Disturbi del sonno bambino
Buongiorno, sono una mamma di due bambini, il primo di 8 anni e mezzo e il secondo di 7 anni. Sono separta da 6 anni, ma ho conservato un rapporto civile con il papà dei bambini, che li prende con se un we si e uno no, ed è molto presente nelle loro vite, per quanto sia possibile in quanto in una città diversa dalla nostra. La nostra situazione familiare è abbastanza complessa, in quanto il papà ha avuto una seconda bambina da altra relazione(5anni e mezzo)anch'essa interrotta e ora sta frequentando un'altra persona che i bambini vedono sotto la veste di amica, vi scrivo di questi dettagli perchè credo possano redere il quadro + chiaro. Il consulto riguarda il bambino più piccolo, che da sempre soffre di disturbi del sonno. A sera tarda ad addormentarsi, o meglio manifesta una certa paura dell'addormentamento, di solito lo accompagno in questa fase, attendendo che si addormenti stando però nella stanza accanto sul divano. Il bambino presenta frequenti risvegli notturni, se va bene almeno 2 per notte se va male molti di +. Di solito tenta di venire nel lettone, ogni volta lo riaccompagno nel suo letto, a volte appare quasi sveglio anche se intontito e non sempre reattivo. Durante le fasi in cui è a letto cmq appare irrequieto e spesso lo ritrovo in posizioni improponibili. Di giorno è un bambino iperattivo che non riesce a stare fermo se non per brevi momenti, la maestra a scuola si lamenta della disciplina nonostante risulti molto intelligente e abbia ottimi risultati. A completare il quadro clinico, devo anche informarvi che soffre di dermatite atopice ed è un soggetto allergico, per cui quando non è coperto da antistaminico ha spesso naso chiuso e episodi di epistassi. Il primo bambino invece non ha problemi di sonno anche se ha fenomeni di bruxismo. Volevo avere qualche consiglio per cercare di risolvere questo problema che si fa sempre più pesante e capire se ci sia una relazione con la nostra situazione familiare. Grazie
[#1]
Gentile signora, un quadro di questo tipo merita necessariamente la valutazione di uno specialista di persona.
Per quanto riguarda la situazione di una famiglia "allargata" non è mica detto che debba determinare necessariamente una psicopatologia. Anzi, Lei parla di rapporti civili con il suo ex marito, quindi spero ci sia una buona comunicazione sui vostri figli, dei momenti piacevoli da trascorrere per i bambini, e così via.
La paura dell'addormentamento del più piccino va indagata e comunque diventa importante aiutare il piccolo a far sì che questa paura venga "sciolta", con strategie più funzionali.
Provi a rivolgersi ad un servizio di Neuropsichiatria infantile della Sua zona.
Saluti,
Per quanto riguarda la situazione di una famiglia "allargata" non è mica detto che debba determinare necessariamente una psicopatologia. Anzi, Lei parla di rapporti civili con il suo ex marito, quindi spero ci sia una buona comunicazione sui vostri figli, dei momenti piacevoli da trascorrere per i bambini, e così via.
La paura dell'addormentamento del più piccino va indagata e comunque diventa importante aiutare il piccolo a far sì che questa paura venga "sciolta", con strategie più funzionali.
Provi a rivolgersi ad un servizio di Neuropsichiatria infantile della Sua zona.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Utente
La ringrazio per la sua celere risposta, le mie paure sono dovute alla particolarità della situazione e al fatto che nonostante gli anni i bambini manifestino sempre il desiderio di avere noi genitori uniti, desiderio che ogni tanto manifesta anche il più piccolo nonostante non abbia ricordi del papà a casa. I momenti di gioia con i bambini ce ne sono, ovviamente pochi quelli comuni, più frequenti quelli che ciascuno di noi crea con loro. La comunicazione è buona anche se "artificiosa", insomma, entrambi delimitiamo i dialoghi alle necessità dei bambini, con molte cose non dette per non creare contrasti. Ultimamente non sono molto d'accordo con il suo modo di affrontare questa nuova relazione, proponendo ogni volta che i bambini sono con lui, questa persona, ma etichettandola come "amica". In più lei a più riprese e senza mitivi fa ai bambini continui regali, palloni, figurine e via via anche di più importanti. Di solito lui quando li tiene con se li porta in campagna dalla mamma, raramente anche quanto conviveva con la precedente compagna li ha tenuti a casa con se e lei. Insieme abbiamo fatto un percorso di mediazione per riuscire a spiegare ai bambini, sia l'evento della separazione, che quello della nascita della sorellina. Con grande sollievo e nostro piacere son riusciti a instaurare con la sorellina un rapporto solido e affettuoso. Vorrei riuscire ad accompagnarli anche in questa seconda fase (la nuova relazione) nel modo migliore possibile, anche perchè loro stessi si son resi conto che questa "amicizia" è speciale e non mi piace che li prenda in giro. Il piccolo spesso quando manifesta il desiderio di avere il papà con sè, mi chiede perchè lui cambi sempre (ha ascoltato una conversazione a casa di lui che parlava di 4 relazioni). Vorrei evitare delle componenti di stress che possano acuire il fenomeno che manifesta. In aggiunta le scrivo che a sera mi chiede sempre se morirà prima lui o prima io, perchè vorrebbe restare sempre con me... In ogni caso, per quel che mi risulta, il comportamento notturno è analogo anche quando è con il papà.
