Disturbi mentali
Buonasera mi presento,sono un ragazzo di 27 anni.Classifico i disturbi mentali dai quali sono affetto in:
1)psichiatrici-psicologici propriamente 2)relazionali-affettivi 3)di identità sessuale.
1)depressione,disturbo di personalità ossessivo-compulsivo, sociofobia, misoginia, disturbo evitante di personalità,misoginia,sensi di colpa,iperacusia,dipendenza dalla masturbazione e dalla pornografia.Sintomi ed epifenomenologia rilevati dalla mia ultradecennale esperienza di sofferenza: insonnia, svogliatezza, autoincuria, autolesionismo fisico mentale economico e morale,mal di testa,pensieri suicidi,controllo ossessivo,compulsioni,incapacità lavorativa e di rapporti,sovrappeso,dolore nella testa per rumori minimi,masturbazione più volte al giorno per mezzo di pornografia,senso di oppressione da ansia nel petto e nella testa e altri che non ricordo adesso.
2)non parlo più con mia madre da 10 anni,dalla quale sono rimasto traumatizzato,una donna che ritengo soffocante e ipervigile.Sono traumatizzato da mio fratello maggiore,autoritario e castrante.Sono rimasto traumatizzato dai miei pochi amici che avevo,erano insultanti e criticoni,io mi ritengo una persona della massima correttezza.Dipendo psicologicamente da mio padre,un uomo debole,inetto e senza qualità,ma l'unico familiare che abbia accettato di aiutarmi.Non ho mai avuto rapporti d'amore con donne o uomini,nè tantomeno rapporti sessuali,persino mai con prostitutei dai quali mi tiene lontano la fobia di malattie e germi,e i sensi di colpa morali.Non sono mai stato fidanzato.Non riesco ad avere amici o vita sociale.Non ho mai lavorato.Ho interrotto gli studi dopo il liceo.Vivo da solo dalla maggiore età,sempre in case isolate, mantenuto economicamente da mio padre.Ho avuto una educazione cattolica alquanto rigida,con messe tutte le domeniche e incitamento alla preghiera frequente da parte dei genitori,ho smesso verso i 15 anni.
3) sento un desiderio affettivo e sessuale verso donne e uomini,ma mai contemporaneamente.In questo periodo sento un'attrazione fatale verso le donne e tutto ciò che le riguarda,un desiderio di avere una donna accanto a me,e che si prenda cura di me,di amarla,oltrechè sessuale.Ho creduto di essere omosessuale fino a pochi mesi fa,sentivo un desiderio di rapporti omosessuali passivi,di essere corteggiato da un uomo,c'è da dire che la mutazione di libido sembra essere avvenuta con il mio trasferimento in una città del centro-nord provenendo da un paesino alquanto chiuso mentalmente del sud.Non è la prima volta che mi capita comunque.Sono omosessuale,bisessuale,eterosessuale,o questa mutevolezza è un altro disturbo della libido?
Le mie domande sono queste:quale è la cura migliore per me?Psicofarmaci?Psicoterapia?Se sì la psicoterapia di quale orientamento?Esistono gruppi di auto aiuto per persone così malmesse come me?Esistono case-famiglia,comunità terapeutiche per sfogare il malessere in compagnia?Ringrazio e confido in una risposta esauriente e chiarificatrice.
1)psichiatrici-psicologici propriamente 2)relazionali-affettivi 3)di identità sessuale.
1)depressione,disturbo di personalità ossessivo-compulsivo, sociofobia, misoginia, disturbo evitante di personalità,misoginia,sensi di colpa,iperacusia,dipendenza dalla masturbazione e dalla pornografia.Sintomi ed epifenomenologia rilevati dalla mia ultradecennale esperienza di sofferenza: insonnia, svogliatezza, autoincuria, autolesionismo fisico mentale economico e morale,mal di testa,pensieri suicidi,controllo ossessivo,compulsioni,incapacità lavorativa e di rapporti,sovrappeso,dolore nella testa per rumori minimi,masturbazione più volte al giorno per mezzo di pornografia,senso di oppressione da ansia nel petto e nella testa e altri che non ricordo adesso.
