Disturbi comportamento alimentare
Data: 15 luglio 2009
Ho iniziato circa 3 anni e mezzo fa ad avere problemi col mangiare. Quando ho iniziato a mettere il cerotto per avere il ciclo regolare (sotto controllo medico) ho preso qualche chilo; ero convinta che fosse colpa del cerotto, però magari mi sbaglio. Quindi ho deciso di mangiare in un determinato modo per perdere quei chili, ho iniziato a mangiare poco e cibi che per me non facevano ingrassare. All’inizio il mio obiettivo era solo quello di perdere quei chili, non volevo spingermi oltre. Solo che poi la situazione è degenerata senza che me ne rendessi conto.
A furia di mangiare in un determinato modo per cercare di dimagrire mi è entrata in testa una mentalità per cui volevo continuare a dimagrire a livello indeterminato. Cioè non pensavo “voglio arrivare a pesare … chili” ma pensavo “voglio pesare sempre di meno”. Ero attratta dall’idea di magrezza e volevo continuare a dimagrire perché pensavo che solo così sarei riuscita a stare bene con me stessa e col mio corpo.
Mangiavo sempre le stesse cose, ho eliminato certi cibi perché ero convinta che facessero ingrassare, controllavo sempre le calorie scritte sulla confezione degli alimenti. Avevo una forte paura di ingrassare e mi pesavo almeno una volta al giorno. Qualche volta ho pure cercato di vomitare mettendo le dita in bocca, ma senza riuscirci.
All’inizio mia mamma non era contraria al fatto che volessi perdere qualche chilo, ma poi quando ha visto che non volevo più fermarmi ha iniziato ad andarmi contro. Mi ha detto tante volte di fermarmi perché aveva paura che a un certo punto non sarei più riuscita a controllare la situazione, però non aveva capito che se mi comportavo così non era perché ero stupida e non capivo l’importanza di una corretta alimentazione, ma perché avevo dei problemi. Forse non l’ha capito perché nessuno glielo ha mai spiegato.
Ho parlato di questa situazione con due amiche; ne ho parlato con loro perché hanno avuto problemi simili al mio; parlando con loro mi sono accorta che pensavano le stesse cose che pensavo io e che avevano i miei stessi comportamenti. Mi hanno detto più volte di fermarmi, anche per un confronto con quello che poi è successo a loro. Ma io non ho voluto fermarmi perché non ho avuto la forza di dire “voglio guarire, voglio uscire da questa situazione”.Un girono ero andata su Wikipedia sotto la voce “anoressia” e ho notato che c’erano alcune caratteristiche comuni tra me e la ragazza anoressica:Un girono ero andata su Wikipedia sotto la voce “anoressia” e ho notato che c’erano alcune caratteristiche comuni tra me e la ragazza anoressica: una forte paura di ingrassare, l’essere bugiardi con se stessi e con gli altri e il non ammettere la gravità della propria situazione, un forte senso del dovere che a volte sfocia nel perfezionismo.(Ho quasi tutti 30 all'università).
La situazione è cambiata circa 2 settimane fa; mi veniva la nausea durante i pasti e ho iniziato a fare molta fatica a mandare giù il mangiare. Ho avuto molta paura di stare male seriamente e di non riuscire più a controllare la situazione. Quindi sono arrivata a pensare che voglio uscirne. Ci ho messo tanto a capirlo, ma alla fine ci sono arrivata. Quindi ho ripreso a mangiare normalmente; all’inizio ho fatto molta fatica, ma pare che ci sto riuscendo. Però questo non basta. Ho iniziato a mangiare normalmente perché ho avuto molta paura di stare male. Ma non perché da un giorno con l’altro ho capito che la mia mentalità è sbagliata. Voglio riuscire a convincermi che il mio modo di rapportarmi col mangiare è sbagliato, voglio riuscire a buttare via quell’eccessivo controllo sul mio peso e su quello che mangio. Però non ce la faccio da sola.
