Ed è per questo che nn riesco più a spostarmi dalla mia città

Gentilissimi dottori,ho 40 anni appena compiuti e da più di una quindicina soffro di una forma d'ansia un pò particolare,all'inizio era sporadica e si presentava a periodi alternati ma negli ultimi 6 o 7 anni ha compromesso in modo radicale la mia vita.La cosa che più mi fà male è nn riuscire a raggiungere i miei bambini che vedo una volta l'anno solo grazie al fatto che sono loro insieme alla madre a venire da me,vivo perennemente nella paura di morire da un momento all'altro,ma nn tento x la paura stessa,ma x i sintomi che il mio corpo sente quasi tutti i giorni,ormai sono pochi quelli in cui mi sento bene,l'unica cosa che sono stato capace di controllare e ridurre ma nn del tutto sono state le mie corse al pronto soccorso.vivo nel buio più totale,anche il mio lavoro ne ha risentito parecchio,fino al punto di lasciare del tutto la mia professione di architetto nonostante avessi un discreto successo,e proprio grazie a questo che sono riuscito al mio sostentamento,passando commissioni a iei colleghi che nn nascondevano giustificato stupore,ma riuscivo sempre a inventare scuse e a recuperare una minima percentuale solo in virtù della firma. ho fatto tutti gli esami possibili e immaginabili, per delle extrasistoli e la tachicardia pur di togliermi il pensiero di un problema al cuore 6 anni fà convinsi il mio cardiologo a contattare un suo collega che lavorava in un centro specializzato x farmi eseguire uno studio elettrofisiologico,ma nemmeno questo è bastato,continuo a fare dei controlli periodici e nonostante il mio stato di salute risulti abbastanza soddisfacente,dico così poichè soffro di psoriasi,disturbo generalizzato all'apparato digerente (gastrite erosiva,e infiammazione del colon ormai croniche ma nn a tal punto da essere gravi) il punto è che anche se a volte cerco di stare tranquillo e nn ho nessun impegno,magari mi sposto x andare in macchina a trovare mia madre a soli 8 km da me,può accadere che all'improvviso accusi fatica,vertigini,senso di svenimento e spossatezza...a seguito di questi sintomi che compaiono poi sopraggiunge l'ansia,ed è per questo che nn riesco più a spostarmi dalla mia città,ma spesso nemmeno casa(presa rigorosamente vicino all'ospedale)riesce ad essere quel luogo sicuro che era un tempo o che è in alcuni giorni,tutto è legato a come mi sento fisicamente...allora mi chiedo,ma se nn ho gravi patologie,perchè mi sento male,perchè a volte faccio fatica a stare in piedi o addirittura lucido? è come quando si ha la febbre alta e l'influenza. ad oggi ho maturato l'idea che forse finirò i miei giorni insieme a questa croce,e mi viene quasi da piangere pensando a mia figlia che l'anno prossimo dovrà fare la comunione,nn posso mancare,e visto che una sorta di sicurezza possono darmela i medici ed un pronto intervento,un assurda(fino ad un certo punto poichè ci sto pensando seriamente)soluzione sarebbe quella di una scorta tipo 118(magari a pagamento)che mi farebbe da staffetta x il viaggio...è illogico,ma nn sò come fare.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, le problematiche che ci descrive sono ascrivibili ad un quadro ansioso molto invalidante.

Nella sua esperienza, i sintomi di attivazione fisiologica (tachicardia, vertigini, gastrite, senso di svenimento etc.) sono i "segnali" che la informano che sta accadendo "qualcosa"; in particolare, qualcosa di terribile, di cui lei si sente alla mercè, e che interpreta come tanto più grande di lei da decidere di limitare man mano tutte le sue attività.

Questa progressiva riduzione del suo campo d'azione può accompagnarsi ad una conseguenza, che si legge tra le righe della sua richiesta di consulto, ovvero una fiducia via via minore nelle sue capacità e nei suoi mezzi.

