Aiutare chi soffre di attacchi di panico
Buongiorno
Il mio ragazzo soffre di attacchi di panico. Ne soffriva già 10 anni fà ma piano piano riusci a superarli. Ora la situazione è questa. Ha un'attività in proprio con un socio, per vari motivi si trovano spesso a discutere della gestione e di conseguenza lui assume più responsabilità del dovuto. Fino a Gennaio quando una forte crisi , che temeva fosse un infarto, ci fece correre al pronto soccorso. Li capirono che si trattava di ansia, il fantasma era tornato!! Volle affrontare il problema da solo continuando a lavorare, ma la situazione nn migliorava. Inoltre si aggiungevano altri problemi più o meno gravi, che lo portano a vivere sempre con una oppressione al petto e uno stato di "depressione". Fino a luglio che dopo un altro attacco e un altra visita al ps decise di andare dalla psichiatra. Qui ha avuto la cura, che per ora ha un effetto di sonnolenza e stanchezza ( circa 1 mese di somministrazione).
Lo vedo chiuso in casa con poca voglia di fare.. Non va più a lavoro, preferisce andare solo a controllare quando nn c'è gente. E io nn so bene come mi devo comportare. Devo aspettare che il farmaco faccia effetto? Lo devo spronare?? A volte cerco di invogliarlo ma le risposte sono " nn mi capisci" " vedi che sono stanco e ho sempre sonno" " ho questa cura da fare e devo dormire"... Insomma non so se si stia "crogiolando" nel suo dolore, se è normale questa situazione e bisogna dargli tempo... Logicamente ha sentito altre persone che ne hanno sofferto e mi sembra riesca solo a cogliere gli aspetti negatvi, come per esempio che ne sono usciti dopo degli anni e quindi si sente quasi autorizzato a vivere cosi...
Qualche miglioramento lo vedo, ma ci sono dei giorni che si butta giù... e tutta questa stanchezza nn so se sia dovuta al farmaco o a stare sempre chiuso...
Grazie
Il mio ragazzo soffre di attacchi di panico. Ne soffriva già 10 anni fà ma piano piano riusci a superarli. Ora la situazione è questa. Ha un'attività in proprio con un socio, per vari motivi si trovano spesso a discutere della gestione e di conseguenza lui assume più responsabilità del dovuto. Fino a Gennaio quando una forte crisi , che temeva fosse un infarto, ci fece correre al pronto soccorso. Li capirono che si trattava di ansia, il fantasma era tornato!! Volle affrontare il problema da solo continuando a lavorare, ma la situazione nn migliorava. Inoltre si aggiungevano altri problemi più o meno gravi, che lo portano a vivere sempre con una oppressione al petto e uno stato di "depressione". Fino a luglio che dopo un altro attacco e un altra visita al ps decise di andare dalla psichiatra. Qui ha avuto la cura, che per ora ha un effetto di sonnolenza e stanchezza ( circa 1 mese di somministrazione).
Lo vedo chiuso in casa con poca voglia di fare.. Non va più a lavoro, preferisce andare solo a controllare quando nn c'è gente. E io nn so bene come mi devo comportare. Devo aspettare che il farmaco faccia effetto? Lo devo spronare?? A volte cerco di invogliarlo ma le risposte sono " nn mi capisci" " vedi che sono stanco e ho sempre sonno" " ho questa cura da fare e devo dormire"... Insomma non so se si stia "crogiolando" nel suo dolore, se è normale questa situazione e bisogna dargli tempo... Logicamente ha sentito altre persone che ne hanno sofferto e mi sembra riesca solo a cogliere gli aspetti negatvi, come per esempio che ne sono usciti dopo degli anni e quindi si sente quasi autorizzato a vivere cosi...
Qualche miglioramento lo vedo, ma ci sono dei giorni che si butta giù... e tutta questa stanchezza nn so se sia dovuta al farmaco o a stare sempre chiuso...
Grazie
[#1]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente, ci descrive una situazione comune a molti familiari, congiunti o partner: come aiutare i nostri cari ad uscire da una situazione di sofferenza?
Certamente lo stare sempre chiusi in casa non aiuta: ma pensa che basti spronarlo? In genere, chi si senta dire "Ma perchè non esci, perchè non reagisci" si sente incompreso e solo.
Consideri però che non potrà farsi carico della sofferenza del suo ragazzo. Per quanto non sia facile nè piacevole da accettare, l'idea di "prendersi sulle spalle" i problemi degli altri, specialmente quando il problema è che non si reagisce al dolore come gli altri si aspettano, può diventare parte del problema stesso, deresponsabilizzando ulteriormente il suo fidanzato.
Se il suo fidanzato lo accetterà, un percorso di psicoterapia, in abbinamento alla terapia farmacologica che già assume, può essere una strada da tentare: cosa avrebbe da perdere?
Cordialmente
Certamente lo stare sempre chiusi in casa non aiuta: ma pensa che basti spronarlo? In genere, chi si senta dire "Ma perchè non esci, perchè non reagisci" si sente incompreso e solo.