2)non parlo più con mia madre da 10 anni,dalla quale sono rimasto traumatizzato,una donna che ritengo soffocante e ipervigile.Sono traumatizzato da mio fratello maggiore,autoritario e castrante.Sono rimasto traumatizzato dai miei pochi amici che avevo,erano insultanti e criticoni,io mi ritengo una persona della massima correttezza.Dipendo psicologicamente da mio padre,un uomo debole,inetto e senza qualità,ma l'unico familiare che abbia accettato di aiutarmi.Non ho mai avuto rapporti d'amore con donne o uomini,nè tantomeno rapporti sessuali,persino mai con prostitutei dai quali mi tiene lontano la fobia di malattie e germi,e i sensi di colpa morali.Non sono mai stato fidanzato.Non riesco ad avere amici o vita sociale.Non ho mai lavorato.Ho interrotto gli studi dopo il liceo.Vivo da solo dalla maggiore età,sempre in case isolate, mantenuto economicamente da mio padre.Ho avuto una educazione cattolica alquanto rigida,con messe tutte le domeniche e incitamento alla preghiera frequente da parte dei genitori,ho smesso verso i 15 anni.
3) sento un desiderio affettivo e sessuale verso donne e uomini,ma mai contemporaneamente.In questo periodo sento un'attrazione fatale verso le donne e tutto ciò che le riguarda,un desiderio di avere una donna accanto a me,e che si prenda cura di me,di amarla,oltrechè sessuale.Ho creduto di essere omosessuale fino a pochi mesi fa,sentivo un desiderio di rapporti omosessuali passivi,di essere corteggiato da un uomo,c'è da dire che la mutazione di libido sembra essere avvenuta con il mio trasferimento in una città del centro-nord provenendo da un paesino alquanto chiuso mentalmente del sud.Non è la prima volta che mi capita comunque.Sono omosessuale,bisessuale,eterosessuale,o questa mutevolezza è un altro disturbo della libido?
Le mie domande sono queste:quale è la cura migliore per me?Psicofarmaci?Psicoterapia?Se sì la psicoterapia di quale orientamento?Esistono gruppi di auto aiuto per persone così malmesse come me?Esistono case-famiglia,comunità terapeutiche per sfogare il malessere in compagnia?Ringrazio e confido in una risposta esauriente e chiarificatrice.
[#1]
Psicoterapeuta, Psicologo
Gentile Ragazzo,
mi sembra di capire che le sue siano autodiagnosi per cui il mio consiglio è quello di rivolgersi al suo medico di famiglia e parlargli dei suoi sintomi e disagi affettivi/relazionali e sessuali affinchè lui possa indirizzarla verso uno psichiatra o psicoterapeuta. Se non volesse rivolgersi al suo medico di base può andare da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra, ciascuno potrà poi formulare una diagnosi relativa alla sua situazione e chiedere eventualmente la collaborazione dell'altro (alcune patologie mentali vengono trattate con un abbinamento di psicoterapia e farmacoterapia). Sarà lo specialista a cui si affiderà e che eseguirà la diagnosi a indicarle quello che secondo lui è il trattamento più indicato al suo caso: trattamento indiviale, di gruppo, in comunità terapeutica, ecc..
Cordiali saluti.
mi sembra di capire che le sue siano autodiagnosi per cui il mio consiglio è quello di rivolgersi al suo medico di famiglia e parlargli dei suoi sintomi e disagi affettivi/relazionali e sessuali affinchè lui possa indirizzarla verso uno psichiatra o psicoterapeuta. Se non volesse rivolgersi al suo medico di base può andare da uno psicoterapeuta o da uno psichiatra, ciascuno potrà poi formulare una diagnosi relativa alla sua situazione e chiedere eventualmente la collaborazione dell'altro (alcune patologie mentali vengono trattate con un abbinamento di psicoterapia e farmacoterapia). Sarà lo specialista a cui si affiderà e che eseguirà la diagnosi a indicarle quello che secondo lui è il trattamento più indicato al suo caso: trattamento indiviale, di gruppo, in comunità terapeutica, ecc..
Cordiali saluti.
[#2]
Gentile Utente,
Posso fare una battuta per cercare di allentare la tensione?
'Ma lei, ha veramente tutti questi disturbi? perché sarebbe l'esempio vivente di un trattato di psicopatologia'. Ne vuole scartare qualcuno e ridimensionare l'entità e il numero dei suoi aspetti psicopatologici?
