Sono stata in terapia anni fa, ho avuto un t

Buongiorno, Le scrivo per parlarLe di un problema che mi toglie il sonno la notte e che non so gestire. Da 5 anni convivo con il mio compagno, che manifesta tutti i segni dalle disforia di genere. Non conoscevo il termine, me l’ha detto lui. Ama vestirsi (in casa) con vestaglie e camicie da notte, disprezza il suo pene, mette lo smalto sulle unghie e dice di sentirsi un po’ donna. Non è attratto dagli uomini, ha avuto diverse donne fra cui una moglie (matrimonio finito per tradimento di lei) e una compagna. Con me l’intesa è sempre stata ottima su tutti i piani, anche sessuale. In questi anni abbiamo fatto progetti di matrimonio (attendevamo i rispettivi divorzi) e cercato di avere un bambino (dice che una bimba è la cosa che più desidera al mondo) ma io temo di essere sterile. Poi due anni fa le cose sono cambiate in concomitanza con la morte di suo padre. È entrato in crisi, da allora non ha più preso in mano un libro (era un accanito lettore), e talvolta fa fatica a fare l’amore (nel senso che a volte non ha desiderio e altre ce l’ha ma non riesce a raggiungere l’orgasmo. Questo gli spiace perchè io sono una donna molto passionale). Speravo che il periodo di lutto finisse. Gli sono stata vicina dandogli tutto l’amore e la comprensione di cui sono capace. Premetto che non mi ha mai turbata la sua ‘tendenza’ femminile, l’ho sempre considerata una sua peculiarità (temo che sua madre abbia in qualche modo influito su questo: voleva una femmina, da piccolo lo vestiva da bimba e anche negli anni dell’adolescenza alimentava questo suo lato cucendogli pantaloni a fiorellini o ammirando i suoi capelli lunghi. Sua madre ebbe un esaurimento nervoso dopo il parto e ora è depressa dopo la morte del marito). Qualche mese fa, ottenuti i divorzi, abbiamo ripreso a parlare di matrimonio. In fondo viviamo insieme e fin dall’inizio abbiamo fatto questa scelta. Ma ora è turbato. All’inizio ha cercato di posticipare la scelta della data (mi ha già comprato l’anello per il giorno del fidanzamento). Ora però io l’ho un po’ messo alle strette, chiedendogli una risposta per fine anno. Allora è emersa la verità: lui teme di non riuscire a rendermi felice perchè non ha raggiunto un equilibrio con se stesso. Non si accetta per quello che è. Gli ho domandato se preferirebbe cambiare sesso (da adolescente ha frequentato transessuali e uno di loro è diventato donna) ma dice che non sarebbe più felice. Gli piacerebbe soltanto non avere il pene, dice che lo disturba. Ma io come posso accettare una simile mutilazione? Gli ho spiegato che lo amo per quello che è, uomo o donna. Che quel piccolo pezzo di carne non dovrebbe essere così importante da pregiudicare un rapporto bello come il nostro. Lui non mi vuole perdere e chiede aiuto. Ma non se la sente di vedere uno specialista. E io sono inadeguata. Sono stata in terapia anni fa, ho avuto un T.S. e non so come potrò reggere un abbandono. Cosa posso fare per aiutarlo? Lo amo con tutta l’anima...
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Dr.ssa Angela Pileci Psicologo, Psicoterapeuta, Sessuologo 19.9k 509
Gentile signora,

credo che dovrebbe prendere in considerazione l'idea di tornare dal Suo terapeuta per capire insieme che cosa sta cercando in questo rapporto. Per quali ragioni è stata in terapia?

Da una parte dice di voler un uomo al Suo fianco e di non poter accettare una mutilazione dei genitali; dall'altra però dice che ama il Suo compagno per quello che è, uomo o donna.

A me sembra un po' una contraddizione. Che Lei stia bene col Suo compagno è chiaro, ma Lei cosa cerca in questo rapporto? Cosa desidera Lei?

