Insicurezza nel sesso e feticismo
A 19 anni la prima esperienza con una ragazza appena conosciuta, credevo sarebbe stato tutto automatico ma non sono riuscito ad avere un'erezione. Col senno di poi ho realizzato che non provavo vera eccitazione sessuale ma solo il desiderio di una conquista.
Nei giorni seguenti ho cominciato un lavoro su me stesso che mi ha portato in questi anni a capire molto di me e della sessualità. La prima "epifania" fu prendere atto del fatto che fino a quel momento non mi ero mai masturbato consapevolmente, tanto che prima di allora avevo avuto solo polluzioni notturne. Il giorno successivo a quell'esperienza insoddisfacente ricordo di essermi masturbato per la prima volta.
In seguito ho preso coscienza di avere un fetish fin dalla pubertà, anche se non l'avevo mai analizzato razionalmente e inconsciamente lo consideravo un'attrazione a me (o magari a tutti?) connaturata: mi eccita vedere una donna con una gamba ingessata e stampelle.
Ricordo che le poche volte che mi è capitato di avere piccoli infortuni da ragazzino mi piaceva guardare il gesso o tutore del caso. Poi ho scoperto siti web dedicati ad immagini di questo tipo e, con la masturbazione, il fetish si è diretto all'oggetto del desiderio (la donna).
Un'altra esperienza è stata con un'amica con la quale mi trovavo a mio agio e, di nuovo, niente di fatto (l'ho soddisfatta solo con il sesso orale), nonostante abbia cercato di concentrarmi proprio su fantasie feticiste.
Quando invece, in occasione di un festival musicale, ho incrociato una ragazza in gesso e stampelle, ho provato un'attrazione così forte che non ho potuto fare a meno di conoscerla (anche a livello razionale la consideravo un'occasione per sbloccarmi sessualmente), ma come era probabile non ho concluso.
Un ultimo episodio che giudico rilevante riguarda una ragazza che mi piace fisicamente e personalmente, la quale una sera ha tentato un approccio abbastanza fisico senza una pronta reazione da parte mia; va detto che le particolari condizioni (timidezza mia in presenza di tanti conoscenti, sapere che lei aveva il ragazzo) mi frenavano, ma mi sono chiesto se una persona "normale" non avrebbe dovuto provare eccitazione sessuale in quel momento e agire d'impulso cercando di concludere.
Successivamente ho scoperto di avere anche altre componenti fetish più "accettabili" socialmente, come le scarpe aperte con tacchi a spillo o (molto più raramente) i piedi nudi se particolarmente belli e curati.
Provo spesso (con buoni risultati) a raggiungere l'eccitazione anche con immagini di nudità molto più convenzionali, ma comunque mi spaventa il fascino enormemente maggiore esercitato dal mio fetish rispetto ad esempio all'organo genitale femminile.
Credo comunque che queste "attenuazioni" siano già in parte dovute all'elaborazione che, a fatica, sto facendo.
È forte la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in me, che mi trattiene dal provare approcci e magari concludere come le mie qualità mi dovrebbero permettere.
Grazie
Nei giorni seguenti ho cominciato un lavoro su me stesso che mi ha portato in questi anni a capire molto di me e della sessualità. La prima "epifania" fu prendere atto del fatto che fino a quel momento non mi ero mai masturbato consapevolmente, tanto che prima di allora avevo avuto solo polluzioni notturne. Il giorno successivo a quell'esperienza insoddisfacente ricordo di essermi masturbato per la prima volta.
In seguito ho preso coscienza di avere un fetish fin dalla pubertà, anche se non l'avevo mai analizzato razionalmente e inconsciamente lo consideravo un'attrazione a me (o magari a tutti?) connaturata: mi eccita vedere una donna con una gamba ingessata e stampelle.