Noti come si strutturi un "circolo vizioso":

"sono vulnerabile ed in pericolo" -> "presto molta attenzione ai segnali del mio corpo" -> "la percezione di tali segnali è segnale di pericolo imminente" -> "non lo fronteggio, ma scappo" -> "sono ancor più vulnerabile ed in pericolo"

La soluzione che lei propone, come vede, è parte del problema, e lei stesso ne percepisce l'illogicità.

Il mio suggerimento è quello di rivolgersi prima possibile ad uno specialista, meglio se esperto in Disturbi d'Ansia.

Oggi esistono terapie efficienti ed efficaci, che possono aiutarla a proseguire su quella strada di cambiamento che ha imboccato scrivendoci, con risultati utili ed in tempi ragionevoli.

Tenga ben presente che un discorso è provare ansia; altro è vivere una vita limitata da tutti gli evitamenti che, messi in atto per fronteggiarla, finiscono per ridurre la nostra qualità di vita e la nostra capacità di scegliere.

Cordialmente
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> allora mi chiedo,ma se nn ho gravi patologie,perchè mi sento male,perchè a volte faccio fatica a stare in piedi o addirittura lucido?
>>>

Gentile utente, il quadro ansioso invalidante come quello che descrive <è> una grave patologia.

È un fraintendimento molto comune, quello che se un disturbo è psichico, come l'ansia, allora non possa/non debba essere grave.

La sua descrizione fa pensare più a un disturbo agorafobico, che a un'ansia generalizzata. Anche l'agorafobia è un disturbo d'ansia, ma dev'essere trattata in maniera specifica.

