Importante quesito esistenziale: che cos'è il vero amore?
Gentili dottori
Questo, come dal titolo, riguarda un argomento che parla di un grande sentimento umano, che ha nei confronti miei e su molte persone un grande fascino.
Un importante dubbio esistenziale il mio: "Quello che conosco è la verità o è una menzogna?".
Mi sono sempre chiesto cosa sia l'Amore. Quello vero, quello con la A maiuscola.
Ci ho pensato tantissime volte, e finora non mi sono mai riuscito a dare una risposta definitiva a questa domanda. Tutto quello che sono riuscito a trovare a riguardo non è che un significato che con l'esperienza ho potuto affinare, arricchire e migliorare negli anni.
Non ho fatto studi o ricerche su di esso. Non ho voluto contaminare la mia definizione con qualcosa che non fosse mio.
Quello che scriverò, sarà soltanto il frutto di quello che la vita mi ha insegnato. E, soprattutto, del sentimento che ho provato per persone che hanno intrecciato la loro vita con la mia. In particolare una...
Ma ovviamente non tutte le persone che ho avuto nel cuore fanno ancora parte della mia vita...
Premetto che sono un ragazzo giovane, ma non giovanissimo. Ho già passato da un pezzo il periodo dei brufoli e delle cottarelle per le ragazze in minigonna della mia classe delle superiori, in cui ancora ero cieco e credevo di sapere tutto a riguardo. Non ho né figli, né una famiglia che mi sono creato da me. Ma dopotutto ho fatto le mie esperienze di vita...
Vorrei sapere cosa ne pensate Voi. Voi, che non siete me e che da me siete, in grande o in piccola quantità, differenti - vuoi per età, sesso, cultura, ceto sociale, provenienza e residenza.
Voi, che magari avete avuto più esperienza di me.
Voi, che avete più cultura di me e addirittura l'avete pure studiato.
Voi, che a differenza di me potreste definirvi realmente "completi", in quanto a cultura, esperienze di vita e maturità.
Perché io non mi definisco tale. Non ancora o non abbastanza, secondo il mio metro di giudizio.
Secondo Voi la mia definizione di amore potrebbe essere quella giusta? Sapreste trovarne una migliore? Perché se sì, o se no, vorrei imparare proprio da Voi, persone che con le loro esperienze e i loro studi potrebbero essere riusciti a capire veramente cosa sia.
L'amore vero è quello che credo di avere provato in prima persona, o è solo un falso, un qualcosa che ci assomiglia o a cui ho voluto far assomigliare?
Devo assolutamente sapere se sono in grado di amare in una maniera matura e adulta, oppure se tutto quello in cui credo e che ho fatto non sia solo una grande illusione o qualche immagine che mi ricordi l'amore vero.
Ho scritto una lunga riflessione a riguardo. La mia definizione di Amore.
Però lo spazio non mi basta per descriverla tutta in un solo post.
Se foste disponibili ad accettare il mio consulto, scriverei quello che penso a riguardo. Tra le richieste degli altri consulti, non ho trovato nulla che assomigliasse minimamente a quello che voglio richiedere.
Vi ringrazio dell'attenzione e buona giornata
Questo, come dal titolo, riguarda un argomento che parla di un grande sentimento umano, che ha nei confronti miei e su molte persone un grande fascino.
Un importante dubbio esistenziale il mio: "Quello che conosco è la verità o è una menzogna?".
Mi sono sempre chiesto cosa sia l'Amore. Quello vero, quello con la A maiuscola.
Ci ho pensato tantissime volte, e finora non mi sono mai riuscito a dare una risposta definitiva a questa domanda. Tutto quello che sono riuscito a trovare a riguardo non è che un significato che con l'esperienza ho potuto affinare, arricchire e migliorare negli anni.
Non ho fatto studi o ricerche su di esso. Non ho voluto contaminare la mia definizione con qualcosa che non fosse mio.
Quello che scriverò, sarà soltanto il frutto di quello che la vita mi ha insegnato. E, soprattutto, del sentimento che ho provato per persone che hanno intrecciato la loro vita con la mia. In particolare una...
Ma ovviamente non tutte le persone che ho avuto nel cuore fanno ancora parte della mia vita...
Premetto che sono un ragazzo giovane, ma non giovanissimo. Ho già passato da un pezzo il periodo dei brufoli e delle cottarelle per le ragazze in minigonna della mia classe delle superiori, in cui ancora ero cieco e credevo di sapere tutto a riguardo. Non ho né figli, né una famiglia che mi sono creato da me. Ma dopotutto ho fatto le mie esperienze di vita...
Vorrei sapere cosa ne pensate Voi. Voi, che non siete me e che da me siete, in grande o in piccola quantità, differenti - vuoi per età, sesso, cultura, ceto sociale, provenienza e residenza.
Voi, che magari avete avuto più esperienza di me.
Voi, che avete più cultura di me e addirittura l'avete pure studiato.
Voi, che a differenza di me potreste definirvi realmente "completi", in quanto a cultura, esperienze di vita e maturità.
Perché io non mi definisco tale. Non ancora o non abbastanza, secondo il mio metro di giudizio.
Secondo Voi la mia definizione di amore potrebbe essere quella giusta? Sapreste trovarne una migliore? Perché se sì, o se no, vorrei imparare proprio da Voi, persone che con le loro esperienze e i loro studi potrebbero essere riusciti a capire veramente cosa sia.
L'amore vero è quello che credo di avere provato in prima persona, o è solo un falso, un qualcosa che ci assomiglia o a cui ho voluto far assomigliare?
Devo assolutamente sapere se sono in grado di amare in una maniera matura e adulta, oppure se tutto quello in cui credo e che ho fatto non sia solo una grande illusione o qualche immagine che mi ricordi l'amore vero.
Ho scritto una lunga riflessione a riguardo. La mia definizione di Amore.
Però lo spazio non mi basta per descriverla tutta in un solo post.
Se foste disponibili ad accettare il mio consulto, scriverei quello che penso a riguardo. Tra le richieste degli altri consulti, non ho trovato nulla che assomigliasse minimamente a quello che voglio richiedere.
Vi ringrazio dell'attenzione e buona giornata
[#1]
Gent.le utente,
io sono disponibile ad accogliere la sua richiesta ma lo farò per darle la possibilità di confrontarsi in modo autentico, non certo per fornirle risposte "oggettive e definitive" perché secondo me, i sentimenti non possono essere "incasellati" in schemi teorici.
Purtroppo siamo stati educati a non fidarci troppo dei nostri sentimenti, perché "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce" (Pascal), ed è questa incognita che ci spaventa e ci fa sentire minacciati, quando ci accorgiamo che l'intensità di un sentimento può essere tale da prendere il sopravvento su tutto il resto...
è importante interrogarsi su come viviamo la nascita e l'evoluzione di un sentimento dentro di noi, imparare a distinguerlo da un coinvolgimento emotivo che non ha lasciato una "traccia" nella nostra esperienza.
Ognuno di noi onorare deve cercare di difendere la propria individualità, creando le condizioni favorevoli per farla emergere pienamente, invece di cercare all'esterno modelli ai quali assomigliare.
A tal proposito c'è un libro che credo troverà molto stimolante da leggere "Il codice dell'anima" di James Hillman.
Continui la sua ricerca e se le fa piacere mi scriva pure a questo indirizzo sabrina.camplone@medicitalia.it
Cordialmente
io sono disponibile ad accogliere la sua richiesta ma lo farò per darle la possibilità di confrontarsi in modo autentico, non certo per fornirle risposte "oggettive e definitive" perché secondo me, i sentimenti non possono essere "incasellati" in schemi teorici.
Purtroppo siamo stati educati a non fidarci troppo dei nostri sentimenti, perché "il cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce" (Pascal), ed è questa incognita che ci spaventa e ci fa sentire minacciati, quando ci accorgiamo che l'intensità di un sentimento può essere tale da prendere il sopravvento su tutto il resto...
è importante interrogarsi su come viviamo la nascita e l'evoluzione di un sentimento dentro di noi, imparare a distinguerlo da un coinvolgimento emotivo che non ha lasciato una "traccia" nella nostra esperienza.
Ognuno di noi onorare deve cercare di difendere la propria individualità, creando le condizioni favorevoli per farla emergere pienamente, invece di cercare all'esterno modelli ai quali assomigliare.
A tal proposito c'è un libro che credo troverà molto stimolante da leggere "Il codice dell'anima" di James Hillman.
Continui la sua ricerca e se le fa piacere mi scriva pure a questo indirizzo sabrina.camplone@medicitalia.it
Cordialmente
Dr.ssa SABRINA CAMPLONE
Psicologa-Psicoterapeuta Individuale e di Coppia a Pescara
www.psicologaapescara.it
[#2]
Utente
Gentile Dott.ssa Camplone
La ringrazio della risposta tempestiva risposta, dell'interessamento e del consiglio letterario. "La chiamata viene dall'Anima, da dentro di noi". Lo conosco ma mi piacerebbe molto approfondire.
La mia definizione di Amore è questa:
"L'amore è quella cosa che riesce a smuovere il mondo. È una vera e propria magia. Nulla di sostituibile. Nulla di più bello. È un bisogno innato di noi uomini. Di amare, e di essere amati. Un sentimento positivo, puro e incontaminato verso qualcosa o qualcuno. Che si dà senza ricevere nulla in cambio, e senza aspettarsi nulla, senza un secondo fine. La gioia per la felicità di qualcuno o qualcosa, sia quando l'abbiamo costruita noi per l'altra persona, sia quando gliela regala il destino in ogni altro modo. Perché l'amore è la gioia del dare. Non del ricevere. L'amore dà una forza illimitata. L'amore può cambiare il proprio destino. E per il proprio destino bisogna difendere fino alla morte l'amore. Per difendere l'amore è necessario combattere. Per difendere l'amore è necessario soffrire. Bisogna combattere per ciò che si ama, o avere ciò che si ama. Se è vero amore, ci darà il coraggio e la forza per farlo. Senza limiti. Ancora più raramente del vero amore, è possibile avere il proprio oggetto desiderato senza fare nulla, come se fosse caduto dal cielo davanti a noi. Se si ha questa fortuna, non si potrebbe avere la coscienza di quanto sia importante. Se invece lo si conquista, si sa che è una cosa propria, che abbiamo guadagnato con il nostro sangue e con le nostre lacrime. E se qualcuno fosse un pericolo per tale oggetto, o lo offendesse in una qualsiasi maniera, bisogna combattere per onorare il suo valore. Anche a costo della propria vita. Che sia un qualcosa di misero e debole come un insetto, un uomo come noi, o addirittura Dio in persona. Perché chi muore per amore in questo modo, non può che morire felice. Felice per aver lottato fino alla morte in ciò che credeva. Il soffrire che intendo io non è quella sofferenza che si prova quando qualcuno che si ama, ci ha lasciato, abbandonato o tradito - magari anche senza motivo. Quello è solo un dolore comprensibile e logico per la perdita di qualcuno a cui si teneva. La vera sofferenza è non riuscire a salvare la persona che si ama. La vera sofferenza è quella che si prova quando si vede lentamente la persona che si ama morire poco a poco. La vera sofferenza è quel sacrificio insopportabile che si fa per non far soffrire la persona che si ama. E l'amore è anche quella forza che permette di fare questo sacrificio soffrendo in silenzio e da solo. E sebbene portarlo avanti faccia male e costi molte fatiche, forze ed energie, questo sacrificio lo si fa da felici. Perché lo si fa per il bene per la persona che si ama. E se si potesse tornare indietro e si potesse scegliere se soffrire ancora o meno per il proprio amore, colui che veramente ama non avrebbe alcun dubbio: ripeterebbe esattamente quello che ha fatto alla stessa maniera. Perché il bene della persona amata, è anche il bene nostro. Inoltre il vero amore non è da temere. Non deve fare paura, perché l'amore, quello vero, è la cosa più bella del mondo. La paura la si ha per le conseguenze negative. Quelle sì, fanno male. E fanno male anche quelle degli amori falsi, che credevamo autentici. Come il bisogno, il bisogno di essere amati. Per questo quasi tutte le persone che non lo trovano sono tristi, e pur di sopperire a questa mancanza, sono disposti a sostituirlo con qualcosa che credono sia l'amore, oppure sostituendolo con qualcosa di falso, e di cui sono coscienti che non sia amore, ma lo definiscono tale. Per questo è così raro da trovare quello vero, e in molti non trovandolo si accontentano di provare qualcosa che lo richiami o che ci assomigli. Spesso, specie da giovani, quello che si pensa di aver provato, per quanto forte possa essere, non era che un'immatura cotta adolescenziale. Facilmente confondibile con quella parola chiamata amore, dato che non si hanno termini di paragone né di esperienza di vita per poter capire questo profondo sentimento, la cui conoscenza, nella maggior parte degli uomini è solo un riferimento a quello che è realmente."
