X dr. santonocito e colleghi
Salve gentili psicologi.
L’esperienza psicoterapica che ho iniziato perché SPINTO da altri e che ho appena interrotto (avrei dovuto farlo molto prima), mi ha devastato, dico solo questo senza dilungarmi nei perché, so solo che sto molto, molto, molto più male di quando l’ho iniziata e mi ritrovo con molti, molti più complessi di prima.
Detto ciò, vorrei andare a parlare con una psicologa con cui ho parlato qualche anno fa e che mi aveva capito.
Sono però restio perché ho paura di soffrire come ho sofferto (e sto soffrendo) con lo psicoterapeuta.
Non vorrei che anche la psicologa inizi a farmi sentire “pressato e controllato”, tipo: cosa hai fatto durante la settimana? quanto sei uscito? dove sei stato? perché sei uscito poco? Perché non ti dai una mossa? . . . . . . e ancora . . . . devi fare questo! Devi! Devi! Devi!
A me ha molto colpito (in positivo) quanto scritto dal dr. Santonocito, cioè: la psicoterapia non è dare consigli. Il mondo è pieno di consigli e consiglieri. Parte di ciò che fa arrivare le persone in terapia è proprio l'essersi persi in tutti quei consigli . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . ..”
Il problema è che ho questo timore di sentirmi nuovamente “pressato e controllato” il che peggiorerebbe ancor di più il mio stato, mi conosco, mi conosco molto bene e molto profondamente e sono certo che se dovrò subire nuovamente l’ INTERROGATORIO ogni settimana, ciò per me sarebbe molto nocivo.
Ripeto, la volta che ho avuto modo di parlare con questa psicologa ho avuto una buona impressione ma, non so come svolge la sua terapia e se anche Lei mi farà sentire “pressato e controllato”, e ciò mi frena nell’andarci.
Un’altra cosa che vorrei chiedere, sia al Dr. Santonocito che a tutti Voi Psicologi iscritti al sito che vorrete delucidarmi o consigliarmi è: considerato che questa psicologa non è psicoterapeuta, come potrà aiutarmi?
Anche uno psicologo non abilitato alla psicoterapia potrà dirmi che sarà necessario incontrarci una volta a settimana per fare le sedute?
Ho anche pensato che forse il problema non è stato lo psicoterapeuta ma che il problema sia la psicoterapia in sé, cioè: la psicoterapia aiuta proprio così ma purtroppo c’è una minima percentuale di persone alle quali la psicoterapia è controindicata (per una serie di motivi) e magari io appartengo proprio a questa categoria (visto come mi sono ridotto).
Spero vogliate darmi dei consigli
L’esperienza psicoterapica che ho iniziato perché SPINTO da altri e che ho appena interrotto (avrei dovuto farlo molto prima), mi ha devastato, dico solo questo senza dilungarmi nei perché, so solo che sto molto, molto, molto più male di quando l’ho iniziata e mi ritrovo con molti, molti più complessi di prima.
Detto ciò, vorrei andare a parlare con una psicologa con cui ho parlato qualche anno fa e che mi aveva capito.
Sono però restio perché ho paura di soffrire come ho sofferto (e sto soffrendo) con lo psicoterapeuta.
Non vorrei che anche la psicologa inizi a farmi sentire “pressato e controllato”, tipo: cosa hai fatto durante la settimana? quanto sei uscito? dove sei stato? perché sei uscito poco? Perché non ti dai una mossa? . . . . . . e ancora . . . . devi fare questo! Devi! Devi! Devi!
A me ha molto colpito (in positivo) quanto scritto dal dr. Santonocito, cioè: la psicoterapia non è dare consigli. Il mondo è pieno di consigli e consiglieri. Parte di ciò che fa arrivare le persone in terapia è proprio l'essersi persi in tutti quei consigli . . . . . . . .. . . . . . . . . . . . . ..”
Il problema è che ho questo timore di sentirmi nuovamente “pressato e controllato” il che peggiorerebbe ancor di più il mio stato, mi conosco, mi conosco molto bene e molto profondamente e sono certo che se dovrò subire nuovamente l’ INTERROGATORIO ogni settimana, ciò per me sarebbe molto nocivo.
Ripeto, la volta che ho avuto modo di parlare con questa psicologa ho avuto una buona impressione ma, non so come svolge la sua terapia e se anche Lei mi farà sentire “pressato e controllato”, e ciò mi frena nell’andarci.
Un’altra cosa che vorrei chiedere, sia al Dr. Santonocito che a tutti Voi Psicologi iscritti al sito che vorrete delucidarmi o consigliarmi è: considerato che questa psicologa non è psicoterapeuta, come potrà aiutarmi?
