Amo due donne (moglie e amante)
Sono a chiedervi un consiglio. Vi spiego la mia situazione personale. Sono sposato da più di quindici anni, conosco mia moglie da ventidue, sono sicuro di amarla e sono sicuro che lei sia la donna della mia vita. È stata la mia prima donna in tutto, dal bacio al primo rapporto sessuale, idem per lei. Mi piace molto ancora oggi soprattutto fisicamente, è lo stereotipo di donna che ho sempre sognato sin da bimbo. È una bella biondona e sono orgoglioso di lei. Abbiamo un figlio di 10 anni e la nostra famiglia vista in questo modo sembra perfetta. L’unico neo è quello che non abbiamo mai avuto una soddisfacente intesa sessuale.
Più di dieci anni fa ho conosciuto sul lavoro un'altra donna, dalle caratteristiche fisiche contrarie a quelle che mi sono sempre piaciute, giorno dopo giorno, conoscendola me ne sono innamorato e lei pure. Il suo matrimonio è “saltato” soprattutto perché lei amava solo me e non sopportava più suo marito. È stata negli anni un amante dolce, innamorata, comprensiva, calda, disponibile, a volte e col senno di poi, persino troppo. Con lei ho finalmente conosciuto quella intesa sessuale che non avevo mai provato. Lei ha sempre pensato che un giorno avrei lasciato mia moglie, io non le ho mai fatto promesse. Paradossalmente ero e sono convinto di amarle tutte e due in egual modo.
Tre anni fa ho scoperto per puro caso che mia moglie aveva una relazione con un altro uomo, una relazione da lei definita tra pianti e disperazione, poco importante, una distrazione dalla quotidianità.
Ha lasciato subito quell’uomo, abbiamo parlato molto, tutte le sere per settimane, mi ha confidato di averci fatto all’amore, ho pianto e ho sofferto. Però ho superato ( anche se con difficoltà) questo periodo. Io non ho confidato a lei nulla della mia storia con la mia collega. Non nascondo che sulla mia decisione di continuare abbia anche pesato l’amore per il figlio e un possibile problema economico che sarebbe scaturito con la mia separazione.
Il mio amore extraconiugale è continuato ma nonostante tutto non ho mai preso la decisione di separarmi e di “cambiare” donna. Circa sei mesi fa, dopo un periodo di incomprensioni e litigi dovuti alle mie scelte, la mia “amante” ( ma odio definirla così) mi ha lasciato. Sapevo che poteva succedere e mi sembrava di essere preparato a questa eventualità, la mia scelta era chiara, almeno credevo. Mi trovo invece oggi a soffrire tantissimo per non averla più, sono caduto credo in una forte depressione, la penso tutti i giorni, sono tristissimo, a volte piango davanti allo specchio del bagno, e per giunta mi vergogno a parlane con chicchessia. Secondo voi al di là del (forse) ovvio consiglio di rivolgermi ad uno specialista cosa posso fare da solo per perlomeno attenuare questo mio stato di abbandono psicologico? Grazie davvero se vorrete darmi un consiglio.
Più di dieci anni fa ho conosciuto sul lavoro un'altra donna, dalle caratteristiche fisiche contrarie a quelle che mi sono sempre piaciute, giorno dopo giorno, conoscendola me ne sono innamorato e lei pure. Il suo matrimonio è “saltato” soprattutto perché lei amava solo me e non sopportava più suo marito. È stata negli anni un amante dolce, innamorata, comprensiva, calda, disponibile, a volte e col senno di poi, persino troppo. Con lei ho finalmente conosciuto quella intesa sessuale che non avevo mai provato. Lei ha sempre pensato che un giorno avrei lasciato mia moglie, io non le ho mai fatto promesse. Paradossalmente ero e sono convinto di amarle tutte e due in egual modo.
Tre anni fa ho scoperto per puro caso che mia moglie aveva una relazione con un altro uomo, una relazione da lei definita tra pianti e disperazione, poco importante, una distrazione dalla quotidianità.
Ha lasciato subito quell’uomo, abbiamo parlato molto, tutte le sere per settimane, mi ha confidato di averci fatto all’amore, ho pianto e ho sofferto. Però ho superato ( anche se con difficoltà) questo periodo. Io non ho confidato a lei nulla della mia storia con la mia collega. Non nascondo che sulla mia decisione di continuare abbia anche pesato l’amore per il figlio e un possibile problema economico che sarebbe scaturito con la mia separazione.
Il mio amore extraconiugale è continuato ma nonostante tutto non ho mai preso la decisione di separarmi e di “cambiare” donna. Circa sei mesi fa, dopo un periodo di incomprensioni e litigi dovuti alle mie scelte, la mia “amante” ( ma odio definirla così) mi ha lasciato. Sapevo che poteva succedere e mi sembrava di essere preparato a questa eventualità, la mia scelta era chiara, almeno credevo. Mi trovo invece oggi a soffrire tantissimo per non averla più, sono caduto credo in una forte depressione, la penso tutti i giorni, sono tristissimo, a volte piango davanti allo specchio del bagno, e per giunta mi vergogno a parlane con chicchessia. Secondo voi al di là del (forse) ovvio consiglio di rivolgermi ad uno specialista cosa posso fare da solo per perlomeno attenuare questo mio stato di abbandono psicologico? Grazie davvero se vorrete darmi un consiglio.