Queste parole sono dedicate e ispirate a C, a cui auguro qualsiasi bene nella vita e che ringrazio per avermi regalato parte della sua.
Colei che a cui sono grato per avermi ogni giorno dato lo stimolo positivo per diventare l'uomo che sono adesso.
Colei che è stata degna di questo mio dono che le ho regalato e concesso con tutto il piacere e con tutto il mio cuore senza pretendere nulla in cambio, sebbene abbia ricevuto molto, e, nonostante ora l'ingiusto e crudele destino, contro cui ho lottato anch'io, ha indotto alla morte la persona che era e che ho tanto amato facendola soffrire giorno dopo giorno e anche adesso.
Spero per lei che riesca a trovare la forza di cambiare, e di guarire, dato che è ancora in tempo per farlo, perché questa sofferenza, che se la meriti o no, le farà vivere una vita senza senso, arida, triste, brutta e solitaria. L'opposto della vita che avevamo progettato insieme per noi due e che rimpiango non sia il mio futuro.
La persona che abbia amato di più in vita e che mi ha fatto capire in maniera definitiva che quello che consideravo amore - e che ho precedentemente scritto - lo conoscevo ancor prima di conoscerla, per la quale ho pensato e attuato ogni singola parola scritta sopra, e che grazie a lei sono riuscito a provare, nella maniera più bella e intensa che qualcuno mi abbia fatto provare.
L'unico essere che abbia mai incontrato nella mia vita in grado di trasformare le mie lacrime in sorrisi.
Gentili dottori, grazie ancora dell'attenzione.
La ringrazio della risposta tempestiva risposta, dell'interessamento e del consiglio letterario. "La chiamata viene dall'Anima, da dentro di noi". Lo conosco ma mi piacerebbe molto approfondire.
La mia definizione di Amore è questa:
"L'amore è quella cosa che riesce a smuovere il mondo. È una vera e propria magia. Nulla di sostituibile. Nulla di più bello. È un bisogno innato di noi uomini. Di amare, e di essere amati. Un sentimento positivo, puro e incontaminato verso qualcosa o qualcuno. Che si dà senza ricevere nulla in cambio, e senza aspettarsi nulla, senza un secondo fine. La gioia per la felicità di qualcuno o qualcosa, sia quando l'abbiamo costruita noi per l'altra persona, sia quando gliela regala il destino in ogni altro modo. Perché l'amore è la gioia del dare. Non del ricevere. L'amore dà una forza illimitata. L'amore può cambiare il proprio destino. E per il proprio destino bisogna difendere fino alla morte l'amore. Per difendere l'amore è necessario combattere. Per difendere l'amore è necessario soffrire. Bisogna combattere per ciò che si ama, o avere ciò che si ama. Se è vero amore, ci darà il coraggio e la forza per farlo. Senza limiti. Ancora più raramente del vero amore, è possibile avere il proprio oggetto desiderato senza fare nulla, come se fosse caduto dal cielo davanti a noi. Se si ha questa fortuna, non si potrebbe avere la coscienza di quanto sia importante. Se invece lo si conquista, si sa che è una cosa propria, che abbiamo guadagnato con il nostro sangue e con le nostre lacrime. E se qualcuno fosse un pericolo per tale oggetto, o lo offendesse in una qualsiasi maniera, bisogna combattere per onorare il suo valore. Anche a costo della propria vita. Che sia un qualcosa di misero e debole come un insetto, un uomo come noi, o addirittura Dio in persona. Perché chi muore per amore in questo modo, non può che morire felice. Felice per aver lottato fino alla morte in ciò che credeva. Il soffrire che intendo io non è quella sofferenza che si prova quando qualcuno che si ama, ci ha lasciato, abbandonato o tradito - magari anche senza motivo. Quello è solo un dolore comprensibile e logico per la perdita di qualcuno a cui si teneva. La vera sofferenza è non riuscire a salvare la persona che si ama. La vera sofferenza è quella che si prova quando si vede lentamente la persona che si ama morire poco a poco. La vera sofferenza è quel sacrificio insopportabile che si fa per non far soffrire la persona che si ama. E l'amore è anche quella forza che permette di fare questo sacrificio soffrendo in silenzio e da solo. E sebbene portarlo avanti faccia male e costi molte fatiche, forze ed energie, questo sacrificio lo si fa da felici. Perché lo si fa per il bene per la persona che si ama. E se si potesse tornare indietro e si potesse scegliere se soffrire ancora o meno per il proprio amore, colui che veramente ama non avrebbe alcun dubbio: ripeterebbe esattamente quello che ha fatto alla stessa maniera. Perché il bene della persona amata, è anche il bene nostro. Inoltre il vero amore non è da temere. Non deve fare paura, perché l'amore, quello vero, è la cosa più bella del mondo. La paura la si ha per le conseguenze negative. Quelle sì, fanno male. E fanno male anche quelle degli amori falsi, che credevamo autentici. Come il bisogno, il bisogno di essere amati. Per questo quasi tutte le persone che non lo trovano sono tristi, e pur di sopperire a questa mancanza, sono disposti a sostituirlo con qualcosa che credono sia l'amore, oppure sostituendolo con qualcosa di falso, e di cui sono coscienti che non sia amore, ma lo definiscono tale. Per questo è così raro da trovare quello vero, e in molti non trovandolo si accontentano di provare qualcosa che lo richiami o che ci assomigli. Spesso, specie da giovani, quello che si pensa di aver provato, per quanto forte possa essere, non era che un'immatura cotta adolescenziale. Facilmente confondibile con quella parola chiamata amore, dato che non si hanno termini di paragone né di esperienza di vita per poter capire questo profondo sentimento, la cui conoscenza, nella maggior parte degli uomini è solo un riferimento a quello che è realmente."
Queste parole sono dedicate e ispirate a C, a cui auguro qualsiasi bene nella vita e che ringrazio per avermi regalato parte della sua.
Colei che a cui sono grato per avermi ogni giorno dato lo stimolo positivo per diventare l'uomo che sono adesso.
Colei che è stata degna di questo mio dono che le ho regalato e concesso con tutto il piacere e con tutto il mio cuore senza pretendere nulla in cambio, sebbene abbia ricevuto molto, e, nonostante ora l'ingiusto e crudele destino, contro cui ho lottato anch'io, ha indotto alla morte la persona che era e che ho tanto amato facendola soffrire giorno dopo giorno e anche adesso.
Spero per lei che riesca a trovare la forza di cambiare, e di guarire, dato che è ancora in tempo per farlo, perché questa sofferenza, che se la meriti o no, le farà vivere una vita senza senso, arida, triste, brutta e solitaria. L'opposto della vita che avevamo progettato insieme per noi due e che rimpiango non sia il mio futuro.
La persona che abbia amato di più in vita e che mi ha fatto capire in maniera definitiva che quello che consideravo amore - e che ho precedentemente scritto - lo conoscevo ancor prima di conoscerla, per la quale ho pensato e attuato ogni singola parola scritta sopra, e che grazie a lei sono riuscito a provare, nella maniera più bella e intensa che qualcuno mi abbia fatto provare.
L'unico essere che abbia mai incontrato nella mia vita in grado di trasformare le mie lacrime in sorrisi.
Gentili dottori, grazie ancora dell'attenzione.
[#3]
Grazie a lei per aver condiviso la sua esperienza in modo così autentico e trasparente, la cosa che mi ha colpito di più è la purezza di questo sentimento che non è stata "inquinata" dalla sofferenza ma, al contrario,
ha accompagnato il dolore e spero l'abbia aiutato ad accettarlo.
Credo che l'amore incondizionato e disinteressato sia l'espressione più nobile di questo sentimento che forse in alcuni casi può nascondere un'insidia, che può indurci mettere da parte i nostri bisogni affettivi per privilegiare quelli del partner. Cosa che inevitabilmente determina una relazione non più simmetrica ma sbilanciata nella quale viene ad instaurarsi una tacita "sudditanza" da parte del partner che decide di privilegiare le esigenze dell'altro.
Se tale sbilanciamento invece di essere una situazione temporanea si "cronicizza" diventando una delle caratteristiche fondamentali della relazione, ciò esporrà il legame di coppia ad una vulnerabilità che può a lungo termine minare alla base il rapporto affettivo che lega i due partner.
Ho preso spunto dalla sua storia per fare delle riflessioni di ordine generale che non vanno intese come dei giudizi o delle interpretazioni relative alla storia da lei raccontata, il mio vuol essere solo un invito a rispettare i propri sentimenti allo stesso modo in cui rispettiamo quelli del nostro partner.
A tal proposito mi permetto allora di consigliarle "L'amore possibile" di Guy Corneaux per approfondire questo tema.
Cordialmnente
ha accompagnato il dolore e spero l'abbia aiutato ad accettarlo.
Credo che l'amore incondizionato e disinteressato sia l'espressione più nobile di questo sentimento che forse in alcuni casi può nascondere un'insidia, che può indurci mettere da parte i nostri bisogni affettivi per privilegiare quelli del partner. Cosa che inevitabilmente determina una relazione non più simmetrica ma sbilanciata nella quale viene ad instaurarsi una tacita "sudditanza" da parte del partner che decide di privilegiare le esigenze dell'altro.
Se tale sbilanciamento invece di essere una situazione temporanea si "cronicizza" diventando una delle caratteristiche fondamentali della relazione, ciò esporrà il legame di coppia ad una vulnerabilità che può a lungo termine minare alla base il rapporto affettivo che lega i due partner.
Ho preso spunto dalla sua storia per fare delle riflessioni di ordine generale che non vanno intese come dei giudizi o delle interpretazioni relative alla storia da lei raccontata, il mio vuol essere solo un invito a rispettare i propri sentimenti allo stesso modo in cui rispettiamo quelli del nostro partner.
