Ansia e mancanza di voglia studiare
Gentili medici,
ho quasi 23 anni, sono iscritta nella facoltà di Scienze della formazione, sono al primo anno fuori corso, mi mancano pochi esami alla laurea e sto iniziando a preparare la tesi. Sono sempre stata una buona studentessa, ho ottenuto e continuo a ottenere ottimi risultati negli esami ma nell'ultimo periodo la mia voglia di studiare è praticamente inesistente. Premetto che la facoltà che frequento l'ho scelta io e mi piace e appassiona molto, e nonostante mia madre avesse espresso la sua preferenza affinchè andassi a studiare fuori mi ha lasciato completamente libera di scegliere dove e come studiare.
Nell'ultimo anno di liceo classico(4 anni fa) ho avuto gravi problemi d'ansia, che si presentavano con frequenti crisi d'ansia, e sono stata in cura da una psicologa e,in seguito per breve tempo, da una psichiatra che mi ha prescritto una cura: inizialmente xanax, e in seguito (dal momento che mi creava sonnolenza) lexotan. Ho comunque interrotto la terapia subito dopo aver preso la maturità. Tengo a sottolineare che nella classe in cui ero non sono stata l'unica ad avere problemi legati allo stress e all'ansia da studio.
Nei primi anni di università i problemi da'ansia non si sono presentati, solo un'agitazione del tutto comune prima di un esame. Nell'ultimo periodo (negli ultimi 6 mesi circa) l'ansia prima degli esami si è fortemente intensificata, non sfociando in vere e proprie crisi ma comunque compromettendo seriamente la mia tranquillità prima del colloquio d'esame. Attualmente i sintomi più frequenti prima di un esame sono: insonnia la notte prima, forte nausea, pianto,tachicardia e sopratutto incapacità di comprendere il mio grado di preparazione; ma tutto questo, tranne in un caso,si manifesta a casa prima di recarmi in facoltà. Davanti a colleghi riesco generalmente a gestire l'ansia il tanto da non mettermi in situazioni imbarazzanti.
Il problema è che ultimamente la mia voglia di studiare scarseggia. Mi sono lasciata indietro esami che non mi piacciono e non stimolano minimamente la mia attenzione. Ho iniziato una tesi che mi appassiona molto, ma non mi sento di dedicarmici proprio a causa di questi esami che mi bloccano. Mi metto davanti al libro ma mi distraggo, perdo il filo e tempo.
Non so se possa essere un fattore rilevante: sono una studentessa fuori sede, negli scorsi anni ho vissuto n casa con altre coinquiline, mentre quest'anno (da settembre) ho preso casa con il mio fidanzato con il quale sto da 6 anni. Con lui le cose vanno molto bene, è uno studente anche lui e non credo possa essere la causa di questo mio problema. Ad ogni modo ho parlato con lui di questo mio "impasse" nello studio, e gli ho detto che forse era determinato dal fatto di condurre una vita meno studentesca e più da coppia, e che forse dal prossimo anno avrei voluto prendere insieme a lui una stanza in una casa con altri studenti. Lui nonostante preferisca vivere con me, non ha creato problemi e ha detto che mi asseconderebbe.
Vi ringrazio
ho quasi 23 anni, sono iscritta nella facoltà di Scienze della formazione, sono al primo anno fuori corso, mi mancano pochi esami alla laurea e sto iniziando a preparare la tesi. Sono sempre stata una buona studentessa, ho ottenuto e continuo a ottenere ottimi risultati negli esami ma nell'ultimo periodo la mia voglia di studiare è praticamente inesistente. Premetto che la facoltà che frequento l'ho scelta io e mi piace e appassiona molto, e nonostante mia madre avesse espresso la sua preferenza affinchè andassi a studiare fuori mi ha lasciato completamente libera di scegliere dove e come studiare.
Nell'ultimo anno di liceo classico(4 anni fa) ho avuto gravi problemi d'ansia, che si presentavano con frequenti crisi d'ansia, e sono stata in cura da una psicologa e,in seguito per breve tempo, da una psichiatra che mi ha prescritto una cura: inizialmente xanax, e in seguito (dal momento che mi creava sonnolenza) lexotan. Ho comunque interrotto la terapia subito dopo aver preso la maturità. Tengo a sottolineare che nella classe in cui ero non sono stata l'unica ad avere problemi legati allo stress e all'ansia da studio.
