Tristezza nel dna
Gentile ragazzo va distinta la tristezza patologica (ossia come sintomo di un disturbo depressivo) e la tristezza esistenziale, dovuta ad una insoddisfazione verso qualcosa della propria vita.
2 anni di psicoterapia le avranno fatto comprendere questa differenza o no?
i farmaci saranno stati somministrati dopo una diagnosi certa, quale?
Per approfondire: È tristezza o depressione?
Dr. Armando De Vincentiis
Psicologo-Psicoterapeuta
www.psicoterapiataranto.it
https://www.facebook.com/groups/316311005059257/?ref=bookmarks
La psicoterapueta mi ha aiutato a capire che la mia è una personalità "istrionica" e che il percorso per migliorare il mio Io sarebbe stato molto lungo. Ma io non mi potevo permettere ancora altre sedute di psicoterapia e ho lasciato...
Una rivalutazione psichiatrica e un nuovo percorso di psicoterapia non dovrebbe essere scartato.
Per la depressione le terapie brevi (comportamentale, strategica , interpersonale) hanno evidenziato buoni risultati.
saluti
È stato trattato solo e sempre per depressione, o anche per il suo istrionismo?
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Sarebbe opportuno confermare se soffre davvero di personalità istrionica perché, se così fosse, trattare solo l'umore potrebbe essere fuorviante o inadeguato. Inoltre non è detto che i tempi di trattamento debbano per forza essere lunghissimi o improponibili.
Chieda una rivalutazione ad almeno un altro psicologo/psicoterapeuta, magari di indirizzo diverso dall'ex.
Cordiali saluti
se ne ha voglia può elencare i tipi di terapie (i farmaci ovviamente nelle associazioni in cui sono stati dati, non elencati uno per uno singolarmente ? Se possibile con le dosi ?).
Dr.Matteo Pacini
http://www.psichiatriaedipendenze.it
Libri: https://www.amazon.it/s?k=matteo+pacini
per quanto riguarda la psicoterapia sono dell'avviso per cui non sempre l'incontro terapeuta-paziente riesce. per cui anche in un percorso di 2 anni può accadere che non si ottengano i risultati possibili. per cui l'idea di cambiare provando qualcosa di nuovo è una buona idea.
vi ringrazio per le risposte.
Da lunedì prossimo inizio un nuovo percorso di psicoterapia.
Mentre sono alla ricerca di un nuovo psichiatra che possa effettuare una diagnosi diciamo aggiornata.
Come si cerca uno psichiatra nuovo? Io proverò dalle pagine gialle. Sinceramente non conosco nessuno specialista e quindi...spero bene.
grazie
Le parlo da psichiatra. Uno psicoterapeuta si sceglie in base all'indicazione che lo stesso ritiene sussista. Se la tecnica in cui lo psicoterapeuta è particolarmente esperto si adatta alla diagnosi e agli obiettivi, avrà senso intraprendere una determinata psicoterapia. La scelta dell'indirizzo a priori non fa molta differenza nell'ambito delle psicoterapie scientificamente fondate, il problema è quale strumento risolve quale problema.
Lei non ha menzionato una diagnosi, ha solo riportato di aver utilizzato antidepressivi.
Se potesse far menzione delle farmacoterapie effettuate forse si potrebbe dire di più.
sulla mia cartella clinica (psichiatrica) non c'è una diagnosi. Quando mi recai dallo psichiatra dieci anni fa per la prima volta ci andai in seguito al mio primo attacco di panico. Quindi il motivo iniziale fu proprio questo. E all'inizio fui curato con Zoloft 50mg. Riuscii con quel farmaco a tenere a bada gli attacchi di panico però lo psichiatra volle andare più a fondo perchè secondo il suo parere occorreva capire il motivo del panico. Durante il primo anno di visite da lui emerse una sintomatologia depressiva abbinata a dei disturbi dell'umore (le scrivo questo ma le ripeto che sulla cartella clinica il mio psichiatra riportava solo i farmaci che via via nell'arco dei dieci anni mi aveva prescritto). Aggiunse pertanto allo zoloft 50 i seguenti farmaci: Carbolithiun 300mg (3 volte), Lamictal 25mg (2 volte) e l'anafranil. Questa cura l'ho seguita per due anni con il risultato che il panico sparì ma non la sindrome depressiva (che ci tengo a precisare venne fuori in maniera più accentuata dopo il primo attacco di panico) tant'è che dopo un infausto episodio dettato da profonda tristezza, mi fu cambiata la cura. Con una serie di combinazioni di farmaci. La prima: Eutimil 20mg (2 volte) + Carbolithium 300mg (3 volte) + Depamag + un neurolettico del quale non ricordo il nome ma ricordo invece che dovetti sospenderlo subito per un effetto collaterale che si era verificato e per il quale lui mi disse che ero allergico ai neurolettici.