Mi pare di capire che finora lei non si è mai rivolto a uno psicologo/psicoterapeuta, ma invece è questo che dovrebbe fare. Le tentate soluzioni di cui parla contribuiscono solo ad aggravare i suoi sintomi. Sarebbe opportuno cercare un professionista esperto in disturbi d'ansia. L'ansia si può curare, ma dev'essere trattata in modo specifico.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Utente
Utente
Egregi dottori innanzitutto vi ringrazio anticipatamente prima di esaurire le parole a mia disposizione come nel mio messaggio precedente, e mi scuso se ne ho speso più per descrivere un mio stato d'animo invece di darvi maggiori informazioni per un consulto più completo. Quello che ho tralasciato pensando erroneamente di farlo intendere quando ho detto di aver fatto ogni tipo di controllo clinico,è di aver fatto una terapia da uno psicologo per circa un anno,con pochi risultati significativi(a parte prendere coscienza di nn correre subito al pronto soccorso ai primi sintomi). Di aver visto un neurologo che pur avendo rinomata fama nella mia città,si limitò a prescrivermi mezza compressa di tavor orosolubile nelle situazioni di pre-attacco di panico e di fare degli esercizi giornalieri con aumento graduale della distanza da percorrere in macchina e verso siti collinari(in modo da allontanarmi sempre più da zone ospedaliere o guardie mediche),ma anche se a volte sono riuscito(premetto che se mi sento bene fisicamente nn riscontro troppe difficoltà a farlo anche se c'è da dire che appena raggiunto l'obiettivo nn vedo l'ora di tornare per mettermi in una situazione più familiare e tranquilla) cmq a seguito di un paio di fallimenti lasciai stare anche questa,e dopo tanti consigli da parte di medici come cardiologi,internisti,otorini,ortopedici(poichè soffro anche di una forma di cervicatalgia aggravata dall'artrite psioriasica)dermatologi ecc. che mi dicevano di stare sereno e tranquillo e vincere le mie paure e i miei malesseri senza ricorrere alla psicofarmacologia,decisi mio malgrado di tentare anche con un consulto psichiatrico. dico la verità,la psichiatra mi rassicurò molto sul fatto di trovare un uscita da questo tunnel ove e nonostante dimoro da tanti anni,e pensare che prima ero l'esatto contrario,pieno di vitalità,energia e incoscienza a tal punto di aver messo a repentaglio più volte la vita stessa senza provare eccessive paure,invece oggi basta un senso di debolezza o un capogiro x mettermi ko. và bè, nn voglio divulgarmi troppo su certi dettagli,così mi prescrisse LEVOPRAID 25mg
da assumere al mattino e a pranzo, e LYRICA 25mg da prendere a pranzo e e la sera.ho fatto questa cura x quattro giorni,e nonostante mi facesse sentire come un drogato,e la testa perennemente nelle nuvole (proprio la condizione di quando si beve troppo) decisi di continuare se poteva rappresentare la sola via d'uscita. purtroppo nn feci nemmeno a tempo ad impormelo,che il quarto giorno all'alba mi svegliai con un senso di torpore e formicolii accentuati alle braccia e alle gambe,mi alzo,crisi di panico,chiamo un mio amico medico (purtroppo solo generico) che mi dice di star calmo, prendere una compressa di tavor e rimettermi a letto,ma solo grazie al suo intervento riesco a calmarmi un pò. cmq in sintesi fine della cura...premetto che sono molto restio verso i farmaci e che abitualmente nn prendo nulla nemmeno per il mal di testa,nè quando ho l'influenza,quindi l'episodio è bastato a farmi lasciare anche la cura della psichiatra che nn ho più rivisto.tutto questo avveniva a giugno di quest'anno,ora ho intenzione di ricontattarla a settembre per valutare se c'è una cura che possa far al mio caso con psicofarmaci più blandi che nn mi facciano sentire troppo in uno stato confusionale e soprattutto nn abbiano quegli effetti collaterali.In alre parole ormai mi rendo conto di nn sapere nemmeno più come e a chi rivolgermi,e credetemi se vi dico che pagherei qualsiasi cifra x ritornare a vivere e nn tirare a campare giorno dopo giorno come sto facendo ora,baratterei anche i prox dieci anni x il resto della mia vita,ma che siano dieci anni vissuti nella normalità...fortunatamente nn sono una persona sola,e nonostante le mie fobie riesco ad intrecciare relazioni che un pò mi distraggono e mi tengono lontano,o meglio mi tengono ad una distanza di sicurezza sufficiente a nn piombare nel baratro della depressione totale.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, ha fatto una terapia da uno psicologo o da uno psicoterapeuta? E se da uno psicoterapeuta, di che orientamento?
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Utente
Utente
Carissimo dr. Calì a questa domanda purtroppo nn posso rispondere esaurientemente,poichè fù una decisione di circostanza...io ho sempre tenuto celati i miei problemi,persino la mia famiglia e la mia ex moglie pensano che dietro ci sia soltanto tanto egoismo e freddezza...lo sò è brutto da dire e probabilmente da fare,ma preferisco che mi vedano così piuttosto che scoprano questa mia debolezza divenuta quasi un lato oscuro della mia personalità. Comunque come le dicevo, si è trattato di semplice casualità,incontrai quest'amica dopo tanti anni,nn ci vedevamo dai tempi del liceo,mi disse che si era laureata in psicologia e specializzata nel trattamento dei disturbi d'ansia e nella cura degli attacchi di panico,e dopo qualche anno di tirocinio aveva deciso di tornare nella sua città natale (appunto la mia),nn le dico,la cosa mi sembrò quasi un segno del destino,allorchè presi la palla al balzo e gli confessai di essere vittima di sporadici attacchi di panico e di crisi d'ansia. Iniziammo così con delle sedute settimanali per poi passare a due appuntamenti al mese,e oltre ai colloqui lei mi assegnava dei compiti a casa tipo cercare di indurmi un attacco di panico(immaginando situazioni che me li potessero scatenare) o dedicarmi a un tipo di lettura romanzata dove in genere il protagonista riusciva a raggiungere la sua meta dopo mille difficoltà. Altri esercizi successivamente consistevano(sempre nel luoghi di residenza e familiari però) nell'eseguire alcune azioni da generare i fattori scatenanti tipo imboccare strade ad alto contenuto di traffico(vado in tilt se resto bloccato). Sta di fatto che a seguito di diversi spronamenti da parte sua,e di scarsi risultati da parte mia,mollai. Ora nn lo sò se da queste poche informazioni riesce a distinguere se si trattasse di uno psicologo o psicoterapeuta(penso il secondo ma prob sbaglio)comunque volendo potrei tranquillamente contattarla e chiederglielo.In attesa di una vs graditissima risposta la ringrazio sentitamente per il tempo che mi sta,e mi che state dedicando.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
A occhio e croce, i compiti che ha ricevuto dalla sua amica potrebbero essere stati adeguati al disturbo, ma purtroppo c'è un problema: che lei è sua amica.
Qualsiasi trattamento psicologico ricevuto da parte di parenti, amici o conoscenti stretti parte già con il piede sbagliato. Tant'è vero che anche il nostro Codice Deontologico lo proibisce.
Dovrebbe pertanto ricercare un altro terapeuta, e rifare il percorso, prima di concludere che la psicoterapia non possa far niente per lei. La sua reticenza a parlare di ciò che l'affligge non è un aspetto collaterale, ma <parte> del suo problema.