Consideri però che non potrà farsi carico della sofferenza del suo ragazzo. Per quanto non sia facile nè piacevole da accettare, l'idea di "prendersi sulle spalle" i problemi degli altri, specialmente quando il problema è che non si reagisce al dolore come gli altri si aspettano, può diventare parte del problema stesso, deresponsabilizzando ulteriormente il suo fidanzato.
Se il suo fidanzato lo accetterà, un percorso di psicoterapia, in abbinamento alla terapia farmacologica che già assume, può essere una strada da tentare: cosa avrebbe da perdere?
Cordialmente
[#2]
Utente
Dalla sua risposta forse ho capito una cosa... sono più io che cerco di trovare una soluzione a questo "problema" che lui...
Andare in psicoterapia nn penso sia facile, logicamente proverò a proporglielo ma è stato lungo e duro il processo che lo ha portato dalla psichiatra.
Nel frattempo cosa devo fare, qual'è il migliore atteggiamento da adottare.. So che nn sono io che posso risolvere i suoi problemi ma cosa dovrei evitare di fare??
Grazie
Andare in psicoterapia nn penso sia facile, logicamente proverò a proporglielo ma è stato lungo e duro il processo che lo ha portato dalla psichiatra.
Nel frattempo cosa devo fare, qual'è il migliore atteggiamento da adottare.. So che nn sono io che posso risolvere i suoi problemi ma cosa dovrei evitare di fare??
Grazie
[#4]
Utente
Si per scritto a volte nn ci spieghiamo molto bene... Cosa evitare di fare intendo comportamenti o atteggiamenti che possono "peggiorare" la situazione... Come mi ha evidenziato il dire " ma perchè nn esci" o "muoviti fai qualcosa" nn fa altro che demoralizzare la persona. A questo punto nn so se ci sono degli atteggiamenti giusti da adottare.. so che ogni caso è diverso, nn tutti siamo uguali e non tutte le situazioni sono uguali e quindi nn è facile darmi una risposta.
Inoltre stiamo insieme da tanto tempo e da vari anni cerchiamo casa... Il nn riuscire a trovar casa ci aveva buttato un po giu... Nei giorni successivi all'attacco mi disse che era un po stufo di questa situazione , che tutti glia ltri amici avevano già famiglia con figli e noi ancora niente... Pensavo quindi di affrontare anche ora il problema e forse, avendo la possibilità di andare in affitto si senta, anzi ci sentiamo più realizzati.
Inoltre stiamo insieme da tanto tempo e da vari anni cerchiamo casa... Il nn riuscire a trovar casa ci aveva buttato un po giu... Nei giorni successivi all'attacco mi disse che era un po stufo di questa situazione , che tutti glia ltri amici avevano già famiglia con figli e noi ancora niente... Pensavo quindi di affrontare anche ora il problema e forse, avendo la possibilità di andare in affitto si senta, anzi ci sentiamo più realizzati.
[#5]
Psicologo, Psicoterapeuta
"Qualche miglioramento lo vedo, ma ci sono dei giorni che si butta giù... "
Quando dice di vedere qualche miglioramento, intende che le sembra che le cose vadano meglio, anche se non in modo continuo?
"Il nn riuscire a trovar casa ci aveva buttato un po giu"
"Pensavo quindi di affrontare anche ora il problema e forse, avendo la possibilità di andare in affitto si senta, anzi ci sentiamo più realizzati"
Cercare casa per andare a vivere insieme, costruire una famiglia etc. è un progetto; farlo per sentirsi realizzati mi sembra più un'illusione.
Vede, il problema non è "cosa" fare, ma "come" fare. Cercare casa, uscire insieme agli amici, etc. non sono medicine o rimedi alla sofferenza; possono essere vissuti così, ed allora ci si convince che la sofferenza sia una cosa terribile, da cui scappare.
Cosa volete cercare, quando cercate casa? Un posto dove vivere insieme o qualcosa che vi scuota? Vuole affrontare ora il problema "casa" per andare a vivere col suo ragazzo o per "curarlo"?
Quando dice di vedere qualche miglioramento, intende che le sembra che le cose vadano meglio, anche se non in modo continuo?
"Il nn riuscire a trovar casa ci aveva buttato un po giu"
"Pensavo quindi di affrontare anche ora il problema e forse, avendo la possibilità di andare in affitto si senta, anzi ci sentiamo più realizzati"
Cercare casa per andare a vivere insieme, costruire una famiglia etc. è un progetto; farlo per sentirsi realizzati mi sembra più un'illusione.
Vede, il problema non è "cosa" fare, ma "come" fare. Cercare casa, uscire insieme agli amici, etc. non sono medicine o rimedi alla sofferenza; possono essere vissuti così, ed allora ci si convince che la sofferenza sia una cosa terribile, da cui scappare.
Cosa volete cercare, quando cercate casa? Un posto dove vivere insieme o qualcosa che vi scuota? Vuole affrontare ora il problema "casa" per andare a vivere col suo ragazzo o per "curarlo"?
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.5k visite dal 03/08/2010.
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