[#3]
Gentile signora, pur comprendendo bene le Sue difficoltà, vorrei farla riflettere un attimo su questa Sua affermazione:
"La comunicazione è buona anche se "artificiosa", insomma, entrambi delimitiamo i dialoghi alle necessità dei bambini, con molte cose non dette per non creare contrasti"
Le cose non dette, soprattutto con la finalità di evitare i contrasti, sono quelle che rischiano di creare più danni.
Cosa mai potrebbe accadere? Va bene ricoprire altri ruoli (che il Suo ex marito si risposi e abbia un' altra bimba), ma certamente quell'uomo non smette di essere ancora il papà dei Suoi bambini. E pertanto, se qualcosa va discusso, perchè non farlo?
Alla lunga sarà Lei a portare il peso maggiore di questa situazione.
Infine, dal momento che il Suo ex si è dimostrato disponibile ad un percorso di mediazione, perchè non affrontare insieme ad un esperto anche questo problema (risolvibile) di comunicazione tra voi, fatto di timori e di evitamento di conflitti?
"La comunicazione è buona anche se "artificiosa", insomma, entrambi delimitiamo i dialoghi alle necessità dei bambini, con molte cose non dette per non creare contrasti"
Le cose non dette, soprattutto con la finalità di evitare i contrasti, sono quelle che rischiano di creare più danni.
Cosa mai potrebbe accadere? Va bene ricoprire altri ruoli (che il Suo ex marito si risposi e abbia un' altra bimba), ma certamente quell'uomo non smette di essere ancora il papà dei Suoi bambini. E pertanto, se qualcosa va discusso, perchè non farlo?
Alla lunga sarà Lei a portare il peso maggiore di questa situazione.
Infine, dal momento che il Suo ex si è dimostrato disponibile ad un percorso di mediazione, perchè non affrontare insieme ad un esperto anche questo problema (risolvibile) di comunicazione tra voi, fatto di timori e di evitamento di conflitti?
[#4]
Utente
L'artificiosità consiste nel fatto che non posso sempre dire fuori dai denti quel che penso, devo sempre attendere il momento opportuno e non sempre si verifica. Il mio ex marito si è manifestato disponibile ma soprattutto nella fase iniziale in cui c'erano evidenti conflitti da dover affrontare in tempi molto brevi, la sua compagna era già incinta quando ha rotto la nostra relazione e il bambino più grande ha avuto delle reazioni molto forti e tra l'altro che era anche spaventato dell'eventualità di perdere i bambini. Oggi che questa paura non c'è, che il conflitto si è abbassato e soprattutto che gli eventi che lo riguardano si siano evoluti con una seconda separazione e successiva altra relazione, lui risulta molto più suscettibile di allora. Insomma, più che essere collaborativo è molto sulla difensiva finendo spesso con prendere grosse cantonate e risultando molto infantile e poco ragionevole. Oggi scopro molte cosa dai bambini e nonostante molte delle sue scelte riguardino i figli non mi informa nè mi coinvolge (come la presenza costante di questa persona) e mi trovo nella difficoltà di dovergli far capire cose elementari, già condivise come quello dei regali ingiustificati e frequenti. Le discussioni pertanto non sono evitate, solo rimandate a quando ne trovo l'opportunità o a quando mi sembra che le condizioni mi consentano di essere ascoltata, sempre che non accada qualcosa che richieda un intervento immediato. E' stato necessario per esempio, l'anno scorso, alzare la voce per poter vedere i bambini un pomeriggio mentre erano con lui in vacanza come di consuetudine in questi anni, perchè la nuova compagna sembra sia gelosa, non del precedente rapporto, ma del nostro.
[#5]
Gentile Signora,
da quanto lei riferisce appare necessario che lei e il suo ex marito troviate un modo per condividere la genitorialità che sia più idoneo al benessere dei vostri figli.
Ci sono elementi importanti che lei ha riferito, come certi atteggiamenti di suo marito, le interferenze non gradite della sua nuova compagna, il suo scoprire molte cose dai bambini, le difficoltà di comunicazione tra di voi, che devono essere affrontati e risolti.
Al di là di discorsi sentiti e comportamenti agiti dagli adulti, i bambini sono molti abili nel comprendere ciò che va al di là delle parole.
I disturbi del sonno di suo figlio, così come il comportamento iperattivo a casa e a scuola, potrebbero derivare proprio dal coinvolgimento emotivo in una situazione famigliare che presenta modalità relazionali disfunzionali.
Dato che avete già fruito di un intervento di mediazione familiare in passato, le è sicuramente facile comprendere come ora sia utile rivolgersi in presenza ad un terapeuta famigliare che saprà valutare come intervenire in maniera idonea rispetto ai disagi del suo bambino.
