Relazione ossessiva:

Salve,chiedo fin d'ora scusa per la"stranezza"di ciò che voglio esporvi e del modo in cui ho scelto di farlo.
Fondamentalmente il problema riguarda la relazione familiare.
Purtroppo,per comprensibili motivi di sicurezza non voglio essere troppo chiaro.
Quello che voglio dire è che a causa di problemi di coppia tra i nostri genitori,che hanno portato alla separazione,per un lungo periodo si sono verificate delle tensioni anche tra i figli e i genitori.
Il motivo per cui scrivo è che ora,anche se oramai i rapporti si sono ridistesi,uno dei figli sta attraversando un momento particolare,intendo proprio psicologicamente. Confesso di temere che in un modo o nell'altro sia succube di una forma di plagio che sia volontario o involontario non lo so(non so se in quest'ultimo caso si possa parlare ancora negli stessi termini).
Ovviamente non so bene con quale peso poter usare la parola plagio,quello che voglio dire è che nonostante questa persona sia stata sempre molto riservata e abbia avuto sempre pochi amici ed ha sempre avuto bisogno di stabilire,con uno in particolare,un rapporto privilegiato molto forte.
Da un po' di tempo ha stretto una fortissima amicizia con una persona.La mia preoccupazione nasce nel momento in cui ho potuto osservare che da quando la frequenta è cambiata radicalmente.Ha abbandonato tutte le altre amicizie e vede solo lei e gli amici di questa persona quando questa vuole uscirci.Piange per lei quando ci litiga e soffre incredibilmente quando questa fa qualcosa di poco carino nei suoi confronti(sottolineo che la persona che era prima ma quella che è ancora,con le ALTRE persone,al minimo errore,"ti celiminava dalla lista dei conoscenti")ed inoltre ora è molto impulsiva,prima,ovviamente,molto riflessiva.
Vabbè,non vado oltre,ho solo cercato di trasmettere la particolarità della situazione.
Il motivo per cui ho scritto è che vorrei convincere questa persona ad andare in terapia ma ovviamente non lo accetterebbe mai.Con un genitore stavamo cercando una"strategia"per riuscirsi ma qui nascono i miei problemi...
Con questo figlio io sono,a parte questa amicizia,l'unica con la quale ha una comunicazione privilegiata,per cui riesco a farmi raccontare qualcosa,dalla quale riesco a trarre piccole informazioni.
Il punto è questo: con il padre,per il suo bene,mi troverei nella condizione di fare il doppio gioco,e considerando anche un po' la conflittualità che ha col padre in questo periodo(dovuto al fatto che lui cerca di capire,ma ovviamente lei lo rifiuta fortemente quando prova a intromettersi nella sua relazione),il"tradimento"mi sembra ancora più forte.
Spero da quel poco scritto che possiate aver,almeno una piccola idea,della gravità o meno,in modo da potermi consigliare di lasciar perdere qualsiasi questione morale e preoccuparmi solo del suo bene.


Ma sopra ogni cosa,in realtà a prescindere da tutto,vi scrivo per avere un consiglio su come convencerla,su come prendere queste persone per spingerle ad andare in terapia.
[#1]
Dr.ssa Valeria Randone Psicologo, Sessuologo 17.4k 317
La terapia o meglio la spicoterapia, è un percorso che non può prescindere dalla volontà del soggetto, non può essere indotta, nè si possono effettuare raggiri al fina di trasportarlo nello studio del terapeuta.
Dei discorsi chiari credo siano l'unica srtrategia di possibile convincimmento

Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it

[#2]
Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile Utente,

una psicoterapia che comincia con il paziente portato in studio da qualcun altro o che arriva per fare il bene di altri (mamma, papà, ecc...) è una terapia che comincia male, in quanto manca completamente la motivazione al cambiamento.

Lei dice che questa persona ha bisogno di una psicoterapia e probabilmente è così, ma questa persona sente di aver bisogno di una psicoterapia, percepisce una certa sofferenza o ci andrà solo per farLe un favore?

Comprendo le Sue ansie, ma eventualmente potrebbe provare a fare domande (senza giudizio) sulle conseguenze dei comportamenti di raggiro e vedere cosa risponde.

Saluti,

Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

[#3]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile utente, la sua determinazione nel voler sapere come mandare questa persona in terapia poggia su un presupposto: che questa persona sia malata.

Ne siamo davvero sicuri?

Noi stiamo a quello che ci dice lei, e probabilmente sarà così. Non posso però fare a meno di notare, da psicologo, che se questa persona è "riuscita" a plagiare l'altro figlio, forse è perché ha trovato del terreno fertile.