Anche uno psicologo non abilitato alla psicoterapia potrà dirmi che sarà necessario incontrarci una volta a settimana per fare le sedute?
Ho anche pensato che forse il problema non è stato lo psicoterapeuta ma che il problema sia la psicoterapia in sé, cioè: la psicoterapia aiuta proprio così ma purtroppo c’è una minima percentuale di persone alle quali la psicoterapia è controindicata (per una serie di motivi) e magari io appartengo proprio a questa categoria (visto come mi sono ridotto).
Spero vogliate darmi dei consigli
[#1]
Gentile utente, innanzitutto ben ritrovato. Alcune forme di terapia tengono molto in conto gli aspetti comunicativi. Non appena il terapeuta si accorge che andare in una certa direzione risulta fastidioso o doloroso per la persona, oppure quando è la stessa persona a dichiararlo, egli farà in modo da affrontare il problema in modo diverso e più accettabile. In altre parole, se lei non sopporta di essere indagato o messo sotto pressione, o peggio ancora che le si dica: "Tu devi", basterà dirlo al terapeuta e lui saprà come regolarsi.
Esistono però forme di terapia dove questi aspetti sono meno valorizzati.
Per rispondere all'altra sua domanda, lo psicologo non psicoterapeuta, se iscritto all'Albo degli Psicologi, è abilitato a fornire consulenza su problemi non gravi e che non coinvolgono patologie. Di solito, la consulenza ha una durata più breve della terapia e con cadenza delle sedute almeno bisettimanale. È anche vero però che nelle cosiddette psicoterapie brevi il confine fra psicoterapia e consulenza tende a essere più sfumato, perché a entrambe può sottostare uno stesso modello di problem solving. E inoltre le psicoterapie brevi sono già trattamenti brevi.
Lei, però, sta esitando dal tornare dalla psicologa che era riuscita a capirla, più perché teme che anche lei possa deluderla e quindi farle perdere ulteriore fiducia negli psicologi, o solo perché teme che possa anche lei, alla fine, farla sentire sotto pressione?
Cordiali saluti
Esistono però forme di terapia dove questi aspetti sono meno valorizzati.
Per rispondere all'altra sua domanda, lo psicologo non psicoterapeuta, se iscritto all'Albo degli Psicologi, è abilitato a fornire consulenza su problemi non gravi e che non coinvolgono patologie. Di solito, la consulenza ha una durata più breve della terapia e con cadenza delle sedute almeno bisettimanale. È anche vero però che nelle cosiddette psicoterapie brevi il confine fra psicoterapia e consulenza tende a essere più sfumato, perché a entrambe può sottostare uno stesso modello di problem solving. E inoltre le psicoterapie brevi sono già trattamenti brevi.
Lei, però, sta esitando dal tornare dalla psicologa che era riuscita a capirla, più perché teme che anche lei possa deluderla e quindi farle perdere ulteriore fiducia negli psicologi, o solo perché teme che possa anche lei, alla fine, farla sentire sotto pressione?
Cordiali saluti
[#2]
Ex utente
Grazie per le delucidazioni Egregio Dr. Santonocito.
Rispondo alla sua domanda: sto esitando non tanto per timore che anche la psicologa possa deludermi (non mi pongo questo “non problema”) ma perché ho paura che anche lei possa peggiorare la mia situazione, far anche lei nascere dentro di me nuovi complessi che prima non avevo e farmi soffrire ancor di più, non ultimo, farmi sentire nuovamente sotto pressione.
Vede, caro Dr. Santonocito, la mia famiglia (compresi nonni e zii) è abbastanza numerosa e quasi tutti, da oltre 15 anni e ancora oggi, “MI PRESSANO”, e ciò, anche se capisco che lo fanno perché mi vogliono bene, mi nuoce molto.
Non mi sono mai drogato, mai fumato, mai ubriacato, mai fatto “pazzie”, eppure, alla mia età, ancora mi sento (ma sarebbe più corretto dire, sono) “controllato” (se esco poco di casa o se esco troppo – se magari sto troppo al pc o ci sto poco – se non ho voglia, per tanti motivi miei personali, di andare al bar del paese . . .. cosa che una volta facevo molto più spesso ecc.)
L’aver dunque subito quest’ulteriore pressione e controllo (in quanto quando mi domandava cosa ho fatto o non fatto durante la settimana, dove sarei andato dopo la seduta ecc., mi faceva sentire controllato) anche dal terapeuta (fin dall’inizio) mi ha mandato il tilt il cervello e mi ha riempito ancor di più il cuore rabbia e dolore.