Ricordo che le poche volte che mi è capitato di avere piccoli infortuni da ragazzino mi piaceva guardare il gesso o tutore del caso. Poi ho scoperto siti web dedicati ad immagini di questo tipo e, con la masturbazione, il fetish si è diretto all'oggetto del desiderio (la donna).
Un'altra esperienza è stata con un'amica con la quale mi trovavo a mio agio e, di nuovo, niente di fatto (l'ho soddisfatta solo con il sesso orale), nonostante abbia cercato di concentrarmi proprio su fantasie feticiste.
Quando invece, in occasione di un festival musicale, ho incrociato una ragazza in gesso e stampelle, ho provato un'attrazione così forte che non ho potuto fare a meno di conoscerla (anche a livello razionale la consideravo un'occasione per sbloccarmi sessualmente), ma come era probabile non ho concluso.
Un ultimo episodio che giudico rilevante riguarda una ragazza che mi piace fisicamente e personalmente, la quale una sera ha tentato un approccio abbastanza fisico senza una pronta reazione da parte mia; va detto che le particolari condizioni (timidezza mia in presenza di tanti conoscenti, sapere che lei aveva il ragazzo) mi frenavano, ma mi sono chiesto se una persona "normale" non avrebbe dovuto provare eccitazione sessuale in quel momento e agire d'impulso cercando di concludere.
Successivamente ho scoperto di avere anche altre componenti fetish più "accettabili" socialmente, come le scarpe aperte con tacchi a spillo o (molto più raramente) i piedi nudi se particolarmente belli e curati.
Provo spesso (con buoni risultati) a raggiungere l'eccitazione anche con immagini di nudità molto più convenzionali, ma comunque mi spaventa il fascino enormemente maggiore esercitato dal mio fetish rispetto ad esempio all'organo genitale femminile.
Credo comunque che queste "attenuazioni" siano già in parte dovute all'elaborazione che, a fatica, sto facendo.
È forte la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in me, che mi trattiene dal provare approcci e magari concludere come le mie qualità mi dovrebbero permettere.
Grazie
[#1]
"credevo sarebbe stato tutto automatico ma non sono riuscito ad avere un'erezione"
le è un essere umano non un automa e come tale ha compreso in quell'occasione c'è stata una strumentalizzazione che ha sabotato la possibilità di un autentico coinvolgimento.
"mi eccita vedere una donna con una gamba ingessata e stampelle."
E' una delle fonti di eccitazioni o crede che possa essere l'unica? come sembra evidente dalla sua affermazione: "nonostante abbia cercato di concentrarmi proprio su fantasie feticiste."
" una persona "normale" non avrebbe dovuto provare eccitazione sessuale in quel momento e agire d'impulso cercando di concludere."
Il coinvolgimento emotivo e sessuale seguono percorsi soggettivi ma è evidente la sua convinzione che ci sia un impulso che fa scaturire un processo automatico, pur avendo sperimentato in più occasioni che non è così.
"Credo comunque che queste "attenuazioni" siano già in parte dovute all'elaborazione che, a fatica, sto facendo."
In questo percorso sarebbe opportuno essere accompagnato da uno psicologo-psicoterapeuta in modo da elaborare i significati della sua esperienza e delle sua sessualità
ridimensionando l'atteggiamento giudicante che lei ha sviluppato nei suoi riguardi.
Cordialmente
le è un essere umano non un automa e come tale ha compreso in quell'occasione c'è stata una strumentalizzazione che ha sabotato la possibilità di un autentico coinvolgimento.
"mi eccita vedere una donna con una gamba ingessata e stampelle."
E' una delle fonti di eccitazioni o crede che possa essere l'unica? come sembra evidente dalla sua affermazione: "nonostante abbia cercato di concentrarmi proprio su fantasie feticiste."
" una persona "normale" non avrebbe dovuto provare eccitazione sessuale in quel momento e agire d'impulso cercando di concludere."
