Dipendenza affettiva. non riesco più ad uscirne
Salve, ho già raccontato mesi fà la mia storia e a distanza di molti mesi non è cambiato nulla anzi mi sento in un tunnel senza uscita e non sò più come fare. La storia con il mio ex ragazzo è finita a settembre e lui per circa tre mesi ha reagito molto male ai miei tentativi di tornare insieme. Da gennaio abbiamo ripreso gradualmente e vederci, a fare le cose che fa qualsiasi coppia ma senza stare di fatto insieme. Questa situazione è durata molti mesi, duranti i quali io ho sperato e mi sono illusa che le cose potessero tornare come prima. In realtà ciò non è mai accaduto ed io adesso sto davvero molto male perchè mi sento intrappolata in un dolore talmente forte che mi spaventa. Da poche settimane sono tornata nella mia città per le vacanza estive quindi non l'ho più visto ma non riesco a non cercarlo, gli ho anche espresso il mio desiderio di tornare insieme ma lui dice che non se la sente. Per mesi ci siamo visti senza implicazione ma con la speranza da parte mia che potessimo tornare insieme. Ora ho capito che a lui andava tutto bene così com'era, senza impegno alcuno. Mi sento ferita, ripenso agli anni trascorsi insieme, al nostro legame, e mi sembra assurdo tutto questo. Lui mi amava così tanto e in questi mesi nonostante alcuni scontri non ho mai messo in dubbio il suo affetto nei miei confronti. Ci ho creuduto, ho creduto che tutto potesse rinascere ma adesso mi scontro di nuovo con la triste realtà. Lui è una persona molto libera e ha deciso di chiudere questo rapporto perchè si sentiva vincolato anche se non gli ho mai negato nulla. Ho provato a parlargli ma dice che non se la sente di tornare insieme perchè non è sicuro e teme poi di non poter più tornare indietro perchè il nostro rapporto ha coinvolto anche le rispettive famiglie e ritornare insieme dopo così tanto tempo significa avere molte aspettative da parte di tutti sul nostro rapporto e si sentirebbe vincolato. Questo suo bisogno di sentirsi libero affettivamente si riflette anche sui suoi rapporti familiari che vive molto spesso come un vincolo prediligengo i rapporti di amicizia in cui le responsabilità e l'aspetto emotivo non è così prevalente. Il nostro rapporto è cambiato infatti quando lui ha iniziato a percepirmi troppo bisognosa affettivamente a differenza di com'ero quando ci siamo conociuti e cioè molto forte e indipendente. E' come se ad un tratto mi avesse vista come un'estensione della sua famiglia, come se pensasse di avere degli obblighi affettivi anche nei miei confronti. Premetto che lui ha perso il padre all'età di 13 anni e vive con la madre e le due sorelle. E' una persona buona ma che teme le responsabilità e non affronta mai le dicussioni. Io però adesso sto molto male, sento di dipendere affettivamente da lui e non sò come uscirne. La psicoterapia non mi ha aiutato e a 25 anni non riesco più a vedere colori nella mia vita, non vedo nulla se non sofferenza.Mi sento intrappolata in questo dolore, penso sempre a lui e non sò davvero come uscirne.
[#1]
Cara Ragazza,
la psicoterapia per funzionare necessita di tempo, non è un farmaco ad azione immediata, ma un percorso che modifica lentamente strutture interiori ed attiva energie seppellite dal dolore.
E' possibile anche che il clinico da lei scelto, non è la persona giusta per lei.
Cerchi ancora o prosegua con lo stesso, riuscirà a venire fuori da queste dolorose sabbie mobili.
Auguri.
la psicoterapia per funzionare necessita di tempo, non è un farmaco ad azione immediata, ma un percorso che modifica lentamente strutture interiori ed attiva energie seppellite dal dolore.
E' possibile anche che il clinico da lei scelto, non è la persona giusta per lei.
Cerchi ancora o prosegua con lo stesso, riuscirà a venire fuori da queste dolorose sabbie mobili.
Auguri.
Cordialmente.
Dr.ssa Valeria Randone,perfezionata in sessuologia clinica.
https://www.valeriarandone.it
[#2]
Psicoterapeuta, Psicologo
Gentile Ragazza,
mi pare che la psicoterapia da lei affrontata avesse come obiettivo risolvere un problema di attacchi di panico e non problemi di altra natura, ha per caso parlato col suo psicoterapeuta di questa situazione di modo che lui potesse procedere con un'ulteriore valutazione, riformulazione della diagnosi e definizione degli obiettivi?