Comunque credo che dovrebbe affidarsi ad uno psicoterapeuta. Propendo per un analista. Lei deve infatti entrare in tutte le sue problematiche, rendersi conto della loro genesi, del loro percorso e dei sintomi numerosi che presenta. Le costerà tempo e fatica. Ma secondo me deve farlo.
Scelga con cura il terapeuta, e se non va lo cambi. Si accorgerà che non fa per lei se le crea disagio, se capisce che l'analista scelto non riesce a comprenderla, e che lei non riesce a parlare e ad aprirsi. Se ne accorgerà che non fa per lei se lo vede molto assertivo, molto ciarliero e poco attento a quello CHE LEI DICE.
Cordiali saluti e molti auguri.
Posso fare una battuta per cercare di allentare la tensione?
'Ma lei, ha veramente tutti questi disturbi? perché sarebbe l'esempio vivente di un trattato di psicopatologia'. Ne vuole scartare qualcuno e ridimensionare l'entità e il numero dei suoi aspetti psicopatologici?
Comunque credo che dovrebbe affidarsi ad uno psicoterapeuta. Propendo per un analista. Lei deve infatti entrare in tutte le sue problematiche, rendersi conto della loro genesi, del loro percorso e dei sintomi numerosi che presenta. Le costerà tempo e fatica. Ma secondo me deve farlo.
Scelga con cura il terapeuta, e se non va lo cambi. Si accorgerà che non fa per lei se le crea disagio, se capisce che l'analista scelto non riesce a comprenderla, e che lei non riesce a parlare e ad aprirsi. Se ne accorgerà che non fa per lei se lo vede molto assertivo, molto ciarliero e poco attento a quello CHE LEI DICE.
Cordiali saluti e molti auguri.
[#3]
Ex utente
Ho molto apprezzato la celerità delle risposte,comunque assicuro e confermo l'esistenza di tutti questi sintomi, che magari non avranno il nome scientifico che io da profano e da persona curiosa,che cerca di documentarsi su siti online, ho dato loro.Certo è che la mia vita ne risente in modo enorme sotto ogni aspetto.A questi aggiungo un dolore frequente al colon trasverso che mi accompagna da quando avevo almeno 6 anni, che si palesa solamente e puntualmente in momenti precisi e sempre identici di maggiore stress mentale e di maggiore disagio psicologico, che nessun gastroenterologo ha mai saputo spiegare, e che io interpreto con buona probabilità come un comportamento isterico di un mio organo, nè più ne meno come nelle paralisi isteriche.E identicamente al colon per quanto riguarda la mia stitichezza 'a orologeria',in precisi momenti di sofferenza psichica,sebbene colon dolorante e stipsi non si verifichino mai nello stesso momento.
[#4]
Psicoterapeuta, Psicologo
Gentile Utente,
è già un buon inizio saper individuare con chiarezza le proprie difficoltà e devo dire che lei ne ha fatta una lista puntuale, anche le sue riflessioni sono utili. Se ne parlasse con uno specialista questi potrebbe organizzare in un quadro diagnostico globale le sue difficoltà, una volta capiti i collegamenti tra fattori e conseguenze potrete elaborare delle strategie per raggiungere gli obiettivi di benessere che vi prefiggerete.
Per quanto riguarda il tipo di orientamento che mi sembra più adeguato: ha scritto di essere svogliato ma anche che ha fatto ricerche in internet, che è una persona cuoriosa e ha chiesto che tipo percorso le sarebbe più utile quindi mi sembra comunque "attivo" verso le sue difficoltà dunque le consiglierei uno specialista ad orientamento cognitivo-comportamentale che procede per obiettivi coinvolgendo attivamente la persona nel trattamento velocizzandone i tempi e dunque l'arrivo di risultati. La mia però è un'ipotesi che non si basa su una conoscenza diretta della sua persona per cui preferisco segnalarle la pagina di questo link
http://www.istitutobeck.it/Clinica/TCC.asp
affinchè da solo possa valutare se è l'approccio giusto per lei.