La terza e ultima persona con cui ho parlato di questo problema è il mio ragazzo ed è stato lui a convincermi a scrivere queste righe; mi ha detto che se non parlo io di quello che penso comportandomi così nessuno se lo può immaginare. Ad esempio, mia mamma e la dottoressa hanno attribuito questo comportamento a cause che per me sono sbagliate e io non ho avuto il coraggio di dire la verità a entrambe.
Solo che io faccio fatica a parlare di questa situazione, ma non so perché. Spero solo di riuscire a uscirne.
Questo è quello che lei ha scritto a una psicologa a luglio dell'anno scorso. E' passato molto tempo e le cose non sono cambiate di molto. E' alta 1.60 e a luglio pesava tra i 45 e i 46 kg. Ha avuto un colloquio con una psichiatra che non le è piaciuta e non ci vuole tornare anche perchè le ha consigliato degli psicofarmaci. E' passato poi tutto l'autunno e l'inverno. Nonostante si sforzi a mangiare e cerchi di mangiare regolarmente sta continuando a dimagrire. Ora pesa intorno ai 44.5 kg. Ha fatto una visita presso il reparto per i dca presso un ospedale dove le hanno detto che dovrebbe arrivare a pesare almeno 49 kg. e ha iniziato un percorso di 10 incontri con una psicologa ma ci va malvolentiri. Non perchè non le piaccia la persona, ma perchè non le piace affrontare l'argomento e quando va la risponde alle domande con monosillabi. Ne parla quasi volentieri solo con me. Ha paura di stare male e di finire in ospedale. Spesso capita che si vada fuori a mangiare ma quando siamo soli noi due dice che non ha problemi anche se non sempre mangia tutto, mentre se è con altra gente si vergogna e si sente a disagio. Inoltre fa molta fatica a fare colazione: è il pasto della giornata che le pesa di più. Io le dico che deve sforzarsi a mangiare anche quando non ce la fa perchè almeno da un punto di vista fisico si alimenta e non rischia di stare male, ma non so se il consiglio è giusto. A questo punto ho un po di domande:
1) Come devo comportarmi io che sono l'unica persona con cui ne parla? "Obbligarla" a mangiare con le maniere forti? Essere comprensivo e cercare di rincuorala? Sinceramente sto cercando di fare una via di mezzo.
2) Da quanto ha 8 anni o giù di li soffre di ipotiroidismo. Prende una pastiglia (eutirox) da quell'età ovviamente modificando le dosi. Ho notato che presenta alcune conseguenze dell'ipotiroidismo come l'appetito compromesso, facile affaticabilità, apatia, ciclo irregolare. Può essere che prendendo da tanto tempo questo farmaco non faccia più effetto e che quindi il problema che presenta sia solo fisico e non psicologico?
3) La colazione: se non ha fame è giusto che non mangi o è comunque meglio se si sforza?
4) Ha nausea durante e dopo quasi tutti i pasti: perchè? come possiamo evitare che accada?
5 ) Lei pone più il problema sull'aspetto fisico: nel senso che ha paura di stare male fisicamente, di dover andare in ospedale, è preoccupata per la nausea e il poco appetito. Io invece sostengo che il problema è più psicologico e che solo risolvendo questo potrà poi riuscire a risolvere quello fisico. Secondo voi?
6)Nella sua famiglia sono tutti praticamente vegetariani. Le sue sorelle però mangiano pesce. Lei nemmeno quello. Solo pasta,riso,verdure e formaggi, frutta. Ha quindi un'alimentazione poco varia. Può essere questa una causa?o un problema in più?