Ho letto che gliene aveva fatto parola ma che lo psicoterapeuta non aveva recepito bene il suo disagio, il mio consiglio è che lei si rivolga a lui o ad un altro psicoterapeuta ponendo in primo piano quanto a noi scritto
"non riesco più a vedere colori nella mia vita, non vedo nulla se non sofferenza.Mi sento intrappolata in questo dolore, penso sempre a lui e non sò davvero come uscirne"
Cordiali saluti.
mi pare che la psicoterapia da lei affrontata avesse come obiettivo risolvere un problema di attacchi di panico e non problemi di altra natura, ha per caso parlato col suo psicoterapeuta di questa situazione di modo che lui potesse procedere con un'ulteriore valutazione, riformulazione della diagnosi e definizione degli obiettivi?
Ho letto che gliene aveva fatto parola ma che lo psicoterapeuta non aveva recepito bene il suo disagio, il mio consiglio è che lei si rivolga a lui o ad un altro psicoterapeuta ponendo in primo piano quanto a noi scritto
"non riesco più a vedere colori nella mia vita, non vedo nulla se non sofferenza.Mi sento intrappolata in questo dolore, penso sempre a lui e non sò davvero come uscirne"
Cordiali saluti.
[#3]
Utente
Vi ringrazio per le vostre risposte. In questo momento non posso parlare con il mio terapeuta perchè mi trovo a casa per le vacanze estive e rientrerò in città solo tra 2 mesi. Al mio rientro gli esporrò i miei dubbi. Ciò che vi chiedo adesso è di aiutarmi a capire e come fare per uscire da questa situazione che mi procura notevole sofferenza. Devo interromerpere i contatti con questo ragazzo? Come devo comportarmi? Sono passati tantissimi mesi e mi sembra di non riuscire mai ad uscirne. Lui continua la sua vita senza problemi, io invece non ci riesco. E'una vera e proprio dipendenza, qualcosa da cui è difficilissimo allontanarsi. Però sono stanca, sto male, non ce la faccio più
[#4]
Gentile ragazza, queste domande vanno fatte al suo terapeuta, che la conosce e sa quali sono le risposte più adatte da darle. Il fatto che lei sia in ferie non può essere un motivo valido per aspettarsi di risolvere il suo problema con dei consigli ricevuti per email. Sarebbe solo l'ultima delle sue illusioni.
Se sta soffrendo come dice, deve impegnarsi per far sì che la sua terapia funzioni, oppure, se non sta vedendo risultati, può sempre considerare di cambiare terapeuta.
Cordiali saluti
Se sta soffrendo come dice, deve impegnarsi per far sì che la sua terapia funzioni, oppure, se non sta vedendo risultati, può sempre considerare di cambiare terapeuta.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#5]
Psicoterapeuta, Psicologo
Gentile Ragazza,
comprendo la sua difficoltà ma da qua è solo possibile fornire spunti di riflessione, lei chiede una vera e propria indicazione sul da farsi e questo non è nelle nostre possibilità. Se le dicessimo cosa fare non le forniremmo un buon servizio perchè non conosciamo in realtà tutto ciò che serve per aiutarla. Uno psicoterapeuta dal vivo potrà farlo. Provi a contattare qualcuno della sua città, non serve avere mesi a disposizione per rivolgersi a uno specialista che comunque potrebbe darle in breve un consulto.
Buona domenica.
comprendo la sua difficoltà ma da qua è solo possibile fornire spunti di riflessione, lei chiede una vera e propria indicazione sul da farsi e questo non è nelle nostre possibilità. Se le dicessimo cosa fare non le forniremmo un buon servizio perchè non conosciamo in realtà tutto ciò che serve per aiutarla. Uno psicoterapeuta dal vivo potrà farlo. Provi a contattare qualcuno della sua città, non serve avere mesi a disposizione per rivolgersi a uno specialista che comunque potrebbe darle in breve un consulto.
Buona domenica.
[#6]
Gent.le ragazza,
quello che emerge dal suo racconto è che questa relazione è stata caratterizzata dll'inizio da atteggiamenti di dipendenza e contro-dipendenza, ed è proprio questo aspetto ad averne compromesso l'evoluzione.