Anche questa combinazione non ebbe grande successo. Stetti un grosso periodo continuando questa cura senza però più rivolgermi allo psichiatra per due anni.
Ritornai da lui quando per una settimana non riuscivo ad alzarmi dal letto dalla profonda depressione. Mi ordinò: wellbutrin (prima per un breve periodo l'abilify che dovetti sospendere per episodi di narcolessia), e ancora eutimil + noritren 25mg (3 volte) + carbolithium (stesso dosaggio di sempre). Ancora nessun miglioramento. A partire dal 2006 persi un po' le speranze di trovare giovamento nei farmaci e cominciai (pur mantenendo la cura) a seguire un percorso di psicoterapia di due mesi che lasciai perchè la psicoterapeuta non mi ispirava, onestamente, molta fiducia. Pian piano, in maniera del tutto aribtraria, ridussi lentamente i farmaci perchè volevo capire (visto che erano ormai 8 anni di farmacoterapia) come sarei stato senza. Ovviamente peggio. L'ultimo incontro risale al 2008 quando stabilì di ricominciare una terapia con solo Xerostat 60 mg, Eutimil 20mg (2 volte), Noritren 25mg (3 volte). Terapia che sto seguendo tutt'ora con notevole stabilità del panico (che si manifesta molto raramente) mentre permane questa "tristezza" interiore.
Devo precisare una cosa importante. Molto importante. Nel luglio del 2009 mi rivolsi ad un neurologo perchè da tantissimi anni (da quando ero adolescente) dormivo poco. Mi svegliavo ripetutamente durante la notte e quindi di giorno avevo sonnolenza diurna (che quando presi Abilify sfocio in una vera narcolessia).
Da una polisonnografia mi fu diagnosticata una "sindrome da apnee ostruttive di grado severo" e per scongiurare il rischio di ictus (visto l'elevato indice di apnea) o di infarto fui messo in lista d'attesa per la terapia ventilatoria. Dal mese di maggio (con enorme ritardo) mi arrivò questa CPAP (macchina ventilatoria) che porto tutte le notti e che mi consentirebbe di ridurre notevolmente l'indice di apnea insufflando aria nel momento in cui la macchina si accorge della necessità che le vie aeree si riaprino. Dico "consentirebbe" perchè sto avendo dei problemi. Riesco a portarla non più di due-tre ore a notte perchè spesso la pressione alta mi da un senso di soffocamento. Comunque sono in contatto con l'assistenza domiciliare per risolvere il problema. Quello che mi chiedo è se queste apnee notturne con la stanchezza diurna che ne consegue non sia il vero motivo della tristezza/depressione per cui mi sto da ormai dieci anni curando. E' chiaro che finchè non sarò riuscito a valutare i benefici della CPAP non avrò questa risposta.
Dott. Pacini mi scusi ma ho scritto d'impulso senza verificare l'ortografia e ho cercato di essere il più conciso possibile. Come vede è una situazione un po' complessa...
Le terapie date indicano però una diagnosi di disturbo bipolare, nel quale è frequente una sindrome residua che anche se non corrisponde ad una depressione maggiore, è al centro di un vissuto di sofferenza, o quantomeno di staticità e non ripresa della propria spinta vitale.
Esiste mi pare un Minforma sui sintomi residui del disturbo bipolare.
Non è una sindrome di facile approccio, perché spesso è proprio un residuo biologico della precedente malattia, anche se la stabilizzazione è soddisfacente dal punto di vista dello psichiatra.
Diciamo che ha provato diverse terapie, più o meno con le varianti che si usano nel cercare di stabilizzare "verso l'alto". Una psicoterapia potrebbe risultarle utile, ma il suo psichiatra cosa pensa di questo ?
Fu questa psicoterapeuta che mi fece una diagnosi di istrionismo dopo circa 6-7 sedute. Abbandonai perchè notavo che quando uscivo da lì stavo veramente male. Io avevo bisogno di "sostegno" però ogni seduta era per me fonte di nervosismo. Era come si smontasse (per carità sarò statoio che interpretavo male). Però ogni mio atteggiamento sul lavoro, nello studio, con le persone, mi veniva da lei criticato. La batosta venne quando mi disse che sarebbero state necessarie tante altre sedute. E io non me lo potevo permettere economicamente.
Un'alternativa che può provare è la terapia breve strategica. Essa dispone di tecniche d'intervento specifiche per l'istrionismo, e inoltre prevede sedute abbastanza distanziate.
In ogni caso, facendo almeno un primo colloquio potrà confermare o escludere che si tratti davvero d'istrionismo.
Cordiali saluti
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