7)Stiamo tenendo un diario di quello che mangia e del suo peso. L'aveva fatto per una settimana prima della visita di cui ho parlato prima perchè così i dietologi avrebbero avuto un'idea di come mangia. Ora le ho chiesto di farlo io perchè è una ragazza che tiene molto al giudizio. Come dicevo prima è una che ha tutti 30 all'università e non facciamo una facoltà per niente facile e guai se si presenta ad un esame che non sa una virgola. Al liceo (anche se non la conoscevo) era ossessionata dall'andare a scuola senza un compito non fatto. Quindi le ho dato questo compito da fare. Di scrivere un diario in modo che magari si senta “obbligata” a mangiare di più in modo da poter scrivere di più. Inoltre può essere utile come registro e vedere come si evolve la situazione. E' una cosa inutile, giusta, controproducente?
Cosa ne pensate?
Grazie per aver letto tutto questo.
Gentile ragazzo, lei dice di essersi fatto carico del problema della sua ragazza, perché lei avrebbe molta difficoltà a farlo. Con quali risultati, fino ad ora?
Il testo dell'email farebbe ipotizzare proprio la malattia anoressica, ma ovviamente ciò andrebbe confermato in sede diagnostica opportuna, ovvero da uno specialista.
In particolare, il meccanismo secondo il quale all'inizio si vuole solo dimagrire e che poi intrappola fino al punto da non riuscire più a smettere, è caratteristico dell'anoressia.
La sua ragazza dovrebbe star ricevendo cure appropriate, perché è difficile che riesca a uscirne da sola.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
Magari mangia e poi vomita? E quindi non prende peso?
Comunque si tratta di una disturbo serio. Trattamento elettivo è la terapia familiare a livello psicologico, ma il terapeuta in questi casi lavora a stretto contatto con dietista, ginecologo, e MMG.
Cosa puoi fare tu? La situazione non dev'essere semplice. Tuttavia, dal momento che mi pare di capire ci sia un buon rapporto con te, puoi continuare a starle accanto con affetto.
Nel caso dovessero presentarsi situazioni pesanti anche per te, non esitare a chiedere un supporto per te stesso: accudire chi sta male, se tra le persone a noi molto care, è una fonte di stress.
Saluti,
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
Il diario alimentare non è adatto ai disturbi anoressici, che stanno più sul versante ossessivo. Lei stesso conferma che la sua ragazza è una perfezionista e che non tollera di arrivare a scuola se non è preparata a puntino, e questo è un sintomo ossessivo. Facendole tenere nota di ciò che mangia, rischia di peggiorare il problema perché così la ragazza starà ancora più attenta. È come se fosse continuamente sotto esame.
La cosa veramente importante che può fare lei è tentare in ogni modo a convincerla a farsi curare. Certo, prima ancora questo compito spetterebbe ai genitori, ma pare di capire che loro non se ne preoccupino eccessivamente. Quindi deve fare di tutto per farla visitare, perché se si trattasse d'anoressia, come sembra, dovete sapere che è una malattia pericolosa e con un alto tasso di mortalità.
Vada insieme a lei da uno psicologo/psicoterapeuta ferrato nel trattamento dei disturbi alimentari e che segua possibilmente un approccio concreto. Sarà poi lui a suggerirvi quali altre figure specialistiche cconsultare, se è il caso.
Cordiali saluti
Se sta già andando da una psicologa è positivo, perché il primo importante passo è stato fatto. Se ci va accompagnata dalla mamma ancora meglio perché significa che anche lei è collaborativa.
Il fatto che non stiate vedendo risultati è possibile, dato che come le dicevo si tratta di una malattia difficile da trattare che richiede trattamenti specifici e tempi non brevi per essere risolta. Ma è importante che sappiate che PUO' essere risolta.
L'evenienza di finire in ospedale ad alimentazione forzata è purtroppo una possibilità tutt'altro che remota, che bisognerebbe rimanesse sempre ben chiara alla sua ragazza.
Spesso le anoressiche, anche quando accettano in apparenza di farsi curare, in realtà sono molto resistenti a fare anche piccole modifiche al loro modo di alimentarsi e alla loro vita in generale, ed è per questo che comunica per monosillabi. Ed è per questo che il trattamento di questa malattia attraverso la psicoterapia, che attualmente ne costituisce il trattamento d'elezione, dev'essere specifico.
