Senz'altro stiamo sbagliando noi genitori

Salve, sono la mamma di un ragazzino di 13 anni. La mia famiglia è composta da mio marito 58 anni, io 50 mio figlio e mia figlia di 27 anni che abita però ormai da 6 anni in un altra città per motivi di lavoro.
Mio figlio sin da piccolo è stato un bamino timido, riservato. Quando però riesce a rompere il ghiaccio si comporta come tutti i ragazzi. In casa invece è sempre stato esuberante e con noi tiene testa a tutto. Praticamente sfoga su di noi quello che non fa fuori, in più adesso è anche l'età della ribellione.
Ha frequentato la seconda media, quest'anno si è inserito anche abbastanza bene nella classe, ha seguito un corso di karatè fino a prendere la cintura blu, ha frequentato la parrocchia. Fa tutto questo ma svogliatamente, senza passione per niente, che non siano videogiochi o comunque cose di questo tipo. Noi cerchiamo di controllarlo e di farlo giocare in modo adeguato, ma adesso che è finita la scuola ci passa più tempo(si va dalle due tre ore). Il problema è farlo uscire, andare con i compagni. Se esce, esce sempre con noi, non vuole affrontare realtà nuove, dice che gli fa male la pancia. Sembra che abbia paura di tutto quello che è nuovo. In casa difficilmente risponde al telefono o fa telefonate. Fuori, se deve comprare qualcosa, vuole che andiamo anche noi, altrimenti rinuncia. E' un ragazzino intelligente e i suoi discorsi spaziano su tanti argomenti; però alle volte è ripetitivo: ti dice le solite cose molte volte e ti fa sempre le solite domande, sia che gli rispondiamo, sia dove non abbiamo risposta perche ignoriamo l'argomento. Senz'altro stiamo sbagliando noi genitori. All'età di 9/10 anni avevamo consultato una psicologa infantile, la quale ci aveva rassicurato che il bambino doveva solo essere rassicurato nelle sue azioni, ma che era tutto a posto. Evidentemente non siam stati capaci di fare questo. Adesso veramente non sappiamo cosa fare, per renderlo sereno di affrontare la vita e per non farlo essere isolato. Purtroppo viviamo in una società dove la persona "diversa" dalla massa (specie nei ragazzini di quest'età) viene esclusa. E già lui si esclude da solo, figuriamoci gli altri!
Spero che capisca i nostri timori e il bisogno urgente di intervenire, ma anche sapere come intervenire.
Rimaniamo in attesa di una risposta, se possibile, quanto prima, e siamo a disposizione per qualsiasi ulteriore informazione.
RingraziandoLa anticipatamente, distintamente saluto.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, i sintomi che descrive di suo figlio, mi riferisco soprattutto alle ripetizioni e alle domande, sembrano sintomi di ansia. Ho paura che il suggerimento della psicologa di rassicurarlo il più possibile, che poteva forse avere un senso al tempo in cui vi fu dato, ora produrrebbe più danni che altro.
Il quadro che descrive è identico a quello di molte altre famiglie, dove i ragazzi dell'età di suo figlio, ma anche più grandi, rimangono iperprotetti per troppo tempo, con la conseguenza che in casa la fanno da padroni, e fuori non sanno da che parte rifarsi.
Credo che sarebbe opportuno procedere a un secondo processo di "svezzamento" del ragazzo, ma dovreste essere seguiti da uno specialista che possa darvi le indicazioni più adatte al vostro caso.
È un ottimo punto di partenza la sua disponibilità a riconoscere che potreste dover cambiare qualcosa come genitori, ma non è necessario che vi colpevolizziate, perché è chiaro che un genitore agisce sempre mosso dalle migliori intenzioni. Ora si tratta solo di aggiustare il tiro, per il bene di vostro figlio.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

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Utente
Utente
La ringrazio infinitamente per la sua pronta risposta e cercheremo di seguire il suo consiglio.
Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Signora,
la preadolescenza e l'adolescenza portano con sé alcuni comportamenti che spesso per i genitori non sono di facile interpretazione.Non è sempre facile, infatti, distinguere la linea che separa un comportamento per così dire "fisiologico" per l'età da un altro che, invece, è indice di una sofferenza psicologica. Nel dubbio è meglio rivolgersi direttamente ad un esperto, dato che ogni caso secondo me (terapeuta familiare),deve essere valutato alla luce della storia di vita di una persona, di quella della famiglia a cui appartiene e delle relazioni che in essa intercorrono . Lei, però, riferisce di aver consultato una psicologa anche anni addietro, quando suo figlio era un po' più piccolo e aggiunge che la sorella vive da alcuni anni fuori casa.
Come era il loro rapporto?
Come è stato vissuto questo distacco da voi? E da suo figlio? Che ruolo ha nella famiglia? Che funzione potrebbe avere il comportamento attuale di suo figlio?
Che effetti provoca su voi genitori?
Sono solo alcune domande sulle quali a me viene da riflettere, senza ovviamente alcuna pretesa di essere esaustive e corrette, dato che mi baso su descrizioni parziali che non possono per loro natura essere esaurienti in merito alla complessità di una situazione.
I miei migliori auguri di serenità

