Ansia, panico, fobie...e in viaggio?

Salve!
Vi scrivo per chiedere un parere circa la mia situazione. 28 anni, due figli e tanti (tanti) problemi. Iperaccentuati in questo periodo. Purtroppo la mia vita non e' stata semplicissima, un'anoressia in eta' adolescenziale, un figlio avuto a 20 anni abbandonando l'universita con un uomo che poi ho lasciato.
Difficolts' economiche per scelta di vivere sola e poi finalmente quella che sembrava la mia serenita': una persona che amavo e mi ricambiava e con cui, dopo solo un mese, aspettavo un bambino e che teneva a mio figlio come fosse suo, con una casa per noi a disposizione, un buon stipendio insomma.. un sogno!
Salvo poi scoprire con la convivenza l'uso/abuso di materiale pornografico che mi ha dilaniata. Era eccessivo, tollerabile in gravidanza ma che seguitava dopo il parto e che mi ha portato ad andare in cura da una psicologa per un inizio di post partum. E che ha peggiorato le cose.. scoprendo da lui (che si era prestato ad essere seguito con me) di essere stato molestato sessualmente in adolescenza da un "amico di 40 anni" (poi suicidatosi) ma di aver superato l'accaduto avendo pero' come strascico una visione sporca della sessualita.
E qui finisce il suo dramma e inizia il mio. Ho scoperto questo in auto, dopo che lui ne aveva parlato con la psicologa, senza essere preparata. Ed e' iniziata l'ansia, la mancanza di respiro.. il mio stare male e non accettare una situazione del genere. Su tutti i fronti. Volevo essere libera di scegliere un uomo con problemi e non doverne essere vittima a cose fatte. Lui giura che per me avrebbe rinunciato alla pornografia, resiste poi litighiamo e la stessa sera lui e' sul computer. Dopo qualche giorno il primo attacco di panico.
E ora trascorsi 8 mesi) io non vivo piu'.. forse e' una post partum accentuata da evento traumatico (non riesco piu' a vedere l'uomo che ho scelto e non riesco ad accettare cio' che, sebbene plagiato, ha accettato).Sono diventata ipocondriaca (mille esami, mille paure), paura latente di morire e di non veder crescere i miei figli, non prendo piu' i mezzi pubblici per paura di stare male (piu' di una volta inizia la tachicardia, il sudore freddo, la nausea) ne frequento luoghi affollati (fare la spea e' una dramma) a meno che non abbia vicino un'uscita o una toilette.
Io che prima amavo uscire, viaggiare (ero sempre in aereo) ora che mi si presenta una settimana di vacanza sto male al pensiero di partire (assurdo vero?) per l'aereo, il pullman dopo, l'hotel.. e non come fare.
Non mi sono chiusa in casa e mi sforzo di fare tutto quello che facevo prima anche per non influire sui bambini che hanno diritto a muoversi ma non mi sembra che la situazione migliori. Sto bene quando tutto e' finito e sono a casa mia.
Sono andata da una psichiatra che mi ha consigliato una terapia a base di cymbalta ma sono contraria agli antidepressivi associata ad una terapia cognitivo comportamentale (ma non ho 30 euro a settimana per mesi!)
E non so che fare..
[#1]
Dr. Armando De Vincentiis Psicologo, Psicoterapeuta 7.2k 220
Gentile utente, purtroppo la sua situazione è affrontabile solo mediante le cure che le hanno proposto.
NON ci sono metodi alternativi per affrontare l'ansia se non quelli psichiatrici e psicoterapici.
Potrebbe tentare di rivolgersi al servizio pubbilico ASL per poter almeno ricevere un sostegno iniziale e, data la situazione con il suo uomo, meglio se affrontati in coppia.
saluti

Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente, se posso permettermi di esprimere un parere, 30 euro per una seduta è vicino ai limiti minimi dettati dai nostri Ordini. Non troverà molti terapeuti disposti a praticarle quella cifra. Magari potrebbe discuterne un po' con lui e fare ad esempio una seduta ogni due settimane, invece che tutte le settimane.
Ad ogni modo le terapie focalizzate come quella comportamentale sono adatte ai sintomi di ansia acuta che ha descritto.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Utente
Utente
Anzitutto ringrazio per le risposte.Sono anch'io conscia che per superare il tutto necessiterei di qualche supporto.. farmaceutico o psicologico.. ma purtroppo sono restia per molteplici motivi
La cura farmacologica mi lascia perplessa perche', in passato, sempre per post partum con il primo figlio sono caduta in una depressione piuttosto forte (pianti e mal di vivere) "curata" con antidepressivi presi per 3 mesi ma che poi ho deciso di sospendere per lo stato "catatonico" in cui mi lasciavano. Riflessi molto lenti, mente meno brillante.. insomma una situazione che non voglio piu' si ripeta (e ne ho dovuti cambiare 3/4 prima di trovarne uno che mi dava effetti collaterali "minori"!).Ammetto altresi' che mi abbiano aiutato a "respirare" ovvero a riposare la mente per poi farmi forza ma trovarmi nuovamente in quella situazione no..
L'aiuto psicologico invece ho difficolta ad accettarlo per molteplici motivi. Anzitutto per il costo (ho scritto 30 euro ma era una cifra cosi.. che poi sia 50/60 o piu' peggiora la situazione) e la psichiatra avendomi giudicata un caso non grave anche per la mia "lucidita', mente fervida,estrema intelligenza" (praticamente al consulto mi sono fatta l'autodiagnosi per filo e per segno) mi ha prontamente svincolato dall'asl per consigliarmi un amico che riceve privatamente (sia ben chiaro non le do torto, entrando in un reparto psichiatrico per la visita mi sono resa conto che tutto sto bene..)poi sono scettica perche' proprio grazie ad una psicologa sono entrata in questo tunnel (ha detto al mio compagno che mi avrebbe dovuto parlare dei problemi avuti..anche se non chiarendogli con che tempi e modi!).. percio' esperienza negativa. I tempi poi di un aiuto sono piuttosto lunghi..certamente non guarito' in due mesi e da ultimo ammetto che l'idea di essere spinta a ragionare/riflettere su di me mi preoccupi non poco. Essendo una persona estremamente riflessiva (anche su aspetti esistenziali) il pensiero di dovermi psicanalizzare ho timore mi porti poi a crearmi ulteriori problemi rispetto a quelli che gia' ho. Ho gia' riflettuto sulla mia ansia, sulle cause e conseguenza, sulla razionalita' che dovrei applicare nei momenti peggiori e sull'irrazionalita' su cui essa si basa ma ahime' non e' facile.. la mente ha un pensiero la reazione corporea un altro.posso dirmi che non c'e' nulla di male, che nulla potrebbe accadermi in un ambiente con molte persone (al massimo invece di schernirmi..potrebbero aiutarmi) ma l'imperfezione mi spaventa.
A questo punto cio' che vi chiedo e' se, come rimedio almeno momentaneo, possa aiutarmi con un ansiolitico (erboristico o.. al massimo.. farmacologico) che possa prendere solo al momento del bisogno e che mi aiuti a superare il momento contingente. Ammetto di sentirmi meglio quando magari bevo un aperitivo, un bicchiere di buon vino ma certamente non intendo usare l'alcool come cura.. percio' pensavo ad un rimedio che possa avere lo stesso risultato (sostanzialmente mi faccia pensare un po' meno)

[#4]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Nessun rimedio erboristico né cure "leggere" né "naturali" sono indicate come cura di prima scelta per l'ansia. Le cure si dividono in due categorie: quelle che funzionano e quelle che non funzionano.

Mi permetta una domanda: se non si fida di psichiatri e psicologi, come mai sta chiedendo suggerimenti proprio a noi?

Cordiali saluti
[#5]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
intanto ragioniamo sulla Sua ansia, poi sulla cura.

A mio avviso tutto si riassume nella Sua frase

"Volevo essere libera di scegliere un uomo con problemi e non doverne essere vittima a cose fatte."

La sensazione di "sentirsi in trappola" è proprio la trappola che fa scattare l'ansia: se ci pensa è una reazione evolutiva. Un animale che si sente in trappola si agita e inizia a "pensare" vorticosamente per trovare una via di fuga il prima possibile.

Lei è passata dalle stalle alle stelle, ovvero dal dolore (anoressia, problemi, ecc.) alla felicità (figlio, amore, lavoro): la paura di tornare indietro verso la sofferenza è tanta, per questo prova ansia.

Non mi torna però una cosa: ovvero il fatto che Lei abbia associato automaticamente la porno-dipendenza del Suo compagno (e le sue disavventure sessuali passate) ad una "trappola", quasi che tutto ciò la facesse allontanare da quella "famiglia perfetta" che tanto ha sognato.

