Una ragione che non mi ama più
Buongiorno, ho un problema riguardante il mio partner, o meglio ex partner di 30 anni. Da tre mesi sono uscita di casa dove vivevamo insieme da tre anni. Era qualche mese che lui era strano, apatico, si svegliava di notte sudatissimo, faceva anche fatica a scmbiare due parole.Il quadro molto semplificato è il seguente: ha una famiglia decisamente opprimente, che non ha mai acettato il nostro rapporto, senza dare una spiegazione. Lui lavora con la famiglia si fa carico di tutto e tutti anche dal punto di vista economico e viene trattato molto male da loro. Il lavoro è un lavoro, per cui ci sono davvero molte responsabilità, decisamente pesanti. Un giorno l' ho convinto ad andare dal medico curante per via dei problemi digestivi che aveva in quel periodo, sono andata con lui ed il dottore gli ha detto che si trattava di depressione e che secondo lui era bene iniziare una terapia farmacologica, di pensarci e farsi sentire. All' inizio si è avvicinato ancora più a me, mi ha detto che avrebbe preso le medicine del caso,ma poi ha inizizato a "svanire". Finchè un giorno l' ho meso di fronte al fatto compiuto ed ha iniziato a dire che non sapeva più cosa provava per me, voleva una pausa. Sono andata via di casa, abbiamo continuato a sentirci per sua scelta. Ci siamo visti solo poche volte, finchè mi ha detto che non prova più niente in generale per nessuno, non aveva più emozioni. Si sta facendo seguire da uno psicologo, ma non sta prendendo nulla. L' ultima affermazione è stata che non mi ama più, ho preso tutte le mie cose ed ora non ci sentiamo più. Sto andando anch'io da uno psicologo, perchè non riesco a capire cosa sia successo, fino al mese pirma parlavamoi di sposarci e di avere un bimbo a breve. Devo farmi una ragione che non mi ama più e sparire, oppure la depressione può portare a quest' annullamento dei sentimenti e lui tornerà? Ed in questo caso, come mi devo comportare? Chiedo scusa per la lunghezza dell' intervento, ma volevo inserire più elementi possibili, anche se in relatà per avere il quadro completo servirebbero 10 pagine. Chiedo un consiglio su come comportarmi e su cosa aspettarmi. Ringarzio anticipatamente
[#1]
Gent.le sig.ra,
in questo momento sia lei che il suo partner siete disorientati, la psicoterapia dovrebbe essere uno "spazio" nel quale ridurre la dissonanza tra le aspettative e l'esperienza attuale così come la percepite, questo è il risultato di un processo relazionale nel quale sarete coinvolti insieme allo psicoterapeuta.
Non ci sono soluzioni preconfezionate, se sarete disposti a mettervi in discussione potrete imparare molto su voi stessi e sui sentimenti che provate l'uno per l'altra.
Tutto il resto avverrà di conseguenza.
Cordialmente
in questo momento sia lei che il suo partner siete disorientati, la psicoterapia dovrebbe essere uno "spazio" nel quale ridurre la dissonanza tra le aspettative e l'esperienza attuale così come la percepite, questo è il risultato di un processo relazionale nel quale sarete coinvolti insieme allo psicoterapeuta.
Non ci sono soluzioni preconfezionate, se sarete disposti a mettervi in discussione potrete imparare molto su voi stessi e sui sentimenti che provate l'uno per l'altra.
Tutto il resto avverrà di conseguenza.
Cordialmente
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Ex utente
Grazie Dott. ssa Campione per la risposta. Quello che sto cercando di fare è proprio questo, quello che mi dice la psicoterapeuta è di pensare a me. Sto cercando di ripartire, quello che vorrei capire è se è giusto "perderci di vista". Io ho deciso di non chiamre più, perchè durante le ultime telefonate, lui alternava addirittura momenti di "cattiveria" e non mi sembra giusto per me andare avanti così. Mi sembra un' altra persona. Poi però giustifico tutto col fatto che non sta bene e ho paura a sparire, perchè se ancora qualcosa c'è, in questo modo prima o poi sparirà. Devo mantenere i contatto o sparire e lasciare ad entrambi spazio per riprenderci il nostro equilibrio?
[#4]
Cara e gentile Signora,
la vostra pare proprio una situazione ingarbugliata dove ipotizzare una modalità di comportamento per cercare di sbloccarla potrebbe paradossalmente peggiorarla.
Non sono nemmeno d'accordo di buttarsi in un percorso terapeutico affidandosi al primo specialista che capita
nella convinzione che una psicoterapia sia la cosa migliore da farsi. Intendiamoci, di solito questo é vero, ma le cose non stanno sempre così. Non sono rare le volte che una psicoterapia provochi il peggioramento di una situazione che viceversa avrebbe potuto evolvere in maniera più costruttiva.
In pratica, non dobbiamo essere eccessivamente rigidi nella convinzione che un sintomo andrebbe subito debellato. Così facendo, potremmo perdere il significato simbolico che ogni sintomo esprime. Per quanto strano possa apparire, un sintomo, ad esempio depressivo, prima di essere una malattia, é un tentativo di autocura, nè più nè meno come lo stato di coma, per intuibili ragioni.