A tal proposito mi permetto allora di consigliarle "L'amore possibile" di Guy Corneaux per approfondire questo tema.
Cordialmnente
[#4]
Utente
Gentile Dott.ssa Camplone
La ringrazio molto delle sue parole disponibilità e del secondo consiglio letterario (no, questo non lo conosco, nel caso se lo fosse chiesto, ma me lo sono segnato per quando riesco a trovare tempo, che, ahimè, scarseggia sempre).
Aspetto di sapere cosa ne pensano anche gli altri Suoi colleghi. Sia come medici o psicologi, che come uomini o donne.
Il mio è un parere che non chiedo da paziente che si rivolge a un professionista, ma anche a uomini e donne che con la loro esperienza di vita possono raccontare quello che sanno.
Comprendo benissimo il tipo di insidia che vuoLe andare a trattare.
In un rapporto (specie se di coppia) non ci dev'essere una parte dominante e una recessiva. Le persone non sono caratteri mendeliani. Sono esseri che vanno trattati con rispetto e che devono trattarsi reciprocamente senza prevaricare l'altro.
Come ho scritto prima, il bene del partner (se consideriamo la coppia, per esempio) è il nostro bene. E automaticamente, nel caso sia amore vero e genuino, anche il nostro bene è quello del partner (come è capitato a me in quasi tutte le mie storie sentimentale, in particolare nella storia della persona a cui ho dedicato ciò che ho scritto). Si è legati a doppio filo: quando sta male una parte, soffre anche l'altra. Quindi ci si sforza anche per l'altra persona a stare meglio.
L'amore fa vivere meglio chi sa già vivere bene o chi vive bene. Per chi vive male, potrebbe esserne la salvezza. Ma proprio per questa facilità di confusione, non dovrebbero mischiarsi il bisogno di amore, di felicità e di avere qualcuno vicino con una persona a parte che potrebbe darci questo, qualcosa di diverso, o qualcosa di simile. Infatti si vedrebbe questa persona come salvatrice, attribuendo ad essa valori che potrebbero non coincidere con la realtà. Un falso amore di quelli che ho citato sopra che potrebbero rovinare la propria vita. Per questo miro a essere così chiaro e coerente con me stesso.
Non voglio che interpretiate male, cari dottori, questa mia voglia di conoscenza. Non è una mancanza di genuinità, anzi... Come persona sono molto passionale e credo molto nei sentimenti, non solo nell'amore.
Io stesso sono cosciente del fatto che "so di non sapere". Ed è tramite la conoscenza che l'uomo può essere veramente sé stesso. Chi, più di un uomo che è davvero sé stesso riuscirebbe a essere ancora più genuino?
È anche questa una delle basi del mio carattere e del modo di pensare. Voglio essere una persona unica e inimitabile. E per esserlo, credo sia necessaria la genuinità, la coscienza e la coerenza di capire chi siamo e di comprendere i propri sentimenti.
Detto questo, Vi ringrazio ancora per la lettura e per le future risposte.
La ringrazio molto delle sue parole disponibilità e del secondo consiglio letterario (no, questo non lo conosco, nel caso se lo fosse chiesto, ma me lo sono segnato per quando riesco a trovare tempo, che, ahimè, scarseggia sempre).
Aspetto di sapere cosa ne pensano anche gli altri Suoi colleghi. Sia come medici o psicologi, che come uomini o donne.
Il mio è un parere che non chiedo da paziente che si rivolge a un professionista, ma anche a uomini e donne che con la loro esperienza di vita possono raccontare quello che sanno.
Comprendo benissimo il tipo di insidia che vuoLe andare a trattare.
In un rapporto (specie se di coppia) non ci dev'essere una parte dominante e una recessiva. Le persone non sono caratteri mendeliani. Sono esseri che vanno trattati con rispetto e che devono trattarsi reciprocamente senza prevaricare l'altro.
Come ho scritto prima, il bene del partner (se consideriamo la coppia, per esempio) è il nostro bene. E automaticamente, nel caso sia amore vero e genuino, anche il nostro bene è quello del partner (come è capitato a me in quasi tutte le mie storie sentimentale, in particolare nella storia della persona a cui ho dedicato ciò che ho scritto). Si è legati a doppio filo: quando sta male una parte, soffre anche l'altra. Quindi ci si sforza anche per l'altra persona a stare meglio.
L'amore fa vivere meglio chi sa già vivere bene o chi vive bene. Per chi vive male, potrebbe esserne la salvezza. Ma proprio per questa facilità di confusione, non dovrebbero mischiarsi il bisogno di amore, di felicità e di avere qualcuno vicino con una persona a parte che potrebbe darci questo, qualcosa di diverso, o qualcosa di simile. Infatti si vedrebbe questa persona come salvatrice, attribuendo ad essa valori che potrebbero non coincidere con la realtà. Un falso amore di quelli che ho citato sopra che potrebbero rovinare la propria vita. Per questo miro a essere così chiaro e coerente con me stesso.
Non voglio che interpretiate male, cari dottori, questa mia voglia di conoscenza. Non è una mancanza di genuinità, anzi... Come persona sono molto passionale e credo molto nei sentimenti, non solo nell'amore.
Io stesso sono cosciente del fatto che "so di non sapere". Ed è tramite la conoscenza che l'uomo può essere veramente sé stesso. Chi, più di un uomo che è davvero sé stesso riuscirebbe a essere ancora più genuino?
È anche questa una delle basi del mio carattere e del modo di pensare. Voglio essere una persona unica e inimitabile. E per esserlo, credo sia necessaria la genuinità, la coscienza e la coerenza di capire chi siamo e di comprendere i propri sentimenti.
Detto questo, Vi ringrazio ancora per la lettura e per le future risposte.
[#5]
Gentile utente, le domande esistenziali importanti di solito tradiscono mancanza di serenità. Non per svalutare ciò che chiede, ma sto avendo l'impressione che lei non abbia ancora superato il problema affettivo che ci aveva segnalato qualche tempo fa. Questo è abbastanza evidente da ciò che scrive e dalla lunghezza del suo scritto.
Quando non riusciamo a risolvere un determinato problema, ci facciamo domande e cerchiamo spiegazioni. È questo il suo caso, e se è così, si è poi rivolto a uno specialista come le avevamo suggerito?
Cordiali saluti
Quando non riusciamo a risolvere un determinato problema, ci facciamo domande e cerchiamo spiegazioni. È questo il suo caso, e se è così, si è poi rivolto a uno specialista come le avevamo suggerito?
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
[#6]
Utente
Caro Dott. Santonocito
Attendevo proprio una risposta da lei, seppure non l'avessi scritto. E anche da qualche altro Suo collega che come Lei mi è piaciuto molto, come il Dott. Vita per esempio, che tra l'altro ho avuto il piacere di discutere precedente con entrambi.
Mi ha fatto piacere ritrovarLa. Come spero di ritrovare anche tutti gli altri Suoi colleghi.
Credo che abbia toccato in parte il tasto dolente. La mia è una mancanza di serenità. Per una serie di motivi che non Le dico, ho avuto degli screzi con la mia famiglia. Per delle ragioni che vanno avanti da circa cinque anni, se non più. Avevo dei pensieri negativi riguardo loro, a prescindere dal fatto che ci tenessi a loro e che gli volessi bene, e che mi sono sacrificato volentieri per loro - cosa che ho fatto a prescindere, senza volere nulla in cambio - e invece più volte sono da loro stato abbandonato o ignorato nei momenti di difficoltà.
A Gennaio c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che mi ha fatto capire quanto davvero ci tenessero a me, quanto davvero mi rispettavano, quanto davvero contavo per loro, quanto davvero sono disposti a fare per me e soprattutto quanto erano in grado di capirmi.
Il risultato? Sono stato tradito da loro, con brutte conseguenze a livello psico-fisico.
Tanto per dirne una... Mio fratello non mi rivolge la parola da praticamente cinque mesi. Il bello è che dalla parte del torto ci sono loro, e lui in particolare con la sua strafottenza ha fatto degenerare tutto. Robe da matti...
Ne ho parlato sia coi miei due terapeuti, dai quali sono in cura da quasi due anni, sia con gente più grande e matura di me che avendo più esperienza ed essendo esterna alla mia famiglia potesse pure darmi un giudizio imparziale, e una persona in particolare, che conosce bene la famiglia da anni, ha potuto sentire anche la versione non mia della storia. La conclusione di tutto ciò? Tutte le persone a cui l'ho detto mi davano ragione a me. E io non sono più disposto a sopportare mancanze di rispetto (e molto altro) del genere.
Poi riguardo il resto, Le vorrei ricordare (la richiesta di consulto precedente era così vecchia che è comprensibile nel caso si fosse dimenticato dell'importante particolare che Le scriverò a seguito) che la causa dei miei disturbi è molto attribuibile alla perdita del sogno per cui avevo lottato così tanto. E, a essere sincero, non sto smettendo di lottare neanche adesso che sto male per questo motivo.
Me l'hanno strappato via dalle mani nella maniera più ingiusta e crudele, una volta che me l'ero duramente conquistato, e il colpo è stato veramente duro.
Lei potrebbe dirmi che bisogna guardare avanti, che non bisogna perdere tempo e costruirsi la propria vita, ma è proprio quello che sto facendo - con lentezza e difficoltà, ma lo sto facendo, un passo alla volta come si suol dire... - parallelamente alla mia lotta. E la lotta che sto facendo, la sto facendo felice e di mia scelta, nonostante da più di due anni ormai sia messo male. Ma è il mio sogno, e il mio sogno mi dà la forza nonostante tutto.
Riguardo la persona, Le dico che l'ho incontrata recentemente e ci ho parlato un'oretta. Si è dimostrata come me l'aspettavo. Fredda, a disagio. Coi suoi comportamenti ho notato grandissima parte dei disturbi che le avevo "diagnosticato" tempo fa. Le parole, per esempio, erano incoerenti, scombinate, deliranti direi. Tipico delle sindromi psicotiche che credo che abbia. Per non parlare delle nevrosi e delle paranoie. È stata in grado di dirmi. Mi ha detto cose molto brutte (e facilmente contestabili da parte mia con prove scritte che ho da parte), che avrebbero fatto sentire triste e inutile qualsiasi persona. Beh... Quelle parole non mi hanno fatto niente. Anzi, mi sono sentito più sereno dopo averla incontrata. Però ad essere sincero, una cosa che mi ha fatto - non dico neanche male, ma che ha attirato la mia attenzione confermando ancora di più quello che le avevo "diagnosticato" - beh... Non riesco a trovare un aggettivo, ma penso abbia capito, è che mi ha accusato di una colpa che è completamente sua, e che ai tempi non mi aveva scaricato nonostante io avessi fatto di tutto parecchio tempestivamente, anzi, immediatamente al fattaccio da rimediare. Offrendomi di accompagnarla in questa cosa sin da subito e pungolandola sempre a farla usando il suo tempo in maniera diversa.. La colpa è solo sua. Punto e basta. Io non ho niente sulla coscienza riguardo ciò... Lei mi ha usato in questi anni come capro espiatorio per tutti i sensi di colpa e i complessi che non ha avuto la forza di affrontare - e per questo mi ha evitato. Ah, e tanto per puntualizzare, il motivo per cui è degenerata a questi livelli ammalandosi, è stato proprio il senso di colpa generato da questa faccenda. Un qualcosa di insanabile temo.