Ho quindi paura che possa ripetersi la stessa cosa e questo mi frena, anche se sto pensando che come prima cosa potrei dire alla psicologa che se inizia farmi sentire sotto pressione e indagato, non lo sopporterei.
Vorrei inoltre aggiungere che l’aver iniziato la psicoterapia col terapeuta è stata una forzatura da parte della mia famiglia, cioè, prima mi hanno fatto molto arrabbiare “pressandomi”, poi, quando dopo mesi di pressione sono “scoppiato” per sfogarmi, mi hanno detto che dovevo andare a curarmi anche se io mi rifiutavo in maniera totale (vista anche una precedente e nociva esperienza) di iniziare una psicoterapia.
Dico questo per far capire che il problema è anche la mia famiglia (che oltretutto soffre di riflesso) e, poiché questa psicologa è anche consulente familiare, stavo pensando che forse sarebbe il caso che ci vedesse tutti, anche se sono perplesso pure perché i miei hanno ormai una certa età e non so se . . . . . . .
Devo anche far presente che ho problemi economici (non ho un lavoro e fatico a trovarlo) e un problema fisico che mi impediscono di fare tante cose che vorrei fare ma che non posso;
il problema fisico mi ha inoltre impedito di avere ottimi lavori e adesso vengo anche tacciato di essere uno scansafatiche se non accetto lavoretti da quattro soldi, senza alcuna garanzia, temporanei, quasi sotto sfruttamento; quindi, oltre al dolore di non aver potuto avere quei lavori per via del problema fisico, adesso devo anche sopportare quest’accusa.
Ci soffro dunque già di mio e sono frustrato, è un peso che reggo a malapena, se gli altri poi aggiungono altro peso (magari anche dicendomi di fare cose che vorrei fare ma che non posso, sempre per il problema fisico o economico), io ci rimango schiacciato sotto.
Per finire, voglio dire che ho chiesto se per vari motivi la psicoterapia può essere controindicata nel 5% della popolazione (e io fra il 5%), perché, a parte la psicologa che mi ha capito ma che ci ero andato solo per parlare, ho avuto due esperienze psicoterapiche ed entrambe sono finite allo stesso modo lasciando dolorosi e pesanti strascichi.
Chiedo scusa se ho scritto troppo (volevo far capire il più possibile la situazione) e ringrazio di cuore per l’aiuto che mi state dando.
Rispondo alla sua domanda: sto esitando non tanto per timore che anche la psicologa possa deludermi (non mi pongo questo “non problema”) ma perché ho paura che anche lei possa peggiorare la mia situazione, far anche lei nascere dentro di me nuovi complessi che prima non avevo e farmi soffrire ancor di più, non ultimo, farmi sentire nuovamente sotto pressione.
Vede, caro Dr. Santonocito, la mia famiglia (compresi nonni e zii) è abbastanza numerosa e quasi tutti, da oltre 15 anni e ancora oggi, “MI PRESSANO”, e ciò, anche se capisco che lo fanno perché mi vogliono bene, mi nuoce molto.
Non mi sono mai drogato, mai fumato, mai ubriacato, mai fatto “pazzie”, eppure, alla mia età, ancora mi sento (ma sarebbe più corretto dire, sono) “controllato” (se esco poco di casa o se esco troppo – se magari sto troppo al pc o ci sto poco – se non ho voglia, per tanti motivi miei personali, di andare al bar del paese . . .. cosa che una volta facevo molto più spesso ecc.)
L’aver dunque subito quest’ulteriore pressione e controllo (in quanto quando mi domandava cosa ho fatto o non fatto durante la settimana, dove sarei andato dopo la seduta ecc., mi faceva sentire controllato) anche dal terapeuta (fin dall’inizio) mi ha mandato il tilt il cervello e mi ha riempito ancor di più il cuore rabbia e dolore.
Ho quindi paura che possa ripetersi la stessa cosa e questo mi frena, anche se sto pensando che come prima cosa potrei dire alla psicologa che se inizia farmi sentire sotto pressione e indagato, non lo sopporterei.
Vorrei inoltre aggiungere che l’aver iniziato la psicoterapia col terapeuta è stata una forzatura da parte della mia famiglia, cioè, prima mi hanno fatto molto arrabbiare “pressandomi”, poi, quando dopo mesi di pressione sono “scoppiato” per sfogarmi, mi hanno detto che dovevo andare a curarmi anche se io mi rifiutavo in maniera totale (vista anche una precedente e nociva esperienza) di iniziare una psicoterapia.
Dico questo per far capire che il problema è anche la mia famiglia (che oltretutto soffre di riflesso) e, poiché questa psicologa è anche consulente familiare, stavo pensando che forse sarebbe il caso che ci vedesse tutti, anche se sono perplesso pure perché i miei hanno ormai una certa età e non so se . . . . . . .