Potrebbe essere utile affiancare anche una visita psichiatrica per valutare il disturbo alla luce delle altre condizioni fisiche di cui la sua ragazza soffre.
Cordiali saluti
Potrebbe essere utile affiancare anche una visita psichiatrica per valutare il disturbo alla luce delle altre condizioni fisiche di cui la sua ragazza soffre.
Ma il far fatica a mangiare e la nausea durante e dopo i pasti è un problmea fisico o psicologico?
E perchè nonostante la ragazza mangi in maniera normale, come quantità intendo, non aumenta di peso?
È difficile rispondere alle sue domande senza avere dettagli precisi sul caso. Chi soffre di questo tipo di disturbi a volte attua comportamenti di compensazione per eliminare le calorie assunte, e "normale" è troppo generico, bisognerebbe vedere cosa e come mangia, esattamente. E se davvero le calorie assunte fossero "normali", allora la visita medico/psichiatrica sarebbe ancora più raccomandabile, perché potrebbe esserci qualche altra condizione medica dietro al problema.
La mia impressione comunque è che il disturbo del comportamento alimentare della sua ragazza andrebbe trattato adeguatamente prima di tutto dal punto di vista psicologico. Ma resta un'ipotesi, dato che a distanza si può fare solo questo.
Cordiali saluti
Come le dicevo dovete cercare un aiuto di persona per farvi consigliare. Da qui è fuori luogo dare suggerimenti, specialmente su un caso delicato come questo.
La prima cosa da fare è non perdere la calma. Se lei è l'unica persona di cui la ragazza si fida, deve restare un punto di riferimento solido e non lasciarsi prendere dall'ansia, e anche cercare di non diventare "complice" del problema: se c'è qualcosa da dire alla psicologa o alla mamma bisogna dirlo. Altrimenti fareste non l'interesse della ragazza, ma l'interesse del problema.
Se i genitori tengono alla salute della figlia, come credo, fatalmente prima o poi si accorgeranno che qualcosa non va e dovranno prendere provvedimenti loro. Nel frattempo lei deve spiegare alla sua ragazza che si tratta di una situazione seria, da non sottovalutare; può provare a rivolgersi al medico di famiglia per farsi suggerire il da farsi.
Cordiali saluti
Quando sarà dimagrita al punto da essere visibile a chiunque, e al punto che le funzioni corporali inizieranno a malfunzionare - ad es. amenorrea, stanchezza cronica ecc. - allora probabilmente riuscirà a superare la timidezza e a lasciare che qualcuno si prenda davvero cura di lei. Oppure non lo farà comunque, e allora i suoi genitori avranno l'obbligo di farla ricoverare per l'alimentazione forzata. È brutto da dire, però queste sono le cose che di solito succedono.
Non si tratta di capire, ma di sentire. Si può far capire una cosa a una persona, ma fino a che questa non la SENTE sul proprio corpo, non sarà altrettanto efficace.
Mi dispiace non poter far molto di più attraverso questo canale.
Cordiali saluti
Le vorrei però chiedere una cosa, anche se so che probabilmente non è nel suo campo medico. Ieri per mia curiosità ho cercato su wikipedia leucemia e ho trovato la seguente descrizione dei sintomi:
Astenia, anemia, facile affaticabilità, pallore cutaneo, dispnea (da mancanza di globuli rossi), palpitazioni (da anemia), rigonfiamento dei linfonodi (i più esposti sotto l'ascella e vicino alla clavicola, sopra il collo). Vaghi disturbi addominali, con anoressia, sensazione di precoce riempimento dello stomaco ai pranzi, dolori al fianco sinistro, ovvero alla milza (splenomegalia). Febbricola, sudorazioni eccessive specialmente se notturne, calo di peso, dolori ossei o muscolari (in caso di notevole massa tumorale), possibile ingrossamento del fegato. Inoltre si possono osservare febbre, emorragie (da piastrinopenia), soprattutto dal naso e anche gengive ed accentuazione dei sintomi sopra ricordati.