Incoerenti erano pure i comportamenti e gli atteggiamenti nei miei confronti. Prima cercava di starmi distaccata, anzi... Ha sempre avuto un atteggiamento difensivo nei miei confronti (ho avuto l'occasione pure di vederla più volte prima e l'atteggiamento corporeo che assumeva da sola o in compagnia, denotava forti componenti di chiusura nei confronti della gente in cui stava e soprattutto quando era da sola - a proposito Le confesso che sto leggendo un interessante libro sul linguaggio corporeo). All'inizio non mi chiamava neanche per nome. Poi lo ha fatto, e verso la fine mi chiamava per diminutivo. Fredda poi... Indifferente. Però contrastava con altri comportamenti, come il sorridere, il ridere di gusto senza forzature (ho controllato anche il movimento dei muscoli orbicolari oltre che alla mimica facciale), scherzava pure con me, mi aveva chiesto anche una mano a cercare una cosa per lei quando siamo andati in un negozio per vedere una cosa per sua madre.In più dopo che le avevo detto che avevo cose da dirle molto lunghe, lei si è offerta di vederci più in là per un caffé senza che le abbia detto niente. Notare che sia per il caffé, sia per l'incontro con me mi ha rimarcato che non le faceva piacere. Però mi aveva detto in anticipo che era impegnata e che era di fretta - e si vedeva - quindi (anche) per questo secondo me era molto nervosa. E sa come ci siamo salutati? Ridendo e cantando sotto la pioggia!
Donne... Che ci dobbiamo fare noi uomini? (E qui, mi passi l'ironia che ho usato per smorzare un po' i toni e alleggerire la tensione, ma in realtà provo molto rispetto nei confronti delle donne.)
Ma ormai ho capito una cosa. Non è la donna che voglio. La donna che ho amato con tutto il mio cuore non è lei, ma la genuina e calda persona di buon cuore che è scomparsa da quando si è ammalata (non è per niente guarita purtroppo). Per questo sono così sereno...
Famiglia, un grande sogno, la mia vecchia donna... È questo l'amore di cui parlavo prima. Non era riferito esclusivamente a qualcosa o a qualcuno. Tutto quello che ho pensato e scritto riguardo l'amore l'ho fatto per queste tre cose. E non mi sono pentito di averle fatte nonostante il mio attuale stato di salute. Anzi... Se tornassi indietro le rifarei mille, e mille volte ancora.
Tutto questo è l'amore, perché l'amore ha tante forme diverse, sebbene abbiano in comune le stesse caratteristiche - con aggiunte o differenze individuali a seconda del caso (per esempio la complicità e l'esclusività di un rapporto di coppia).
Quante storie, reali e non, hanno trattato di uomini che sono morti per salvare la propria donna? Per salvare la propria famiglia? Per salvare un ideale o un sogno come la patria e la libertà? Proprio a questo mi riferisco con quella parola che inizia con A.
Grazie ancora del consulto, Dottore e a presto risentirLa. Lei, il Dott. Vita e tutti gli altri Suoi colleghi che mi hanno dato un parere in passato.
P.S. : Scusi la prolissità, ma per me è stato davvero un piacere incontrarLa di nuovo!
Attendevo proprio una risposta da lei, seppure non l'avessi scritto. E anche da qualche altro Suo collega che come Lei mi è piaciuto molto, come il Dott. Vita per esempio, che tra l'altro ho avuto il piacere di discutere precedente con entrambi.
Mi ha fatto piacere ritrovarLa. Come spero di ritrovare anche tutti gli altri Suoi colleghi.
Credo che abbia toccato in parte il tasto dolente. La mia è una mancanza di serenità. Per una serie di motivi che non Le dico, ho avuto degli screzi con la mia famiglia. Per delle ragioni che vanno avanti da circa cinque anni, se non più. Avevo dei pensieri negativi riguardo loro, a prescindere dal fatto che ci tenessi a loro e che gli volessi bene, e che mi sono sacrificato volentieri per loro - cosa che ho fatto a prescindere, senza volere nulla in cambio - e invece più volte sono da loro stato abbandonato o ignorato nei momenti di difficoltà.
A Gennaio c'è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, che mi ha fatto capire quanto davvero ci tenessero a me, quanto davvero mi rispettavano, quanto davvero contavo per loro, quanto davvero sono disposti a fare per me e soprattutto quanto erano in grado di capirmi.
Il risultato? Sono stato tradito da loro, con brutte conseguenze a livello psico-fisico.
Tanto per dirne una... Mio fratello non mi rivolge la parola da praticamente cinque mesi. Il bello è che dalla parte del torto ci sono loro, e lui in particolare con la sua strafottenza ha fatto degenerare tutto. Robe da matti...
Ne ho parlato sia coi miei due terapeuti, dai quali sono in cura da quasi due anni, sia con gente più grande e matura di me che avendo più esperienza ed essendo esterna alla mia famiglia potesse pure darmi un giudizio imparziale, e una persona in particolare, che conosce bene la famiglia da anni, ha potuto sentire anche la versione non mia della storia. La conclusione di tutto ciò? Tutte le persone a cui l'ho detto mi davano ragione a me. E io non sono più disposto a sopportare mancanze di rispetto (e molto altro) del genere.
Poi riguardo il resto, Le vorrei ricordare (la richiesta di consulto precedente era così vecchia che è comprensibile nel caso si fosse dimenticato dell'importante particolare che Le scriverò a seguito) che la causa dei miei disturbi è molto attribuibile alla perdita del sogno per cui avevo lottato così tanto. E, a essere sincero, non sto smettendo di lottare neanche adesso che sto male per questo motivo.
Me l'hanno strappato via dalle mani nella maniera più ingiusta e crudele, una volta che me l'ero duramente conquistato, e il colpo è stato veramente duro.
Lei potrebbe dirmi che bisogna guardare avanti, che non bisogna perdere tempo e costruirsi la propria vita, ma è proprio quello che sto facendo - con lentezza e difficoltà, ma lo sto facendo, un passo alla volta come si suol dire... - parallelamente alla mia lotta. E la lotta che sto facendo, la sto facendo felice e di mia scelta, nonostante da più di due anni ormai sia messo male. Ma è il mio sogno, e il mio sogno mi dà la forza nonostante tutto.
Riguardo la persona, Le dico che l'ho incontrata recentemente e ci ho parlato un'oretta. Si è dimostrata come me l'aspettavo. Fredda, a disagio. Coi suoi comportamenti ho notato grandissima parte dei disturbi che le avevo "diagnosticato" tempo fa. Le parole, per esempio, erano incoerenti, scombinate, deliranti direi. Tipico delle sindromi psicotiche che credo che abbia. Per non parlare delle nevrosi e delle paranoie. È stata in grado di dirmi. Mi ha detto cose molto brutte (e facilmente contestabili da parte mia con prove scritte che ho da parte), che avrebbero fatto sentire triste e inutile qualsiasi persona. Beh... Quelle parole non mi hanno fatto niente. Anzi, mi sono sentito più sereno dopo averla incontrata. Però ad essere sincero, una cosa che mi ha fatto - non dico neanche male, ma che ha attirato la mia attenzione confermando ancora di più quello che le avevo "diagnosticato" - beh... Non riesco a trovare un aggettivo, ma penso abbia capito, è che mi ha accusato di una colpa che è completamente sua, e che ai tempi non mi aveva scaricato nonostante io avessi fatto di tutto parecchio tempestivamente, anzi, immediatamente al fattaccio da rimediare. Offrendomi di accompagnarla in questa cosa sin da subito e pungolandola sempre a farla usando il suo tempo in maniera diversa.. La colpa è solo sua. Punto e basta. Io non ho niente sulla coscienza riguardo ciò... Lei mi ha usato in questi anni come capro espiatorio per tutti i sensi di colpa e i complessi che non ha avuto la forza di affrontare - e per questo mi ha evitato. Ah, e tanto per puntualizzare, il motivo per cui è degenerata a questi livelli ammalandosi, è stato proprio il senso di colpa generato da questa faccenda. Un qualcosa di insanabile temo.
Incoerenti erano pure i comportamenti e gli atteggiamenti nei miei confronti. Prima cercava di starmi distaccata, anzi... Ha sempre avuto un atteggiamento difensivo nei miei confronti (ho avuto l'occasione pure di vederla più volte prima e l'atteggiamento corporeo che assumeva da sola o in compagnia, denotava forti componenti di chiusura nei confronti della gente in cui stava e soprattutto quando era da sola - a proposito Le confesso che sto leggendo un interessante libro sul linguaggio corporeo). All'inizio non mi chiamava neanche per nome. Poi lo ha fatto, e verso la fine mi chiamava per diminutivo. Fredda poi... Indifferente. Però contrastava con altri comportamenti, come il sorridere, il ridere di gusto senza forzature (ho controllato anche il movimento dei muscoli orbicolari oltre che alla mimica facciale), scherzava pure con me, mi aveva chiesto anche una mano a cercare una cosa per lei quando siamo andati in un negozio per vedere una cosa per sua madre.In più dopo che le avevo detto che avevo cose da dirle molto lunghe, lei si è offerta di vederci più in là per un caffé senza che le abbia detto niente. Notare che sia per il caffé, sia per l'incontro con me mi ha rimarcato che non le faceva piacere. Però mi aveva detto in anticipo che era impegnata e che era di fretta - e si vedeva - quindi (anche) per questo secondo me era molto nervosa. E sa come ci siamo salutati? Ridendo e cantando sotto la pioggia!
Donne... Che ci dobbiamo fare noi uomini? (E qui, mi passi l'ironia che ho usato per smorzare un po' i toni e alleggerire la tensione, ma in realtà provo molto rispetto nei confronti delle donne.)
Ma ormai ho capito una cosa. Non è la donna che voglio. La donna che ho amato con tutto il mio cuore non è lei, ma la genuina e calda persona di buon cuore che è scomparsa da quando si è ammalata (non è per niente guarita purtroppo). Per questo sono così sereno...
Famiglia, un grande sogno, la mia vecchia donna... È questo l'amore di cui parlavo prima. Non era riferito esclusivamente a qualcosa o a qualcuno. Tutto quello che ho pensato e scritto riguardo l'amore l'ho fatto per queste tre cose. E non mi sono pentito di averle fatte nonostante il mio attuale stato di salute. Anzi... Se tornassi indietro le rifarei mille, e mille volte ancora.
Tutto questo è l'amore, perché l'amore ha tante forme diverse, sebbene abbiano in comune le stesse caratteristiche - con aggiunte o differenze individuali a seconda del caso (per esempio la complicità e l'esclusività di un rapporto di coppia).
Quante storie, reali e non, hanno trattato di uomini che sono morti per salvare la propria donna? Per salvare la propria famiglia? Per salvare un ideale o un sogno come la patria e la libertà? Proprio a questo mi riferisco con quella parola che inizia con A.
Grazie ancora del consulto, Dottore e a presto risentirLa. Lei, il Dott. Vita e tutti gli altri Suoi colleghi che mi hanno dato un parere in passato.
P.S. : Scusi la prolissità, ma per me è stato davvero un piacere incontrarLa di nuovo!