Devo anche far presente che ho problemi economici (non ho un lavoro e fatico a trovarlo) e un problema fisico che mi impediscono di fare tante cose che vorrei fare ma che non posso;
il problema fisico mi ha inoltre impedito di avere ottimi lavori e adesso vengo anche tacciato di essere uno scansafatiche se non accetto lavoretti da quattro soldi, senza alcuna garanzia, temporanei, quasi sotto sfruttamento; quindi, oltre al dolore di non aver potuto avere quei lavori per via del problema fisico, adesso devo anche sopportare quest’accusa.
Ci soffro dunque già di mio e sono frustrato, è un peso che reggo a malapena, se gli altri poi aggiungono altro peso (magari anche dicendomi di fare cose che vorrei fare ma che non posso, sempre per il problema fisico o economico), io ci rimango schiacciato sotto.
Per finire, voglio dire che ho chiesto se per vari motivi la psicoterapia può essere controindicata nel 5% della popolazione (e io fra il 5%), perché, a parte la psicologa che mi ha capito ma che ci ero andato solo per parlare, ho avuto due esperienze psicoterapiche ed entrambe sono finite allo stesso modo lasciando dolorosi e pesanti strascichi.
Chiedo scusa se ho scritto troppo (volevo far capire il più possibile la situazione) e ringrazio di cuore per l’aiuto che mi state dando.
[#4]
Sì, mi era sfuggita.
Vedo con piacere che le sue esperienze negative con gli psicologi (2 su 3, se non ho capito male, ossia ben il 66%) non l'hanno scoraggiata del tutto, visto che continua a mantenere sotto pressione me! :)
In casi come il suo di solito è utile suggerire d'imparare ad accettare il modo di essere della propria famiglia, che purtroppo spesso non è quello che avremmo voluto. Ma nel suo caso è evidente che sarebbe inutile e controproducente suggerirglielo, perché non riuscirebbe a farlo. Quindi, posso solo dirle che si torna al punto di partenza: lei ha bisogno di un professionista che sappia aiutarla. E che è più importante trovarlo, rispetto alla possibilità di trovarne strada facendo qualcuno inadatto. La cosa migliore, se con quella psicologa si trovava abbastanza bene, sarebbe che trovasse il modo di tornarci. Ma non si aspetti che sia perfetta, nessun essere umano lo è.
Riguardo al 5% della popolazione che sarebbe inadatta alla psicoterapia, è una balla. Non esistono pazienti inadatti, solo terapeuti inadatti.
Cordiali saluti
Vedo con piacere che le sue esperienze negative con gli psicologi (2 su 3, se non ho capito male, ossia ben il 66%) non l'hanno scoraggiata del tutto, visto che continua a mantenere sotto pressione me! :)
In casi come il suo di solito è utile suggerire d'imparare ad accettare il modo di essere della propria famiglia, che purtroppo spesso non è quello che avremmo voluto. Ma nel suo caso è evidente che sarebbe inutile e controproducente suggerirglielo, perché non riuscirebbe a farlo. Quindi, posso solo dirle che si torna al punto di partenza: lei ha bisogno di un professionista che sappia aiutarla. E che è più importante trovarlo, rispetto alla possibilità di trovarne strada facendo qualcuno inadatto. La cosa migliore, se con quella psicologa si trovava abbastanza bene, sarebbe che trovasse il modo di tornarci. Ma non si aspetti che sia perfetta, nessun essere umano lo è.
Riguardo al 5% della popolazione che sarebbe inadatta alla psicoterapia, è una balla. Non esistono pazienti inadatti, solo terapeuti inadatti.
Cordiali saluti
[#5]
Ex utente
Salve gent. Dr. Santonocito,
sa, sono andato a parlare un po’ con la psicologa che alcuni anni fa mi aveva capito e ho iniziato un nuovo percorso con Lei, anche se non ero molto convinto.
Questa specialista ha già l’enorme pregio di “non far danni” come ha fatto il predecessore, ma allo stesso tempo non riesco a coglierne i benefici.
Mi spiego: ho già fatto 6 incontri e, a parte il fatto che facciamo incontri brevi (sui 20 - 25 minuti) e la cosa non mi garba tanto perché preferirei “lavorare” di più in modo tale che se c’è un traguardo da raggiungere potrei raggiungerlo prima, ciò che mi lascia perplesso è il fatto che mi sembra di aver capito che la psicologa abbia impostato la terapia in maniera che io abbia dei benefici semplicemente per il fatto che esprimo a un’altra persona (in questo Lei) come mi sento veramente.