Il coinvolgimento emotivo e sessuale seguono percorsi soggettivi ma è evidente la sua convinzione che ci sia un impulso che fa scaturire un processo automatico, pur avendo sperimentato in più occasioni che non è così.
"Credo comunque che queste "attenuazioni" siano già in parte dovute all'elaborazione che, a fatica, sto facendo."
In questo percorso sarebbe opportuno essere accompagnato da uno psicologo-psicoterapeuta in modo da elaborare i significati della sua esperienza e delle sua sessualità
ridimensionando l'atteggiamento giudicante che lei ha sviluppato nei suoi riguardi.
Cordialmente
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
A quanto pare i pensieri che Lei fa in quel momento sono indici di un aspetto della sua persona, lei in quel momento pensa e reagisce alla situazione in base al suo modo di pensare.
Cosi in breve, in via generale si possono spiegare le sue reazioni e fantasie rispetto alla persona che ha di fronte in quel momento.
Mi colpisce molto la sua percezione in questo caso verso i dettagli cosi facendo lei vede un solo aspetto di quella persona la mano ingessata ecc...mi chiedeVo cos'altro guarda della persona che ha accanto?
Certamente sarebbe opportuno che lei si rivolgesse a qualcuno (Terapeuta) in modo che Lei si faccia un po'di chiarezza...
Saluti
A quanto pare i pensieri che Lei fa in quel momento sono indici di un aspetto della sua persona, lei in quel momento pensa e reagisce alla situazione in base al suo modo di pensare.
Cosi in breve, in via generale si possono spiegare le sue reazioni e fantasie rispetto alla persona che ha di fronte in quel momento.
Mi colpisce molto la sua percezione in questo caso verso i dettagli cosi facendo lei vede un solo aspetto di quella persona la mano ingessata ecc...mi chiedeVo cos'altro guarda della persona che ha accanto?
Certamente sarebbe opportuno che lei si rivolgesse a qualcuno (Terapeuta) in modo che Lei si faccia un po'di chiarezza...
Saluti
[#3]
>>> Col senno di poi ho realizzato che non provavo vera eccitazione sessuale ma solo il desiderio di una conquista.
>>>
Gentile ragazzo, e quindi, se la premessa era "nessuna eccitazione", è così strano che non ci sia stata alcuna erezione?
Forzandosi a mangiare una minestra che non ci piace, la reazione non può essere di piacere.
Dal resto del tuo racconto sembra più verosimile la preoccupazione di essere feticista, che l'esserlo davvero. La tua mancanza d'esperienza e l'insicurezza potrebbero dipendere da altre cose, l'idea del fetish potrebbe essersi affacciata una volta alla tua mente, e poi hai cominciato a ricamarci e rimuginarci sopra, dandole tu stesso peso e consistenza.
In altre parole, potresti avere inconsapevolmente "tentato" di convincerti di essere un feticista, per giustificare la tua mancanza d'esperienza. Ma per essere davvero un feticista, ciò non è di per sé sufficiente.
Cordiali saluti
>>>
Gentile ragazzo, e quindi, se la premessa era "nessuna eccitazione", è così strano che non ci sia stata alcuna erezione?
Forzandosi a mangiare una minestra che non ci piace, la reazione non può essere di piacere.
Dal resto del tuo racconto sembra più verosimile la preoccupazione di essere feticista, che l'esserlo davvero. La tua mancanza d'esperienza e l'insicurezza potrebbero dipendere da altre cose, l'idea del fetish potrebbe essersi affacciata una volta alla tua mente, e poi hai cominciato a ricamarci e rimuginarci sopra, dandole tu stesso peso e consistenza.
In altre parole, potresti avere inconsapevolmente "tentato" di convincerti di essere un feticista, per giustificare la tua mancanza d'esperienza. Ma per essere davvero un feticista, ciò non è di per sé sufficiente.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#4]
Gentile Utente,
nella sessualità non esiste una "regola" di normalità, o questo vale fino al limite in cui provochiamo disagio al nostro partner.