Cordiali saluti
è già un buon inizio saper individuare con chiarezza le proprie difficoltà e devo dire che lei ne ha fatta una lista puntuale, anche le sue riflessioni sono utili. Se ne parlasse con uno specialista questi potrebbe organizzare in un quadro diagnostico globale le sue difficoltà, una volta capiti i collegamenti tra fattori e conseguenze potrete elaborare delle strategie per raggiungere gli obiettivi di benessere che vi prefiggerete.
Per quanto riguarda il tipo di orientamento che mi sembra più adeguato: ha scritto di essere svogliato ma anche che ha fatto ricerche in internet, che è una persona cuoriosa e ha chiesto che tipo percorso le sarebbe più utile quindi mi sembra comunque "attivo" verso le sue difficoltà dunque le consiglierei uno specialista ad orientamento cognitivo-comportamentale che procede per obiettivi coinvolgendo attivamente la persona nel trattamento velocizzandone i tempi e dunque l'arrivo di risultati. La mia però è un'ipotesi che non si basa su una conoscenza diretta della sua persona per cui preferisco segnalarle la pagina di questo link
http://www.istitutobeck.it/Clinica/TCC.asp
affinchè da solo possa valutare se è l'approccio giusto per lei.
Cordiali saluti
[#5]
Gentile Utente,
<dolore frequente al colon trasverso che mi accompagna da quando avevo almeno 6 anni, che si palesa solamente e puntualmente in momenti precisi e sempre identici di maggiore stress mentale e di maggiore disagio psicologico, che nessun gastroenterologo ha mai saputo spiegare, e che io interpreto con buona probabilità come un comportamento isterico di un mio organo>
Sì, questo è un sintomo di un disagio psicologico, ansia e irritabilità.
E' strano comunque che un gastroenterologo non l'abbia considerato tale. Ne ha sentiti degli altri?
I medici di solito sanno che questi dolori sono riconducibili ad eventi psicologici. Magari si affidano ai farmaci, ma sono consapevoli della loro origine e del loro sviluppo.
Ad avviso di uno psicologo queste forme ansiose che generano tensioni e conseguentemente dolori fisici, sono di origine prettamente psicologica e vanno affrontati e risolti con un percorso psicoterapeutico.
A volte lo psicoterapeuta si avvale anche di tecniche di rilassamento come ad es. il training autogeno che, se bene appreso, può essere messo in atto dal paziente stesso nell'arco della giornata.
Si rivolga ad uno psicoterapeuta.
Cordialmente.
<dolore frequente al colon trasverso che mi accompagna da quando avevo almeno 6 anni, che si palesa solamente e puntualmente in momenti precisi e sempre identici di maggiore stress mentale e di maggiore disagio psicologico, che nessun gastroenterologo ha mai saputo spiegare, e che io interpreto con buona probabilità come un comportamento isterico di un mio organo>
Sì, questo è un sintomo di un disagio psicologico, ansia e irritabilità.
E' strano comunque che un gastroenterologo non l'abbia considerato tale. Ne ha sentiti degli altri?
I medici di solito sanno che questi dolori sono riconducibili ad eventi psicologici. Magari si affidano ai farmaci, ma sono consapevoli della loro origine e del loro sviluppo.
Ad avviso di uno psicologo queste forme ansiose che generano tensioni e conseguentemente dolori fisici, sono di origine prettamente psicologica e vanno affrontati e risolti con un percorso psicoterapeutico.
A volte lo psicoterapeuta si avvale anche di tecniche di rilassamento come ad es. il training autogeno che, se bene appreso, può essere messo in atto dal paziente stesso nell'arco della giornata.
Si rivolga ad uno psicoterapeuta.
Cordialmente.
[#6]
Gentile utente,
Lei elenca delle definizioni, che non sembrano diagnosi perché al di là delle prime due sono una serie di termini che indicano aspetti psicologici ma non diagnosi.
Ha avuto una diagnosi psicologica o psichiatrica ?
Non è bene descriversi in termini tecnici quando non si tratta di diagnosi, le confonde le idee.
Lei elenca delle definizioni, che non sembrano diagnosi perché al di là delle prime due sono una serie di termini che indicano aspetti psicologici ma non diagnosi.
Ha avuto una diagnosi psicologica o psichiatrica ?
Non è bene descriversi in termini tecnici quando non si tratta di diagnosi, le confonde le idee.
