Depressione, rabbia, abbandono
Da circa un anno il mio compagno ed io litighiamo per un solo argomento: lui non riconosce di avere dei problemi (depressione, non facciamo sesso da 8 mesi, associa il dapagut a spinelli quotidianamente, e quando non ce li ha diventa rabbioso). Ho tentato in tutti i modi di spingerlo a farsi seguire da qualcuno, a fare una terapia di coppia, ad aiutarlo, ma lui mi risponde con rabbia dicendomi che lui sa cosa fare e non vuole che gli alri gli dicano come gestire la sua vita. Ribadisco che senza trattare questi argomenti, per il resto andiamo molto d'accordo e siamo molto affiatati. Da una settimana non ci parliamo perchè all'ultimo litigio siamo quasi arrivati a lasciarci. Ieri mattina sono tornata a casa dopo essere stata fuori 4 ore e l'ho trovata quasi sottosopra. Io voglio aiutarlo, ma lui, anzi mi offende e mi umilia. Anche se lo amo, sto pensando di andarmene di casa, ma quando ci penso ho paura che potrebbe fare qualche sciocchezza. Non ha molti amici, odia i genitori, è un tipo introverso e solitario. Gli ho specificato che non lo giudico e che sono preoccupata per lui. La sua risposta è stata offensiva, per questo sono stanca di essere umiliata, anche perchè lui preferisce offendere me piuttosto che riconoscere i suoi problemi (suoi che sono cmq anche miei). Per concludere le mie domande sono 3:
1) come posso aiutarlo (considerando che se provo a parlargli un'altra volta di questa cosa ho anche paura che possa prendersela con me)?
2) se dovessi decidere di andarmene di casa e lasciarlo, potrebbe fare qualche sciocchezza?
3)Potreste consigliarmi un ente, un aiuto a cui io possa chiedere un consiglio su come venir fuori da questa situazione.
n.b. il dapagut ha cominciato a prenderlo tramite un consiglio telefonico con uno psichiatra a settembre/ottobre. In quell'occasione ha contattato questa persona per gestire i suoi attacchi di rabbia. Lo so è stato sbagliato, ma la persona che glielo ha consigliato lo aveva indirizzato verso un percorso da fare, mentre lui ottenuto il nome del farmaco è sparito e non l'ha più richiamato. Ho detto tutto al medico di base che sinora glielo ha prescritto e mi ha assicurato che quando si farà avanti per avere la ricetta cercherà di parlargli e di non prescriverglielo più solo per sua iniziativa.
Aiutatemi per favore. Grazie mille. Cordiali saluti.
1) come posso aiutarlo (considerando che se provo a parlargli un'altra volta di questa cosa ho anche paura che possa prendersela con me)?
2) se dovessi decidere di andarmene di casa e lasciarlo, potrebbe fare qualche sciocchezza?
3)Potreste consigliarmi un ente, un aiuto a cui io possa chiedere un consiglio su come venir fuori da questa situazione.
n.b. il dapagut ha cominciato a prenderlo tramite un consiglio telefonico con uno psichiatra a settembre/ottobre. In quell'occasione ha contattato questa persona per gestire i suoi attacchi di rabbia. Lo so è stato sbagliato, ma la persona che glielo ha consigliato lo aveva indirizzato verso un percorso da fare, mentre lui ottenuto il nome del farmaco è sparito e non l'ha più richiamato. Ho detto tutto al medico di base che sinora glielo ha prescritto e mi ha assicurato che quando si farà avanti per avere la ricetta cercherà di parlargli e di non prescriverglielo più solo per sua iniziativa.
Aiutatemi per favore. Grazie mille. Cordiali saluti.
[#1]
Gentile signora, la situazione che Lei ha descritto è molto dolorosa ma anche molto complessa.
Da una parte c'è il Suo compagno che soffre ed esprime il proprio disagio attraverso i comportamenti da Lei elencati.
Ma dall'altra parte c'è Lei con la Sua sofferenza.
Nelle domande che pone alla fine sembra che Lei abbia già preso in considerazione l'idea di fare qualcosa. Ma non è possibile dirle cosa succederà qualora decidesse di intraprendere una strada o un'altra.
Ciò che è possibile fare è permetterle di riflettere su ciò che Lei vuole e che può essere sensato fare. Tenga presente che coloro che assistono amici o parenti portatori di tale sofferenza possono andare incontro a loro volta a un forte disagio. Perchè non si prende cura di se stessa, non avendo potere di farlo per il Suo compagno?
Come è possibile che tolto questo problema su tutto il resto le cose vadano bene? ("Ribadisco che senza trattare questi argomenti, per il resto andiamo molto d'accordo e siamo molto affiatati"). Non è che c'è un compromesso di non affrontare la realtà fino a quando non scoppia la prossima "bomba"?
Da una parte c'è il Suo compagno che soffre ed esprime il proprio disagio attraverso i comportamenti da Lei elencati.
Ma dall'altra parte c'è Lei con la Sua sofferenza.
Nelle domande che pone alla fine sembra che Lei abbia già preso in considerazione l'idea di fare qualcosa. Ma non è possibile dirle cosa succederà qualora decidesse di intraprendere una strada o un'altra.
Ciò che è possibile fare è permetterle di riflettere su ciò che Lei vuole e che può essere sensato fare. Tenga presente che coloro che assistono amici o parenti portatori di tale sofferenza possono andare incontro a loro volta a un forte disagio. Perchè non si prende cura di se stessa, non avendo potere di farlo per il Suo compagno?