Andare in psicoterapia non vuol dire "delegare" allo specialista le proprie scelte, significa iniziare un percorso di crescita personale nel quale poter individuare le sue risorse e UTILIZZARLE per ridefinire i significati che ora contribuiscono a cronicizzare la sua sofferenza, che non è " qualcosa da cui è difficilissimo allontanarsi" ma può diventarlo se lei continua a elaborarlo in questi termini.
Cordialmente
quello che emerge dal suo racconto è che questa relazione è stata caratterizzata dll'inizio da atteggiamenti di dipendenza e contro-dipendenza, ed è proprio questo aspetto ad averne compromesso l'evoluzione.
Andare in psicoterapia non vuol dire "delegare" allo specialista le proprie scelte, significa iniziare un percorso di crescita personale nel quale poter individuare le sue risorse e UTILIZZARLE per ridefinire i significati che ora contribuiscono a cronicizzare la sua sofferenza, che non è " qualcosa da cui è difficilissimo allontanarsi" ma può diventarlo se lei continua a elaborarlo in questi termini.
Cordialmente
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#7]
Utente
Grazie per le vostre risposte. Io sono consapevole del fatto che non posso aspettarmi di trovare qui una soluzione immediata ai miei problemi ma è come se sentissi che la mia sofferenza si fosse ormai cronicizzata e non vedo vie di uscita. Mi sento intrappolata, come se avessi una droga in circolo da cui non riesco a liberarmi.Ho reso più volte partecipe il mio terapeuta del fatto che non vedessi risultati, ma lui mi rassicurava. Queste rassicurazioni sono state inutili, il mio malessere ogni giorno aumenta, il distacco da questa persona nonostante la storia sia finita da quasi un'anno è per me doloroso e inaccettabile.Queste sensazioni mi spaventano perchè mi fanno sentire in un tunnel senza uscita, provo una rabbia immensa anche verso la mia persona, per non essere riuscita a mettere la parola fine e a cominciare a vivere senza di lui.E' la seconda terapia fallimentare che intraprendo ed è frustrante, davvero frustrante. Dipendere affettivamente da qualcuno è qualcosa di umiliante, angosciante.Sono una ragazza di 25 anni che non sa vedere la propria vita senza questa persona. Mi rendo conto da sola che non posso continuare così ma in questo momento non ho neppure la forza di rivolgermi ad un'altro terapeuta, non ho fiducia. Io mi sono impegnata per far si che la precedente terapia funzionasse ma cosa è cambiato? Nulla.Io sò benissimo di non poter avere aspettative magiche o immediate riguardo la psicoterapia ma è un'anno che vivo le stesse sensazioni,le stessa angoscie. Ne ho parlato innumerevoli volte con il mio terapeuta ma non è cambiato nulla. Iniziare di nuovo, con un'altro terapeuta mi procura sensazioni difficile da spiegare.Mi sento smarrita
[#9]
Gent.le ragazza,
Lei ha ragione dopo un anno di psicoterapia un processo di cambiamento dovrebbe essere quanto meno iniziato, e non inizia certo attraverso le rassicurazioni.
E' altrettanto vero però che non lei afferma di non riuscire ad immaginare la sua vita senza questa persona, quindi sta opponendo una resistenza all'elaborazione di questa separazione.
L'altro aspetto è la mancanza di fiducia sia in sé stessa sia nella psicoterapia, questo può equivalere a costruirsi un alibi che legittima la sua tendenza a "lasciarsi andare".
La difficoltà ad accettare la separazione a volte induce la persona ad "allearsi" al proprio dolore, perché si ha l'impressione che sia l'unica traccia che resta della relazione. In questo senso la psicoterapia (non le rassicurazioni), può offrirle un'opportunità di elaborazione del suo modo di costruire e vivere le relazioni.
Cordialmente
Lei ha ragione dopo un anno di psicoterapia un processo di cambiamento dovrebbe essere quanto meno iniziato, e non inizia certo attraverso le rassicurazioni.
E' altrettanto vero però che non lei afferma di non riuscire ad immaginare la sua vita senza questa persona, quindi sta opponendo una resistenza all'elaborazione di questa separazione.
L'altro aspetto è la mancanza di fiducia sia in sé stessa sia nella psicoterapia, questo può equivalere a costruirsi un alibi che legittima la sua tendenza a "lasciarsi andare".