[#7]
Non si preoccupi per la prolissità, è la conferma all'ipotesi che lei ha qualcosa di forte da esprimere e da risolvere. E quando dicevo "affettivo" intendevo in senso generale, non solo verso la sua ex ragazza.
Ora, però, non le fa venire qualche dubbio il fatto che senta così forte il bisogno di discutere qui di queste cose, quando dispone addirittura di due teraputi?
Voglio dire, anche per me è stato un piacere, ma è un piacere che rischia di distoglierla dal lavoro vero e importante che dovrebbe fare di persona. Noi possiamo essere solo un secondo parere, e molto da lontano.
Cordiali saluti
Ora, però, non le fa venire qualche dubbio il fatto che senta così forte il bisogno di discutere qui di queste cose, quando dispone addirittura di due teraputi?
Voglio dire, anche per me è stato un piacere, ma è un piacere che rischia di distoglierla dal lavoro vero e importante che dovrebbe fare di persona. Noi possiamo essere solo un secondo parere, e molto da lontano.
Cordiali saluti
[#8]
Gentile Utente
il suo intervento stimola delle riflessioni molto interessanti e profonde che (come ha già sottolineato Lei) purtroppo non possono essere soddisfatte attraverso questo mezzo;
tuttavia devo ammettere che le caratteristiche dei suoi post mi fanno interrogare su quale sia il movente delle sue riflessioni, sarebbe interessante confrontarsi su questo con il suo terapeuta.
La saluto cordialmente
il suo intervento stimola delle riflessioni molto interessanti e profonde che (come ha già sottolineato Lei) purtroppo non possono essere soddisfatte attraverso questo mezzo;
tuttavia devo ammettere che le caratteristiche dei suoi post mi fanno interrogare su quale sia il movente delle sue riflessioni, sarebbe interessante confrontarsi su questo con il suo terapeuta.
La saluto cordialmente
[#9]
Utente
Gentili Dottori
Vi ringrazio innanzitutto delle risposte.
Dott. Santonocito, il dubbio non è recente. Ce l'ho da quando, diciamo, ho capito che l'amore è una cosa molto seria. In particolare da quando ho capito che esiste l'amore autentico e l'amore non autentico. E io avevo avuto e provato quello non autentico convinto che fosse quello vero.
Dott.ssa Sussarellu, ho sì intenzione di parlarne coi miei due terapeuti quando li vedo. Però volevo fare intendere a entrambi, e a tutti dottori che mi risponderanno qua, che come base userò loro e le conoscenze che ho nella vita reale.
Voi che prestate servizio volontario su Medicitalia, non siete assolutamente una "seconda scelta", un ripiego. Anzi, Vi stimo moltissimo e apprezzo quello che fate.
Che dire... Grazie a tutti Voi. Aspetto altri interventi. Spero di riuscire a leggere presto anche il Dott. Vita.
Buona serata.
Vi ringrazio innanzitutto delle risposte.
Dott. Santonocito, il dubbio non è recente. Ce l'ho da quando, diciamo, ho capito che l'amore è una cosa molto seria. In particolare da quando ho capito che esiste l'amore autentico e l'amore non autentico. E io avevo avuto e provato quello non autentico convinto che fosse quello vero.
Dott.ssa Sussarellu, ho sì intenzione di parlarne coi miei due terapeuti quando li vedo. Però volevo fare intendere a entrambi, e a tutti dottori che mi risponderanno qua, che come base userò loro e le conoscenze che ho nella vita reale.
Voi che prestate servizio volontario su Medicitalia, non siete assolutamente una "seconda scelta", un ripiego. Anzi, Vi stimo moltissimo e apprezzo quello che fate.
Che dire... Grazie a tutti Voi. Aspetto altri interventi. Spero di riuscire a leggere presto anche il Dott. Vita.
Buona serata.
[#10]
Utente
Gentile Dott. Vita
Ho notato con piacere che è passato qui poche ore fa.
Mi dispiace che la mia richiesta di consulto fosse in fondo alla pagina. Se fosse stata più su, avrebbe avuto più opportunità di notarlo ed eventualmente rispondere.
Non le nascondo l'ammirazione per la Sua persona, cultura, saggezza e umanità dimostrata in diversi consulti, anche che riguardavano il sottoscritto.
Per questo mi farebbe molto piacere leggere un Suo parere riguardo quello che ho scritto.
Peccato che non possa comunicare con Lei in altro modo, so che c'è solo la comunicazione fra utente e utente. Non saprei se c'è quella fra medico e medico, ma nel caso ci fosse, mi farebbe un grande favore quel dottore di buon cuore che Le facesse notare con un messaggio, di dare un'occhiata qui per una sua gradita risposta.
La ringrazio in anticipo per il consulto, e anche quel Suo collega che magari l'avviserà.
Buona serata.
Ho notato con piacere che è passato qui poche ore fa.
Mi dispiace che la mia richiesta di consulto fosse in fondo alla pagina. Se fosse stata più su, avrebbe avuto più opportunità di notarlo ed eventualmente rispondere.
Non le nascondo l'ammirazione per la Sua persona, cultura, saggezza e umanità dimostrata in diversi consulti, anche che riguardavano il sottoscritto.
Per questo mi farebbe molto piacere leggere un Suo parere riguardo quello che ho scritto.
Peccato che non possa comunicare con Lei in altro modo, so che c'è solo la comunicazione fra utente e utente. Non saprei se c'è quella fra medico e medico, ma nel caso ci fosse, mi farebbe un grande favore quel dottore di buon cuore che Le facesse notare con un messaggio, di dare un'occhiata qui per una sua gradita risposta.
La ringrazio in anticipo per il consulto, e anche quel Suo collega che magari l'avviserà.
Buona serata.
[#11]
Gentile Utente,
Esprimo soltanto delle opinioni che non pretendono d’avere un valore di assolutezza.
La sua richiesta di intervenire mi lusinga e viene a nutrire ancor più il “mio straripante narcisismo”.
E iniziamo da qui, perché io non riesco a darle una definizione dell’amore. Bisogna ricorrere ai poeti, a Dante, Petrarca, Boccaccio, e prima di loro a Socrate, a Gesù, a Gandhi. Ai Romantici, ai moderni, ai post moderni. A tutti coloro che per una vita intera hanno girato come naufraghi intorno a questo grande mistero.
Noi psicologi, alcuni di noi, semplifichiamo un po’ e riportiamo l’amore al narcisismo primario che ci accompagna per tutta la vita. L’atto d’amore è la proiezione del narcisismo primario sull’altro da me. È l’oggettivazione del sentimento d’amore che sin da piccoli sentiamo per noi stessi. E adesso le sparo altre mie opinioni in materia, sta a lei condividerle o no:
- l’amore non è eterno. I romantici non riuscendo a vivere o a credere nell’autunno o nel crepuscolo dell’amore, pensavano alla sua eternità, ma poi o facevano morire le grandi eroine dei grandi amori, o glissavano su questo punto;
- l’amore non nasce mai da un’affinità elettiva – l’affinità elettiva porta a grandi incontri sul piano dell’amicizia, mentre l’amore ha una genesi concreta, reale, sensibile, è un sentirsi corpo vicino corpo. Purtroppo siamo rimasti prigionieri di una mentalità acquisita da un Platone non bene interpretato e a noi propinato anche dal senso comune e da una educazione di casa: prima si ha una condivisione di idee, un’attrazione di menti, poi di sensazioni e di affetti, poi di corpi che si sentono, si annusano, si piacciono e si saldano. E se fosse il contrario?
- Proviamo a rovesciare il percorso. Partiamo da un’attrazione fisica, che poi diventa anche sentimento, protezione, acquisizione dell’altro, e poi anche stima, il pensare comune etc.
- Allora, dicevo, che l’atto d’amare nasce come proiezione del narcisismo primario. Alcuni di noi dicono, che è un investimento libidico che determina una fascinazione, un trascinamento. Ripercorriamo le storie di Paolo e Francesca, di Giulietta e Romeo, di Elena e Paride, di Carmen e Josè, di Otello e Desdemona. Nascono con un’attrazione fisica inarrestabile. Ma siccome la storia non può essere vissuta all’infinito, e nemmeno per tutta la vita, anche per preservarci da eventuali danni personali o da un affievolimento dell’amore che non vogliamo mai ammettere, qualcuno deve morire. Non l’amore, ma uno dei soggetti costituenti la coppia o entrambi. Così l’amore rimane come un’esposizione sfrontata agli altri e come esempio di eventi del corpo e dell’anima (forse la lettura di Hilman è molto calzante quando si parla di anima e di animus – come suggerisce la d.ssa Sabrina Campione).
- L’amore poi diventa spesso un gioco di potere. Ma questo è un altro discorso.
- Per noi, per me, che non sto facendo poesia, ma sto parlando di un amore senza assolutezze, l’amore può anche vivere una fase di tramonto e scomparire. La fine dell’amore fa male a chi nella coppia ha ancora mantenuto l’investimento libidico, e sarà costretto dall’altra e ritirarlo, a riappropriarsene per poi reinvestirlo su un altro soggetto. Semmai lo vorrà.
Veniamo a Lei.
Mi sembra, se ho compreso bene, che lei abbia vissuto un grande amore che si è andato esaurendo.
Non se ne dà ragione e non riesce a capacitarsene e cerca di capire perché la sua amata ragazza ha perso per lei quell’attrazione e quell’amore che ha sentito fino a ieri. E lei ci ha sofferto e come. E ci soffre ancora. Ma la sua “fanciulla” non continua a sentire più la magia dell’amore.
La ragazza deve guarire, dice. Da che cosa? Forse non ho letto bene, ma mi pare che non si sia spiegato esaurientemente. Lei spera che la ragazza trovi la forza di cambiare. Ma cambiare e tornare indietro, nella storia? O cambiare nel suo essere donna e vivere con maggiore consapevolezza la propria identità? Lei si riferisce ad un disagio della ragazza?
La sofferenza sua, cioè di lei che scrive, è grande. Su questo non c’è dubbio. La ragazza è fredda, dice, ha dei disturbi di tipo delirante (?) (che lei ha diagnosticati come … . – tipico atteggiamento di chi è in balia di nevrosi e di forme paranoiche(?)).
Guardi, mi creda e glielo dico con grande convinzione e con la speranza che lei ci convenga, prima o poi: forse è andata così perché c’è sempre qualcosa che ci salva da danni maggiori. Come dire “”Lassù qualcuno mi ama””.
Continui il suo percorso psicoterapeutico e sicuramente verrà fuori da questa situazione di malessere, di star male e di dover scrivere tanto per farlo capire sia a noi che a se stesso.
Perché due psicologi? Uno sarà anche poco, ma le assicuro che due son troppi. E qui ne ha trovati altri tre o quattro… Siamo in troppi…. Lo dico spesso che “Ubi moltitudo medicorum ibi mors certa).
Con tanti auguri
Esprimo soltanto delle opinioni che non pretendono d’avere un valore di assolutezza.
La sua richiesta di intervenire mi lusinga e viene a nutrire ancor più il “mio straripante narcisismo”.
E iniziamo da qui, perché io non riesco a darle una definizione dell’amore. Bisogna ricorrere ai poeti, a Dante, Petrarca, Boccaccio, e prima di loro a Socrate, a Gesù, a Gandhi. Ai Romantici, ai moderni, ai post moderni. A tutti coloro che per una vita intera hanno girato come naufraghi intorno a questo grande mistero.