Nei primi anni di università i problemi da'ansia non si sono presentati, solo un'agitazione del tutto comune prima di un esame. Nell'ultimo periodo (negli ultimi 6 mesi circa) l'ansia prima degli esami si è fortemente intensificata, non sfociando in vere e proprie crisi ma comunque compromettendo seriamente la mia tranquillità prima del colloquio d'esame. Attualmente i sintomi più frequenti prima di un esame sono: insonnia la notte prima, forte nausea, pianto,tachicardia e sopratutto incapacità di comprendere il mio grado di preparazione; ma tutto questo, tranne in un caso,si manifesta a casa prima di recarmi in facoltà. Davanti a colleghi riesco generalmente a gestire l'ansia il tanto da non mettermi in situazioni imbarazzanti.
Il problema è che ultimamente la mia voglia di studiare scarseggia. Mi sono lasciata indietro esami che non mi piacciono e non stimolano minimamente la mia attenzione. Ho iniziato una tesi che mi appassiona molto, ma non mi sento di dedicarmici proprio a causa di questi esami che mi bloccano. Mi metto davanti al libro ma mi distraggo, perdo il filo e tempo.
Non so se possa essere un fattore rilevante: sono una studentessa fuori sede, negli scorsi anni ho vissuto n casa con altre coinquiline, mentre quest'anno (da settembre) ho preso casa con il mio fidanzato con il quale sto da 6 anni. Con lui le cose vanno molto bene, è uno studente anche lui e non credo possa essere la causa di questo mio problema. Ad ogni modo ho parlato con lui di questo mio "impasse" nello studio, e gli ho detto che forse era determinato dal fatto di condurre una vita meno studentesca e più da coppia, e che forse dal prossimo anno avrei voluto prendere insieme a lui una stanza in una casa con altri studenti. Lui nonostante preferisca vivere con me, non ha creato problemi e ha detto che mi asseconderebbe.
Vi ringrazio
[#1]
Gentile Utente,
se Lei non ritiene che altre situazioni possano aver influito su questa reazione ansioso-depressiva allora dobbiamo proprio concentrarci sull'università.
Il percorso di studi richiede a tutti un livello elevato di energie: a volte ne abbiamo da buttare, altre volte queste energie scarseggiano, e lo studio appare quindi più pesante.
A questo aggiungiamo che l'ansioso per definizione tende un po' a catastrofizzare un sintomo: forse Lei si è preoccupata molto di una piccola perdita di energia, e tale preoccupazione ha influito successivamente sull'umore, e quindi sulla voglia di studiare.
Se in passato psicologo e psichiatra sono stati utili per Lei perchè non seguire ancora la stessa strada?
se Lei non ritiene che altre situazioni possano aver influito su questa reazione ansioso-depressiva allora dobbiamo proprio concentrarci sull'università.
Il percorso di studi richiede a tutti un livello elevato di energie: a volte ne abbiamo da buttare, altre volte queste energie scarseggiano, e lo studio appare quindi più pesante.
A questo aggiungiamo che l'ansioso per definizione tende un po' a catastrofizzare un sintomo: forse Lei si è preoccupata molto di una piccola perdita di energia, e tale preoccupazione ha influito successivamente sull'umore, e quindi sulla voglia di studiare.
Se in passato psicologo e psichiatra sono stati utili per Lei perchè non seguire ancora la stessa strada?
[#2]
Ex utente
Gentile Dr. Bulla,
la ringrazio per la sua risposta.
Lei ha sicuramente ragione nel dire che dovrei riprendere la terapia, ma al tempo stesso, probabilmente sbagliando, credo che i momenti in cui la voglia di studiare manchi o diminuisca capitino a tutti e che debba imparare a gestirmi da sola, senza che qualcuno mi indichi la strada.
Quello che mi tormenta è perchè, a così poca distanza dalla meta, mi sembra di aver perso la motivazione.
E mi tormenta anche l'idea di deludere la ma famiglia; essendo stata sempre una buona studentessa sento,e so, che in me sono state riposte molte speranze(dal punto di vista "ideologico") e mi sento oppressa da questo. Mi sembra di non poter far fronte a tutte le aspettative e questo mi scoraggia e mi colpevolizza ancora di più, nel momento in cui non riesco a trovare la voglia di studiare.
Oltretutto, e questo suppongo sia abbastanza solito nelle persone ansiose, sento fortemente il confronto con le persone intorno a me. I miei vecchi compagni di liceo già laureati o laureandi, o mio zia che si è recentemente iscritta all'università è ha sicuramente molte più energie e voglia di me.
L'ansia è un elemento con cui purtroppo ho imparato a convivere e eviterei, sinceramente, di riprendere la terapia farmacologica.
la ringrazio per la sua risposta.