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Nel suo saggio sul tradimento Hillman, dice che ogni rapporto di reale fiducia ha in sè il seme del tradimento, e che per quanto dolorosa (a tratti annichilente) possa essere questa esperienza, è anche l'unico modo che si ha per venire a contatto col reale, per smettere di idealizzare. Lei ha fatto lo sforzo più grande, ha perdonato sua moglie, e ha deciso di continuare ad amarla, di continuare a viverle accanto, ma ancora di più ha deciso di vivere accando alla donna che è sua moglie e non più a quella che lei credeva che fosse. Aver perduto la sua "amante" le arreca sofferenza, ma le domando come potrebbe non essere così? Il dolore per essere superato va attraversato.
La fine di una storia importante è assimilabile alla reazione ad un lutto, che ha tempi di elaborazione anche molto lunghi (indicativamente da 6 mesi ad un anno prima di patologizzarsi). Purtroppo non ho consigli da darle per farla smettere di soffrire, ma se questo dolore per quanto pungente non intacca pesantemente il suo ruolo di genitore o il suo lavoro o comunque la sua vita sociale, la posso rassicurare sul fatto che è perfettamente normale, ed anzi necessario. Se poi passato ancora del tempo la sua sofferenza non dovesse accenanre a diminuire allora, le suggerisco di intraprendere la via di una psicoterapia.
Con i migliori auguri,
Dott. Cristiano Pacetti
La fine di una storia importante è assimilabile alla reazione ad un lutto, che ha tempi di elaborazione anche molto lunghi (indicativamente da 6 mesi ad un anno prima di patologizzarsi). Purtroppo non ho consigli da darle per farla smettere di soffrire, ma se questo dolore per quanto pungente non intacca pesantemente il suo ruolo di genitore o il suo lavoro o comunque la sua vita sociale, la posso rassicurare sul fatto che è perfettamente normale, ed anzi necessario. Se poi passato ancora del tempo la sua sofferenza non dovesse accenanre a diminuire allora, le suggerisco di intraprendere la via di una psicoterapia.
Con i migliori auguri,
Dott. Cristiano Pacetti
Dott. Cristiano Pacetti
Psicologo - psicoterapeuta
Consulente Tecnico d'Ufficio presso il Tribunale di Prato
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Gentile Utente
Avere una reazione depressiva dopo la perdita di una relazione affettiva è una conseguenza dolorosamente inevitabile. Da quello che si riesce a comprendere dalla sua narrazione, vi sarebbero le condizioni affinchè il dolore che lei prova possa essere superato in un tempo congruo, sarebbe però opportuno, come lei ha ben espresso, richiedere un consulto ad un bravo specialista. Sembrerebbe infatti che l'elaborazione del lutto sia ancora ad un livello iniziale. In genere in questi casi, pur con la massima buona volontà, consigli operativi, oltre quanto detto, risultano spesso essere di debole efficacia. Potrebbe comunque tentare, propedeuticamente ad una eventuale ulteriore elaborazione con lo specialista, di redigere un diario dei suoi stati interni, giorno per giorno, evento per evento. Probabilente all'inizio non attenua molto la sofferenza, ma permette di portare avanti l'elaborazione della stessa. Tenga presente che per superare adeguatamente tali problematiche è necessaria l'elaborazione del problema e del conseguente doloroso stato d'animo.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
Avere una reazione depressiva dopo la perdita di una relazione affettiva è una conseguenza dolorosamente inevitabile. Da quello che si riesce a comprendere dalla sua narrazione, vi sarebbero le condizioni affinchè il dolore che lei prova possa essere superato in un tempo congruo, sarebbe però opportuno, come lei ha ben espresso, richiedere un consulto ad un bravo specialista. Sembrerebbe infatti che l'elaborazione del lutto sia ancora ad un livello iniziale. In genere in questi casi, pur con la massima buona volontà, consigli operativi, oltre quanto detto, risultano spesso essere di debole efficacia. Potrebbe comunque tentare, propedeuticamente ad una eventuale ulteriore elaborazione con lo specialista, di redigere un diario dei suoi stati interni, giorno per giorno, evento per evento. Probabilente all'inizio non attenua molto la sofferenza, ma permette di portare avanti l'elaborazione della stessa. Tenga presente che per superare adeguatamente tali problematiche è necessaria l'elaborazione del problema e del conseguente doloroso stato d'animo.
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
Cordiali Saluti
dr Giovanni Ronzani
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Gentile utente,
concordo con quanto espresso dai colleghi: il "lutto" che sta vivendo è una conseguenza prevedibile di eventi della vita di tale portata e finchè non intacca in modo significativo il suo livello di funzionamento è destinato a risolversi entro un certo limite di tempo al di là del quale diverrebbe patologico.
Questa situazione potrebbe rivelarsi d'altra parte un'imperdibile occasione per ricostruire la sua relazione coniugale a fronte delle recenti e profonde compromissioni che ha subito e per fare i conti con se stesso interrogandosi circa quello che può aver tratto da questa importante esperienza evolutiva.
Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it
concordo con quanto espresso dai colleghi: il "lutto" che sta vivendo è una conseguenza prevedibile di eventi della vita di tale portata e finchè non intacca in modo significativo il suo livello di funzionamento è destinato a risolversi entro un certo limite di tempo al di là del quale diverrebbe patologico.
Questa situazione potrebbe rivelarsi d'altra parte un'imperdibile occasione per ricostruire la sua relazione coniugale a fronte delle recenti e profonde compromissioni che ha subito e per fare i conti con se stesso interrogandosi circa quello che può aver tratto da questa importante esperienza evolutiva.
Con i migliori auguri
F.I.Passoni
studiopsicologia@hotmail.it
F.I.Passoni
Dir. di SYNESIS, Centro di Consulenza Psicologica, Psicoterapia & Ipnosi Clinica
studiopsicologia@hotmail.it
Questo consulto ha ricevuto 3 risposte e 50k visite dal 01/06/2007.
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