Ma credo sia la "perfezione" il Suo problema, così come lo è per tutte le anoressiche (e Lei in passato lo è stata, anoressica intendo).

Un compagno porno-dipendente? Abusato sessualmente? Imperfetto? Bene, lo si faccia curare allora, e ci si sforzi tutti insieme di costruire un futuro diverso.

Invece no: a Lei viene l'ansia perchè tutto questo la allontana da una coppia ideale, che forse non c'è mai stata. Oppure la ferita del "non sentirsi desiderata" (si veda la porno-dipendenza) è troppo dolorosa da farle pensare ad una via di fuga dalla coppia.

Forse le mie considerazione sono troppo lontane dalla realtà, ma immagino che il Suo intento nello scriverci non sia stato solo quello di sapere se sia il caso o meno di assumere un ansiolitico erboristico, o no?

Detto questo, se Lei non si fida degli psichiatri e non se la sente di andare in psicoterapia, non saprei cosa consigliarle, se non di parlare col Suo compagno del fatto che ci ha scritto: avete (ed avrete per sempre) un figlio in comune, per cui cercate di non chiudere i vostri canali comunicativi.
[#6]
Utente
Utente
Salve!
Anzitutto vi ringrazio per le ulteriori risposte.. tengo da subito a precisare che la totale sfiducia nella psichiatria e psicologia e' una conclusione alla quale voi siete giunti.. effettivamente se non credessi in tali materie come soluzione ai problemi non sarei qui a scrivere. Le mie critiche non sono mosse alle specializzazioni che esercitate ma alle persone che sinora ho trovato. E forse cio' che qui cerco e' comprendere se vi possa essere qualcuno che sia in grado di aiutarmi senza imbottirmi di farmaci (perche', per quanto blando, un antidepressivo ottenebra la mente, rendendola meno vigile e attenta) o sconquassarmi completamente (temo il marasma che si potrebbe formare nella mia mente con un lavoro su me stessa).
Questo semplicemente perche' le persone che prima mi hanno "curata", vuoi per scarsa empatia o diversa esperienza, piu' di aiutarmi mi hanno distrutta.. la mente umana credo sia uno degli "organi" piu' difficili e delicati da trattare, per la presenza di innumeroveli variabili (vissuto, familiarita, etc) e credo che non tutti possano farlo.. o non tutti con tutti.
Detto cio'.. ringrazio il Dott. Bulla per cio' che ha scritto.
E'.. ahime'.. tutto giusto. Mancanza di via di fuga, terrore di aver sbagliato nuovamente, ricerca costante di perfezione (fisica e intellettiva), paura di stare male di fronte alle persone (fobia anticipatoria) che mi farebbe vedere debole.. tutte caratteristiche che sono presenti.
Rapporto amore/odio con il mio compagno.. odio in particolare per averlo visto debole nella sua adolescenza, imperfetto.. e odio per avermi rimpiazzata con materiale pornografico.. che mi ha reso insicura su di me e le mie potenzialita'.
Non mi dilungo oltre (l'ho gia' fatto ora e negli altri interventi) e ringrazio per avermi fatto capire che la terapia e' l'unico mezzo.. ho solo un'ultima richiesta.. dal momento che, come dicevo, ho il bisogno contingente di sedare questa mia ansia.. tralasciando il rimedio erboristico secondo voi un ansiolitico preso in dosi basse (effetto placebo) potrebbe funzionare?
Grazie
[#7]
Dr. Daniel Bulla Psicologo, Psicoterapeuta 3.6k 187
Gentile Utente,
non possiamo esprimerci in merito all'assunzione o meno di un farmaco, non sarebbe utile, e nemmeno corretto, in quanto deve fare riferimento al medico che lo ha prescritto.

Vorrei aggiungere che ci sono moltissime persone intorno a Lei che stanno prendendo psicofarmaci, ma Lei non lo può sospettare, in quanto generalmente l'obiettivo di un supporto farmacologico non è quello di rimbambire una persona, ma quello di aiutarla a stare meglio.

Se un farmaco non funziona, oppure comporta troppi effetti collaterali, va cambiato. Se con lo psichiatra non si trova bene o non si fida, deve cambiarlo. E così via, ma non cada nella trappola "tutte le terapie non funzionano".

Detto questo mi raccomando: ne parli con il Suo compagno, cercate INSIEME una soluzione, qualsiasi essa sia.

Non perda mai la speranza.
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