IL suggerimento datole da uno specialista di pensare a se stessa, più che una corrente di pensiero psicologico non escluderebbe la presenza di un problema nel sanitario, che, a mio modo di vedere, avrebbe dovuto astenersi dal proferire consigli così categorici.
Questo perchè nessuno dovrebbe suggerirle comportamenti senza la massima prudenza. Che questo ragazzo non stia benissimo, mi sembrerebbe evidente, ma il fatto poi se sia meglio in questa circostanza stare lontani e non frequentarsi non ritengo sia una decisione migliore di stare vicini in attesa di una ripresa ed in ogni caso la messa in cantiere di questo progetto dovrebbe essere sua e preceduta da una attenta e scrupolosa valutazione del tutto.
Esaurita la performance con le proprie forze nulla osta la sua decisione di affidarsi ad uno specialista veramente competente ed esperto nel trattare i casi come il suo. La sua ovvia osservazione per sapere se lo specialista X possiede i requisiti richiesti apre un capitolo non di facile soluzione. Potrei suggerirle di consultarne diversi e poter così scegliere il più adatto.
Mi permetta di segnalarle due aspetti. 1. Uno specialista che sa il fatto suo lo riconosce da come parla e cosa dice. 2. Non trascuri il coefficiente di simpatia/antipatia. Non tutti i terapeuti vanno bene per tutti, anche sotto questo aspetto.
Cordialità.
la vostra pare proprio una situazione ingarbugliata dove ipotizzare una modalità di comportamento per cercare di sbloccarla potrebbe paradossalmente peggiorarla.
Non sono nemmeno d'accordo di buttarsi in un percorso terapeutico affidandosi al primo specialista che capita
nella convinzione che una psicoterapia sia la cosa migliore da farsi. Intendiamoci, di solito questo é vero, ma le cose non stanno sempre così. Non sono rare le volte che una psicoterapia provochi il peggioramento di una situazione che viceversa avrebbe potuto evolvere in maniera più costruttiva.
In pratica, non dobbiamo essere eccessivamente rigidi nella convinzione che un sintomo andrebbe subito debellato. Così facendo, potremmo perdere il significato simbolico che ogni sintomo esprime. Per quanto strano possa apparire, un sintomo, ad esempio depressivo, prima di essere una malattia, é un tentativo di autocura, nè più nè meno come lo stato di coma, per intuibili ragioni.
IL suggerimento datole da uno specialista di pensare a se stessa, più che una corrente di pensiero psicologico non escluderebbe la presenza di un problema nel sanitario, che, a mio modo di vedere, avrebbe dovuto astenersi dal proferire consigli così categorici.
Questo perchè nessuno dovrebbe suggerirle comportamenti senza la massima prudenza. Che questo ragazzo non stia benissimo, mi sembrerebbe evidente, ma il fatto poi se sia meglio in questa circostanza stare lontani e non frequentarsi non ritengo sia una decisione migliore di stare vicini in attesa di una ripresa ed in ogni caso la messa in cantiere di questo progetto dovrebbe essere sua e preceduta da una attenta e scrupolosa valutazione del tutto.
Esaurita la performance con le proprie forze nulla osta la sua decisione di affidarsi ad uno specialista veramente competente ed esperto nel trattare i casi come il suo. La sua ovvia osservazione per sapere se lo specialista X possiede i requisiti richiesti apre un capitolo non di facile soluzione. Potrei suggerirle di consultarne diversi e poter così scegliere il più adatto.
Mi permetta di segnalarle due aspetti. 1. Uno specialista che sa il fatto suo lo riconosce da come parla e cosa dice. 2. Non trascuri il coefficiente di simpatia/antipatia. Non tutti i terapeuti vanno bene per tutti, anche sotto questo aspetto.
Cordialità.
Dr. Willy Murgolo
Psicologo-Psicoterapeuta
Ipnosi Clinica-Sessuologia
[#5]
Gentile ragazza, dalla descrizione che ci dà non è facile avere il senso di ciò che è successo. È arduo capire persino chi ha lasciato chi.
Rispetto alla sua domanda, io credo che in questo momento, oltre che pensare a se stessa, dovrebbe mettersi nell'ordine di idee di lasciare al tempo il suo corso. Solo aspettando che il polverone si diradi potrà capire cos'è che vuole veramente. Quando si è sereni si prendono decisioni migliori. Dunque, continui a farsi seguire dalla sua psicologa, ed eviti di mettersi fretta.
Cordiali saluti
Rispetto alla sua domanda, io credo che in questo momento, oltre che pensare a se stessa, dovrebbe mettersi nell'ordine di idee di lasciare al tempo il suo corso. Solo aspettando che il polverone si diradi potrà capire cos'è che vuole veramente. Quando si è sereni si prendono decisioni migliori. Dunque, continui a farsi seguire dalla sua psicologa, ed eviti di mettersi fretta.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.8k visite dal 16/07/2010.
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