Mentre era da solo a casa ci raccontò di aver pensato al suicidio e che spaventatosi si era
Buongiorno, vi scrivo per avere un consulto per mio padre. Ha 67 anni ed ha sempre lavorato tantissimo, non avendo la possibilità materiale di dedicarsi ad altre attività o ad hobby. Da circa 7-8 anni la sua attività di libero professionista si è ridotta quasi a zero e da lì sono cominciati i problemi. Premetto che è una persona ansiosa ed ha sempre avuto un carattere non facile ed irascibile; tuttavia, negli ultimi anni sembra che passi le sue giornate senza un fine… non ha hobby e non ha passione per nulla (perché come dice lui, non gli piace nulla, non ha mai avuto hobby e non ha pazienza). L’unica cosa che fa è uscire tutti i giorni a fare una passeggiata o fare ogni tanto qualche viaggio, ma anche quando intraprende un viaggio lo fa senza interesse, dice che lo fa “solo per fare qualcosa”. Non avendo nulla da fare e provando questa apatia generalizzata, si riversa su mia madre e su noi figli, chiedendoci insistentemente di uscire con lui e quasi pretendendo che usciamo con lui, arrabbiandosi oltre misura appena riceve un no, anche se giustificato. A quel punto, diviene molto irascibile, si chiude in se stesso e parla solo per lanciare offese gratuite, soprattutto verso mia madre. Anni fa, mentre era da solo a casa ci raccontò di aver pensato al suicidio e che spaventatosi si era rivolto al medico di famiglia. Gli prescrisse degli antidepressivi che lui ha poi smesso di prendere perché a volte si rendeva conto che rideva da solo. Da allora si è sempre rifiutato di prendere farmaci. Il problema è che la situazione è diventata ingestibile. E’ tornato in uno dei suoi periodi più bui e ci fa stare in ansia perché spesso passeggia da solo sul balcone o in casa, chiuso in se stesso e con il viso contrito pensando chissà cosa. Abbiamo provato a parlargli, ma lui dice che sta così perché mia madre non lo accompagna in giro. Credetemi sia noi che mia madre cerchiamo di accompagnarlo in giro, ma lui è sempre triste, non si diverte e sta sempre a criticare tutti. E’ come se, non sapendo su cosa concentrare la sua mente, si concentrasse su tutti i minimi spostamenti che facciamo, pronto sempre a criticare in maniera negativa tutto quello che facciamo. Mi fa stare male vederlo così; anche se ha sempre avuto un carattere non facile, quando è di buon umore è una persona favolosa, socievole e scherzosa… ho paura che la sua parte buia, pessimista e negativa mangi del tutto quella positiva. Secondo voi, è depresso? Cosa mi consigliate di fare? Vi sarei grata se poteste aiutarmi con un vostro parere.
Grazie mille e cordiali saluti.
Grazie mille e cordiali saluti.
[#1]
Gentile utente,
la terza età e il pensionamento rappresentano indubbiamente uno dei passaggi critici della vita, nei quali è necessario raggiungere un nuovo tipo di equilibrio personale e anche famigliare.
Il punto è che non sempre le risorse necessarie a fare ciò sono sufficienti o si riescono a mettere in campo e questo dipende, in linea generale e brevemente, dalla storia di vita della singola persona, quella della famiglia a cui appartiene e dal momento della vita nel quale è richiesto il fronteggiamento di situazioni critiche. In particolare, nella terza età e per una serie di motivi, questo può essere più difficile.
La situazione di suo padre, da come lei ben riferisce, è emblematica in questo senso.
Per via telematica non posso formulare diagnosi, ma le posso dire che suo padre ha bisogno di aiuto, così come voi per riuscire a ritrovare una situazione famigliare più serena.
L'indicazione che le posso dare è quella di rivolgersi in presenza ad uno psicologo/psicoterapeuta (preferibilmente terapeuta famigliare) in vista di un intervento idoneo rispetto alle difficoltà di suo padre che, come lei ha descritto, coinvolgono gli altri membri della famiglia creando disagi.
I miei migliori auguri di serenità.
la terza età e il pensionamento rappresentano indubbiamente uno dei passaggi critici della vita, nei quali è necessario raggiungere un nuovo tipo di equilibrio personale e anche famigliare.
Il punto è che non sempre le risorse necessarie a fare ciò sono sufficienti o si riescono a mettere in campo e questo dipende, in linea generale e brevemente, dalla storia di vita della singola persona, quella della famiglia a cui appartiene e dal momento della vita nel quale è richiesto il fronteggiamento di situazioni critiche. In particolare, nella terza età e per una serie di motivi, questo può essere più difficile.
La situazione di suo padre, da come lei ben riferisce, è emblematica in questo senso.
Per via telematica non posso formulare diagnosi, ma le posso dire che suo padre ha bisogno di aiuto, così come voi per riuscire a ritrovare una situazione famigliare più serena.
L'indicazione che le posso dare è quella di rivolgersi in presenza ad uno psicologo/psicoterapeuta (preferibilmente terapeuta famigliare) in vista di un intervento idoneo rispetto alle difficoltà di suo padre che, come lei ha descritto, coinvolgono gli altri membri della famiglia creando disagi.
I miei migliori auguri di serenità.
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
Questo consulto ha ricevuto 1 risposte e 1.6k visite dal 22/07/2010.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Per rispondere esegui il login oppure registrati al sito.
Approfondimento su Suicidio
I dati del suicidio in Italia e nel mondo, i soggetti a rischio, i fattori che spingono a comportamenti suicidari, cosa fare e come prevenire il gesto estremo.