Cioè, esprimere i miei sentimenti per avere un effetto liberatorio che elimina una gran quantità di stress.
Sono convinto di questa mia idea perché è proprio così che si svolgono le sedute e il problema è che, purtroppo, questo tecnica su di me non funziona perché la causa del mio stress è figlia di COSE concrete; potrei esprimere i miei più profondi e veri sentimenti ma, se i miei problemi economici e di salute rimarranno questi, allora lo stress continuerà ad essermi fedele.
La soluzione per ridurre un po’ della mia tensione sarebbe duqnue che almeno uno di questi miei problemi trovasse una soluzione CONCRETA.
Forse dovevo iniziare il nuovo percorso in un altro momento (magari perché ancora sento vicino il fantasma del precedente psicoterapeuta che ha fatto danni galattici) ?
sa, sono andato a parlare un po’ con la psicologa che alcuni anni fa mi aveva capito e ho iniziato un nuovo percorso con Lei, anche se non ero molto convinto.
Questa specialista ha già l’enorme pregio di “non far danni” come ha fatto il predecessore, ma allo stesso tempo non riesco a coglierne i benefici.
Mi spiego: ho già fatto 6 incontri e, a parte il fatto che facciamo incontri brevi (sui 20 - 25 minuti) e la cosa non mi garba tanto perché preferirei “lavorare” di più in modo tale che se c’è un traguardo da raggiungere potrei raggiungerlo prima, ciò che mi lascia perplesso è il fatto che mi sembra di aver capito che la psicologa abbia impostato la terapia in maniera che io abbia dei benefici semplicemente per il fatto che esprimo a un’altra persona (in questo Lei) come mi sento veramente.
Cioè, esprimere i miei sentimenti per avere un effetto liberatorio che elimina una gran quantità di stress.
Sono convinto di questa mia idea perché è proprio così che si svolgono le sedute e il problema è che, purtroppo, questo tecnica su di me non funziona perché la causa del mio stress è figlia di COSE concrete; potrei esprimere i miei più profondi e veri sentimenti ma, se i miei problemi economici e di salute rimarranno questi, allora lo stress continuerà ad essermi fedele.
La soluzione per ridurre un po’ della mia tensione sarebbe duqnue che almeno uno di questi miei problemi trovasse una soluzione CONCRETA.
Forse dovevo iniziare il nuovo percorso in un altro momento (magari perché ancora sento vicino il fantasma del precedente psicoterapeuta che ha fatto danni galattici) ?
[#7]
Dopo aver letto le sue considerazioni, vorrei poterle dire che la soluzione ai suoi problemi non necessariamente dovrebbe essere filtrata dall'esterno. Almeno non in prima battuta. Mi sembra che non le manchi tutto ciò che serve per farcela da solo.
[#8]
Ex utente
Salve Egr. Dr. Willy Murgolo
Grazie per la risposta!
Grazie per aver Capito il problema!
Grazie per la Sincerità!
Grazie per il Grande Aiuto che mi ha dato!
La saluto cordialmente e con gratitudine.
ps: mi scusi, Dr. Murgolo, posso domandarLe se ha letto “solo” le <mie considerazioni> di questo consulto o se x caso ha letto anche quelle degli altri miei consulti richiesti (i primi quattro) ?
Grazie per la risposta!
Grazie per aver Capito il problema!
Grazie per la Sincerità!
Grazie per il Grande Aiuto che mi ha dato!
La saluto cordialmente e con gratitudine.
ps: mi scusi, Dr. Murgolo, posso domandarLe se ha letto “solo” le <mie considerazioni> di questo consulto o se x caso ha letto anche quelle degli altri miei consulti richiesti (i primi quattro) ?
[#9]
Psicoterapeuta, Psicologo
gentile utente,
lo psicologo è abilitato all'attività di sostegno per cui credo che la collega che la segue stia facendo il suo lavoro...per quanto riguarda la psicoterapia che ha condotto con insuccesso tenga presente che al di là dei vari orientamenti (cognitivo-comportamentale,dinamico, sistemico, ecc..) e delle tecniche caratteristiche di ognuno ci sono le caratteristiche personali dello specialista (il suo atteggiamento, i suoi comportamenti e modi di fare, ecc)...il fatto che non si sia trovato bene con uno o più psicoterapeuti dunque potrebbe essere dovuto a vari fattori, forse potrebbe riflettere su come mai lei stesso non abbia portato in seduta queste sue sensazioni di oppressione da parte del terapeuta consentendo al vostro lavoro di evolvere.