Cordiali saluti
[#7]
Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Il percorso che descrive sembrerebbe coerente con il trattamento del suo disturbo.
Mi associo al Dr. Santonocito: il trattamento di conoscenti, amici, parenti è vietato, oltre ad essere viziato in partenza.

Mi rendo conto che, dopo diversi anni e con il carico di sofferenza che ci descrive, la speranza di "uscirne" o perlomeno di ritornare ad una qualità di vita soddisfacente le sembri una chimera.

Consideri però che lei ha fatto un tentativo inficiato perlomeno da due fattori:
- la suddetta amicizia con la professionista;
- il fatto che forse lei non aveva maturato adeguatamente la sua scelta, ovvero che non aveva scelto con la dovuta consapevolezza.

La psicoterapia, come tutti i percorsi di cambiamento, è un iter faticoso. Richiede impegno, costanza, capacità di tollerare anche i piccoli (purchè siano piccoli!) periodi di stasi che caratterizzano molte esperienze umane.

Non getti la spugna: altrimenti, rischia di affezionarsi a quello che considera ormai un lato, per quanto oscuro, della sua personalità.

Si documenti: esistono diverse strade per approcciare il suo problema, e possono essere esperienze anche molto diverse tra loro.

Tra provare e non riuscire e smettere di provare, cosa la fa sentire più al sicuro?
[#8]
Utente
Utente
Una risposta che più mi farebbe comodo e che sarei tentato di scegliere ora come ora è purtroppo la seconda(smettere di provare) carissimi dottori,poichè è umano evitare di provocarmi volontariamente quel malessere nei pochissimi giorni in cui mi sento meglio, e che prendo un pò come pause x affrontare nuovamente questa sorta di guerra infinita. Ma sò bene che tutto ciò rappresenterebbe una resa incondizionata,e che quella guerra infinita si tramuterebbe in una prigionia infinita.
Cercherò di riprendere da dove avevo lasciato,mi rivolgerò nuovamente a qualcuno che ovviamente nn conosco,anche se tornando alla vecchia psicologa nn eravamo proprio amici stretti ma semplici conoscenti che frequentavano stessa scuola,ma nn stessa classe, e che avevamo amici in comune.Senza contare che sono anche passati più di 20 anni prima di ritrovarci,comunque in ogni caso a scanso di eventuali errori mi rivolgo altrove. Spero solo di riuscire a far intendere bene il mio problema,poichè dopo tutti questi anni convissuti con questa problematica,è talmente ,o almeno lo sento,complesso e radicato che persino sognare di liberarmene mi appare come un utopia.E penso che più orientarmi verso i luoghi diciamo a rischio,dovrei convincermi che nn ho nulla,che nn mi sta venendo un infarto ogni 5 minuti,e che sono una persona SANA,se esistesse un modo x sapere al 100% che nei prox (faccio un esempio) 12 mesi nn mi può accadere nulla che mi faccia venire un colpo e che la mia salute è ottima,io andrei anche in cima al mondo e ci resterei tutti e 12 i mesi isolato da tutti,in pratica nn sono i posti il mio problema,ma le mie insicurezze sul mio stato di salute(a causa appunto della sintomalogia che avverto)e che in caso di necessità per l'appunto urge di pronto soccorso medico,x questo la maggioranza dei luoghi,come guidare in autostrada,per me rappresenta un pericolo.
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Psicologo, Psicoterapeuta attivo dal 2010 al 2016
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, se lei avesse una rassicurazione che per i prossimi 12 mesi non le accadrà nulla e che la sua salute è ottima, è sicuro che andrebbe in capo al mondo?