Ma in questo caso il problema appare legato alla seguente affermazione
"È forte la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in me, che mi trattiene dal provare approcci e magari concludere come le mie qualità mi dovrebbero permettere."
Lei si sente in una specie di "trappola", come se qualcosa di sbagliato stia governando tutte le "scelte" sessuali (soprattutto le fantasie sessuali).
Per cui io forse non mi concentrerei sul "contenuto" (fetish) ma piuttosto sul "contesto sessuale" (mi sento sbagliato).
Sentirsi sbagliati non permette di vivere serenamente la propria sessualità: per questo Lei sembra navigare un po' a vista, senza aver capito esattamente in che modo la sessualità possa per Lei essere gratificante.
Purtroppo questa empasse non si risolve "per prove ed errori", anzi in questo modo rischia di diventare davvero molto frustrante.
Meglio a questo punto cercare di fare chiarezza, magari aiutato da un professionista adeguato.
La curiosità è il primo passo in questo senso, curiosità che sembra non mancarle, per cui stia tranquillo, vedrà che risolverà presto questa situazione spiacevole.
nella sessualità non esiste una "regola" di normalità, o questo vale fino al limite in cui provochiamo disagio al nostro partner.
Ma in questo caso il problema appare legato alla seguente affermazione
"È forte la sensazione che ci sia qualcosa di sbagliato in me, che mi trattiene dal provare approcci e magari concludere come le mie qualità mi dovrebbero permettere."
Lei si sente in una specie di "trappola", come se qualcosa di sbagliato stia governando tutte le "scelte" sessuali (soprattutto le fantasie sessuali).
Per cui io forse non mi concentrerei sul "contenuto" (fetish) ma piuttosto sul "contesto sessuale" (mi sento sbagliato).
Sentirsi sbagliati non permette di vivere serenamente la propria sessualità: per questo Lei sembra navigare un po' a vista, senza aver capito esattamente in che modo la sessualità possa per Lei essere gratificante.
Purtroppo questa empasse non si risolve "per prove ed errori", anzi in questo modo rischia di diventare davvero molto frustrante.
Meglio a questo punto cercare di fare chiarezza, magari aiutato da un professionista adeguato.
La curiosità è il primo passo in questo senso, curiosità che sembra non mancarle, per cui stia tranquillo, vedrà che risolverà presto questa situazione spiacevole.
[#5]
Ex utente
Ringrazio per le risposte pronte e mirate.
Alla Dott. sa Campione:
Innanzitutto credo che lei abbia centrato uno dei punti, cioè che in questo momento sono in una fase molto marcata di giudizio su me stesso, ma non sono arrivato a conclusioni certe, più che altro a ipotesi e dubbi (ansie?).
Riguardo la prima frase:
"credevo sarebbe stato tutto automatico ma non sono riuscito ad avere un'erezione"
Diciamo che ho sintetizzato un po' bruscamente quella che era la mia inesperienza di allora; ad oggi posso prendere atto del fatto che quello non era il contesto più adatto a una prima esperienza (non c'erano la confidenza e la complicità necessarie).
"nonostante abbia cercato di concentrarmi proprio su fantasie feticiste."
Riguardo quell'episodio, la confidenza con la persona era molto maggiore e il fatto è accaduto dopo una lunga fase di flirt. Ho tentato di rivolgermi alle mie fantasie solo dopo essermi accorto che non riuscivo a raggiungere l'erezione con il contatto fisico/visivo con la partner. Non mi definirei esclusivamente attratto dal mio fetish dato che provavo comunque un piacere (sensoriale e psichico) nella situazione di intimità, quindi non escludo e mi auguro di imparare a raggiungere l'eccitazione in questo modo, con l'esperienza.
"una persona "normale" non avrebbe dovuto provare eccitazione sessuale in quel momento e agire d'impulso cercando di concludere."