Cordiali saluti.
lo psicologo è abilitato all'attività di sostegno per cui credo che la collega che la segue stia facendo il suo lavoro...per quanto riguarda la psicoterapia che ha condotto con insuccesso tenga presente che al di là dei vari orientamenti (cognitivo-comportamentale,dinamico, sistemico, ecc..) e delle tecniche caratteristiche di ognuno ci sono le caratteristiche personali dello specialista (il suo atteggiamento, i suoi comportamenti e modi di fare, ecc)...il fatto che non si sia trovato bene con uno o più psicoterapeuti dunque potrebbe essere dovuto a vari fattori, forse potrebbe riflettere su come mai lei stesso non abbia portato in seduta queste sue sensazioni di oppressione da parte del terapeuta consentendo al vostro lavoro di evolvere.
Cordiali saluti.
[#11]
Ex utente
Gent. dr. ssa, la ringrazio per la cortese risposta ma, non riesco a trattenermi dal non risponderle.
Lei dice che “lo psicologo è abilitato all'attività di sostegno per cui credo che la collega che la segue stia facendo il suo lavoro” . . . .. . non ho messo in dubbio questo, io chiedevo se <esprimere i propri sentimenti per avere un effetto liberatorio che elimina una gran quantità di stress è una tecnica di cui si può avvalere un ramo della psicologia? cioè una terapia ?>
. . . . siccome non ci sono dubbi che l’ultima psicologa faceva ciò, io ho allora detto che su di me ciò non serve (ho fatto 7 incontri è non ho più dubbi sull’inefficacia personale di questa tecnica).
Lei poi ipotizza una cosa che ha momentaneamente urtato i miei nervi, dice cioè che: “forse potrebbe riflettere su come mai lei stesso non abbia portato in seduta queste sue sensazioni di oppressione da parte del terapeuta consentendo al vostro lavoro di evolvere”.
Ha forse voluto dire che allora la non riuscita della terapia e l’enorme danno (ancora ne pago le conseguenze) è “colpa” mia perché non ho portato in seduta questo o quello?
A parte che ho portato tantissime cose (ed ora ne sono amaramente pentito) il suo collega però sapeva che al primo incontro io ero ASSOLUTAMENTE contrario a iniziare la psicoterapia e anche ai successivi incontri glielo ribadivo sempre, vedeva quanto ero contrariato ad andare da lui ma i miei soldi gli piacevano troppo per dire interrompiamo o rimandiamo in un altro momento, inoltre, considerato il mio TOTALE rifiuto ad iniziare in quel modo una psicoterapia (il primo incontro sono stato 50 minuti muto per la rabbia che avevo dentro per essere stato trascinato da lui, hanno parlato solo i miei accompagnatori ed io ho solo detto che NON volevo iniziare una psicoterapia in quel periodo), se alcune cose non le ho portate in terapia il suo collega doveva sapere che ciò sarebbe successo perché era consapevole del mio rifiuto (il fatto che però lui stesso mi opprimeva lo sapeva sia perché glielo detto sia perché il mio disagio e fastidio ai suoi diretti interrogatori era palese).
Che lei adesso venga a cercare di incolpare me di aver sbagliato a non aver portato in terapia questo o quello, ripeto, urta momentaneamente i miei nervi.
E’ come se lei volesse dire che la psicoterapia è benefica al 100% (più della stessa medicina chirurgica) e che non ci possano essere psicoterapeuti che possano sbagliare e far danni (così come hanno fatto con me) e dunque se le cose non vanno bene la “colpa" è dei pazienti e questo per quanto mi riguarda non lo posso assolutamente accettare.
Ribadisco inoltre a gran voce che terapie mal condotte rischiano di portare alla luce problemi difficili o, nei casi peggiori, impossibili da gestire; questo può aggravare lo stato del paziente e innescare patologie psichiche; e le assicuro, cara dr.ssa, che nel mio caso è stato (purtroppo) proprio così, cioè c’è stato un aggravamento del paziente (cioè io) e questo non certo per colpa mia ma del suo collega.
Per tali motivi ho trovato “urtante” la sua risposta ed EGREGIA e ONESTA quella del Dottor Willy Murgolo.
Ps: lei dice che forse potrebbe riflettere su come mai lei stesso non abbia portato in seduta queste sue sensazioni di oppressione da parte del terapeuta consentendo al vostro lavoro di evolvere?