La difficoltà ad accettare la separazione a volte induce la persona ad "allearsi" al proprio dolore, perché si ha l'impressione che sia l'unica traccia che resta della relazione. In questo senso la psicoterapia (non le rassicurazioni), può offrirle un'opportunità di elaborazione del suo modo di costruire e vivere le relazioni.
Cordialmente
[#10]
Gentile ragazza,
vorrei farle due o tre domande, giusto per cercare di fare un po' più di luce sulla situazione.
- cosa aggiunge, secondo lei, questa persona alla sua vita? cosa le da (o meglio, le dava)? Di che cosa, di preciso, non riesce a fare a meno? E' qualcosa che, a suo giudizio, va ricercata in un'altra persona, o forse sarebbe più utile cercarla innanzitutto in se stessi?
- questa persona l'ha abbandonata. Probabilmente a causa del fatto che il vostro rapporto si fondava su equilibri personali precari e instabili, che col tempo si sono modificati. Pensa possa essere davvero utile, per lei, ricercare ancora la presenza di una persona che non può occuparsi di lei in modo affidabile? Non ritiene che ciò potrebbe esporla nuovamente a successivi abbandoni? E' pronta ad affrontarli?
- la capacità di gestire in modo maturo un rapporto è fortemente legata all'equilibrio personale, ed al saper stare bene da soli, con se stessi. Ciò aiuta anche a scegliere un partner affidabile, che non abbia anch'egli profonde difficoltà di rapporto (simili o magari anche diverse dalle proprie). Non crede, quindi, che il servizio migliore che può rendere a se stessa ed alla sua relazione in questo momento sia quello di lavorare il più possibile sulle sue difficoltà irrisolte?
Non ha importanza che risponda a me, è sufficiente che risponda a se stessa.
Allearsi col proprio dolore per far sopravvivere (almeno dentro se stessi) i residui della relazione, come le suggeriva la collega, Dr.ssa Camplone, non è la strada migliore. Corrisponde all'equivalente "zombie" del rapporto. In questo senso, è importante che elabori, in terapia, la rabbia che prova per se stessa, per essersi "affidata" alla persona sbagliata, forse persino per aver concesso a se stessa di "affidarsi" a qualcuno. Diversamente, lo zombie continuerà a inseguirla, ad angosciarla, perché in realtà è lei a non lasciarlo andare.
Non abbia il timore di rivolgersi, eventualmente, anche ad un altro terapeuta: per quanto le sembri difficile farlo, non si arrenda ai suoi timori. A volte, per cambiare una situazione che si trascina a lungo, è necessario fare scelte diverse da quelle fatte fino a quel momento.
Un caro saluto,
vorrei farle due o tre domande, giusto per cercare di fare un po' più di luce sulla situazione.
- cosa aggiunge, secondo lei, questa persona alla sua vita? cosa le da (o meglio, le dava)? Di che cosa, di preciso, non riesce a fare a meno? E' qualcosa che, a suo giudizio, va ricercata in un'altra persona, o forse sarebbe più utile cercarla innanzitutto in se stessi?
- questa persona l'ha abbandonata. Probabilmente a causa del fatto che il vostro rapporto si fondava su equilibri personali precari e instabili, che col tempo si sono modificati. Pensa possa essere davvero utile, per lei, ricercare ancora la presenza di una persona che non può occuparsi di lei in modo affidabile? Non ritiene che ciò potrebbe esporla nuovamente a successivi abbandoni? E' pronta ad affrontarli?
- la capacità di gestire in modo maturo un rapporto è fortemente legata all'equilibrio personale, ed al saper stare bene da soli, con se stessi. Ciò aiuta anche a scegliere un partner affidabile, che non abbia anch'egli profonde difficoltà di rapporto (simili o magari anche diverse dalle proprie). Non crede, quindi, che il servizio migliore che può rendere a se stessa ed alla sua relazione in questo momento sia quello di lavorare il più possibile sulle sue difficoltà irrisolte?
Non ha importanza che risponda a me, è sufficiente che risponda a se stessa.
