Ansia attesa esami hiv
Gentili dottori,
sto passando il periodo peggiore della mia vita. Sono in un periodo di crisi totale che dura ormai da tre mesi e che mi sta logorando, crisi lavorativa e sentimentale che mi ha portato a chiedere a mio marito di lasciarmi un periodo di riflessione per decidere se lasciarlo; forse per trovare una valvola di sfogo, con inspiegabile leggerezza un mese fa ho avuto un rapporto sessuale non protetto con un mio amico (o meglio amico di amici); come posso essere stata così folle? Semplice, per la verità avevamo iniziato ad usare il profilattico (lui mi ha detto che non mi avrebbe mai chiesto di farlo senza), ma poi se l'è tolto perchè aveva una forte irritazione e per un minuto abbiamo continuato senza. Rinsaviti subito, lui si è tolto senza eiaculare. Ora non vivo più per il terrore di aver contratto qualche malattia sessualmente trasmessa, in particolare hiv. Lui mi ha assicurato che aveva fatto un test quando si era ritenuto a rischio e poi non ha avuto altri comportamenti rischiosi, per come esserne sicuri? Dopo tutto anche lui si è fidato di me, vabbè gli avevo detto che in vita mia ho avuto un solo partner e per di più donatore, ma chi glielo assicura? So bene che tanta gente va in giro senza sapere di essere infetta e perchè lui non dovrebbe essere tra questi? Sono distrutta dall'ansia, più leggo notizie in internet più mi convinco che una sola volta basta e che questa è stata fatale, mi dico che l'unica volta in vita mia che sgarro e che non sono la donna perfetta che ho sempre cercato di essere la pagherò. La cosa peggiore è che, nel periodo successivo, ho come rimosso l'episodio e ho avuto un rapporto sessuale con mio marito, per cui ora si aggiunge un senso di colpa incredibile di aver attaccato l'infezione anche a lui, che non ha colpe. Come ho potuto sbagliare tanto?
Come faccio ad affrontare il test (ho fissato quello a 30 giorni tra due giorni), ma soprattutto, come faccio a dire a mio marito che l'ho infettato? Come faccio ad uscire da quest'incubo che io stessa ho creato?
sto passando il periodo peggiore della mia vita. Sono in un periodo di crisi totale che dura ormai da tre mesi e che mi sta logorando, crisi lavorativa e sentimentale che mi ha portato a chiedere a mio marito di lasciarmi un periodo di riflessione per decidere se lasciarlo; forse per trovare una valvola di sfogo, con inspiegabile leggerezza un mese fa ho avuto un rapporto sessuale non protetto con un mio amico (o meglio amico di amici); come posso essere stata così folle? Semplice, per la verità avevamo iniziato ad usare il profilattico (lui mi ha detto che non mi avrebbe mai chiesto di farlo senza), ma poi se l'è tolto perchè aveva una forte irritazione e per un minuto abbiamo continuato senza. Rinsaviti subito, lui si è tolto senza eiaculare. Ora non vivo più per il terrore di aver contratto qualche malattia sessualmente trasmessa, in particolare hiv. Lui mi ha assicurato che aveva fatto un test quando si era ritenuto a rischio e poi non ha avuto altri comportamenti rischiosi, per come esserne sicuri? Dopo tutto anche lui si è fidato di me, vabbè gli avevo detto che in vita mia ho avuto un solo partner e per di più donatore, ma chi glielo assicura? So bene che tanta gente va in giro senza sapere di essere infetta e perchè lui non dovrebbe essere tra questi? Sono distrutta dall'ansia, più leggo notizie in internet più mi convinco che una sola volta basta e che questa è stata fatale, mi dico che l'unica volta in vita mia che sgarro e che non sono la donna perfetta che ho sempre cercato di essere la pagherò. La cosa peggiore è che, nel periodo successivo, ho come rimosso l'episodio e ho avuto un rapporto sessuale con mio marito, per cui ora si aggiunge un senso di colpa incredibile di aver attaccato l'infezione anche a lui, che non ha colpe. Come ho potuto sbagliare tanto?
Come faccio ad affrontare il test (ho fissato quello a 30 giorni tra due giorni), ma soprattutto, come faccio a dire a mio marito che l'ho infettato? Come faccio ad uscire da quest'incubo che io stessa ho creato?