Re: ho già tante altre cose molto più gravi e importanti sulle quali riflettere e non ho certo necessità di riflettere sul perché uno psicoterapeuta al quale confido che da anni sono oppresso da familiari sui più disparati campi della vita, lui stesso inizi fin da subito (nota bene = non dopo mesi di terapia ma da subito) ad aggiungersi alla schiera delle persone che mi dicono fai questo – fai quello – fai questo – fai quello e via dicendo. Un esempio fra decine: sa che ho gravi problemi economici, sa che sto dando un sacco di soldi (che non ho) a lui e il suo collega mi viene a dire che DEVO fare un viaggio e nel frattempo DEVO iscrivermi ad una palestra, ma, questa è psicologia ?????????
ma . . . . . . . . . .
il como poi è che addirittura quando mi interroga per sapere se ho deciso di fare il viaggio o se mi sono iscritto in palestra e gli dico di no, mi INCOLPA dicendomi che devo darmi una mossa.
Le confido allora dr.ssa che se avessi scelto spontaneamente di iniziare la terapia avrei mandato letteralmente a quel paese molte volte il suo collega e avrei troncato il percorso molto prima.
Lei anche ad un paziente con problemi economici lo incolpa di non voler (POTER) fare un viaggio ?
Lei dice che “lo psicologo è abilitato all'attività di sostegno per cui credo che la collega che la segue stia facendo il suo lavoro” . . . .. . non ho messo in dubbio questo, io chiedevo se <esprimere i propri sentimenti per avere un effetto liberatorio che elimina una gran quantità di stress è una tecnica di cui si può avvalere un ramo della psicologia? cioè una terapia ?>
. . . . siccome non ci sono dubbi che l’ultima psicologa faceva ciò, io ho allora detto che su di me ciò non serve (ho fatto 7 incontri è non ho più dubbi sull’inefficacia personale di questa tecnica).
Lei poi ipotizza una cosa che ha momentaneamente urtato i miei nervi, dice cioè che: “forse potrebbe riflettere su come mai lei stesso non abbia portato in seduta queste sue sensazioni di oppressione da parte del terapeuta consentendo al vostro lavoro di evolvere”.
Ha forse voluto dire che allora la non riuscita della terapia e l’enorme danno (ancora ne pago le conseguenze) è “colpa” mia perché non ho portato in seduta questo o quello?
A parte che ho portato tantissime cose (ed ora ne sono amaramente pentito) il suo collega però sapeva che al primo incontro io ero ASSOLUTAMENTE contrario a iniziare la psicoterapia e anche ai successivi incontri glielo ribadivo sempre, vedeva quanto ero contrariato ad andare da lui ma i miei soldi gli piacevano troppo per dire interrompiamo o rimandiamo in un altro momento, inoltre, considerato il mio TOTALE rifiuto ad iniziare in quel modo una psicoterapia (il primo incontro sono stato 50 minuti muto per la rabbia che avevo dentro per essere stato trascinato da lui, hanno parlato solo i miei accompagnatori ed io ho solo detto che NON volevo iniziare una psicoterapia in quel periodo), se alcune cose non le ho portate in terapia il suo collega doveva sapere che ciò sarebbe successo perché era consapevole del mio rifiuto (il fatto che però lui stesso mi opprimeva lo sapeva sia perché glielo detto sia perché il mio disagio e fastidio ai suoi diretti interrogatori era palese).
Che lei adesso venga a cercare di incolpare me di aver sbagliato a non aver portato in terapia questo o quello, ripeto, urta momentaneamente i miei nervi.
E’ come se lei volesse dire che la psicoterapia è benefica al 100% (più della stessa medicina chirurgica) e che non ci possano essere psicoterapeuti che possano sbagliare e far danni (così come hanno fatto con me) e dunque se le cose non vanno bene la “colpa" è dei pazienti e questo per quanto mi riguarda non lo posso assolutamente accettare.
Ribadisco inoltre a gran voce che terapie mal condotte rischiano di portare alla luce problemi difficili o, nei casi peggiori, impossibili da gestire; questo può aggravare lo stato del paziente e innescare patologie psichiche; e le assicuro, cara dr.ssa, che nel mio caso è stato (purtroppo) proprio così, cioè c’è stato un aggravamento del paziente (cioè io) e questo non certo per colpa mia ma del suo collega.
Per tali motivi ho trovato “urtante” la sua risposta ed EGREGIA e ONESTA quella del Dottor Willy Murgolo.
Ps: lei dice che forse potrebbe riflettere su come mai lei stesso non abbia portato in seduta queste sue sensazioni di oppressione da parte del terapeuta consentendo al vostro lavoro di evolvere?