Intendo dire, che dopo la separazione dei genitori, questo figlio potrebbe essersi trovato in una condizione di vulnerabilità tale da sentirsi spinto a cercare appoggio e sicurezza in qualcun'altro. Se quest'ipotesi fosse vera, ad andare in terapia non dovrebbe essere quella persona, ma piuttosto la famiglia del figlio, per intero, perché dimostrabilmente non in grado di aver saputo gestire questa separazione. Prova ne sia lo scompenso del figlio.

Ma devo dirle che non sono del tutto sicuro d'aver capito i legami e i fatti che lei ha descritto.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#4]
Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Innanzitutto chiedo scusa per aver risposto così tardi ma a causa di un mio errore di ricerca mi era sembrato che non mi aveste risposto,purtroppo me ne sono accorto solo ora che ho trovato la notifica nella mail.

Comunque,per rispondere a tutti.

Dr. Valeria Randone: tante volte ho pensato di tirar fuori tutto ma poi non ce l'ho mai fatta perchè ho avuto paura che in questo modo avrei potuto rompere anche il legame che ha con me,comportando un assoluta chiusura in questa persona e a quel punto,non essendo un esperto,proprio non avrei saputo più come recuperare. E' davvero l'unica via?

Dr. Angela Pileci: no,purtroppo,ovviamente non ne sente bisogno.Comunque credo che sofferenza ne percepisce,il problema è che credo anche,con una certa sicurezza,che ne costruisce le cause colpevolizzando i genitori.
Sottolineo che una mia grande difficoltà risiede nel fatto che non siamo piccoli,siamo universitari e percepisco questo come un ulteriore ostacolo.

Dr. Giuseppe Santonocito: "Intendo dire, che dopo la separazione dei genitori, questo figlio potrebbe essersi trovato in una condizione di vulnerabilità tale da sentirsi spinto a cercare appoggio e sicurezza in qualcun'altro. Se quest'ipotesi fosse vera, ad andare in terapia non dovrebbe essere quella persona, ma piuttosto la famiglia del figlio, per intero, perché dimostrabilmente non in grado di aver saputo gestire questa separazione"
perfettamente daccordo,c'è stato un periodo di sbandamento che nessuno ha saputo ben controllare e infatti è da tempo che davvero penso(e ogni tanto ironicamente comincio a proporre l'idea)che ognuno di noi,e magari insieme,dovremmo andare in terapia anche ora che,in realtà,un certo equilibrio,e anche un po' di razionalità,si è recuperato almeno nel rapporto tra i genitori.
Il punto però è un altro,mi perdoni,sono anche daccordo con lei su chi abbia la colpa ma non credo sia arrestando lo stupratore che chi ha subito una violenza supera il trauma.Chi ha violentato sicuramente ha problemi e può essere aiutato,ma credo la parte più debole,da aiutare repentinamente,sia sicuramente chi l'ha subita la violenza.

(Scusatemi la similitudine un po' forte ma non mi veniva in mente nient'altro di calzante)
Preciso,ovviamente,che io parlo seguendo la logica di una persona"normale"che riflette,se poi in psicologia,per ragioni che ovviamente non sono a me note,le cose si capovolgono, questo spiegatemelo voi per favore,io purtroppo non posso saperlo e cerco di capire.

Vi ringrazio anticipatamente e chiedo ancora scusa per il ritardo.
[#5]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
È sempre poco utile in questi casi parlare in termini di "colpa". Ha più senso fare qualcosa di concreto per superare la situazione problematica, piuttosto che cercare di attirbuire delle colpe.

Quando lei dice:

>>> infatti è da tempo che davvero penso(e ogni tanto ironicamente comincio a proporre l'idea)che ognuno di noi,e magari insieme,dovremmo andare in terapia anche ora che,in realtà,un certo equilibrio,e anche un po' di razionalità,si è recuperato almeno nel rapporto tra i genitori.
>>>

dice una cosa probabilmente molto appropriata. Potrebbero esservi molto utili dei colloqui di consulenza psicologica familiare, quindi non per cercare un colpevole, ma per trovare insieme la maniera di migliorare le cose e andare avanti.

La consulenza psicologica familiare affronta le situazioni problematiche da un'ottica più sistemica, e quindi con enfasi particolare al benessere di tutti, ma senza ipotizzare che uno o più membri della famiglia abbiano problemi. Se poi questo dovesse emergere, sarà sempre lo stesso psicologo a suggerire il da farsi.

Cordiali saluti