Allearsi col proprio dolore per far sopravvivere (almeno dentro se stessi) i residui della relazione, come le suggeriva la collega, Dr.ssa Camplone, non è la strada migliore. Corrisponde all'equivalente "zombie" del rapporto. In questo senso, è importante che elabori, in terapia, la rabbia che prova per se stessa, per essersi "affidata" alla persona sbagliata, forse persino per aver concesso a se stessa di "affidarsi" a qualcuno. Diversamente, lo zombie continuerà a inseguirla, ad angosciarla, perché in realtà è lei a non lasciarlo andare.
Non abbia il timore di rivolgersi, eventualmente, anche ad un altro terapeuta: per quanto le sembri difficile farlo, non si arrenda ai suoi timori. A volte, per cambiare una situazione che si trascina a lungo, è necessario fare scelte diverse da quelle fatte fino a quel momento.
Un caro saluto,
Dr.ssa Elisa Flavia Di Muro
www.psicologicamente.altervista.org
[#11]
Utente
Gentile Dott.ssa Di Muro, rispondo alle sue domande. Questa persona è stata l'unica che mi ha smosso dentro, che è riuscita a entrarmi nel cuore facendomi provare sensazioni e sentimenti che non conoscevo. Prima di conoscerlo non sapevo neppure di poter sentire certe emozioni, credevo che il mondo affettivo fosse fatto solo di ciò che avevo provato fino a quel momento. Invece con lui mi sono abbandonata, mi sono lasciata andare scoprendo emozioni a me sconosciute. L'ho fatto perchè lui mi faceva sentire davvero amata, un'amore che mai avevo sentito, mi faceva sentire protetta e mi sono abbandonata completamente. Ricordo ancora le sensazioni di perdita di controllo associate al mio lasciarmi andare affettivamente e fisicamente con lui. Erano intense ma al tempo stesso mi spaventano da morire perchè mi facevano sentire vulnerabile. Il mio primo attacco di panico( e unico) coincise proprio con questa fase di abbandono emotivo-affettivo. Con lui sentivo di potermi lasciare andare perchè mi invadeva di amore e attenzioni, ma a lungo andare tutto questo si è trasformato in dipendenza affettiva e lui ha iniziato a cambiare, a sentirsi insofferente e a sentire il bisogno di distaccarsi. Adesso questo distacco mi pesa enormemente perchè mi sembra di trovarmi in un tunnel senza vie di uscita, mi manca la sua presenza nella mia vita.Io non credo che la mia sofferenza adesso sia generata dal fatto di essermi affidata alla persona sbagliata perchè non la ritengo tale, ma proprio dal fatto di essermi affidata a qualcuno al punto adesso da non riuscire a farne a meno. Prima di conoscere lui ero molto autonoma, indipendente, addirittura faticavo ad appoggiarmi ad altre persone e non chiedevo mai aiuto per nulla. Ecco, forse il fatto di vedermi adesso così, di stare così male, mi procura rabbia e frustrazione perchè mi fa sentire dopo tanto tempo dalla rottura,ancora intrappolata in questo dolore
[#12]
Gent.le sig.na,
questa relazione le ha permesso di scoprire aspetti di sé che non sospettava e ora tutto questo fa parte di una consapevolezza più profonda del suo modo di essere.
Ogni volta che entriamo in relazione significativa con l'altro in modo autentico accettiamo il rischio di mostrare la nostra vulnerabilità, ma altrettanto farà l'altro con noi,su queste basi che gradualmente si costruisce la fiducia e la complicità reciproca.
Il rischio è iniziare a pensare che la vulnerabilità è sempre "perdente" all'interno del rapporto, preferendo mostrare all'altro solo le nostre "maschere" come ad esempio:
"faticavo ad appoggiarmi ad altre persone e non chiedevo mai aiuto per nulla"
questa è un modalità di pensiero rigida e assoluta ma ora sa che è possibile metterla in discussione, così il dolore da trappola può diventare opportunità di crescita personale attraverso una psicoterapia.
Cordialmente
questa relazione le ha permesso di scoprire aspetti di sé che non sospettava e ora tutto questo fa parte di una consapevolezza più profonda del suo modo di essere.
Ogni volta che entriamo in relazione significativa con l'altro in modo autentico accettiamo il rischio di mostrare la nostra vulnerabilità, ma altrettanto farà l'altro con noi,su queste basi che gradualmente si costruisce la fiducia e la complicità reciproca.