Re: ho già tante altre cose molto più gravi e importanti sulle quali riflettere e non ho certo necessità di riflettere sul perché uno psicoterapeuta al quale confido che da anni sono oppresso da familiari sui più disparati campi della vita, lui stesso inizi fin da subito (nota bene = non dopo mesi di terapia ma da subito) ad aggiungersi alla schiera delle persone che mi dicono fai questo – fai quello – fai questo – fai quello e via dicendo. Un esempio fra decine: sa che ho gravi problemi economici, sa che sto dando un sacco di soldi (che non ho) a lui e il suo collega mi viene a dire che DEVO fare un viaggio e nel frattempo DEVO iscrivermi ad una palestra, ma, questa è psicologia ?????????
ma . . . . . . . . . .
il como poi è che addirittura quando mi interroga per sapere se ho deciso di fare il viaggio o se mi sono iscritto in palestra e gli dico di no, mi INCOLPA dicendomi che devo darmi una mossa.
Le confido allora dr.ssa che se avessi scelto spontaneamente di iniziare la terapia avrei mandato letteralmente a quel paese molte volte il suo collega e avrei troncato il percorso molto prima.
Lei anche ad un paziente con problemi economici lo incolpa di non voler (POTER) fare un viaggio ?
[#12]
Gentile utente, devo farle notare che continuando a fare distinzioni fra questo o quello psicologo - qui dentro o all'infuori di qui - lei sta confermando che ha un gran bisogno di farsi sentire ed essere ascoltato.
In altre parole, più continua a esprimere le sue sensazioni e il suo giudizio, più sta provando di avere davvero bisogno di farlo.
Da qui però non è possibile fornirle aiuto reale. Deve valutare la decisione, compatibilmente con ciò che può fare, se affidarsi a un professionista di persona.
Altrimenti il rischio è che continuando a "far finta" di fare terapia, noi compresi, si crei un frainteso per cui le eventuali aspettative in merito verranno certamente tradite. A parte pareri molto generici, purtroppo da qui non è possibile dare vero aiuto né "consigli" utili.
Cordiali saluti
In altre parole, più continua a esprimere le sue sensazioni e il suo giudizio, più sta provando di avere davvero bisogno di farlo.
Da qui però non è possibile fornirle aiuto reale. Deve valutare la decisione, compatibilmente con ciò che può fare, se affidarsi a un professionista di persona.
Altrimenti il rischio è che continuando a "far finta" di fare terapia, noi compresi, si crei un frainteso per cui le eventuali aspettative in merito verranno certamente tradite. A parte pareri molto generici, purtroppo da qui non è possibile dare vero aiuto né "consigli" utili.
Cordiali saluti
[#14]
Ex utente
Capisco Dr. Santonocito, grazie.
X dla Dr.ssa: non provo rabbia nei suoi confronti, ma siccome ho avuto l’impressione che lei volesse giustificare il suo collega dicendo che forse la terapia non è stata benefica per il fatto che io non ho messo sul piatto tutto me stesso, allora questo le confesso che nel momento che ho letto la sua risposta per un po’ ha urtato i miei nervi perché, ripeto, so il male che il suo collega mi ha fatto; a tal proposito ho anche consultato di persona altri due specialisti i quali, anche se all’inizio non volevano (non so perché) dirmi apertamente cosa ne pensavano, alla fine mi hanno detto che loro non avrebbero iniziato un percorso in quelle condizioni ed entrambi (di due CSM differenti) mi hanno chiesto se lo psicoterapeuta era a pagamento. Quindi alla fine sono stati estremamente chiari.
Ciò detto, non penso lei debba scusarsi con me perché non era sua intenzione incolparmi ma sono stato io a fraintendere (probabilmente xkè il dolore nel ripensare alla terapia è ancora fresco e non mi fa vedere le cose nell’ottica corretta).
Cordialità
X dla Dr.ssa: non provo rabbia nei suoi confronti, ma siccome ho avuto l’impressione che lei volesse giustificare il suo collega dicendo che forse la terapia non è stata benefica per il fatto che io non ho messo sul piatto tutto me stesso, allora questo le confesso che nel momento che ho letto la sua risposta per un po’ ha urtato i miei nervi perché, ripeto, so il male che il suo collega mi ha fatto; a tal proposito ho anche consultato di persona altri due specialisti i quali, anche se all’inizio non volevano (non so perché) dirmi apertamente cosa ne pensavano, alla fine mi hanno detto che loro non avrebbero iniziato un percorso in quelle condizioni ed entrambi (di due CSM differenti) mi hanno chiesto se lo psicoterapeuta era a pagamento. Quindi alla fine sono stati estremamente chiari.
Ciò detto, non penso lei debba scusarsi con me perché non era sua intenzione incolparmi ma sono stato io a fraintendere (probabilmente xkè il dolore nel ripensare alla terapia è ancora fresco e non mi fa vedere le cose nell’ottica corretta).
Cordialità
Questo consulto ha ricevuto 14 risposte e 3.1k visite dal 12/06/2010.
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