Lei ha sicuramente ragione nel dire che dovrei riprendere la terapia, ma al tempo stesso, probabilmente sbagliando, credo che i momenti in cui la voglia di studiare manchi o diminuisca capitino a tutti e che debba imparare a gestirmi da sola, senza che qualcuno mi indichi la strada.
Quello che mi tormenta è perchè, a così poca distanza dalla meta, mi sembra di aver perso la motivazione.
E mi tormenta anche l'idea di deludere la ma famiglia; essendo stata sempre una buona studentessa sento,e so, che in me sono state riposte molte speranze(dal punto di vista "ideologico") e mi sento oppressa da questo. Mi sembra di non poter far fronte a tutte le aspettative e questo mi scoraggia e mi colpevolizza ancora di più, nel momento in cui non riesco a trovare la voglia di studiare.
Oltretutto, e questo suppongo sia abbastanza solito nelle persone ansiose, sento fortemente il confronto con le persone intorno a me. I miei vecchi compagni di liceo già laureati o laureandi, o mio zia che si è recentemente iscritta all'università è ha sicuramente molte più energie e voglia di me.
L'ansia è un elemento con cui purtroppo ho imparato a convivere e eviterei, sinceramente, di riprendere la terapia farmacologica.
[#3]
Gentile Utente,
una certa quantità d'ansia è presente in tutti noi e, se proporzionata all'evento che la determina, è funzionale a mettere in atto reazioni e comportamenti idonei a superare l'evento critico.
Il disagio sorge, invece, quando l'ansia è apparentemente immotivata oppure è sproporzionata alla situazione. In questi casi l'ansia(che può avere gradi di intensità diversi e differenti effetti psichici, comportamentali e/o fisiologici, ma che comunque influisce sulla nostra attività psichica),ha la funzione di segnale, ed è per questo bene ricorrere di persona ad un esperto che, raccogliendo gli elementi utili, possa dare un aiuto concreto.
Da quanto lei riferisce, nel suo caso l'ansia (con un certo grado di intensità) pare manifestarsi in prossimità o in concomitanza con punti nodali della sua vita quali l'avvicinarsi della fine del liceo, della laurea, e direi, forse, anche il cambiamento di situazione di coppia (convivenza). Ciò, però, non è da confondere con le cause, sono solo i "periodi critici" nei quali l'ansia in lei emerge ed è bene, perciò, che lei si rivolga direttamente (in presenza) ad uno psicologo/psicoterapeuta, che saprà esserle utile per il suo benessere attuale e futuro.
I miei migliori auguri di serenità.
una certa quantità d'ansia è presente in tutti noi e, se proporzionata all'evento che la determina, è funzionale a mettere in atto reazioni e comportamenti idonei a superare l'evento critico.
Il disagio sorge, invece, quando l'ansia è apparentemente immotivata oppure è sproporzionata alla situazione. In questi casi l'ansia(che può avere gradi di intensità diversi e differenti effetti psichici, comportamentali e/o fisiologici, ma che comunque influisce sulla nostra attività psichica),ha la funzione di segnale, ed è per questo bene ricorrere di persona ad un esperto che, raccogliendo gli elementi utili, possa dare un aiuto concreto.
Da quanto lei riferisce, nel suo caso l'ansia (con un certo grado di intensità) pare manifestarsi in prossimità o in concomitanza con punti nodali della sua vita quali l'avvicinarsi della fine del liceo, della laurea, e direi, forse, anche il cambiamento di situazione di coppia (convivenza). Ciò, però, non è da confondere con le cause, sono solo i "periodi critici" nei quali l'ansia in lei emerge ed è bene, perciò, che lei si rivolga direttamente (in presenza) ad uno psicologo/psicoterapeuta, che saprà esserle utile per il suo benessere attuale e futuro.
I miei migliori auguri di serenità.
Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta
capita a molti studenti di trovarsi in questa situazione ed è capitato anche a lei. non c'è niente di male nel farsi aiutare per riprendere il cammino. se ha inoltrato questa richiesta di consulenza è evidente che è intenzionata a farsi aiutare, il prossimo passo è quello di andare personalmente da un professionista.
non è obbligatorio riprendere la terapia farmacologica, ma non è evitando il contatto con un professionista che eviterà i suoi problemi.
non è obbligatorio riprendere la terapia farmacologica, ma non è evitando il contatto con un professionista che eviterà i suoi problemi.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 26.8k visite dal 07/07/2010.
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Approfondimento su Ansia
Cos'è l'ansia? Tipologie dei disturbi d'ansia, sintomi fisici, cognitivi e comportamentali, prevenzione, diagnosi e cure possibili con psicoterapia o farmaci.