Noi psicologi, alcuni di noi, semplifichiamo un po’ e riportiamo l’amore al narcisismo primario che ci accompagna per tutta la vita. L’atto d’amore è la proiezione del narcisismo primario sull’altro da me. È l’oggettivazione del sentimento d’amore che sin da piccoli sentiamo per noi stessi. E adesso le sparo altre mie opinioni in materia, sta a lei condividerle o no:
- l’amore non è eterno. I romantici non riuscendo a vivere o a credere nell’autunno o nel crepuscolo dell’amore, pensavano alla sua eternità, ma poi o facevano morire le grandi eroine dei grandi amori, o glissavano su questo punto;
- l’amore non nasce mai da un’affinità elettiva – l’affinità elettiva porta a grandi incontri sul piano dell’amicizia, mentre l’amore ha una genesi concreta, reale, sensibile, è un sentirsi corpo vicino corpo. Purtroppo siamo rimasti prigionieri di una mentalità acquisita da un Platone non bene interpretato e a noi propinato anche dal senso comune e da una educazione di casa: prima si ha una condivisione di idee, un’attrazione di menti, poi di sensazioni e di affetti, poi di corpi che si sentono, si annusano, si piacciono e si saldano. E se fosse il contrario?
- Proviamo a rovesciare il percorso. Partiamo da un’attrazione fisica, che poi diventa anche sentimento, protezione, acquisizione dell’altro, e poi anche stima, il pensare comune etc.
- Allora, dicevo, che l’atto d’amare nasce come proiezione del narcisismo primario. Alcuni di noi dicono, che è un investimento libidico che determina una fascinazione, un trascinamento. Ripercorriamo le storie di Paolo e Francesca, di Giulietta e Romeo, di Elena e Paride, di Carmen e Josè, di Otello e Desdemona. Nascono con un’attrazione fisica inarrestabile. Ma siccome la storia non può essere vissuta all’infinito, e nemmeno per tutta la vita, anche per preservarci da eventuali danni personali o da un affievolimento dell’amore che non vogliamo mai ammettere, qualcuno deve morire. Non l’amore, ma uno dei soggetti costituenti la coppia o entrambi. Così l’amore rimane come un’esposizione sfrontata agli altri e come esempio di eventi del corpo e dell’anima (forse la lettura di Hilman è molto calzante quando si parla di anima e di animus – come suggerisce la d.ssa Sabrina Campione).
- L’amore poi diventa spesso un gioco di potere. Ma questo è un altro discorso.
- Per noi, per me, che non sto facendo poesia, ma sto parlando di un amore senza assolutezze, l’amore può anche vivere una fase di tramonto e scomparire. La fine dell’amore fa male a chi nella coppia ha ancora mantenuto l’investimento libidico, e sarà costretto dall’altra e ritirarlo, a riappropriarsene per poi reinvestirlo su un altro soggetto. Semmai lo vorrà.
Veniamo a Lei.
Mi sembra, se ho compreso bene, che lei abbia vissuto un grande amore che si è andato esaurendo.
Non se ne dà ragione e non riesce a capacitarsene e cerca di capire perché la sua amata ragazza ha perso per lei quell’attrazione e quell’amore che ha sentito fino a ieri. E lei ci ha sofferto e come. E ci soffre ancora. Ma la sua “fanciulla” non continua a sentire più la magia dell’amore.
La ragazza deve guarire, dice. Da che cosa? Forse non ho letto bene, ma mi pare che non si sia spiegato esaurientemente. Lei spera che la ragazza trovi la forza di cambiare. Ma cambiare e tornare indietro, nella storia? O cambiare nel suo essere donna e vivere con maggiore consapevolezza la propria identità? Lei si riferisce ad un disagio della ragazza?
La sofferenza sua, cioè di lei che scrive, è grande. Su questo non c’è dubbio. La ragazza è fredda, dice, ha dei disturbi di tipo delirante (?) (che lei ha diagnosticati come … . – tipico atteggiamento di chi è in balia di nevrosi e di forme paranoiche(?)).
Guardi, mi creda e glielo dico con grande convinzione e con la speranza che lei ci convenga, prima o poi: forse è andata così perché c’è sempre qualcosa che ci salva da danni maggiori. Come dire “”Lassù qualcuno mi ama””.
Continui il suo percorso psicoterapeutico e sicuramente verrà fuori da questa situazione di malessere, di star male e di dover scrivere tanto per farlo capire sia a noi che a se stesso.
Perché due psicologi? Uno sarà anche poco, ma le assicuro che due son troppi. E qui ne ha trovati altri tre o quattro… Siamo in troppi…. Lo dico spesso che “Ubi moltitudo medicorum ibi mors certa).
Con tanti auguri
[#12]
Psicologo, Psicoterapeuta
Ho letto con interesse questa richiesta e mi trovo vicino a molte delle cose scritte fino ad'ora. Credo che il mio intervento sia relativamente personale e relativamente professionale.
le questioni esistenziali sono senz'altro affascinanti, stimolanti e alimentano le passioni. cercherò di essere dolcemente provocatorio.
è meglio parlare delle cose, o vivere le esperienze imparando dalle esperienze vissute?
vivere, fare esperienza delle cose, comporta dolore e piacere, se qualcosa ci impedisce di vivere certe esprienze all'ora è giunto il momento di confrontarsi fino in fondo con questo qualcosa.
credo poi che qui su medicitalia, con tutto l'impegno e la profesionalità di ognuno, siamo e dobbiamo rimanere in secondo piano. poichè vivere un rapporto terapeutico è cosa ben diversa dal parlare via internet. qui possiamo parlare di molte cose che si possono rivelare anche molto utili, ma la sete si placa esclusivamente bevendo. chi beve senza dissetarsi non ha da chiedersi perchè ha sete, ma perchè non si disseta mai.
forse sono stato più personale che professionale.
Un Saluto
le questioni esistenziali sono senz'altro affascinanti, stimolanti e alimentano le passioni. cercherò di essere dolcemente provocatorio.
è meglio parlare delle cose, o vivere le esperienze imparando dalle esperienze vissute?
vivere, fare esperienza delle cose, comporta dolore e piacere, se qualcosa ci impedisce di vivere certe esprienze all'ora è giunto il momento di confrontarsi fino in fondo con questo qualcosa.
credo poi che qui su medicitalia, con tutto l'impegno e la profesionalità di ognuno, siamo e dobbiamo rimanere in secondo piano. poichè vivere un rapporto terapeutico è cosa ben diversa dal parlare via internet. qui possiamo parlare di molte cose che si possono rivelare anche molto utili, ma la sete si placa esclusivamente bevendo. chi beve senza dissetarsi non ha da chiedersi perchè ha sete, ma perchè non si disseta mai.
forse sono stato più personale che professionale.
Un Saluto
[#13]
Utente
Gentilissimi Dott. Vita e Dott. Giusti
Vi ringrazio dell'interesse per il mio consulto.
In particolare col Dott. Vita, che si potrebbe dire che è arrivato volando come un super eroe quando i comuni mortali invocano il suo aiuto. Comincio a trattare il Suo parere.
Mi scuso per il ritardo col quale rispondo, ma a causa di un problema "tecnico" ero impossibilitato a guardare il forum. Rimedio subito.
In effetti mi rendo conto di avere fatto una richiesta complessa e difficile. Apprezzo comunque ogni singola parola del tempo che mi avete dedicato.
La teoria del narcisismo primario mi sembra interessante... Approfondirei volentieri la cosa. Si riferisce ai rapporti di coppia, Dott. Vita, non è vero?
Ribadisco che riferendomi all'amore mi sono riferito al sentimento in generale, che può essere per una persona o una cosa. Il mio voto di preferenza, per ora, lo darei al rapporto con la partner.
L'amore che dura per sempre per me esiste. Lo ammetto, sono una persona fortemente romantica. E per romantica non intendo propensa a fare cose smielate o banali. Intendo un romanticismo come quello narrato da europei e italiani, come per esempio il Foscolo nel suo Ortis.
Io ancora non sono padre, ma un giorno vorrei diventarlo. E non credo che il mio sentimento nei confronti dei miei figli possa mutare, a meno che non succedano disgrazie irreversibili che possano cambiare il senso naturale di questo sentimento altrettanto naturale. Se andasse tutto nel verso della Natura, non penso che a 2 mesi amerei mio figlio, a 5 anni amerei a mio figlio, a 20 anni amerei mio figlio ma a 40 non proverei amore per lui.
In una coppia è già diversa la cosa. Infatti un rapporto del genere è caratteristico per almeno tre fattori (semplificando il tutto, come fanno gli psicologi, o per lo meno alcuni, se mi è permesso citarLa): la condivisione, la complicità e l'esclusività. L'amore lì potrebbe anche finire prima o poi. Oppure mutare. In molti secondo me confondono amore e passione. Il mio pensiero a riguardo è che possa anche durare per sempre, sebbene sia davvero difficile trovare la persona giusta. Per esempio qualche anno fa avevo visto una cosa che mi aveva fatto sorridere. Due vecchietti si tenevano per mano. Lui stringeva lei come se fossero tornati due ragazzi di vent'anni. Poi si baciarono pure. E si vedeva proprio che si volevano bene. In casi come questi, anche se la passione può andare via via scemando con gli anni, l'amore rimane. E non parlo di una cosa astratta ma concreta, che ho visto coi miei occhi e che da altre persone ho sentito per racconti simili.
In molti hanno bisogno di credere in qualcosa di più grande. Anche facendosi illusioni, anche mentendo a sé stessi. Però tuttavia sono convinto che quello che dura per sempre esista. Opinioni, per carità... E non è che un piacere ed un onore scambiarle e confrontarle con persone così sagge e colte come Voi.
Nella coppia l'amore ha un numero di variabili che tende all'infinito. Quindi gli approcci, l'attrazione, le situazioni... Non ce ne sarà mai una uguale all'altra. Potrebbe darsi un'attrazione prima intellettuale, un'affinità forte, una condivisione di idee e poi un sentimento, come Lei ha scritto. Oppure nascere come un immediato sentimento e poi svilupparsi conoscendo la persona. Ma secondo me conoscere la persona prima di far nascere (detto così è proprio brutto perché sembra che ho abbia scritto di qualcosa che si può far crescere a comando) un sentimento è la miglior cosa perché si trova "il piacere di andare piano" e di scoprire inaspettatamente cose belle dall'altra persona. Il tutto senza sottovalutare o trascurare la passione del momento però, sebbene si possa anche "dosare".
La filosofia greca ha avuto una grandissima influenza nel nostro bacino mediterraneo, e per la ricchezza di essa non mi sorprende (né mi dispiace) che si sia diffusa così in Italia. Forse se fossi nato in Asia, dove c'è il confucianesimo e altre discipline filosofiche molto diverse dalle nostre, avrei un modo di ragionare diverso nei confronti dell'amore. Ma dopotutto quello che ci caratterizza come popolo, la nostra cultura storica di base, non è forse altrettanto bella e affascinante?