Di nuovo mi sento di confermare la sua interpretazione, la mia paura deriva dalla sensazione che sia "nascosto" in me un qualche processo naturale alla base dell'atto sessuale.
Al Dott. Kazanxhi:
Con la prima frase intende che mi sto creando una "trappola" da solo definendomi un feticista?
Ci tengo a dire, se non si fosse capito, che non sono unicamente votato alle mie fantasie ma anzi mi rammarica molto il fatto che, in uno degli episodi che ho raccontato, abbia provato una tale eccitazione solo in base a caratteristiche effimere, oggettuali e che non riguardano la vera persona.
Guardo una donna nella sua interezza, ho determinate preferenze estetiche (e appunto il mio grosso interrogativo è la consistenza di un ipotetico "gap" tra estetica e sessualità) e rimango coinvolto solo da donne intelligenti e sensibili. Quello che cerco è complicità e condivisione e so che tutto ciò non si ottiene mediante un impulso automatico.
Al Dott. Santonocito:
Trovo plausibile la sua ipotesi, può darsi che abbia instaurato una sorta di "dipendenza" dal fetish come forma di auto-indulgenza.
Nel caso citato (come negli altri) non posso dire che la persona "non mi piacesse", solo che (come ho scritto qui sopra) credo di avere difficoltà a collegare un apprezzamento estetico all'eccitazione sessuale. E' vero però che in quella occasione non c'era altro da questo, mancando una conoscenza approfondita della persona.
Al Dott. Bulla:
La ringrazio per il conforto ancora prima che per il quadro generale che mi sembra risponda alla mia situazione.
Uno dei miei propositi è quello di continuare a conoscere le persone e, una volta ritrovata una situazione di affezione e attrazione reciproche, confidarmi con l'altra persona in modo da non vivere la sessualità come una battaglia in solitaria.
Ho pensato anch'io a un consulto con un terapeuta ma ho un problema di fondo: a fine mese mi trasferirò per motivi di studio in Inghilterra, dove temo che impedimenti di natura economica e, almeno all'inizio, linguistica renderebbero difficile intraprendere un percorso di terapia nel lungo termine.
Sbaglio nell'aspettare una nuova occasione per cercare di comportarmi con più maturità e sincerità verso me stesso e l'altro?
Grazie ancora a tutti
Alla Dott. sa Campione:
Innanzitutto credo che lei abbia centrato uno dei punti, cioè che in questo momento sono in una fase molto marcata di giudizio su me stesso, ma non sono arrivato a conclusioni certe, più che altro a ipotesi e dubbi (ansie?).
Riguardo la prima frase:
"credevo sarebbe stato tutto automatico ma non sono riuscito ad avere un'erezione"
Diciamo che ho sintetizzato un po' bruscamente quella che era la mia inesperienza di allora; ad oggi posso prendere atto del fatto che quello non era il contesto più adatto a una prima esperienza (non c'erano la confidenza e la complicità necessarie).
"nonostante abbia cercato di concentrarmi proprio su fantasie feticiste."
Riguardo quell'episodio, la confidenza con la persona era molto maggiore e il fatto è accaduto dopo una lunga fase di flirt. Ho tentato di rivolgermi alle mie fantasie solo dopo essermi accorto che non riuscivo a raggiungere l'erezione con il contatto fisico/visivo con la partner. Non mi definirei esclusivamente attratto dal mio fetish dato che provavo comunque un piacere (sensoriale e psichico) nella situazione di intimità, quindi non escludo e mi auguro di imparare a raggiungere l'eccitazione in questo modo, con l'esperienza.
"una persona "normale" non avrebbe dovuto provare eccitazione sessuale in quel momento e agire d'impulso cercando di concludere."
Di nuovo mi sento di confermare la sua interpretazione, la mia paura deriva dalla sensazione che sia "nascosto" in me un qualche processo naturale alla base dell'atto sessuale.
