Per favore aiutatemi a comprendere cosa ho.

Esimi Dottori.

Vi scrivo per chiedervi aiuto in quanto non sono in grado di capire quale o quali psicopatologie mi affliggono. Sono abbastanza sicuro di avere qualcosa che non và e vorrei un consulto prima di rivolgermi di persona ad un dottore.

Non capisco cosa mi stia succedendo, sono un ragazzo di 21 anni e non stò affatto bene. Non ho prospettive il mio unico desiderio (anche se si và sempre più affievolendo) è la scrittura e la musica. Non ho prospettive o cose per le quali svegliarmi la mattina. La mia ragazza mi Ama perdutamente lo sò perché glielo leggo sul viso ma ponendo a confronto la mia persona con la sua
mi sento inferiore perché al contrario mio riesce a fare milioni di cose in un giorno. Perfino i miei genitori dicono che è meglio di me. Per l'appunto parlando della mia famiglia mio padre è perennemente in gara con tutti. Non lo sopporto. Lui è indispensabile lui questo, lui quello..Però chi si ammazza di lavoro per portare avanti il lavoro di famiglia è mia madre mentre lui non ha il coraggio di cacciare il fratello che da sempre lo sfrutta..Mi dice che sono stupido e in certe occasioni anche più pesante con il risultato che alla fine ho cominciato a credergli..E mi sento nettamente inferiore anche agli altri..Soffro di una qualche sorta di paranoia che si ripercuote nei piccoli gesti dal controllare la porta chiusa un tot di volte a una paura ambigua del sesso. Adoro farlo ma ho una paura tremenda di una gravidanza indesiderata (comunque incapace di bloccarmi  dall'avere rapporti o almeno non totalmente) anche se uso il profilattico e ho una fin troppo accurata igiene del corpo (mi lavo con acqua a volte troppo calda e strofino forte) e ci sono volte che ho delle interferenze nei pensieri con immagini che non mi piacciono e temo. Sono una persona sensibile e sono molto empatico con la gente..Ho parecchi conoscenti Amici pochi veri. La mia ragazza è stupenda tanto che mi chiedo come faccia a stare con me. Avrei un lavoro che altri devono lavorare il doppio per averlo (Azienda di famiglia). Ma non sò perché sono infelice..Sono diventato apatico e non c'è nulla che mi piaccia se non certi acquisti che mi rendono contento per un poco. Non riesco a studiare perché mi distraggo troppo penso perché non mi piaccia ciò che Studio (mi serve per esercitare la mia eventuale professione). Mi sembra che i miei credano che sia stupido e senza di loro non potrei mai farcela con il risultato che gli credo e il pensiero di lasciarli per andarmene e trovare un altro lavoro mi fà sentire spaesato. Sono pigro e svogliato e penso che forse dò troppo la colpe agli altri. Sono un perenne ritardatario. Penso di essere depresso ipocondiaco ansioso o qualcos'altro di sicuro cambio molto umore. I miei mi hanno mandato dallo psicologo ma era uno psicologo infantile (amica di famiglia) e il suo aiuto non è valso a nulla.Mi eccito all'idea di un progetto ma perdo rapidamente interesse. Ma nel mio animo convive un lato di me che pensa che io sia una persona piacevole (a volte sbuca quasi una sorta di egocentrismo). Per favore aiutatemi a capire cosa mi affligge e la rispettiva gravità della cosa.

Vi ringrazio di Cuore. 
[#1]
Dr.ssa Franca Scapellato Psichiatra, Psicoterapeuta 4.1k 202
Gentile utente,
ho spostato il consulto in psicologia.
La "fortuna" di essere l'erede dell'azienda di famiglia, con la strada già tracciata da altri, è un peso non facile da portare, e una psicoterapia, con una persona scelta da lei e assolutamente al di fuori della famiglia, potrebbe aiutarla a chiarirsi le idee su se stesso e sul suo futuro.
Cordiali saluti

[#2]
Dr. Giuseppe Santonocito Psicologo, Psicoterapeuta 16.3k 372
Gentile ragazzo, innanzitutto la D.ssa Scapellato ha ragione a dirle che uno psicoterapeuta non può assolutamente essere né un familiare né un amico di famiglia. Di questo ne tenga conto la prossima volta che cercherà un professionista cui rivolgersi.

Che cos'ha lei? Lo stesso bisogno che sente di dare un nome al suo disagio potrebbe esser parte del problema, fatto di preoccupazioni, delusioni, incertezza e forse anche di una certa voglia di rinuncia. Lei appare come un ragazzo che oltre alle incertezze e insicurezze proprie della sua età, si trova a dover fare i conti col rapporto difficile con suo padre, che la giudica e la fa sentire una nullità.

Probabilmente in questo momento l'aspetto da curare per primo è il suo umore depresso, che le sta impedendo di provare amore verso una ragazza che l'ama ed entusiasmo verso le cose. Poi ci sarebbe da risolvere il rapporto con suo padre. Insomma, mi pare ampiamente giustificabile il ricorso a uno psicologo/psicoterapeuta, quanto meno per una valutazione e un'indicazione su come procedere.

Cordiali saluti

Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com

[#3]
Dr.ssa Claudia Signa Psicologo 75 3
Gentile utente,
mi colpisce molto quanto scritto, dalle sue parole sembra quasi che lei abbia accettato l'idea di essere malato.
Indubbiamente nella sua vita ci sono delle difficoltà che necessitano di essere superate ma non è con una diagnosi che riuscirà a cambiare lo stato di cose.
Non è cercando la strada migliore che le indicano gli altri che lei riuscirà a scoprire la sua identità.
Rispetto al ruolo che lei occupa in famiglia ritengo che le relazioni sono contraddistinte da ruoli e compiti, pertanto non sempre tutti possono ricoprire gli stessi ruoli. Questo comporta degli equilibri talvolta anche disfunzionali, quali appunto quelli di cui parla in merito a suo padre.
per quanto riguarda la sua fidanzata ha mai pensato che forse è stato proprio questo suo modo di essere che le ha permesso di innamorarsi di lei?
probabilmente se fosse stato una persona intenta a correre nel raggiungere scopi e traguardi probabilmente non avrebbe avuto il tempo per apprezzare la persona che le sta accanto e sopratutto avrebbe perso l'opportunità di capire quanto questa persona è speciale per lei.
Infine, il mio intento non è di legittimare il suo modo di essere ma semplicemente vorrei farla riflettere sulla possibilità di leggere in modo differente una stessa realtà.
Non cerchi etichette dietro alle quali compiacersi ma trovi la strada che la faccia scoprire se stesso e quello che più le piace.
Il resto dei problemi che descrive potrebbero essere risolti durante questo viaggio di scoperta o di riscoperta.

Un saluto.

Dr.ssa Claudia Signa;
Psicologa, perfezionata in valutazione psicologica.