ricordo che stavo sognando di parlare tranquillamente con un mio superiore a lavoro.
a tutto questo si aggiunge una difficolta oggettiva a prendere decisioni, sono sempre convinto di prenderle sbagliate e spesso mi metto completamente nelle mani di amici o parenti. non vi è cosa che faccia che non mi chieda cosa possano pensare gli altri di me, e mi accorgo che inconsciamente spesso mi comporto solo per "far felice" e compiacere chi mi sta vicino. ho molta difficolta a dire di no, soprattuto nel lavoro, ed in generale a far valere i miei diritti non appena qualcuno vi si opponga... giusto per fare un esempio, se per contratto mi spetta un giorno di festa per un particolare motivo, ma so che nessuno dei miei colleghi lo richiede, al solo pensiero di chiedere tale giorno al mio superiore in me sale un'ansia spropositata, per la paura forse di non saper cosa fare in caso mi venga negato un palese diritto, e spesso desisto per non fare figuracce, ma dentro di me mi struggo perchè è un'ingiustizia!!
detto questo chiedo a voi quale strada potrei intraprendere per uscire da tutto questo, se continuare la terapia che ho accennato sopra, se ricorrere a uno psichiatra o se è meglio uno psicologo per un counseling, se può essere indicato assumere dei farmaci o altro.
grazie mille in anticipo
[#1]
Gentile utente, da quanto descrive è probabile che non si tratti solo di ansia, e che aspetti di altro tipo potrebbero entrare a far parte del suo problema.
Può dirci che tipo di psicoterapia ha fatto, per quanto tempo, frequenza delle sedute ecc.?
Cordiali saluti
Può dirci che tipo di psicoterapia ha fatto, per quanto tempo, frequenza delle sedute ecc.?
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#3]
Ad esempio aspetti di scarsa autostima (derivante da scarsità di esperienza, dovuta a scarsa disponibilità a mettersi in gioco), e abbassamento del tono dell'umore (quest'ultimo probabilmente a causa dell'incapacità a superare gli altri problemi più evidenti).
Tre sedute sono forse un po' pochine per avere dei miglioramenti. Molto dipende anche dall'orientamento del terapeuta, dalla sua motivazione e dalla corretta esecuzione di eventuali compiti comportamentali che il terapeuta potrà assegnarle.
Nel suo caso si tratta più terapia che di counseling, quindi se lo specialista che la sta seguendo è uno psicologo/psicoterapeuta, il trattamento che sta ricevendo potrebbe essere idoneo. Magari bisognerebbe sapere qualcosa di più su come si svolgono le sedute, per poterle dire altro.
I suoi problemi coinvolgono ampiamente la sfera relazionale, quindi è improbabile che una cura farmacologica, da sola, possa rivelarsi risolutiva. Tuttavia un aiuto farmacologico potrebbe giovarle, ma sempre a discrezione del professionista che può vederla di persona.
Cordiali saluti
Tre sedute sono forse un po' pochine per avere dei miglioramenti. Molto dipende anche dall'orientamento del terapeuta, dalla sua motivazione e dalla corretta esecuzione di eventuali compiti comportamentali che il terapeuta potrà assegnarle.
Nel suo caso si tratta più terapia che di counseling, quindi se lo specialista che la sta seguendo è uno psicologo/psicoterapeuta, il trattamento che sta ricevendo potrebbe essere idoneo. Magari bisognerebbe sapere qualcosa di più su come si svolgono le sedute, per poterle dire altro.
I suoi problemi coinvolgono ampiamente la sfera relazionale, quindi è improbabile che una cura farmacologica, da sola, possa rivelarsi risolutiva. Tuttavia un aiuto farmacologico potrebbe giovarle, ma sempre a discrezione del professionista che può vederla di persona.
Cordiali saluti
[#4]
Ex utente
dunque: la terapia è appena agli inizi, ma è incentrata su questo fatto della rabbia su cui lui pensa graviti tutto. la terapia consiste nel provare a descrivere episodi spiacevoli, che mi mettono molta ansia per provare a esprimere e successivamente controllare la rabbia...
può essere una terapia corretta secondo lei?
ancora grazie e saluti
può essere una terapia corretta secondo lei?
ancora grazie e saluti
[#5]
Molto dipende dal tipo di reazione che le sedute le suscitano.
A parte il dubbio sull'utilità di quanto le viene chiesto di fare, come descriverebbe la relazione che si sta instaurando con il terapeuta? Di buona qualità? Sente che se l'approccio non funzionasse, si sentirebbe autorizzato a riferirglielo chiaramente?
Si è informato su qual è l'orientamento terapeutico del terapeuta? Ad esempio: psicoanalitico, cognitivo-comportamentale, gestaltico, umanistico-esistenziale ecc.
Cordiali saluti
A parte il dubbio sull'utilità di quanto le viene chiesto di fare, come descriverebbe la relazione che si sta instaurando con il terapeuta? Di buona qualità? Sente che se l'approccio non funzionasse, si sentirebbe autorizzato a riferirglielo chiaramente?
Si è informato su qual è l'orientamento terapeutico del terapeuta? Ad esempio: psicoanalitico, cognitivo-comportamentale, gestaltico, umanistico-esistenziale ecc.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 1.8k visite dal 16/09/2010.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.