Mi pare che il discorso sia un po' sbilanciato a favore di cosa vuole il Suo compagno.


Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica

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Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
La ringrazio per la risposta così sollecita. Ero stata in terapia in seguito a due fatti accaduti nel mio passato: una violenza sessuale da parte di un parente sacerdote che non ero riuscita a superare (ho fatto delle sedute di ipnosi) e una relazione sentimentale tormentata, definita un'ossessione, dalla quale poi sono riuscita a liberarmi positivamente. Nel corso di questa relazione con persona sposata tentai il suicidio (nel 2002).
Mi chiede che cosa mi aspetto oggi: di essere amata per quello che sono. anch'io ho faticato ad accettarmi, ad avere nuovamente fiducia negli uomini, a superare i traumi sessuali. Oggi io vorrei continuare il mio rapporto col mio compagno, formare una famiglia con lui. Quello che intendevo dire è che non pretendo che lui cambi o che diventi un macho. lo accetto così. mi chiedo solo perchè una firma su un registro dovrebbe cambiare il nostro rapporto. Certo, vorrei anche avere un figlio, la mia sterilità è "sine causa" e tutti mi dicono che potrei restare incinta. sto prendendo l'inofolic plus (ho 41 anni).
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Dr.ssa Sabrina Camplone Psicoterapeuta, Psicologo 4.9k 87
Gent.le sig.ra,
credo che sia la sua situazione sia quella del suo compagno andrebbero seguite da un punto di vista psicoterapeutico con un trattamento individuale, prima ancora che di coppia.
Il rischio è che la vostra relazione si fondi sul bisogno di "appoggio" reciproco e non su un progetto frutto di una libera scelta.
Cordialmente


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Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Grazie per il suggerimento. ne parleremo e valuteremo questa opportunità.
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Psicoterapeuta, Psicologo attivo dal 2010 al 2011
Psicoterapeuta, Psicologo
Gentile Signora,
il desiderio che ha di continuare il suo rapporto e costruirsi una famiglia è legittimo soprattutto dopo gli sforzi fatti per superare il suo doloroso passato.
Credo che rivolgendosi a uno psicoterapeuta possa trovare adeguato sostegno nel mantenere i risultati raggiunti e nell'affrontare nuove evenienze.
Cordiali saluti
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Attivo dal 2010 al 2012
Ex utente
Dottoressa Serafini, La ringrazio per la Sua risposta così comprensiva. è vero, il mio passato è molto doloroso e ho capito che Lei l'ha colto tra le mie righe. Io penso che mi rivolgerò al mio terapeuta (anni fa mi ha aiutata a ritrovare la voglia di vivere), ma non so come far capire al mio compagno quanto possa essere importante un approccio al problema supportato da un professionista....lui non ha fiducia nella psicoterapia (tale quale sua madre) e io sto cercando di prepararmi ad essere forte, ma non so se ce la farò... a volte penso di aver sbagliato tutto. avevo un marito, persona semplice e buona, che forse non mi capiva granché, ma che ho lasciato, non senza sensi di colpa. Ho investito tanto in questa relazione e l'idea di aver fallito di nuovo mi è intollerabile... è stato quest'uomo a cercarmi, a volermi a tutti i costi, ad aspettare che io mi innamorassi di lui (all'inizio non volevo buttarmi a capofitto in un'altra relazione). e ora che siamo ad un passo dal conseguimento della nostra unione scopro che non ne è più convinto... mi sento ferita, presa in giro, ho tanta rabbia dentro che potrei ammalarmi. e paura di ricadere nella depressione. mi fermo qui, mi scuso se mi sono dilungata. grazie
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Psicoterapeuta, Psicologo attivo dal 2010 al 2011
Psicoterapeuta, Psicologo
Quella di rivolgersi al suo terapeuta mi sembra una buona decisione. Magari esponendogli approfonditamente quanto ci ha scritto potrà ricevere dal suo terapeuta aiuto nell'indivuduare la modalità più adatta per riuscire a fare ciò che ora non sa come affrontare.

Cordiali saluti.