Lei, Dott. Vita, ha citato dei begli esempi letterari. Però ho notato un fattore che in questi casi ha contribuito a rendere questi amori così unici e ricercati. Ma siamo sicuri che se i Montecchi e i Capuleti non avessero ostacolato l'amore dei due giovani italiani, essi avessero provato la stessa attrattiva, lo stesso gusto, la stessa pulsione emozionale l'uno verso l'altra? O la loro attrazione e sentimento era forse alimentata da un impedimento che aumentava la forza di locomotrice verso la meta affettiva? Perché, secondo il mio modesto parere, in casi come questo cose che sono e devono rimanere scisse come il sentimento originale e un aumento di esso dovuto all'attrazione per ciò che è scarso, per ciò che è ricercato, per ciò che è difficile da ottenere si sono fuse.
Farei un esempio banale con una bibita che mi piace tanto: la granatina. Questo sciroppo dolce viene diluito in acqua, ma da due elementi scissi (uno dolcissimo e uno di sapore poco percepibile, quasi insapore) si uniscono in un solo elemento che ha la caratteristica di essere dolce (oltre che buono), ma non dolce quanto "il dolce iniziale".
Per quanto riguarda l'investimento libidico... Beh... Credo sia un po' limitato parlare di amore in questi meri termini. In realtà penso sia più complessa la cosa. Forse sbaglio ad intendere per via della mia ignoranza, ma mi piacerebbe capire quest'ultima cosa.
Il movimento psicoanalitico per me fu una grande innovazione del secolo precedente per quanto riguarda le scuole di Psicologia, ma mi pare di scorgerere un orientamento più freudiano che junghiano riguardo alla Sua ultima affermazione.
Se per il neurologo austriaco tutto era dominato dall'inconscio, da forze intime e non coscienti, da queste pulsioni, quest'energia da lui coniata come "libido" orientata verso la sessualità, per lo psichiatra svizzero era un'energia più "generica", se non vado errato. Un qualcosa che comprende sì anche l'eros, ma non in maniera esclusiva. Ci tengo a far sapere che ho comunque molto rispetto per entrambi questi grandi uomini della scienza psicologica.
Freud fu un grande innovatore, sebbene gli si può accusare una metodologia non del tutto sperimentale per elaborare le proprie teorie scientifiche e avrebbe potuto migliorarsi sotto questo punto di vista, oltre a dare un'eccessiva importanza alla pulsione sessuale e (forse) all'inconscio. E nonostante, secondo il mio modesto parere, fu superato da Jung in quanto a teorie, per me entrambi sono grandi personalità.
Passiamo adesso alla trattazione specifica del mio caso.
Ho vissuto, anzi direi che abbiamo, vissuto un grande amore, che purtroppo è finito, ma né per colpa mia, né per colpa sua. Era molto malata. Non era solo anoressia, ma un malessere composito che era dato da un misto di (abbondanti) complessi nevrotici indotti per lo più da un'educazione familiare che non definirei di certo da "10 e lode", che le hanno provocato impostazioni rigide verso certi comportamenti e atteggiamenti in maniera perenne causando reazioni a cascata. Si univano anche fattori di origine psicotica. Ripercussioni con disturbi dell'umore, inibizioni e disturbi nella sessualità e molto altro...
La cosa più dolorosa non è stata perderla in maniera "ufficiale" con la fine della relazione. Era vederla deperirsi, morire lentamente ogni giorno di più e non potere fare niente. Guardarla soffrire mentre continuava nonostante ciò ritmi frenetici di vita senza sosta che l'hanno fatta "impazzire". La conoscevo molto bene. E lei era l'unica persona che mi abbia capito davvero. Se gli eventi non fossero andati così, staremmo ancora insieme felici entrambi come prima. Il tutto successivamente unito al fatto che temevo che per mesi fosse morta e che affrontavo da solo la parte più brutta della mia vita nonostante lei non avesse mai neanche potuto immaginare quello che stavo passando - e che tutt'ora non sa. Oltre che a chiedermi come mai mi riservava un trattamento così ingiusto come isolarmi così senza motivo (non sono stato però l'unica persona che ha isolato immotivatamente, sono venuto a sapere).
Scrivevo sopra che l'avevo rivista. Non è che sia cambiata, è che è diventata proprio un'altra persona. Oserei citare il caso di Phineas Gage, per farLe comprendere il tipo di cambiamento, ma mi sembra non molto appropriato e fuori luogo, dato che è un caso più neurologico che psichiatrico.
Ma il mio stato d'animo nei suoi confronti è sereno. Nonostante il destino sia stato così ingiusto con entrambi da farci perdere la cosa più bella che avevamo, pare sia lei che non abbia mai superato la cosa - forse, anzi, probabilmente, perché non ha mai affrontato la cosa con l'introspezione e con il dialogo con me. Se vuoLe potrei fornirLe le informazioni che non ho fornito riguardo quello che credo sia lo stato attuale - o passato - della sua salute.
Per cambiare non intendo cambiare tornare indietro nella storia.
Per amare in maniera matura e completa qualcuno è necessario in primis un'introspezione profonda riguardo a ciò che siamo, che ci permetta di amare la prima persona che dobbiamo amare, ossia noi stessi. E successivamente imparare a stare bene da soli. E io da solo riesco a stare. E riesco a stare anche bene, nonostante non sia in condizioni di salute ottimali... Tutto questo unito al fatto che in estate si vedono così tante coppiette, ovviamente chi è solo è più portato a desiderare un compagno o una compagna. E questo non travisa il mio caso.
Lei purtroppo non sa amare sé stessa. Non accetta il suo cuore. Né la sua anima. Né il suo corpo e la sua intera vita, e me l'aveva pure confessato. Non credo sia capace di stare da sola. È una persona molto debole e fragile purtroppo. E con quest'impostazione di vita, non potrà mai vivere bene... A breve dovrei rivederla per parlarle, e credo che per onestà nei suoi confronti glielo debba di vuotare il sacco.
Purtroppo i miei problemi non finiscono qua. Tra i tanti che ho, c'è pure un pesantissimo conflitto che ho con tutta la famiglia per motivi morali ed esistenziali, i cui membri non si sforzano nemmeno né di risolverlo né capirmi nonostante abbia provato molte volte a spiegarglielo, e a dirgli le cose in faccia...
Non voglio fare la vittima, non è da me, e sono consapevole che non sono l'unica persona a stare male al mondo , ma come avrà intuito dalle mie parole io soffro. Molto, moltissimo... La mia sofferenza credo sia enorme. C'è ogni giorno e ogni notte. E benché ne sia dentro da anni, la situazione è così difficile da non permettermi di uscirne nonostante i miei impegni e i miei progressi...
Riguardo ai terapeuti, la figura dello psicologo è solo una. L'altra è un medico psichiatra, che fa anche da psicoterapeuta. Necessario nel mio caso in quanto l'assunzione costante di farmaci per me è importante per compensare squilibri bio-chimici a livello cerebrale che altrimenti mi farebbero stare peggio. E ho provato pure a smettere...
La ringrazio infinitamente, Dott. Vita. Non le nascondo l'enorme piacere che mi ha fatto leggerLa. Anzi, spero di poterLa leggere ancora.
Ora passo al Dott. Giusti.
Ringrazio ancora anche Lei per l'intervento.
Riguardo la "teoria e la pratica" del vivere, ho sviluppato un mio pensiero. Secondo me l'esperienza nella vita è essenziale nella crescita e maturazione di ogni uomo. La vita diretta, vera. Quella che si vive insomma. Però è anche molto importante la teoria. E il mio modo di vedere le cose sotto questo punto di vista è legato a in primis a un'introspezione profonda e alla conoscenza di sé stessi fino alle forme più viscerali del nostro Io.
Potrei dilungarmi per molto riguardo ciò che ho elaborato. Mi piace condividere pensieri e scambi di idee con persone colte e mature, anche per crescere personalmente. Però questo è un forum di medici. E sebbene moltissimi di essi siano stati anche filosofi, come per esempio Ippocrate di Coo, William James, Wilhelm Wundt, solo per citare tre "big", sarei solo di disturbo a parlare di temi prettamente filosofici in un forum fatto da medici.
A riguardo, però mi permetto di citarLe una frase di un grande generale e condottiero cinese, Sun Tzu: "Conosci te stesso, conosci il nemico e mai sarà incerto l'esito di mille battaglie.".
Ora, non siamo in guerra ma dice una cosa molto importante. Se sostituissimo la parola "Nemico" con "Persone", "Situazioni" e "Mondo", credo abbia capito cosa intendo...
Come primo supporto tengo come "fidati compagni" i miei terapeuti. Sebbene forniate un supporto telematico, so che non è come avere a che fare con persone vere, però non me la sentirei di definire Voi - in quanto a persone vere - una "seconda scelta". Anzi...
Il Vostro parere è importante per me proprio perché siete anche Voi persone. Ognuno con la sua storia e mentalità differenti.
Cordiali saluti ad entrambi. È stato un grande onore, nonché piacere, leggerVi.
P.S. : Per quanto riguarda la lettura di James Hillman, ho già promesso a me stesso una lettura attenta e tranquilla di esso quando riuscirò a trovare un po' di tempo (il che, per via del principio di "scarsità" che ho usato per descrivere la situazione di Romeo e Giulietta, aumenta in me la curiosità e l'attrazione).
Vi ringrazio dell'interesse per il mio consulto.
In particolare col Dott. Vita, che si potrebbe dire che è arrivato volando come un super eroe quando i comuni mortali invocano il suo aiuto. Comincio a trattare il Suo parere.
Mi scuso per il ritardo col quale rispondo, ma a causa di un problema "tecnico" ero impossibilitato a guardare il forum. Rimedio subito.
In effetti mi rendo conto di avere fatto una richiesta complessa e difficile. Apprezzo comunque ogni singola parola del tempo che mi avete dedicato.
La teoria del narcisismo primario mi sembra interessante... Approfondirei volentieri la cosa. Si riferisce ai rapporti di coppia, Dott. Vita, non è vero?
Ribadisco che riferendomi all'amore mi sono riferito al sentimento in generale, che può essere per una persona o una cosa. Il mio voto di preferenza, per ora, lo darei al rapporto con la partner.
L'amore che dura per sempre per me esiste. Lo ammetto, sono una persona fortemente romantica. E per romantica non intendo propensa a fare cose smielate o banali. Intendo un romanticismo come quello narrato da europei e italiani, come per esempio il Foscolo nel suo Ortis.
Io ancora non sono padre, ma un giorno vorrei diventarlo. E non credo che il mio sentimento nei confronti dei miei figli possa mutare, a meno che non succedano disgrazie irreversibili che possano cambiare il senso naturale di questo sentimento altrettanto naturale. Se andasse tutto nel verso della Natura, non penso che a 2 mesi amerei mio figlio, a 5 anni amerei a mio figlio, a 20 anni amerei mio figlio ma a 40 non proverei amore per lui.
In una coppia è già diversa la cosa. Infatti un rapporto del genere è caratteristico per almeno tre fattori (semplificando il tutto, come fanno gli psicologi, o per lo meno alcuni, se mi è permesso citarLa): la condivisione, la complicità e l'esclusività. L'amore lì potrebbe anche finire prima o poi. Oppure mutare. In molti secondo me confondono amore e passione. Il mio pensiero a riguardo è che possa anche durare per sempre, sebbene sia davvero difficile trovare la persona giusta. Per esempio qualche anno fa avevo visto una cosa che mi aveva fatto sorridere. Due vecchietti si tenevano per mano. Lui stringeva lei come se fossero tornati due ragazzi di vent'anni. Poi si baciarono pure. E si vedeva proprio che si volevano bene. In casi come questi, anche se la passione può andare via via scemando con gli anni, l'amore rimane. E non parlo di una cosa astratta ma concreta, che ho visto coi miei occhi e che da altre persone ho sentito per racconti simili.