Ho notato che la mia ragazza presenta alcuni di questi sintomi: facile affaticabilità, pallore cutaneo, anoressia, sensazione di precoce riempimento dello stomaci durante i pasti, calo di peso, emorragie da naso e gengive.
Però non so se sia solo un caso: per quanto riguarda il sanguinamento da naso le succede ogni tanto, da gengive pure, soprattutto 6 mesi fa, molto spesso. Poi ha fatto una pulizia delle gengive e la situazione è molto migliorata. Però mi ha molto spaventato questa cosa perchè mi sembra strano che siano solo coincidenze. Sono io che sono eccessivamente pessimista? Mi sembra inoltre molto strano che facendo frequenti esami del sangue, mi pare 2 volte all'anno, nessuno si sia mai accorto di niente. Un suo parere? Io alla mia ragazza non ho detto niente di questa mia idea della leucemia per evitare di spaventarla ulteriormente. Dovrei informarla? O è meglio che aspetti i risultati dei prossimi esami del sangue?
Nel caso non sappia rispondermi in che sezione del sito dovrei rivolgermi?
Grazie.
Cordiali Saluti
Tenga presente che ora che lei ha informato la madre, ha già fatto il suo dovere. Ora la palla deve passare ai sanitari. Nel frattempo, eviti di porsi troppe domande e di preoccuparsi più del necessario, cercando liste di sintomi in internet. Altrimenti rischia di cadere preda dell'ansia e di trasmetterla anche alla sua ragazza.
Cordiali saluti
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Infatti mi riferivo proprio a questo: nelle condizioni opportune, c'è il rischio che da abitudine si trasformi in problema.
>>> In ogni caso non ho capito se è solo un caso o la possibilità che si tratti di questo problema c'è.
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Come le ho detto, questo potrà essere appurato SOLO dai curanti che prenderanno in carico la sua ragazza. Non è possibile dirglielo da qui, per il semplice motivo che non sarebbe professionale azzardare possibilità senza nemmeno poter visitare l'interessata: sarebbe sbagliato dirle "ci sono poche possibilità" e sarebbe altrettanto sbagliato dirle "ci sono tante possibilità". Sarebbe sbagliato perché sarebbe un parere su basi INAFFIDABILI. Le diagnosi via internet - così come l'autodiagnosi - sono cose che abbiamo il dovere di scoraggiare.
In ogni caso la diagnosi di leucemia spetta al medico, non allo psicologo.
Cordiali saluti
è ammirevole cercare di aiutare la sua fidanzata nel modo migliore; sottolineo nel modo migliore perchè non esiste un MODO PERFETTO di comportarsi con una persona che soffre di un disturbo del comportamento alimentare.
Il modo per affrontare questo disturbo è rivolgersi ad un centro specializzato.
Quasi sempre questo intervento non riguarda solo il singolo ma tutta la famiglia.
Tengo a sottolineare che nel caso di un disturbo del comportamento alimentare, sopratutto di tipo anoressico si tende a concentrare tutte le preoccupazioni intorno al cibo tralasciando invece la componente emotiva che è centrale in questo disturbo.
Il momento dei pasti è un momento della giornata molto delicato suscita molta ansia che accresce laddove si inizia a osservare e scrutare quanto e come la persona mangia.
Un altro consiglio è quello di non cercare cause o colpe questo tende a fare sentire la persona affetta da un disturbo alimentare ancora più inadeguata.
Infine cerchi di aiutare la sua ragazza dimostrandole tutta la sua comprensione e il suo amore e accompagnarla lei stesso in un centro.
I tempi di guarigione sono molto diversificati e dipendono da caso a caso e richiede molta pazienza.
Le auguro di trovare la strada migliore, per qualsiasi cosa rimango a disposizione.
Dr.ssa Claudia Signa;
Psicologa, perfezionata in valutazione psicologica.
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Approfondimento su DCA: Disturbi del Comportamento Alimentare
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