Sociopatia

buongiorno,
ho 25 anni e la mia storia con gli psicologi risale a quando ne avevo 18, il mio problema è sempre lo stesso, non riesco a sentirmi felice o almeno normale,soffro di attacchi di panico per le cose più svariate, luoghi affollati, città che non conosco, nuovi lavori che cambio spesso a causa del precariato,soffro molto di solitudine anche se ho una ragazza, e quando lei c'è sento che vorrei stare da solo,non vedo via d'uscita o futuro nella mia vita, come una ruota che gira e fa ripetere sempre le stesse cose, a volte se sono solo mi capita di sedermi per strada perchè mi manca il respiro e non riesco ad alzarmi per alcuni minuti con lo sguardo perso nel vuoto,ho preso come primo farmaco il sereupin, poi in seguito su consiglio di un altro psichiatra presi il remeron, e per finire un altro dottore mi prescrisse il cymbalta insieme al depakin, questo mi fece stare molto meglio, infatti pensai di essere guarito e su consiglio del mio psicologo con la quale seguivo una terapia piano piano smisi anche quelli, ora mi sento nelle medesime condizioni di prima.
Una persona mi ha definito sociopatico e non sapendo cosa volesse dire mi sono documentato e ho trovato questo testo:
Alcuni tratti comuni del sociopatico includono:

*Egocentrismo
*Insensibilità
*Impulsività
*Carenza di coscienza
*Sessualità esagerata
*Vanagloria eccessiva
*Assunzione di rischi
*Incapacità di resistere alle tentazioni
*Antagonismo
*Attitudine di deprecazione nei confronti del sesso opposto
*Carenza di interesse a legarsi a un compagno

e questa definizione:
2.SOCIOPATICI ALIENATI. Non hanno mai sviluppato la capacità di amare, empatizzare o unirsi nella vita reale ad un’altra persona. Dimostreranno più emozioni nei confronti di un animale domestico o di un manufatto personale piuttosto che verso una persona. Oppure possono odiare gli animali e vivere la loro vita emozionale guardando la tv (l’identificazione con i personaggi di una soap opera è un tratto comune). Corteggiamenti e relazioni matrimoniali sono molto aridi e vuoti. Non vanno d’accordo con i vicini di casa. Vivono in un guscio. Hanno un atteggiamento freddo e insensibile nei confronti della sofferenza umana o di qualsiasi problema sociale nella società in cui vivono. Non gliene importa niente perché tutto è fuori dalla portata della loro empatia. Molti di loro ritengono che questi loro atteggiamenti siano giustificati dal fatto di essere stati traditi in qualche modo dalla società stessa, e alcuni saranno più che felici di far fuoco e fiamme su questo argomento su chiunque ascolti. Si lamentano in modo cronico e in fondo tutto quello che vorrebbero è che la società venisse distrutta.


mi rendo conto che mi descrive quasi alla perfezione, ho paura di non riuscire più a controllare il mio stato d'animo e che ciò mi porterà al suicidio,
ho bisogno di risposte e non so più dove cercarle
[#1]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile utente,

Lei afferma di essersi rivolto agli psicologi da quando aveva 18 anni, è stata fatta una diagnosi?

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#2]
Utente
Utente
Buonasera dottor Pileci,
si la diagnosi è sempre stata forte depressione e sbalzi di umore causati da traumi infantili sopratutto da parte di stress esagerato a cui ero sottoposto da piccolo a causa della scuola, ho scoperto da poco sotto confidenza di mio padre che lui stesso ha subito questo trauma e ha preso calmanti e ansiolitici fino ai trent'anni
[#3]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Bene, se la diagnosi è depressione, è chiaro che il comportamento della persona che ne soffre può apparire all'esterno come "strano", cioè senza senso per chi osserva.
Questo non ha nulla a che vedere con la sociopatia.
La depressione influisce anche sulle relazioni sociali.
Lei ha parlato delle Sue difficoltà nelle relazioni col Suo terpaeuta? Attualmente ci va ancora?

E' stato seguito da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra che Le ha prescritto farmaci?
[#4]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
"ho paura di non riuscire più a controllare il mio stato d'animo e che ciò mi porterà al suicidio"

I suoi stati d'animo sono espressione della sofferenza che non va "controllata" ma ascoltata, compresa e accettata all'interno della relazione terapeutica, solo in questo modo ci saranno le condizioni favorevoli ad un processo di cambiamento che probabilmente lei ha "delegato" al farmaco, ma ciò non è possibile infatti è tornato alle condizioni precedenti la sua assunzione.
Cordialmente

Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it

[#5]
Dr. Massimo D'Alessandro Psicologo, Psicoterapeuta 93 4
"un altro dottore mi prescrisse il cymbalta insieme al depakin, questo mi fece stare molto meglio" ...