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Gentile utente, dovrebbe aspettare di avere l'esito del test, prima di prendere qualunque decisione importante. Quando sarà più tranquilla potrà prendere decisioni migliori, come ad esempio dire o meno a suo marito che ha avuto questo rapporto.
Ma finché sarà sopraffatta dall'ansia, qualunque cosa decida potrebbe risentirne, e rivelarsi a posteriori men che ottimale. Quindi, faccia il test, accetti l'ansia e il tormento che deriverà dall'attesa, e poi veda il da farsi.
Cordiali saluti
Ma finché sarà sopraffatta dall'ansia, qualunque cosa decida potrebbe risentirne, e rivelarsi a posteriori men che ottimale. Quindi, faccia il test, accetti l'ansia e il tormento che deriverà dall'attesa, e poi veda il da farsi.
Cordiali saluti
Dr. G. Santonocito, Psicologo | Specialista in Psicoterapia Breve Strategica
Consulti online e in presenza
www.giuseppesantonocito.com
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Ex utente
Gentile dottore,
la ringrazio per la celere risposta. Il problema è che il test a 30 giorni non è definitivo (in ospedale mi hanno parlato di 6 mesi) e quindi credo dovrò per forza informare mio marito, che tra l'altro è donatore. Questo non so come farlo, ma so che lo devo fare.
Non so assolutamente come gestire l'ansia da attesa, io che ho sempre cercato di minimizzare i rischi della mia vita in quanto le situzioni di minima incertezza mi hanno sempre mandato in tilt. Ma, soprattutto, non capisco come dopo una vita il più possibile onesta, ho potuto perdermi in così poco tempo e fare errori così grandi, uno dopo l'altro, e soprattutto mettere a repentaglio la vita di un uomo come mio marito, che di certo non merita una cosa del genere. Non posso perdonarmi e nessuno mi perdonerà, di fronte all'accaduto. Sono distrutta
la ringrazio per la celere risposta. Il problema è che il test a 30 giorni non è definitivo (in ospedale mi hanno parlato di 6 mesi) e quindi credo dovrò per forza informare mio marito, che tra l'altro è donatore. Questo non so come farlo, ma so che lo devo fare.
Non so assolutamente come gestire l'ansia da attesa, io che ho sempre cercato di minimizzare i rischi della mia vita in quanto le situzioni di minima incertezza mi hanno sempre mandato in tilt. Ma, soprattutto, non capisco come dopo una vita il più possibile onesta, ho potuto perdermi in così poco tempo e fare errori così grandi, uno dopo l'altro, e soprattutto mettere a repentaglio la vita di un uomo come mio marito, che di certo non merita una cosa del genere. Non posso perdonarmi e nessuno mi perdonerà, di fronte all'accaduto. Sono distrutta
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Se queste cose che non capisce e che non riesce a fare la preoccupano così tanto, forse sarebbe il caso di cercare un aiuto psicologico concreto, di persona, non crede?
Domande così importanti non meritano una semplice risposta online, che senza neanche conoscerla rischierebbero di essere generiche e di lasciarla più confusa di prima.
Lo faccia non solo per se stessa, ma anche per tutelare suo marito.
Cordiali saluti
Domande così importanti non meritano una semplice risposta online, che senza neanche conoscerla rischierebbero di essere generiche e di lasciarla più confusa di prima.
Lo faccia non solo per se stessa, ma anche per tutelare suo marito.
Cordiali saluti
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Ex utente
Gentile dottore,
effettivamente oggi ho chiesto un appuntamento presso la psicologa del consultorio proprio per questo, ma ci sarà un'attesa di qualche giorno e nel frattempo ho chiesto un consulto a voi, per quanto possibile.
E' terribile il senso di colpa che ho verso mio marito, la cui unica sfortuna è stata quella di incontrare una come me. Vorrei che non mi avesse mai incontrato.
effettivamente oggi ho chiesto un appuntamento presso la psicologa del consultorio proprio per questo, ma ci sarà un'attesa di qualche giorno e nel frattempo ho chiesto un consulto a voi, per quanto possibile.
E' terribile il senso di colpa che ho verso mio marito, la cui unica sfortuna è stata quella di incontrare una come me. Vorrei che non mi avesse mai incontrato.
Questo consulto ha ricevuto 4 risposte e 2.7k visite dal 20/04/2010.
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