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
[#7]
Ex utente
Bè certamente Dott. Pacini,lei ha ragione, sento il bisogno di catalogare e avere sotto controllo, anche concettuale,i disturbi dai quali sono affetto, per indole.Soffro di ossessioni da 15 anni almeno,ne ho 27 adesso. Costituiscono una parte sola dei disturbi complessivi. Ritengo che le definizioni rispondano alla mia necessità di chiarezza nella comunicazione di quello che sento in testa, nella psiche, a persone competenti in materia. <Ha avuto una diagnosi psicologica o psichiatrica ?> Due diagnosi da psichiatri a distanza di alcuni mesi, 7 anni fa, diagnosticate depressione e ossessioni da entrambi. Prescritto come antidepressivo la fluoxetina e un ansiolitico , non ricordo i nomi, nel corso della prima terapia. Ho assunto poi sertralina(zoloft) e un altro ansiolitico, durante la seconda. Ho abbandonato entrambe le terapie per vari motivi, principalmente autolesionistici e di sfiducia in me stesso, dopo due re settimane, prima che iniziassero gli effetti benefci della terapia. Ho dimenticato la posologia di entrambe le prescrizioni, è passato troppo tempo. Sono stato in psicoterapia cognitivo-comportamentale per 1 mese, circa 6 anni fa, ho parlato di questi disturbi con lo psicoterapeuta, non abbiamo parlato di quale fosse la sua diagnosi. E sono stato in psicoterapia bioenergetica per 2 mesi, 5 anni fa circa, ho abbandonato perchè non riuscivo a lavorare con il corpo adeguatamente,mi sentivo completamente bloccato, in questo caso non so quale idea avesse il terapeuta di me, avendo abbandonato precocemente la psicoterapia. Per il presente dico che sarei dell'intenzione di tornare a curarmi con un mix di psicofarmarci e psicoterapia, credo a orientamento psicoanalitico, nel momento in cui riapriranno gli studi,avendo pochi mesi fa cambiato del tutto luogo di residenza(da sud a centronord) e stile di vita.
[#8]
Gentile utente, la cosa più semplice e più razionale, nel suo caso, potrebbe consistere nell'attaccare per primo l'aspetto più invalidante, e poi procedere con gli altri. "Rifarsi da una parte", come si dice a Firenze. Ciò potrebbe anche servire per mettere alla prova la sua reale motivazione a uscirne.
Che lei potesse essere ossessivo, sembrava evidente fin dalle sue prime righe: preoccuparsi delle liste e della precisione della comunicazione, è spesso un indice di tendenza ossessiva.
Questo potrebbe essere un buon punto di partenza: curare la sua ossessività. Ma dovrebbe deciderlo insieme a un professionista, è escluso che possa ottenere risposte esaustive da qui.
Dal punto di vista psicoterapeutico le suggerirei un indirizzo focalizzato e concreto, ad esempio comportamentale o strategico, sempre ricordando che il terapeuta è più importante dell'approccio che usa.
Anche se ha già tentato e fallito una psicoterapia in passato, non c'è motivo per cui non debba riuscire a incontrare un terapeuta in grado d'aiutarla.
Cordiali saluti
Che lei potesse essere ossessivo, sembrava evidente fin dalle sue prime righe: preoccuparsi delle liste e della precisione della comunicazione, è spesso un indice di tendenza ossessiva.
Questo potrebbe essere un buon punto di partenza: curare la sua ossessività. Ma dovrebbe deciderlo insieme a un professionista, è escluso che possa ottenere risposte esaustive da qui.
Dal punto di vista psicoterapeutico le suggerirei un indirizzo focalizzato e concreto, ad esempio comportamentale o strategico, sempre ricordando che il terapeuta è più importante dell'approccio che usa.
Anche se ha già tentato e fallito una psicoterapia in passato, non c'è motivo per cui non debba riuscire a incontrare un terapeuta in grado d'aiutarla.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#9]
Gentile utente,
Se non esegue le cure non è strano che i disturbi restino. L'inerzia che depressione e ossessività le danno nel farlo sono parte del disturbo stesso, e creano dei falsi problemi tipo "accettare le cure", "farcela da solo", "fare la scelta migliore", solitamente invece spingendola a NON seguire le prescrizioni, per inerzia, sfiducia, ma anche mi par di capire disorientamento sul fatto che esistono cure dai risultati prevedibili, altre non specifiche ma potenzialmente utili su qualche aspetto, altre non scientifiche nella loro formulazione a dispetto del nome che possono avere.