In molti hanno bisogno di credere in qualcosa di più grande. Anche facendosi illusioni, anche mentendo a sé stessi. Però tuttavia sono convinto che quello che dura per sempre esista. Opinioni, per carità... E non è che un piacere ed un onore scambiarle e confrontarle con persone così sagge e colte come Voi.
Nella coppia l'amore ha un numero di variabili che tende all'infinito. Quindi gli approcci, l'attrazione, le situazioni... Non ce ne sarà mai una uguale all'altra. Potrebbe darsi un'attrazione prima intellettuale, un'affinità forte, una condivisione di idee e poi un sentimento, come Lei ha scritto. Oppure nascere come un immediato sentimento e poi svilupparsi conoscendo la persona. Ma secondo me conoscere la persona prima di far nascere (detto così è proprio brutto perché sembra che ho abbia scritto di qualcosa che si può far crescere a comando) un sentimento è la miglior cosa perché si trova "il piacere di andare piano" e di scoprire inaspettatamente cose belle dall'altra persona. Il tutto senza sottovalutare o trascurare la passione del momento però, sebbene si possa anche "dosare".
La filosofia greca ha avuto una grandissima influenza nel nostro bacino mediterraneo, e per la ricchezza di essa non mi sorprende (né mi dispiace) che si sia diffusa così in Italia. Forse se fossi nato in Asia, dove c'è il confucianesimo e altre discipline filosofiche molto diverse dalle nostre, avrei un modo di ragionare diverso nei confronti dell'amore. Ma dopotutto quello che ci caratterizza come popolo, la nostra cultura storica di base, non è forse altrettanto bella e affascinante?
Lei, Dott. Vita, ha citato dei begli esempi letterari. Però ho notato un fattore che in questi casi ha contribuito a rendere questi amori così unici e ricercati. Ma siamo sicuri che se i Montecchi e i Capuleti non avessero ostacolato l'amore dei due giovani italiani, essi avessero provato la stessa attrattiva, lo stesso gusto, la stessa pulsione emozionale l'uno verso l'altra? O la loro attrazione e sentimento era forse alimentata da un impedimento che aumentava la forza di locomotrice verso la meta affettiva? Perché, secondo il mio modesto parere, in casi come questo cose che sono e devono rimanere scisse come il sentimento originale e un aumento di esso dovuto all'attrazione per ciò che è scarso, per ciò che è ricercato, per ciò che è difficile da ottenere si sono fuse.
Farei un esempio banale con una bibita che mi piace tanto: la granatina. Questo sciroppo dolce viene diluito in acqua, ma da due elementi scissi (uno dolcissimo e uno di sapore poco percepibile, quasi insapore) si uniscono in un solo elemento che ha la caratteristica di essere dolce (oltre che buono), ma non dolce quanto "il dolce iniziale".
Per quanto riguarda l'investimento libidico... Beh... Credo sia un po' limitato parlare di amore in questi meri termini. In realtà penso sia più complessa la cosa. Forse sbaglio ad intendere per via della mia ignoranza, ma mi piacerebbe capire quest'ultima cosa.
Il movimento psicoanalitico per me fu una grande innovazione del secolo precedente per quanto riguarda le scuole di Psicologia, ma mi pare di scorgerere un orientamento più freudiano che junghiano riguardo alla Sua ultima affermazione.
Se per il neurologo austriaco tutto era dominato dall'inconscio, da forze intime e non coscienti, da queste pulsioni, quest'energia da lui coniata come "libido" orientata verso la sessualità, per lo psichiatra svizzero era un'energia più "generica", se non vado errato. Un qualcosa che comprende sì anche l'eros, ma non in maniera esclusiva. Ci tengo a far sapere che ho comunque molto rispetto per entrambi questi grandi uomini della scienza psicologica.
Freud fu un grande innovatore, sebbene gli si può accusare una metodologia non del tutto sperimentale per elaborare le proprie teorie scientifiche e avrebbe potuto migliorarsi sotto questo punto di vista, oltre a dare un'eccessiva importanza alla pulsione sessuale e (forse) all'inconscio. E nonostante, secondo il mio modesto parere, fu superato da Jung in quanto a teorie, per me entrambi sono grandi personalità.
Passiamo adesso alla trattazione specifica del mio caso.
Ho vissuto, anzi direi che abbiamo, vissuto un grande amore, che purtroppo è finito, ma né per colpa mia, né per colpa sua. Era molto malata. Non era solo anoressia, ma un malessere composito che era dato da un misto di (abbondanti) complessi nevrotici indotti per lo più da un'educazione familiare che non definirei di certo da "10 e lode", che le hanno provocato impostazioni rigide verso certi comportamenti e atteggiamenti in maniera perenne causando reazioni a cascata. Si univano anche fattori di origine psicotica. Ripercussioni con disturbi dell'umore, inibizioni e disturbi nella sessualità e molto altro...
La cosa più dolorosa non è stata perderla in maniera "ufficiale" con la fine della relazione. Era vederla deperirsi, morire lentamente ogni giorno di più e non potere fare niente. Guardarla soffrire mentre continuava nonostante ciò ritmi frenetici di vita senza sosta che l'hanno fatta "impazzire". La conoscevo molto bene. E lei era l'unica persona che mi abbia capito davvero. Se gli eventi non fossero andati così, staremmo ancora insieme felici entrambi come prima. Il tutto successivamente unito al fatto che temevo che per mesi fosse morta e che affrontavo da solo la parte più brutta della mia vita nonostante lei non avesse mai neanche potuto immaginare quello che stavo passando - e che tutt'ora non sa. Oltre che a chiedermi come mai mi riservava un trattamento così ingiusto come isolarmi così senza motivo (non sono stato però l'unica persona che ha isolato immotivatamente, sono venuto a sapere).
Scrivevo sopra che l'avevo rivista. Non è che sia cambiata, è che è diventata proprio un'altra persona. Oserei citare il caso di Phineas Gage, per farLe comprendere il tipo di cambiamento, ma mi sembra non molto appropriato e fuori luogo, dato che è un caso più neurologico che psichiatrico.
Ma il mio stato d'animo nei suoi confronti è sereno. Nonostante il destino sia stato così ingiusto con entrambi da farci perdere la cosa più bella che avevamo, pare sia lei che non abbia mai superato la cosa - forse, anzi, probabilmente, perché non ha mai affrontato la cosa con l'introspezione e con il dialogo con me. Se vuoLe potrei fornirLe le informazioni che non ho fornito riguardo quello che credo sia lo stato attuale - o passato - della sua salute.
Per cambiare non intendo cambiare tornare indietro nella storia.
Per amare in maniera matura e completa qualcuno è necessario in primis un'introspezione profonda riguardo a ciò che siamo, che ci permetta di amare la prima persona che dobbiamo amare, ossia noi stessi. E successivamente imparare a stare bene da soli. E io da solo riesco a stare. E riesco a stare anche bene, nonostante non sia in condizioni di salute ottimali... Tutto questo unito al fatto che in estate si vedono così tante coppiette, ovviamente chi è solo è più portato a desiderare un compagno o una compagna. E questo non travisa il mio caso.
Lei purtroppo non sa amare sé stessa. Non accetta il suo cuore. Né la sua anima. Né il suo corpo e la sua intera vita, e me l'aveva pure confessato. Non credo sia capace di stare da sola. È una persona molto debole e fragile purtroppo. E con quest'impostazione di vita, non potrà mai vivere bene... A breve dovrei rivederla per parlarle, e credo che per onestà nei suoi confronti glielo debba di vuotare il sacco.
Purtroppo i miei problemi non finiscono qua. Tra i tanti che ho, c'è pure un pesantissimo conflitto che ho con tutta la famiglia per motivi morali ed esistenziali, i cui membri non si sforzano nemmeno né di risolverlo né capirmi nonostante abbia provato molte volte a spiegarglielo, e a dirgli le cose in faccia...
Non voglio fare la vittima, non è da me, e sono consapevole che non sono l'unica persona a stare male al mondo , ma come avrà intuito dalle mie parole io soffro. Molto, moltissimo... La mia sofferenza credo sia enorme. C'è ogni giorno e ogni notte. E benché ne sia dentro da anni, la situazione è così difficile da non permettermi di uscirne nonostante i miei impegni e i miei progressi...
Riguardo ai terapeuti, la figura dello psicologo è solo una. L'altra è un medico psichiatra, che fa anche da psicoterapeuta. Necessario nel mio caso in quanto l'assunzione costante di farmaci per me è importante per compensare squilibri bio-chimici a livello cerebrale che altrimenti mi farebbero stare peggio. E ho provato pure a smettere...
La ringrazio infinitamente, Dott. Vita. Non le nascondo l'enorme piacere che mi ha fatto leggerLa. Anzi, spero di poterLa leggere ancora.
Ora passo al Dott. Giusti.
Ringrazio ancora anche Lei per l'intervento.
Riguardo la "teoria e la pratica" del vivere, ho sviluppato un mio pensiero. Secondo me l'esperienza nella vita è essenziale nella crescita e maturazione di ogni uomo. La vita diretta, vera. Quella che si vive insomma. Però è anche molto importante la teoria. E il mio modo di vedere le cose sotto questo punto di vista è legato a in primis a un'introspezione profonda e alla conoscenza di sé stessi fino alle forme più viscerali del nostro Io.
Potrei dilungarmi per molto riguardo ciò che ho elaborato. Mi piace condividere pensieri e scambi di idee con persone colte e mature, anche per crescere personalmente. Però questo è un forum di medici. E sebbene moltissimi di essi siano stati anche filosofi, come per esempio Ippocrate di Coo, William James, Wilhelm Wundt, solo per citare tre "big", sarei solo di disturbo a parlare di temi prettamente filosofici in un forum fatto da medici.
A riguardo, però mi permetto di citarLe una frase di un grande generale e condottiero cinese, Sun Tzu: "Conosci te stesso, conosci il nemico e mai sarà incerto l'esito di mille battaglie.".
Ora, non siamo in guerra ma dice una cosa molto importante. Se sostituissimo la parola "Nemico" con "Persone", "Situazioni" e "Mondo", credo abbia capito cosa intendo...
Come primo supporto tengo come "fidati compagni" i miei terapeuti. Sebbene forniate un supporto telematico, so che non è come avere a che fare con persone vere, però non me la sentirei di definire Voi - in quanto a persone vere - una "seconda scelta". Anzi...
Il Vostro parere è importante per me proprio perché siete anche Voi persone. Ognuno con la sua storia e mentalità differenti.
Cordiali saluti ad entrambi. È stato un grande onore, nonché piacere, leggerVi.
P.S. : Per quanto riguarda la lettura di James Hillman, ho già promesso a me stesso una lettura attenta e tranquilla di esso quando riuscirò a trovare un po' di tempo (il che, per via del principio di "scarsità" che ho usato per descrivere la situazione di Romeo e Giulietta, aumenta in me la curiosità e l'attrazione).
Questo consulto ha ricevuto 13 risposte e 8.1k visite dal 16/05/2010.
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