Come è possibile che tolto questo problema su tutto il resto le cose vadano bene? ("Ribadisco che senza trattare questi argomenti, per il resto andiamo molto d'accordo e siamo molto affiatati"). Non è che c'è un compromesso di non affrontare la realtà fino a quando non scoppia la prossima "bomba"?
Dott.ssa Angela Pileci
Psicologa,Psicoterapeuta Cognitivo-Comportamentale
Perfezionata in Sessuologia Clinica
[#2]
Gentile Signora,
se ho capito bene il Suo racconto le cose tra voi vanno "bene" solo nel momento in cui Lei si fa da parte: questo non sembra rappresentare un grande "affiatamento", non trova?
La prima cosa da fare è riflettere su quanto successo a settembre-ottobre: come mai in quel periodo il Suo compagno ha deciso di fare qualcosa (la telefonata allo psichiatra)?
Nella consulenza che Lei ha chiesto la volta scorsa su questo sito parlava di un vostro amico psichiatra: provi a ricontattarlo e gli spieghi la situazione. Lui vi conosce di certo meglio di noi e potrebbe darle una risposta maggiormente attendibile su cosa fare concretamente.
Di certo l'ultimo anno non è stato facile per nessuno dei due (malattie dei genitori, perdita del lavoro, ecc.) per cui non è da escludere che ENTRAMBI stiate passando un momento di crisi: lui reagisce irritandosi, mischiando le sostanze (farmaco+fumo), ecc., mentre Lei reagisce sopportando, comportandosi in modo passivo, chiudendosi, ecc.
In qualche modo deve uscire da questa trappola mentale: "vorrei farlo cambiare ma ho paura di dirglielo". Questo è un comportamento passivo: l'aver paura di parlare al proprio partner è un sintomo significativo, da prendere in considerazione.
Le soluzioni secondo me potrebbero essere queste:
1- sentire l'amico psichiatra
2- parlarne apertamente con il Suo compagno, come ha fatto con noi
3- se non ci riesce può sentire LEI uno psicologo (privato, consultorio, ecc.)per capire come affrontare questa situazione.
Io prima di separarmi le proverei tutte. Se l'amore è finito, allora è tutta un'altra storia, ma questo solo Lei può saperlo.
Non si perda d'animo.
se ho capito bene il Suo racconto le cose tra voi vanno "bene" solo nel momento in cui Lei si fa da parte: questo non sembra rappresentare un grande "affiatamento", non trova?
La prima cosa da fare è riflettere su quanto successo a settembre-ottobre: come mai in quel periodo il Suo compagno ha deciso di fare qualcosa (la telefonata allo psichiatra)?
Nella consulenza che Lei ha chiesto la volta scorsa su questo sito parlava di un vostro amico psichiatra: provi a ricontattarlo e gli spieghi la situazione. Lui vi conosce di certo meglio di noi e potrebbe darle una risposta maggiormente attendibile su cosa fare concretamente.
Di certo l'ultimo anno non è stato facile per nessuno dei due (malattie dei genitori, perdita del lavoro, ecc.) per cui non è da escludere che ENTRAMBI stiate passando un momento di crisi: lui reagisce irritandosi, mischiando le sostanze (farmaco+fumo), ecc., mentre Lei reagisce sopportando, comportandosi in modo passivo, chiudendosi, ecc.
In qualche modo deve uscire da questa trappola mentale: "vorrei farlo cambiare ma ho paura di dirglielo". Questo è un comportamento passivo: l'aver paura di parlare al proprio partner è un sintomo significativo, da prendere in considerazione.
Le soluzioni secondo me potrebbero essere queste:
1- sentire l'amico psichiatra
2- parlarne apertamente con il Suo compagno, come ha fatto con noi
3- se non ci riesce può sentire LEI uno psicologo (privato, consultorio, ecc.)per capire come affrontare questa situazione.
Io prima di separarmi le proverei tutte. Se l'amore è finito, allora è tutta un'altra storia, ma questo solo Lei può saperlo.
Non si perda d'animo.
Cordialmente
Daniel Bulla
dbulla@libero.it, Twitter _DanielBulla_
[#4]
Psicologo, Psicoterapeuta
Gentile Utente
Beh la situazione è un po' critica nel senso che il vs compagno,non sembra interessarsi della facenda o pr lo meno crede di non avere bisogno!
Lei può consigliarLo, starLi accanto ed magari fare un percorso assieme,ma il suo comagno ha bisogno di uno professionista psicologo/ecc.
Qui vi do il link di strutte delle ASl ancona dove può di sicuro rivolgersi presso il C.S.M.
http://www.asurzona7.marche.it/bo/allegati/UserFiles/7/3_Il_Dipartimento_di_Salute_Mentale_08.pdf
Oppure scelga qualchè psicologo privato a Voi la scelta.
In Ancona ci sono anche dei gruppi di auto aiuto gratuiti dove ci si può rivolgersi...
Cordialemente
Beh la situazione è un po' critica nel senso che il vs compagno,non sembra interessarsi della facenda o pr lo meno crede di non avere bisogno!
Lei può consigliarLo, starLi accanto ed magari fare un percorso assieme,ma il suo comagno ha bisogno di uno professionista psicologo/ecc.
Qui vi do il link di strutte delle ASl ancona dove può di sicuro rivolgersi presso il C.S.M.
http://www.asurzona7.marche.it/bo/allegati/UserFiles/7/3_Il_Dipartimento_di_Salute_Mentale_08.pdf
Oppure scelga qualchè psicologo privato a Voi la scelta.
In Ancona ci sono anche dei gruppi di auto aiuto gratuiti dove ci si può rivolgersi...
Cordialemente
Questo consulto ha ricevuto 5 risposte e 2.9k visite dal 18/04/2010.
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