Per un DOC la terapia più efficace di è rivelata psicoterapia cognitivo/comport + farmacoterapia con antidepressivi antiossessivi, in seguenza o parallelo. Quindi NON un mix di farmaco e psico, l'impiego di quelle due componenti su quella diagnosi. Se però la diagnosi non è definita, la faccia prima meglio definire.
Non ha molto senso considerare pratiche che in assenza di fondamenti di definizione dei parametri che usano, o di tempi e parametri per prevederne i risultati, non possano definirsi "terapeutiche".
Se non esegue le cure non è strano che i disturbi restino. L'inerzia che depressione e ossessività le danno nel farlo sono parte del disturbo stesso, e creano dei falsi problemi tipo "accettare le cure", "farcela da solo", "fare la scelta migliore", solitamente invece spingendola a NON seguire le prescrizioni, per inerzia, sfiducia, ma anche mi par di capire disorientamento sul fatto che esistono cure dai risultati prevedibili, altre non specifiche ma potenzialmente utili su qualche aspetto, altre non scientifiche nella loro formulazione a dispetto del nome che possono avere.
Per un DOC la terapia più efficace di è rivelata psicoterapia cognitivo/comport + farmacoterapia con antidepressivi antiossessivi, in seguenza o parallelo. Quindi NON un mix di farmaco e psico, l'impiego di quelle due componenti su quella diagnosi. Se però la diagnosi non è definita, la faccia prima meglio definire.
Non ha molto senso considerare pratiche che in assenza di fondamenti di definizione dei parametri che usano, o di tempi e parametri per prevederne i risultati, non possano definirsi "terapeutiche".
[#10]
Ex utente
Gentile Dott.Pacini,
sento la necessità di riportare il discorso su un punto di vista soggettivo,il mio.Schiettamente, da paziente a terapeuta, avverto in modo soggettivo alcune sue dichiarazioni come colpevolizzanti nei miei confronti, e sento il bisogno di pormi in un atteggiamento di difesa<Se non esegue le cure non è strano che i disturbi restino>condivido, ma le persone dell'ambiente di provenienza hanno esercitato una azione dissuasiva forte, derisione, isolamento, colpevolizzazione costante, per me tali persone hanno pesato in modo decisivo nella scelta di farmi del male non curandomi, ho cambiato ambiente proprio per tali motivi. <Per un DOC la terapia più efficace di è rivelata psicoterapia cognitivo/comport + farmacoterapia con antidepressivi antiossessivi, in seguenza o parallelo>sento di preferire un altro orientamento, per la parte di psicoterapia in questo momento della mia vita e spiego il motivo. Ecco le mie sensazioni soggettive, sgradevoli, riguardo il metodo di quel terapeuta comportamentale sperimentato anni fa da me, sintetizzando magari impropriamente: ho avvertito dentro me stesso le prescrizioni come un comando verso i miei comportamenti, ho reagito non eseguendo questo comando o eseguendo per dovere, con una sensazione di sofferenza maggiore del sintomo stesso. Inoltre ho avuto la sensazione di perdere la titolarità, il controllo delle mie azioni, che ha generato in me molta ansia, tachicardia, sudorazione, mal di testa, voglia di fuga. Ho chiuso le sedute di terapia comportamentale con una sensazione di libertà dalle prescrizioni dello psicoterapeuta, manifestazioni di malessere immutate. Utile specificare in questo passaggio che sono una persona caparbia, pervicace, ostinata, almeno per quel che riguarda la mia malattia, considerazione che traggo dalla mia esperienza di vita. Non mi è possibile affermare quanto di questo rigetto sia resistenza alla cura, all'autorità del terapeuta, quanto invece sofferenza autentica verso questa impostazione terapeutica, essendo io in questo stato mentale certamente quasi del tutto patologico. Sento di non riuscire ad intraprenderlo adesso. La mia sensazione attuale è di voler analizzare le mie sofferenze, cosa voglio dalla mia vita, per mezzo dello psicoterapeuta, senza prescrizioni comportamentali, vissute da me, soggettivamente, come un subire. Per quanto riguarda la situazione concreta concordo con lei sulla necessità che, come premessa terapeutica, uno psichiatra esegua la sua diagnosi, che tenga conto della situazione psicopatologica attuale e non di quella constatata dalle 2 diagnosi psichiatriche di anni fa.Sto per contattare, in questi giorni prossimi, lo psichiatra.