Cordialmente
da quanto lei riferisce appare necessario che lei e il suo ex marito troviate un modo per condividere la genitorialità che sia più idoneo al benessere dei vostri figli.
Ci sono elementi importanti che lei ha riferito, come certi atteggiamenti di suo marito, le interferenze non gradite della sua nuova compagna, il suo scoprire molte cose dai bambini, le difficoltà di comunicazione tra di voi, che devono essere affrontati e risolti.
Al di là di discorsi sentiti e comportamenti agiti dagli adulti, i bambini sono molti abili nel comprendere ciò che va al di là delle parole.
I disturbi del sonno di suo figlio, così come il comportamento iperattivo a casa e a scuola, potrebbero derivare proprio dal coinvolgimento emotivo in una situazione famigliare che presenta modalità relazionali disfunzionali.
Dato che avete già fruito di un intervento di mediazione familiare in passato, le è sicuramente facile comprendere come ora sia utile rivolgersi in presenza ad un terapeuta famigliare che saprà valutare come intervenire in maniera idonea rispetto ai disagi del suo bambino.
Cordialmente
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#6]
Utente
Se oggi proponessi al mio ex marito una nuova sessione di terapia familiare mi darebbe della paranoica o quanto meno dell'apprensiva per il disturbo in se, si immagini se ipotizzassi che un nostro erroneo comportamento potesse averlo generato...sarebbe la dimostrazione che non voglio discutere e risolvere questioni dei bambini, ma qualcosa che è ormai superato. Lo conosco, ora è preso da questo rapporto e tutto mira alla sua riuscita nulla quindi, deve porsi come ostacolo. Tutto quanto può turbare questo idillio è da allontanare, le assicuro che è un'atteggiamento che non usa solo con la mia persona. L'unica cosa che pensavo di fare e che mi ha portato qui, è accertarmi se ci sia un effettivo bisogno di sostegno, magari parlando in prima persona, nel caso questa mia paura fosse confermata, coinvolgerei il mio ex marito, riferendo parole non mie ma di ben altra autorità.
Grazie ancora
Grazie ancora
[#7]
Gentile Signora,
il timore che il suo ex marito la possa fraintendere è comprensibile e si scontra con i suoi diritti e bisogni di madre di comunicare in modo chiaro su quanto concerne i figli.
Una comunicazione esplicita tra voi in quanto genitori, tuttavia, si rende necessaria per il benessere dei vostri figli, come ho già meglio specificato in precedenza.
Non si tratta di attribuire colpe o di rivangare il passato, ma di cercare opportunità per mettere in atto una genitorialità condivisa nei suoi principi.
Tengo però a chiarirle che "Rivolgersi in presenza ad un terapeuta famigliare" significa che una lettura in chiave relazionale dei disagi del suo bambino sarebbe opportuna; "che saprà valutare come intervenire in maniera idonea", cioè valutare l'intervento e le modalità più adatte per risolvere il disagio, tenendo ben presente le problematiche relative alle famiglie allargate e ancora di più quelle legate alle specificità del suo caso.
Non ci sono percorsi "standard".
Mi soffermo, inoltre, su una sua frase: "riferendo parole non mie ma di ben altra autorità" che sottolinea, ancora una volta, la paura di essere fraintesa (che va chiarita).
Lei, in quanto madre, ha il diritto di essere autorevole.
In ogni caso i disturbi di suo figlio meritano l'attenzione di un esperto che sappia indagarne il significato.
Cordialmente
il timore che il suo ex marito la possa fraintendere è comprensibile e si scontra con i suoi diritti e bisogni di madre di comunicare in modo chiaro su quanto concerne i figli.
Una comunicazione esplicita tra voi in quanto genitori, tuttavia, si rende necessaria per il benessere dei vostri figli, come ho già meglio specificato in precedenza.
Non si tratta di attribuire colpe o di rivangare il passato, ma di cercare opportunità per mettere in atto una genitorialità condivisa nei suoi principi.
Tengo però a chiarirle che "Rivolgersi in presenza ad un terapeuta famigliare" significa che una lettura in chiave relazionale dei disagi del suo bambino sarebbe opportuna; "che saprà valutare come intervenire in maniera idonea", cioè valutare l'intervento e le modalità più adatte per risolvere il disagio, tenendo ben presente le problematiche relative alle famiglie allargate e ancora di più quelle legate alle specificità del suo caso.
Non ci sono percorsi "standard".
Mi soffermo, inoltre, su una sua frase: "riferendo parole non mie ma di ben altra autorità" che sottolinea, ancora una volta, la paura di essere fraintesa (che va chiarita).
Lei, in quanto madre, ha il diritto di essere autorevole.
In ogni caso i disturbi di suo figlio meritano l'attenzione di un esperto che sappia indagarne il significato.
Cordialmente
Questo consulto ha ricevuto 7 risposte e 2.8k visite dal 09/08/2010.
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