Al Dott. Kazanxhi:
Con la prima frase intende che mi sto creando una "trappola" da solo definendomi un feticista?
Ci tengo a dire, se non si fosse capito, che non sono unicamente votato alle mie fantasie ma anzi mi rammarica molto il fatto che, in uno degli episodi che ho raccontato, abbia provato una tale eccitazione solo in base a caratteristiche effimere, oggettuali e che non riguardano la vera persona.
Guardo una donna nella sua interezza, ho determinate preferenze estetiche (e appunto il mio grosso interrogativo è la consistenza di un ipotetico "gap" tra estetica e sessualità) e rimango coinvolto solo da donne intelligenti e sensibili. Quello che cerco è complicità e condivisione e so che tutto ciò non si ottiene mediante un impulso automatico.
Al Dott. Santonocito:
Trovo plausibile la sua ipotesi, può darsi che abbia instaurato una sorta di "dipendenza" dal fetish come forma di auto-indulgenza.
Nel caso citato (come negli altri) non posso dire che la persona "non mi piacesse", solo che (come ho scritto qui sopra) credo di avere difficoltà a collegare un apprezzamento estetico all'eccitazione sessuale. E' vero però che in quella occasione non c'era altro da questo, mancando una conoscenza approfondita della persona.
Al Dott. Bulla:
La ringrazio per il conforto ancora prima che per il quadro generale che mi sembra risponda alla mia situazione.
Uno dei miei propositi è quello di continuare a conoscere le persone e, una volta ritrovata una situazione di affezione e attrazione reciproche, confidarmi con l'altra persona in modo da non vivere la sessualità come una battaglia in solitaria.
Ho pensato anch'io a un consulto con un terapeuta ma ho un problema di fondo: a fine mese mi trasferirò per motivi di studio in Inghilterra, dove temo che impedimenti di natura economica e, almeno all'inizio, linguistica renderebbero difficile intraprendere un percorso di terapia nel lungo termine.
Sbaglio nell'aspettare una nuova occasione per cercare di comportarmi con più maturità e sincerità verso me stesso e l'altro?
Grazie ancora a tutti
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Gentile utente,
credo che se la difficoltà a capire la propria sessualità dovessere essere un elemento che la "blocca" dal punto di vista comportamentale, sarebbe importante agire in tal senso.
Pertanto, qualora dovesse avere difficoltà inerenti una vita sessuale piacevole ed appagante, il consiglio è di rivolgersi comunque ad uno specialista (psicologo, psichiatra) esperto in ambito sessuologico, sapendo che verosimilmente potrebbe essere utile "anche solamente" un sostegno informativo (e riconducibile ad una o due sedute).
Se andando in Inghilterra dovesse avere la necessità di indicazioni rispetto a terapeuti non esiti a contattarmi: le so indicare professionisti seri e fidati.
credo che se la difficoltà a capire la propria sessualità dovessere essere un elemento che la "blocca" dal punto di vista comportamentale, sarebbe importante agire in tal senso.
Pertanto, qualora dovesse avere difficoltà inerenti una vita sessuale piacevole ed appagante, il consiglio è di rivolgersi comunque ad uno specialista (psicologo, psichiatra) esperto in ambito sessuologico, sapendo che verosimilmente potrebbe essere utile "anche solamente" un sostegno informativo (e riconducibile ad una o due sedute).
Se andando in Inghilterra dovesse avere la necessità di indicazioni rispetto a terapeuti non esiti a contattarmi: le so indicare professionisti seri e fidati.
Cordialmente
www.psichiatriasessuologia.com
[#7]
>>> Trovo plausibile la sua ipotesi, può darsi che abbia instaurato una sorta di "dipendenza" dal fetish come forma di auto-indulgenza.
>>>
In realtà ho detto una cosa diversa.
L'ipotesi è che non si tratti di vero fetish, ma che tu ti sia inventato questa "esigenza" (in fondo, sono poche e difficili da trovare, le ragazze ingessate) a causa della tua insicurezza con l'altro sesso.