sento la necessità di riportare il discorso su un punto di vista soggettivo,il mio.Schiettamente, da paziente a terapeuta, avverto in modo soggettivo alcune sue dichiarazioni come colpevolizzanti nei miei confronti, e sento il bisogno di pormi in un atteggiamento di difesa<Se non esegue le cure non è strano che i disturbi restino>condivido, ma le persone dell'ambiente di provenienza hanno esercitato una azione dissuasiva forte, derisione, isolamento, colpevolizzazione costante, per me tali persone hanno pesato in modo decisivo nella scelta di farmi del male non curandomi, ho cambiato ambiente proprio per tali motivi. <Per un DOC la terapia più efficace di è rivelata psicoterapia cognitivo/comport + farmacoterapia con antidepressivi antiossessivi, in seguenza o parallelo>sento di preferire un altro orientamento, per la parte di psicoterapia in questo momento della mia vita e spiego il motivo. Ecco le mie sensazioni soggettive, sgradevoli, riguardo il metodo di quel terapeuta comportamentale sperimentato anni fa da me, sintetizzando magari impropriamente: ho avvertito dentro me stesso le prescrizioni come un comando verso i miei comportamenti, ho reagito non eseguendo questo comando o eseguendo per dovere, con una sensazione di sofferenza maggiore del sintomo stesso. Inoltre ho avuto la sensazione di perdere la titolarità, il controllo delle mie azioni, che ha generato in me molta ansia, tachicardia, sudorazione, mal di testa, voglia di fuga. Ho chiuso le sedute di terapia comportamentale con una sensazione di libertà dalle prescrizioni dello psicoterapeuta, manifestazioni di malessere immutate. Utile specificare in questo passaggio che sono una persona caparbia, pervicace, ostinata, almeno per quel che riguarda la mia malattia, considerazione che traggo dalla mia esperienza di vita. Non mi è possibile affermare quanto di questo rigetto sia resistenza alla cura, all'autorità del terapeuta, quanto invece sofferenza autentica verso questa impostazione terapeutica, essendo io in questo stato mentale certamente quasi del tutto patologico. Sento di non riuscire ad intraprenderlo adesso. La mia sensazione attuale è di voler analizzare le mie sofferenze, cosa voglio dalla mia vita, per mezzo dello psicoterapeuta, senza prescrizioni comportamentali, vissute da me, soggettivamente, come un subire. Per quanto riguarda la situazione concreta concordo con lei sulla necessità che, come premessa terapeutica, uno psichiatra esegua la sua diagnosi, che tenga conto della situazione psicopatologica attuale e non di quella constatata dalle 2 diagnosi psichiatriche di anni fa.Sto per contattare, in questi giorni prossimi, lo psichiatra.
[#11]
Gentile utente,
le sono state proposte terapie che lei non ha completato di sua iniziativa.
La frase "sento di preferire un altro orientamento" non ha il minimo senso pratico, non stiamo parlando di orientamenti in fatto di gusti personali, stiamo parlando di quale strumento è efficace su un determinato disturbo.
Sarebbe come proporre al chirurgo il tipo di intervento che più piace o ci convince o ci rassicura, così in generale. Ovviamente questo culto dell'autodeterminazione c'è soltanto per le situazioni psichiche/psicologiche perché si tende a non considerarle con la stessa dignità delle altre.
La colpevolizzazione non c'entra e se l'ha subita non lo nego né riguarda la mia risposta. Responsabilizzarsi nella scelta di cure specifiche non significa farlo perché si ha colpa, così come scegliere con autodeterminazione assoluta secondo le proprie inclinazioni la mantiene in un'ottica dell'impegno personale contro il suo disturbo con l'aiuto di risorse esterne che Lei seleziona autonomanente, cosa che non è utile per la risoluzione dei problemi.