Dr.ssa Laura Rinella
Psicologa Psicoterapeuta
www.psicologiabenessereonline.it

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Utente
Utente
Gentile Dottoressa,
la ringrazio molto per la sua risposta. Posso dirle che i due fratelli sono molto legati. Lei quando è a casa (viene nei fine settimana ogni 15 giorni), lo segue quasi più come madre che sorella. Lui le lascia poco spazio libero perchè la vuole tutta per se. Quando mia figlia ha deciso di andare a vivere fuori, noi genitori avevamo dei timori, e forse involontariamente li abbiamo trasmessi anche al piccolo. Adesso però viviamo serenamente tutto questo, perchè sappiamo che la ragazza è serena nella sua nuova dimensione di vita.
Il comportamento del ragazzo ha su noi genitori (credo di aver capito così la sua domanda) un effetto di "ansia",e di nervosismo quando insiste su non voler andare con i compagni o nel non voler fare cose che comunemente i ragazzini di quest'età fanno:specie io mi altero e mi metto a battibeccare con lui. Come punto di riferimento per qualsiasi domanda o richiesta, il ragazzo viene sempre prima da me, ed è per questo che tra noi c'è un rapporto conflittuale.
Con il padre invece, nonostante lui sia più burbero, riesce a dialogare meglio e forse c'è anche più complicità.
Tra noi genitori non ci sono tensioni e siamo sempre stati una coppia unita. Non ci sono forti discussioni (quanto meno non di frequente e per cose importanti). Mio marito è la parte positiva della coppia, io purtroppo quella negativa. Tutto questo ha certamente influito sul ragazzo. E' per questo che ci eravamo rivolti ad una psicologa infantile: il bambino alle volte si isolava dal gruppo ed mostrava una timidezza
accentuata, ed specie io che sono più apprensiva non sapevo come sboccarlo da questa situazione.
Torno a ripetere, se i risultati sono questi evidentemente anche noi abiiamo sbagliato qualcosa, pur cercando di fare del nostro meglio.
Il timore che abbiamo adesso è quello : se fare bene a spronarlo anche in modo deciso e severo, o cercare di prenderlo con le buone, ma come?
Quando riesce poi a prendere fiducia in se stesso, le cose le fa e riesce anche bene, ma il problema è fargli capire che lui non ha niente di più ma neanche niente di meno degli altri ragazzi della sua età e che può riuscire a fare tutto questo.
La ringrazio ancora per la sua cortese disponibilità ed attendo una sua risposta.
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Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile signora, il "come" potrà essere messo a punto solo con dei consulti di persona. Non sarebbe possibile darle dei suggerimenti precisi senza conoscervi né potervi vedere. Si rischierebbe solo di dare consigli approssimativi e inadatti. Segua l'indicazione, e rivolgetevi a un professionista di persona.

Cordiali saluti
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Dr.ssa Laura Rinella Psicologo, Psicoterapeuta 6.3k 119
Gentile Signora,
la vorrei rassicurare riguardo i sensi di colpa che un genitore può provare rispetto a situazioni che riguardano i propri figli. Sono certa che lei come madre e anche suo marito come padre, abbiate sempre avuto buona cura e buone intenzioni verso i vostri figli. Questo deve esservi di conforto, poiché ogni situazione ha il proprio dritto e il proprio rovescio e a volte, le buone intenzioni e la buona cura non danno gli esiti che si desiderano.
Nei rapporti familiari si creano, a volte, più o meno inconsapevolmente, delle modalità di interazione e delle comunicazioni (anche i comportamenti sono comunicazione)disfunzionali che tendono a diventare sempre le stesse ripetendosi nel tempo.
Proprio per questo,in base a quanto lei riferisce, la sua situazione non si può risolvere con una risposta data via mail, ma rivolgendosi direttamente (in presenza) ad un esperto.
Non vada in cerca di errori quindi (non era il senso della mia precedente risposta), ma di un aiuto concreto che possa guidarvi a cambiare lo stato delle cose.
Di nuovo i miei migliori auguri.

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Dr.ssa Ilenia Sussarellu Psicoterapeuta, Psicologo 648 21
Gentile Signora,
dalla sua richiesta è evidente la preoccupazione che questa situazione le procura.
Sono tante le domande a cui rispondere e sono altrettante le cose che voi potete fare per aiutarlo; è per questo che nel suo caso è indicato che si rivolga ad uno psicoterapeuta che vi sostenga in questa fase.

La saluto cordialmente
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Utente
Utente
Vi ringrazio per le vostre preziose risposte e seguiremo certamente i V/s consigli.
RingraziandoVi di nuovo per la V/s disponibilità, distintamente, saluto