In altre parole, è come la storia della volpe e l'uva: ci si fa piacere solo ciò che si è convinti di potersi meritare. Ciò che sta troppo in alto, per noi, per come ci vediamo, tendiamo a trovare il modo di snobbarlo (nel tuo caso: le ragazze "normali").
L'ansia e l'ossessività possono poi aver fatto il resto, contribuendo a martellarti nella testa l'idea del feticismo. Ma io credo che si tratti appunto di una falsa idea.
Cordiali saluti
>>>
In realtà ho detto una cosa diversa.
L'ipotesi è che non si tratti di vero fetish, ma che tu ti sia inventato questa "esigenza" (in fondo, sono poche e difficili da trovare, le ragazze ingessate) a causa della tua insicurezza con l'altro sesso.
In altre parole, è come la storia della volpe e l'uva: ci si fa piacere solo ciò che si è convinti di potersi meritare. Ciò che sta troppo in alto, per noi, per come ci vediamo, tendiamo a trovare il modo di snobbarlo (nel tuo caso: le ragazze "normali").
L'ansia e l'ossessività possono poi aver fatto il resto, contribuendo a martellarti nella testa l'idea del feticismo. Ma io credo che si tratti appunto di una falsa idea.
Cordiali saluti
[#8]
Gentile Utente,
mi rendo conto, la situazione le appare molto complessa, e come potrebbe essere altrimenti?
Io penso che in Inghilterra potrebbe trovare anche terapeuti italiani: non ne conosco personalmente, magari per queste informazioni potrebbe contattare il Collega Stefano Garbolino.
Vedrà che con un aiuto specialistico riuscirà a sconfiggere la sensazione di combattere una battaglia in solitaria, come dice Lei.
Se non dovesse trovare nessuno in Inghilterra può sempre congelare temporaneamente questo problema e dedicarsi al motivo per cui sta andando all'estero. Proprio per questo non sembra poi male questa situazione, per cui coraggio, non perdiamoci d'animo.
mi rendo conto, la situazione le appare molto complessa, e come potrebbe essere altrimenti?
Io penso che in Inghilterra potrebbe trovare anche terapeuti italiani: non ne conosco personalmente, magari per queste informazioni potrebbe contattare il Collega Stefano Garbolino.
Vedrà che con un aiuto specialistico riuscirà a sconfiggere la sensazione di combattere una battaglia in solitaria, come dice Lei.
Se non dovesse trovare nessuno in Inghilterra può sempre congelare temporaneamente questo problema e dedicarsi al motivo per cui sta andando all'estero. Proprio per questo non sembra poi male questa situazione, per cui coraggio, non perdiamoci d'animo.
[#9]
Ex utente
Dott. Garbolino, grazie per la disponibilità, se ne avrò bisogno la contatterò certamente.
Riguardo il "congelare temporaneamente il problema", già ora cerco di non farne un chiodo fisso e coltivare tutti gli aspetti della mia vita, ma non credo di poter dimenticare il problema per un anno dato che è così determinante per la mia serenità (e quindi influisce in una certa misura nelle varie sfere della vita).
Non appena avrò delle novità o nuovi dubbi non mancherò di avvalermi ancora del vostro supporto, oltre che valutare il percorso terapeutico.
Riguardo il "congelare temporaneamente il problema", già ora cerco di non farne un chiodo fisso e coltivare tutti gli aspetti della mia vita, ma non credo di poter dimenticare il problema per un anno dato che è così determinante per la mia serenità (e quindi influisce in una certa misura nelle varie sfere della vita).
Non appena avrò delle novità o nuovi dubbi non mancherò di avvalermi ancora del vostro supporto, oltre che valutare il percorso terapeutico.
Questo consulto ha ricevuto 9 risposte e 11.4k visite dal 05/09/2010.
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