Le istruzioni comportamentali non sono giudizi rispetto a sintomi "sbagliati", quindi la reazione di non eseguirli perché li si sente come tali può essere una resistenza dettata dal fatto che si è i primi a sentirsi in colpa, e quindi a interpretare come giudicanti gli altri. Esistono anche gli approcci "giudicanti" in cui la prescrizione comportamentale diventa una specie di incoraggiamento a resistere al sintomo o un allenamento a "criticarlo". Questo tipo di approccio di solito è poco efficace, quindi può esserlo stato nel suo caso.
le sono state proposte terapie che lei non ha completato di sua iniziativa.
La frase "sento di preferire un altro orientamento" non ha il minimo senso pratico, non stiamo parlando di orientamenti in fatto di gusti personali, stiamo parlando di quale strumento è efficace su un determinato disturbo.
Sarebbe come proporre al chirurgo il tipo di intervento che più piace o ci convince o ci rassicura, così in generale. Ovviamente questo culto dell'autodeterminazione c'è soltanto per le situazioni psichiche/psicologiche perché si tende a non considerarle con la stessa dignità delle altre.
La colpevolizzazione non c'entra e se l'ha subita non lo nego né riguarda la mia risposta. Responsabilizzarsi nella scelta di cure specifiche non significa farlo perché si ha colpa, così come scegliere con autodeterminazione assoluta secondo le proprie inclinazioni la mantiene in un'ottica dell'impegno personale contro il suo disturbo con l'aiuto di risorse esterne che Lei seleziona autonomanente, cosa che non è utile per la risoluzione dei problemi.
Le istruzioni comportamentali non sono giudizi rispetto a sintomi "sbagliati", quindi la reazione di non eseguirli perché li si sente come tali può essere una resistenza dettata dal fatto che si è i primi a sentirsi in colpa, e quindi a interpretare come giudicanti gli altri. Esistono anche gli approcci "giudicanti" in cui la prescrizione comportamentale diventa una specie di incoraggiamento a resistere al sintomo o un allenamento a "criticarlo". Questo tipo di approccio di solito è poco efficace, quindi può esserlo stato nel suo caso.
[#12]
(..)La mia sensazione attuale è di voler analizzare le mie sofferenze, cosa voglio dalla mia vita, per mezzo dello psicoterapeuta, senza prescrizioni comportamentali, vissute da me, soggettivamente, come un subire.(..)
Gentile ragazzo, sono proprio queste "sensazioni" che , alleandosi con il suo disturbo, la spingono verso reazioni e/o atteggiamenti che non fanno altro che peggiorare il problema.
Lei ha posto una domanda molto chiara all'inizio, ossia quali sono gli orientamenti o le cure miglori per me? Gliele hanno dette e lei le mette in discussione.
se da un lato il suo comportamento è l'espressione della patologia di fondo, dall'altro , i tentativi inadeguati per risolverla vanno ad alimentarla e a peggiorarla .
Gentile ragazzo, sono proprio queste "sensazioni" che , alleandosi con il suo disturbo, la spingono verso reazioni e/o atteggiamenti che non fanno altro che peggiorare il problema.
Lei ha posto una domanda molto chiara all'inizio, ossia quali sono gli orientamenti o le cure miglori per me? Gliele hanno dette e lei le mette in discussione.
se da un lato il suo comportamento è l'espressione della patologia di fondo, dall'altro , i tentativi inadeguati per risolverla vanno ad alimentarla e a peggiorarla .
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
[#13]
Le sensazioni e le motivazioni personali possono benissimo essere espressione di un problema. Non è detto che tutto ciò ci passa per la testa, solo perché è nostro, abbia un reale valore.
>>> La mia sensazione attuale è di voler analizzare le mie sofferenze
>>>
La tendenza a voler analizzare, nella fattispecie, può essere un'espressione di ossessività. E se così fosse, assecondarla non significherebbe assecondare il suo volere, ma solo il suo problema.
Cordiali saluti
>>> La mia sensazione attuale è di voler analizzare le mie sofferenze
>>>
La tendenza a voler analizzare, nella fattispecie, può essere un'espressione di ossessività. E se così fosse, assecondarla non significherebbe assecondare il suo volere, ma solo il suo problema.
Cordiali saluti
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 8.4k visite dal 07/08/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Cefalea
Cefalea è il termine che descrive tutte le diverse forme di mal di testa: sintomi, cause, diagnosi e terapie possibili per le cefalee primarie e secondarie.