Gentile ragazzo,
nel trattamento della depressione (ipotizzando che la sua diagnosi sia esatta), soprattutto quando questa è di grado grave, la maggiore efficacia viene raggiunta combinando il trattamento farmacologico con quello psicoterapeutico.
In uno dei due trattamenti lei sembrava avere trovato la strada giusta mentre per l'altro, quello psicoterapeutico, sembra che la sua situazione sia ancora "work in progress".
Se allo stato attuale sente di essere fortemente depresso o comunque crede che sia giunto il momento di chiedere nuovamente aiuto cosa le impedisce di tornare dallo psichiatra che a suo dire l'aveva tanto aiutato?

Io personalmente, nel suo caso, ricomincierei proprio da lì ...

Cordialmente

Dr. Massimo DAlessandro
Psicologo-Psicoterapeuta
www.massimo-dalessandro.com

[#6]
Utente
Utente
si lo so che dovrei tornarci, il problema è che vorrei non averne più bisogno, se io prendessi il cymbalta potrei prenderlo tutta la vita magari sotto la supervisione di un neurologo o di uno psichiatra?
purtroppo con la terapia non sono mai riuscito a risolvere del tutto un problema mentre con il farmaco si,non crede che sarebbe più giusto ricominciare a prenderlo?
[#7]
Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le utente,
lo psicologo non prescrive farmaci né può fornire indicazioni sull'opportunità di un farmaco particolare.
Se avesse risolto i suoi problemi con i farmaci non si sarebbe rivolto a noi, capisco che avere a che fare con tanti specialisti fin dai 18 anni determini una certa "stanchezza", ed è proprio per questo che è importante non alimentare convinzioni illusorie come:

- ho ereditato questi disturbi da mio padre:in realtà al massimo possono essere modelli comportamentali appresi che in psicoterapia può mettere in discussione e modificare;

- posso fare autodiagnosi perché mi riconosco nell'elenco dei sintomi: la diagnosi è un processo complesso non si può ridurre ad uno schema automatico;

- posso delegare al farmaco la soluzione anche a costo di assumerlo per tutta la vita:in questo modo il suo disagio si manifesterà con altri sintomi e finirà per passare da un farmaco all'altro come le è già accaduto.


Mi chiedo se abbia mai iniziato un percorso di psicoterapia o abbia fatto dei colloqui finalizzati esclusivamente alla psicodiagnosi, cosa che sembra accettare anche se non arriva da uno specialista ( mi riferisco alla sociopatia).
Cordialmente
[#8]
Dr. Massimo D'Alessandro Psicologo, Psicoterapeuta 93 4
"il problema è che vorrei non averne più bisogno"

Il desiderio di non prendere farmaci è un desiderio comune e trasversale a molte persone che hanno problemi di salute non solo di chi ha un disturbo appartenente "esclusivamente" alla sfera psichica.

Purtroppo, in entrambi i casi, esistono delle condizioni particolari in cui non è possibile esimersi dalla loro assunzione.
Tali condizioni le può valutare solo un medico e nel suo caso sarebbe meglio che fosse uno psichiatra.
Nel campo dei disturbi psichiatrici esistono delle linee guida nazionali ed internazionali in cui vengono definiti i criteri ottimali, rispetto ad una corretta diagnosi, per l'utilizzo di una terapia esclusivamente farmacologica, esclusivamente psicologica, ovvero combinata.

"se io prendessi il cymbalta potrei prenderlo tutta la vita"

La terapia farmacologica è di stretta competenza del medico che ne stabilisce la posologia, l'eventuale aggiustamento posologico, l'eventuale periodo di mantenimento e l'interruzione.

Lei, a suo dire, se ho ben compreso, aveva incontrato un medico che era riuscito a darle una prescrizione farmacologica che le aveva risolto completamente il suo problema.

Quando ha interrotto la terapia farmacologica l'interruzione è stata concordata con il suo medico ovvero come ha scritto lei: "pensai di essere guarito e su consiglio del mio psicologo con la quale seguivo una terapia piano piano smisi " ?

Nelle terapie, parlo in generale e non mi rivologo solo a lei, sarebbe meglio non fare di testa propria.

Per concludere, mi ripeto, a breve termine, torni dal suo "vecchio" psichiatra, poi con calma si cerchi un bravo psicoterapeuta per tutti i motivi che le sono stati elencati dai colleghi.

Cordialmente
[#9]
Utente
Utente
vedrò di tornare dal mio vecchio psicoterapeuta,
grazie per le risposte
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