E se il malanno giungesse al 12 mese ed 1 ora?

Lei, come me e come tutti i mortali, non può essere certo di non avere nulla. Del resto, se scegliessimo di vivere solo se fossimo certi di non morire, trascorreremmo tutta la vita in attesa della morte.

Affronti con coraggio un nuovo percorso di terapia, magari rivolgendosi con maggiore consapevolezza non ad un professionista "mandato dal destino", ma ad uno che sceglie lei, dopo essersi adeguatamente informato sulle sue competenze e sul suo modello di intervento.

Coraggioso non è chi non ha paura; quelli sono gli incoscienti.
Cordialmente
[#10]
Utente
Utente
Carissimo dottore se potessi avere la certezza assoluta lo farei, ma io tornerei a 11 mesi e mezzo...eheh
Scherzi a parte il suo concetto è chiarissimo,seguirò senz altro il suo consiglio e anche i suggerimenti del suo stimato collega (dr. Santonocito). Riconosco che già queste poche parole scambiate con voi mi hanno fatto bene,e se nn hanno prodotto benefici sulla mia condizione clinica,ne hanno sicuramente prodotti sul mio umore poichè ho capito che cercare la tranquillità e provare ad ignorarla (l'ansia) serve solo a renderla più radicata e forte. Vi ringrazio infinitamente,e per la vs cordialità,e per la vs professionalità. CON TANTA STIMA
UTENTE 95486
P.S. La politica del sito è più che giusta,ma scusatemi se aggiungo quest'appunto firmarmi con un numero mi ha fatto pensare ad un campo di concentramento,si potrebbe permettere di usare dei pseudonomi no? cmq in ogni caso l'importante è usufruire di consigli preziosi da parte di gente straordinaria come voi che usa la propria professione nn come uno strumento atto al solo guadagno ,ma una vera e propria missione.
[#11]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
>>> si potrebbe permettere di usare dei pseudonomi no?
>>>

Il suo suggerimento è stato inoltrato allo staff, che lo terrà senz'altro presente.

Cordiali saluti
[#12]
Gentile utente,
innanzitutto la ringraziamo per il suggerimento.
Abbiamo anche noi pensato a tale eventualità, ma non è mai stata introdotta per ragioni di riservatezza.

Molti utenti infatti già oggi si firmano con un nome alla fine del consulto, e fin qui tutto bene, ma altri sbadatamente inseriscono anche il cognome violando la loro stessa privacy con effetti che, per alcune patologie, possono non essere "simpatici", e questo al di là delle responsabilità del sito.

Se permettessimo di inserire uno pseudonimo, molti probabilmente userebbero lo stesso che usano anche in altri forum, rendendo di fatto facilmente identificabile la persona. Una delle garanzie di medicitalia.it invece è proprio la massima cura nella privacy, diciamo che cerchiamo di attuare una "sicurezza attiva" ma anche una "sicurezza passiva".

Per concludere quindi lei potrà, se lo ritiene opportuno, aggiungere alla fine di una sua replica i saluti ed il suo nome (non il cognome), ma nella colonna di sinistra verrà sempre visualizzato un numero.

Grazie e cordiali saluti,
Lorenzo Cecchini
responsabile staff@medicitalia.it

[#13]
Utente
Utente
Ringrazio vivamente sia i medici che tutto lo staff per tutta la disponibilità,nonchè l'efficienza dimostata.
utente 95486
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