Il rischio è iniziare a pensare che la vulnerabilità è sempre "perdente" all'interno del rapporto, preferendo mostrare all'altro solo le nostre "maschere" come ad esempio:
"faticavo ad appoggiarmi ad altre persone e non chiedevo mai aiuto per nulla"
questa è un modalità di pensiero rigida e assoluta ma ora sa che è possibile metterla in discussione, così il dolore da trappola può diventare opportunità di crescita personale attraverso una psicoterapia.
Cordialmente
[#13]
Utente
Ho contattato un'altro terapeuta ma può ricevermi solo tra un mese nella città in cui studio. Io adesso mi trovo nell'isola in cui vivo e trascorro le vacanze estive ma non c'è nessuno a cui posso rivolgermi. Oggi avevo una forte ansia, è assurdo come il pensiero dell'altra persona possa essere così terribilmente forte e incessante. Mi sforzo di non cercarlo ma è difficilissimo. Mi chiedo, ne uscirò? E' una vera e propria dipendenza, qualcosa da cui distaccarsi è talmente doloroso da sembrare impossibile.
[#14]
Gentile ragazza,
quando parlavo di "persona sbagliata" mi riferivo al fatto che, al di là dei problemi di dipendenza che lei vive, questo ragazzo la sta tenendo a distanza, l'ha allontanata, non la sostiene minimamente, mentre sulla persona amata bisognerebbe poter contare anche e sopratutto nei momenti di difficoltà. La mia sensazione è che anche lui ricerchi una persona forte cui potersi appoggiare; ma la "forza" non può essere una maschera, ed i rapporti che si reggono sulle reciproche illusioni e fragilità difficilmente sono reali, mancando una base solida.
Comunque, per quanto ora le sembri impossibile, non ne dubiti: dalle dipendenze affettive è possibilissimo uscirne! E' però necessario un lavoro impegnativo su se stessi, una ristrutturazione parziale di alcuni aspetti della propria personalità. Talvolta ci si riesce da soli, anche se con molto tempo e sofferenza, ma spesso è più utile ed efficace farsi accompagnare in questo percorso da uno specialista.
Purtroppo si tratta di tener duro soprattutto in questo periodo, a meno che non riesca a trovare qualcuno sulla sua isola. Possibile non ci sia proprio nessuno? In rete ci sono vari elenchi online dove è possibile cercare gli studi psicologici presenti in ogni città.. Io co-gestisco uno di questi elenchi, se mi scrive privatamente dicendomi in che città si trova posso verificare se c'è qualche collega che ci lavora, o contattare altri colleghi via mailing list chiedendo se conoscono qualcuno di loro fiducia.
Se può essere utile mi faccia sapere,
cari saluti
quando parlavo di "persona sbagliata" mi riferivo al fatto che, al di là dei problemi di dipendenza che lei vive, questo ragazzo la sta tenendo a distanza, l'ha allontanata, non la sostiene minimamente, mentre sulla persona amata bisognerebbe poter contare anche e sopratutto nei momenti di difficoltà. La mia sensazione è che anche lui ricerchi una persona forte cui potersi appoggiare; ma la "forza" non può essere una maschera, ed i rapporti che si reggono sulle reciproche illusioni e fragilità difficilmente sono reali, mancando una base solida.
Comunque, per quanto ora le sembri impossibile, non ne dubiti: dalle dipendenze affettive è possibilissimo uscirne! E' però necessario un lavoro impegnativo su se stessi, una ristrutturazione parziale di alcuni aspetti della propria personalità. Talvolta ci si riesce da soli, anche se con molto tempo e sofferenza, ma spesso è più utile ed efficace farsi accompagnare in questo percorso da uno specialista.
Purtroppo si tratta di tener duro soprattutto in questo periodo, a meno che non riesca a trovare qualcuno sulla sua isola. Possibile non ci sia proprio nessuno? In rete ci sono vari elenchi online dove è possibile cercare gli studi psicologici presenti in ogni città.. Io co-gestisco uno di questi elenchi, se mi scrive privatamente dicendomi in che città si trova posso verificare se c'è qualche collega che ci lavora, o contattare altri colleghi via mailing list chiedendo se conoscono qualcuno di loro fiducia.
Se può essere utile mi faccia sapere,
cari saluti
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 7k visite dal 31/07/2010.
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Approfondimento su Dipendenza affettiva
Come superare la dipendenza affettiva? Perché e come si instaura e cosa fare per superare una relazione non equilibrata che provoca sofferenza.